Consip, Renzi e i falsi del carabinieri: l'accusa devastante a Travaglio
Il caso Consip scoppia in mano ai carabinieri e ai manettari. "La verità adesso inizia a venire fuori", gongola Matteo Renzi fingendo prudenza. E dal Pd renziano partono già all'attacco: "Ora fuori i mandanti". Troppo grave la svolta nell'inchiesta che vede indagati Luca Lotti e il padre dell'ex premier, Tiziano Renzi, oltre all'imprenditore napoletano Alfredo Romeo: il capitano dei carabinieri Gianpaolo Scafarto è accusato di aver prodotto due falsi per incastrare proprio Tiziano Renzi. Una "manipolazione macroscopica", secondo Repubblica, che rischia di mandare a ramengo tutta l'inchiesta. Secondo il Fatto quotidiano, che quell'inchiesta invece ha anticipato grazie ad alcuni pizzini dalle Procure e cavalcato, rimane l'impianto accusatorio. Difficile, però, che una così grande ombra non offuschi tutto il resto.
Repubblica però va oltre, e lancia una pesantissima accusa all'ufficiale dei carabinieri finito nei guai per aver attribuito una intercettazione a Romeo e non come sarebbe stato corretto al suo consulente Italo Bocchino, come invece scritto accuratamente nei brogliacci. Scafarto avrebbe agito con tre obiettivi precisi, scrive Carlo Bonini. Il primo: "costruire una sequenza indiziaria in grado di annodare logicamente e temporalmente la responsabilità politica dell'ex Presidente del Consiglio Renzi a quella penale del padre Tiziano", portando di fatto l'inchiesta dai rapporti tra Romeo e Consip a Palazzo Chigi. Il secondo obiettivo, non a caso, sarebbe stato quello di offrire (forse fabbricare da zero) la "prova regina di un rapporto diretto tra lo stesso Romeo e Renzi padre". E la terza, e qui Repubblica tira in ballo il Fatto stesso, "alimentare una campagna di stampa" "con perfetta sincronia e sapiente fuga di notizie" per far sì che i pm romani fossero di fatto costretti a dare il via libera all'inchiesta per, scrive Bonini, "non incorrere nell'accusa di insabbiatori per conto del Pd di Renzi".
Una brutta storia, a cui il Fatto avrebbe prestato il fianco secondo le accuse di Bonini. A cominciare da un articolo celebrativo dedicato proprio al 43enne Scafarto, presentato come "allievo di Ultimo", l'ex ufficiale del Ros che catturò Totò Riina ed ex capo del Noe, il reparto del capitano sotto accusa. Visto che stanno emergendo dettagli clamorosi su "falsi 007" e "false ingerenze" da parte della politica sul Noe, è la domanda inquietante di Repubblica, chi ha prodotto e consegnato la "polpetta avvelenata" alle due procure e al Fatto? "È tutta farina del Carneade Scafarto?".
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