Moggi a Berlusconi: "Grazie di tutto, anche se tu potevi salvarmi da Calciopoli"
di Luciano Moggi
Trentun’anni fa un giovane imprenditore prendeva in mano il Milan. Quel giovane si chiamava Silvio Berlusconi, rivelatosi poi testa pensante di eccezionale levatura: sicuramente milanista, aveva però intravisto nella squadra il mezzo per una scalata politica, se solo fosse riuscito a rimettere in corsa il claudicante Diavolo preso da Farina. È riuscito in tutto e per tanto tempo è stato il number one nel calcio e nella politica. Fatto risorgere il Milan dalle macerie, l’ha rilanciato nell’immagine fino a diventare uno dei club più apprezzati al mondo. Ha vinto campionati e Champions, arrivava in ritiro con l’elicottero, per comodità ma soprattutto perché i media scrivessero di lui e della sua squadra. Parlava forse troppo con gli allenatori, esprimendo spesso concetti non condivisi, li criticava anche pubblicamente: era però una tattica, la sanno usare solo le persone carismatiche per spronare i dipendenti a far bene.
Chi vi scrive l’ha conosciuto come rivale ma anche come possibile proprietario: mi aveva infatti offerto la possibilità di dirigere il Milan. Ricordo il tempo trascorso a Palazzo Grazioli nel giorno in cui bisticciava politicamente con Follini, i suoi modi garbati e accattivanti per convincermi a cambiare casacca. Mi svelò che la Figc possedeva alcune mie intercettazioni prive però di qualsiasi valenza penale, di cui erano a conoscenza anche Galliani (allora vicepresidente del Milan e presidente della Lega Calcio), Carraro (allora presidente Figc), il generale Pappa, capo Ufficio inchieste della Figc. Furono proprio quelle intercettazioni a esplodere sui media qualche giorno dopo la mia chiacchierata di Palazzo Grazioli, magari per mano di qualche non meglio identificato tifoso (?) milanista meno forte in quel momento.
Nell’occasione mi fece dono di un libro sulla sua vita, «Berlusconi ti odio», scritto da chi ha sempre cercato notorietà sparlando di chi invece l’ha raggiunta facendosi da solo e dal niente. L’ho ringraziato e lo ringrazio per la stima nei miei confronti, magari gli riservo una critica per quello che non ha fatto all’esplosione di Calciopoli: sapeva che sarebbero stati penalizzati degli innocenti, evidentemente anche per lui era prioritaro abbattere il dominio juventino. Oggi è il giorno del suo commiato e dell’ingresso della nuova dirigenza. È cinese la proprietà, quel Li Yonghong rappresentante di un popolo che si è catapultato nel mondo calciofilo per il desiderio del Governo di Pechino di far decollare questo sport in Cina: vedi Suning all’Inter. Peccato che il primo derby cinese della storia metta di fronte Inter e Milan sì per la supremazia cittadina, ma forse solo per un posto in Europa League.
Gli Indispensabili Mutti.
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La Juve, dopo aver demolito il Barça, farà visità al Pescara ultimo. Superfluo indicare il favorito. Roma e Napoli lasciano intravedere i segni di una forma in crescendo per una lotta al 2° posto che si protrarrà sino alla fine: ma occhio che all’Olimpico sbarca l’Atalanta pur senza Gomez, mentre al San Paolo c’è l’Udinese. Sembra intanto riaperta la lotta per non retrocedere. Il Crotone, dopo la vittoria sonante sull’Inter, farà visita al Toro e la carta non gli concede tante speranze, a meno che l’Empoli non decida di “aspettarlo”, visto che sarà impegnato al Franchi contro la Fiorentina. Buona Pasqua a tutti i nostri lettori.
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