Il Movimento Cinque Stelle pensa a Piercamillo Davigo come candidato premier
La corte del Movimento Cinque Stelle a Piercarmillo Davigo è appena cominciata. Il magistrato del mitologico pool di Mani Pulite ha da poco lasciato la carica di presidente dell'Associazione nazionale magistrati, il sindacato delle toghe, e intanto i grillini sono a caccia da tempo di nomi credibili da spendere per l'eventuale vittoria elettorale con il voto alle politiche del 2018. E così il candidato premier, si sussurra, potrebbe essere lui. Con buona pace di Luigi Di Maio, il premier in pectore.
L'intesa non è scontata, ma neanche così impossibile. Come riporta La Stampa, la mossa di avvicinamento a Davigo potrebbe seguire lo stesso schema usato in passato, tra il 2013 e il 2014, per avvicinare al Movimento personaggi del calibro di Stefano Rodotà o Nino Di Matteo. All'epoca i numeri che sostenevano l'onda grillina però non erano stati sufficienti per imporre i propri candidati. Ma stavolta le cifre che man mano emergono dai sondaggi potrebbero costringere i grillini a decidere davvero cosa vogliono fare una volta al governo.
Sul proprio futuro in politica, Davigo non si è mai sbilanciato del tutto. Anzi sin dalle sue ultime battute sull'impegno dei magistrati che diventano politici, Davigo è sempre stato netto sul tenere le due carriere separate. Per poi aggiungere che in realtà sono i partiti a trascinare i magistrati in politica, in una sorta di "reato a concorso necessario".
Davigo non sarebbe quindi del tutto intenzionato a mollare per sempre la toga per fare il premier dei grillini, sempre che superi l'arduo scoglio della selezione online sulla piattaforma Rousseau. Certo il contatto sembra esserci, visto che contattato dalla Stampa, Davigo non ha negato l'interessamento dei vertici grillini su di lui, rifugiandosi in un "preferisco non commentare". Immaginarsi Davigo fare una campagna elettorale sotto le bandiere grilline sembra al momento lo scenario meno probabile. ben più percorribile, invece, sarebbe l'ipotesi più simile a una trappola innocente: una volta conquistata la vittoria con il sistema proporzionale, i pentastellati sarebbero chiamati a formare un governo, e a quel punto una "chiamata" al magistrato dovrebbe smuovere l'orgoglio e l'animo del servitore dello Stato. Difficile dire di no così.
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