Igor il russo, lo stupro, le rapine e il carcere: "Perché è uscito un anno prima"
Fuggito dalla ex Jugoslavia per un'accusa di stupro, arrivato in Italia per dedicarsi alle rapine nelle campagne tra Bologna e Ferrara. Igor Vaclavic, meglio noto come Igor il Russo accusato di aver ucciso un barista di Budrio e sospettato di aver ammazzato un guardiapesca e ferito una guardia giurata, è ancora in fuga ma soprattutto è una vecchia conoscenza della giustizia italiana: arrestato nel 2007 dopo una tentata rapina in un casolare nel Polesine, finita a bastonate in testa.
Condannato a 2 anni di carcere a Ferrara. Esce il 13 settembre 2010, diventa rapinatore seriale e per 3 mesi semina il panico nella zona, a colpi di ascia e arco e frecce. Viene visto come un "pazzo", lo condannano ancora a 5 anni, nel maggio del 2011. Torna in carcere e qui incontra il cappellano Don Antonio Bentivoglio, con cui si scatta anche una foto che finirà sul suo beffardo profilo Facebook, a nome Ezechiele Feher. Per il cappellano, intervistato dal Corriere della Sera, Igor è stato un "detenuto modello" che puliva in chiesa, cantava nel coro, cucinava per tutti e faceva il chierichetto. "Ovviamente sapevo del suo passato - spiega Don Antonio -, ma sembrava sulla buona strada. Non mi sembrava sincero fino in fondo. Ma ammetto di non aver mai pensato a lui come a un potenziale omicida. Nutrivo speranze sul suo conto". La pena dovrebbe finire l'11 marzo 2016, ma Igor esce un anno prima per buona condotta.
Certo, resta in ballo il decreto di espulsione che lo fa portare al Cie di Bari, per essere "compiutamente identificato". Ma proprio come per il terrorista Anis Amri, il problema è che manca il passaporto. La Russia e l'Uzbekistan non lo riconoscono loro cittadino e così dopo 15 giorni esce. Libero di delinquere, tornare nella "sua tana", rubare, torturare anziani, uccidere. Un suo complice, condannato per l'ergastolo di un pensionato ucciso nel suo casolare, ha riassunto in poche righe l'indole di Igor: "Lui conosceva i posti buoni e tranquilli. Lui voleva fare qualcosa di più grosso come rapine".
Condannato a 2 anni di carcere a Ferrara. Esce il 13 settembre 2010, diventa rapinatore seriale e per 3 mesi semina il panico nella zona, a colpi di ascia e arco e frecce. Viene visto come un "pazzo", lo condannano ancora a 5 anni, nel maggio del 2011. Torna in carcere e qui incontra il cappellano Don Antonio Bentivoglio, con cui si scatta anche una foto che finirà sul suo beffardo profilo Facebook, a nome Ezechiele Feher. Per il cappellano, intervistato dal Corriere della Sera, Igor è stato un "detenuto modello" che puliva in chiesa, cantava nel coro, cucinava per tutti e faceva il chierichetto. "Ovviamente sapevo del suo passato - spiega Don Antonio -, ma sembrava sulla buona strada. Non mi sembrava sincero fino in fondo. Ma ammetto di non aver mai pensato a lui come a un potenziale omicida. Nutrivo speranze sul suo conto". La pena dovrebbe finire l'11 marzo 2016, ma Igor esce un anno prima per buona condotta.
Certo, resta in ballo il decreto di espulsione che lo fa portare al Cie di Bari, per essere "compiutamente identificato". Ma proprio come per il terrorista Anis Amri, il problema è che manca il passaporto. La Russia e l'Uzbekistan non lo riconoscono loro cittadino e così dopo 15 giorni esce. Libero di delinquere, tornare nella "sua tana", rubare, torturare anziani, uccidere. Un suo complice, condannato per l'ergastolo di un pensionato ucciso nel suo casolare, ha riassunto in poche righe l'indole di Igor: "Lui conosceva i posti buoni e tranquilli. Lui voleva fare qualcosa di più grosso come rapine".
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