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martedì 25 aprile 2017

"Gli italiani? Sono un popolo di cialtroni". Vittorio Feltri atomico, ecco le prove: nomi e cognomi, i big sputtanati

Vittorio Feltri: "Ho le prove, gli italiani sono dei cialtroni"


di Vittorio Feltri



Se osservi la realtà ti rendi conto che gli italiani, politici, giornalisti, specialisti in varie materie, sono portati a sottovalutare o a sopravvalutare i fenomeni sociali, di costume, perfino economici. Qualche esempio a casaccio. Tempo fa un giovane intellettuale si trasferisce in Egitto, dove vige una dittatura, e si impegna a studiare i problemi sindacali locali. Lo uccidono previe torture. Una fine orrenda.

La povera vittima non aveva valutato i pericoli della sua attività, anzi li aveva sottovalutati. Idem il ragazzo reporter che si è recato in Turchia per realizzare servizi giornalistici. Non ha valutato che quel Paese è una porcilaia ideologica in cui le garanzie democratiche sono inesistenti. Anni fa Berlusconi sosteneva che la citata Turchia doveva entrare in Europa, perché era ed è un mercato importante. Valutazione errata. Certo, trattasi di nazione in cui i consumi sono notevoli, ma ancor più notevole è il fatto che essa è inaffidabile, tant'è che è in procinto di reintrodurre la pena di morte, per dirne una, e sorvoliamo sulla circostanza che Erdogan è un macellaio.

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Anni orsono alcune ragazzette non particolarmente avvedute andarono in Iraq mentre infuriava la guerra, furono rapite e per liberarle l'Italia dovette sborsare milioni di euro, soldi nostri sia chiaro. Altre due fanciulle piombarono in Siria e ebbero la stessa sorte: sequestrate. Nuovo esborso ingente per riportarle a casa. Insomma, quanto ci costano coloro che sottovalutano ciò che fanno? L'equilibrio non è il nostro forte.

Renzi subito dopo essersi dimesso in seguito al fallimento referendario, dichiarò: bisogna votare subito. Recentemente si è contraddetto: le consultazioni anticipate sarebbero una follia. A quale Matteo dobbiamo dare retta? Comunque siamo già in campagna elettorale, tanto per cambiare. Nascono partiti come funghi. A destra ne ha organizzato uno Parisi, a sinistra c'è quello di Pisapia. Il Pd è riuscito nell'ardua impresa di spezzettarsi: ecco i frammenti di Emiliano, di Orlando, di Bersani, Speranza, D'Alema, Cuperlo, Fassina. Gli ex comunisti ormai sono una marmellata.

A destra situazione analoga se non peggiore. Forza Italia, Lega e Fratelli d' Italia un giorno si uniscono e il giorno appresso si mandano al diavolo. Il centro è una centrifuga. La stampa e la televisione sono istituzionalmente di parte, però non sanno da che parte stare, vanno un po' di qua e un po' di là. In questo caos cresce soltanto il Movimento cinque stelle, una sorta di pattumiera che raccoglie i compatrioti incazzati o delusi che ragionano così: scegliamo Grillo per fare rabbia alle formazioni politiche tradizionali.

Il lettore ricorderà che per un periodo non breve il tema più dibattuto era la legge elettorale. La quale ora è stata completamente dimenticata: non se ne parla nemmeno. Accantonata. Peccato che al massimo tra dieci mesi si apriranno le urne causa scadenza naturale della legislatura. Dalla sopravvalutazione delle norme elettorali si è passati alla sottovalutazione, cosicché ignoriamo in base a quali criteri sarà rinnovato il Parlamento.

Se infine ci atteniamo ai sondaggi, ci corre l'obbligo di segnalare che nessun partito raggiungerà una quantità sufficiente per ottenere la maggioranza e quindi per governare. Questo ostacolo è bellamente sottovalutato, quasi che non esistesse.

Andremo al seggio consapevoli che sarà un esercizio platonico, inutile e produttore di una confusione senza via d' uscita. Vincerà l'ingovernabilità. Dominerà l'instabilità. L'unica certezza sarà l'incertezza. Come sempre la sola cosa che progredisce è la precarietà.

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