Ai profughi barbiere gratis e vestiti puliti e stirati
di Claudia Osmetti
Trucco e parrucco. I profughi ospitati in Italia non si fanno mancare niente, nemmeno il barbiere. Che deve essere gratis. Pochi giorni fa la Prefettura di Como (in Lombardia) ha pubblicato il bando europeo dell'accoglienza per il 2017 e tra i servizi di assistenza generica alla persona ha specificato che, chi vincerà la gara, dovrà occuparsi pure «dell' igiene di capelli e barba» dei richiedenti asilo. Sissignori, avete letto bene: basette, frangia e pizzetto degli extra-comunitari presenti a ridosso delle Alpi rientrano nel piano di aiuti ai richiedenti asilo. E verranno pagati con soldi pubblici. Tanti saluti e grazie.
Certo, gli addetti ai lavori specificano che non si tratta di vezzi o narcisismi, quanto piuttosto di «cure in modo da assicurare condizioni di igiene». La polemica, però, è scoppiata alla sola idea della prima sforbiciata in un qualsiasi salone di bellezza. «Non avrei mai pensato che si potesse arrivare a tanta indecenza», tuona infatti il vicepresidente dei deputati della Lega Nord, Nicola Molteni, «siamo all'assurdo». E a ben guardare c' è di più.
Il bando in questione parla anche di un servizio di lavanderia. O, meglio, per citare direttamente il documento targato Prefettura, di «lavaggio, asciugatura e piegatura del vestiario consegnato in dotazione agli stranieri, con frequenza periodica e almeno settimanale, nonché la raccolta e la riconsegna dei panni puliti». Come a dire: meglio non lesinare sul sapone. «Siamo di fronte a un bando da 59 milioni per i prossimi due anni e destinato all'accoglienza di oltre 2mila richiedenti asilo», attacca ancora Molteni, «questo è un mondo che sta andando al contrario, con i comaschi che fanno i camerieri e le colf ai presunti migranti. Ci sono cittadini che versano in uno stato di grave deprivazione materiale, che non possono permettersi una casa o di acquistare una lavatrice, ma ai potenziali clandestini vengono garantiti servizi che tanti lombardi non si possono permettere».
Pazienza, anche l'occhio vuole la sua parte. Pulizia e cura del corpo non vanno sottovalutate. «È scandaloso che in un momento come quello attuale», conclude l'esponente del Carroccio, «con 4,5 milioni di italiani che vivono in povertà assoluta, pensionati che sopravvivono con meno di 500 euro al mese, disabili a cui sono stati tagliati servizi di trasporto e di assistenza, il governo e le prefetture decidano di coccolare migliaia di profughi garantendo gratuitamente servizi come il taglio della barba, la cura dei capelli e la stiratura dei vestiti. Di fronte a una simile vergogna si sta scatenando una guerra tra poveri».
Ma attenzione, che tra l'esercito dei disperati che sbarca sulle nostre coste ci sia anche chi non riesce a resistere al fascino di fard e rossetto non è una novità. A Milano, infatti, la fondazione "Albero della Vita" che accoglie un centinaio di donne per lo più nigeriane ha organizzato corsi di make-up. Perché l'ombretto, si sa, nella pochette di una signora non deve mancare. E infatti lo hanno chiesto proprio loro. Quando i volontari del centro hanno sondato i desideri più reconditi delle ospiti si sono accorti che il cuore batteva per l'astuccio dei trucchi. Detto, fatto.
Intendiamoci, l'operazione (in questo caso) è a costo zero. Anzi, spesso si tratta di lezioni "autogestite", con le più smaliziate che danno consigli alle compagne su come incipriarsi il naso o allungare le ciglia. Di make-up artist, come dicono gli esperti, non ce n' è l'ombra. Trousse, rimmel e fondotinta fanno parte del loro personale bagaglio oppure li hanno ricevuti in gentile omaggio. «È anche una cosa utile», racconta a Repubblica Luciana Balzano, referente dell' area immigrazione dell' associazione, «così facendo si ricostruiscono un' identità, è un progetto per il futuro». Tutto sommato vale sempre la vecchia regola: lo smalto rosso non passa mai di moda.
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