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martedì 31 gennaio 2017

"Troppi gli esami e le prescrizioni, sono uno spreco per la collettività"

"Troppi gli esami e le prescrizioni, sono uno spreco per la collettività"


di Matilde Scuderi



Per il Servizio Sanitario Nazionale (Ssn) e per gli enti regolatori la collaborazione le società scientifiche è indispensabile per una corretta gestione di specifiche problematiche sanitarie: tra queste occupa un posto importante quella della proliferazione di richieste di esami clinici - spesso superflui - derivante dal ricorso esteso alla medicina difensiva. “In alcuni settori della medicina, come le malattie cardiovascolari, nel diabete e nell’insufficienza renale, l’incremento annuo di esami clinici richiesti ai laboratori del servizio sanitario nazionale arriva al 20 per cento. Questo è dovuto alla deospedalizzazione dei pazienti colpiti da patologie croniche e al ricorso alla medicina difensiva. È necessario interrompere quanto prima questo boom di prescrizioni non sempre indispensabili, per evitare sprechi all’intera collettività e migliorare l’assistenza sanitaria nel nostro Paese”. È questo l’appello lanciato dal professor Marcello Ciaccio, presidente nazionale della Società italiana di biochimica clinica e biologia molecolare clinica (Sibioc) “Gli esami di laboratorio influenzano il 70 per cento delle diagnosi mediche e quindi dei successivi trattamenti - afferma Ciaccio - Per questo è necessario riorganizzare le rete di queste strutture in Italia in modo che solo in pochi laboratori ci siano le strumentazioni e siano svolte le attività di secondo e terzo livello, specialistiche e ultra specialistiche. Per esempio, le indagini sofisticate come quelle di genetica molecolare non dovrebbero essere eseguite in tutti gli ospedali. Come spesso accade, le regioni del Sud sono più penalizzate rispetto a quelle del Nord, anche se nel Mezzogiorno esistono numerose eccellenze. In tal modo, si eviterebbero sprechi e anche quell'inappropriatezza che può portare risultati falsamente positivi che scatenano a loro volta altre indagini, visite e terapie inutili. Da qui il nostro invito a incrementare le strutture accreditate secondo la normativa del ministero della salute. Ma - sottolinea ancora Ciaccio - va inoltre combattuta la troppa medicina difensiva. Il disegno di legge sul rischio professionale, recentemente approvato dal senato, potrà ridurre il ricorso ad analisi svolte solo per evitare controversie legali. Siamo pronti a dare il nostro contributo e a collaborare con tutte le Istituzioni”.

Con oltre 2000 specialisti iscritti, la Sibioc intende offrire al ministero e alle regioni il suo apporto per un migliore dialogo con i medici di medicina generale e gli specialisti. “La nostra è una branca in cui l’innovazione rappresenta una componente molto rilevante, grazie ai progressi tecnologici - spiega il professor Giuseppe Lippi, coordinatore della divisione scientifica della Sibioc - Proprio per questo, abbiamo deciso di incrementare la formazione dei giovani specialisti italiani - che sono, ricordiamolo, molto apprezzati anche all’estero - e di intensificare i rapporti coi paesi emergenti. Per favorire la cooperazione internazionale è stato avviato il progetto 'Adotta un professionista dai paesi emergenti' grazie al quale medici di laboratorio stranieri, provenienti soprattutto da paesi africani, sono stati accolti in alcuni ospedali italiani per un periodo formativo. Inoltre, in collaborazione con l’onlus Docemus, la Sibioc ha reso operativi alcuni laboratori in ospedali di aree disagiate dell’Africa. Ma è forte anche l’attività nei confronti dell’emergenza migranti in Italia”.

“L’ospedale Garibaldi di Catania - aggiunge Ciaccio - ha avviato un progetto patrocinato dalla nostra società scientifica e cofinanziato dal ministero della salute. I migranti, una volta sbarcati sulle coste siciliane e arrivati all’interno del sistema di accoglienza, sono sottoposti a screening che riguardano soprattutto l’individuazione di alcune pericolose patologie infettive. In tal modo, se una persona risulta positiva viene immediatamente indirizzata in una struttura in grado di assisterla, anche attraverso eventuali isolamenti”. La Sibioc nel 2016 ha svolto una gran mole di attività che diventerà anche più rilevante nel 2017. “Vogliamo sostenere nuovi progetti di formazione e aggiornamento - aggiunge Sergio Bernardini, vice presidente Sibioc - Con particolare attenzione al sempre più importante tema dell’utilizzo dei biomarcatori. La recente approvazione dei nuovi livelli essenziali di assistenza (Lea) è un risultato positivo che aspettavamo da anni anche perché normano le prestazioni analitiche da considerare indispensabili ed è proprio su queste che vogliamo aprire una discussione ed emanare delle linee guida e documenti di consenso in modo da rendere omogeno il nostro intervento su tutto il territorio nazionale”.

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