Canone Rai, il governo si ruba gli incassi
È un po' come ritrovarsi al punto di partenza dopo aver fatto il giro di tutte le caselle. Com'eri e come ti ritrovi. Ecco, grosso modo questo è quello che toccato in dote alla Rai con il canone in bolletta, voluto dall'ex premier, Matteo Renzi, e messo in pratica dal sottosegretario alle Comunicazioni, Antonello Giacomelli. Quel provvedimento, per come era stato «venduto» dal precedente governo, avrebbe dovuto sistemare una volta per tutte i conti della tv pubblica. In realtà si è trattato di un gioco di prestigio per rimpinguare la fiscalità generale. Insomma, una boccata d' ossigeno per le casse dello Stato, più che per Viale Mazzini.
A fotografare la situazione è il Report sui maggiori operatori televisivi italiani (Mediaset, Sky Italia, Rai, Discovery Italia e La7) dell'Area studi di Mediobanca, che ha messo in luce come il canone in bolletta ha ridotto l'evasione dal 30% al 6%, ma ha avuto un impatto neutro sui conti dell'emittente pubblica, visto che degli oltre 2 miliardi di introiti derivanti dal canone del 2016, cifra stimata dall'Agenzia delle Entrate, a viale Mazzini ne restano solo 1,7 miliardi di canone ordinario. Quanto basta a gettare nel panico il vertice aziendale, costretto già a parlare di tagli e ridimensionamenti. Come spiega dettagliatamente lo studio di Mediobanca, il governo scippa a Viale Mazzini una bella fetta di introiti grazie al 5% trattenuto dallo Stato in base alla Legge 190 del 2014, il 33% di extra-gettito da destinare all'Erario, a cui vanno aggiunti tassa di concessione governativa e Iva.
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