CONSIP L'inchiesta si ingrossa Fino a dove portano le carte: s'indaga sull'appalto da 3 miliardi che arriva fino al Quirinale
di Roberta Catania
Si allarga l'inchiesta Consip, abbracciando l'intero appalto "FM4". Si tratta del più oneroso appalto europeo, bandito per 2,7 miliardi di euro dalla Centrale acquisti della pubblica amministrazione nel marzo 2014, e che avrebbe dovuto affidare i servizi di pulizia e manutenzione nella pubblica amministrazione. Tra i vincitori c'è Alfredo Romeo, l'imprenditore napoletano finito in carcere per corruzione il primo marzo scorso, accusato dal dirigente Consip Marco Gasparri di avergli elargito 100mila euro di tangenti in tre anni. Per questo, a breve, la procura di Roma interrogherà di nuovo Gasparri, anch'egli sotto inchiesta per corruzione, per «fissare» le sue dichiarazioni in sede di incidente probatorio e garantirsi l'asso vincente del processo nei confronti di Romeo.
Dalla mossa scattata ieri mattina, però, si è capito che al procuratore aggiunto Paolo Ielo e al pm Mario Palazzi non basta mettere alle corde l'imprenditore campano. I magistrati capitolini hanno delegato i carabinieri del Nucleo Investigativo di Roma e i finanzieri del Nucleo Tributario di Napoli di acquisire gli incartamenti di tutte le 18 porzioni che hanno composto l'appetibile gara andata in mano a sole tre ditte, nonostante la corsa di tanti pretendenti. Una anomalia che aveva già attirato l'attenzione dell'Antitrust, che ha aperto un'istruttoria per accertare se le ditte si fossero «accordate» privatamente per «limitare la concorrenza». Adesso vuole vederci chiaro anche la procura di piazzale Clodio, che finora aveva analizzato solamente i lotti aggiudicati dalla Romeo Gestioni (3, 13 e 18). In particolare, si vuole capire meglio come sia stato attribuito il lotto numero 10, quello da 143 milioni di euro e che riguarda il centro di Roma.
Nei confini del bando (Municipio I) ci sono infatti tutti i palazzi del potere: Quirinale, Camera, Senato, Palazzo Chigi, Corte Costituzionale, i ministeri. Una porzione di gara contesa fino all'ultimo dalla Romeo Gestioni e Cofely, la ditta francese vicina a Denis Verdini che ha poi vinto di un punto e mezzo la battaglia e che Alfredo Romeo aveva denunciato di «scorrettezze».
Il lotto 10, pur essendo andato ad altri, è terreno scivoloso per l' imprenditore finito in carcere. Secondo il gip che aveva mandato Romeo in cella, su questa parte della gara si sarebbe «combattuta una lotta a suon di tangenti». Marco Gasparri, il capo ufficio acquisti di Consip, ha ammesso di aver preso soldi da Romeo e ha anche già raccontato ai pm che l'imprenditore era convinto di essere vittima «di un complotto in Consip e di essere discriminato». Per questo motivo, ha aggiunto Gasparri, Romeo si sarebbe mosso «tramite il più alto livello politico» per arrivare all' Amministratore delegato di Consip, Luigi Marroni, che la prossima settimana sarà all' Anac a spiegare perché il meccanismo di controllo sugli appalti non sia riuscito a evitare episodi di corruzione e spartizione delle gare pubbliche.
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Da ieri, nonostante la fiducia confermata dalla procura di Napoli, il capitano del Noe Gianpaolo Scafarto si è messo in ferie. Indagato dai pm di Roma per falso ideologico e materiale, per l'omessa annotazione nell'informativa dell'esito negativo di una presunta attività di pedinamento e controllo da parte dei Servizi segreti e per l'attribuzione di un'intercettazione riguardo un incontro con babbo Renzi ad Alfredo Romeo, nonostante i suoi uomini sul brogliaccio delle trascrizioni avessero indicato che l'interlocutore era Italo Bocchino.
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