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domenica 29 gennaio 2017

Feltri: "L'Europa impari da Trump" La frase "terminale" sugli islamici

Feltri: onore a Trump, pensa al suo Paese e ci indica la via


di Vittorio Feltri



Non aveva ancora finito di annunciare i nuovi provvedimenti e già erano scattate le feroci critiche dei suoi stolti detrattori, numerosi sia in patria sia a livello internazionale. Qualunque cosa decida di fare, Trump è travolto da polemiche pretestuose, ispirate a pregiudizio. Ma il presidente per fortuna dà l'impressione di infischiarsene bellamente delle voci stridule che lo insultano e va avanti imperterrito per la propria strada, lungo la quale gli elettori non gli risparmiano applausi.

Onore all'uomo che dimostra di essere coerente tra quello che diceva durante la campagna elettorale e quello che mette in pratica, iniziative coraggiose e di buon senso. Mi riferisco in particolare al blocco per alcuni mesi delle immigrazioni dai Paesi islamici, dai quali partono migliaia di persone dalla reputazione dubbia, gente che non offre garanzie di comportarsi nel Paese ospitante secondo regole democratiche.

Nella massa di islamici provenienti dal Medioriente, come abbiamo verificato anche in Europa, c'è di tutto, terroristi compresi che mirano a sovvertire l'ordine costituito piegandolo ai precetti religiosi del Corano, in omaggio al quale è lecito violare ogni codice penale occidentale.

In altri termini, la civiltà musulmana non è compatibile con quella cristiana. Ecco perché Trump, superando le teorie dell' accoglienza cieca in voga tra i progressisti di mezzo mondo, ha imposto la chiusura momentanea delle frontiere a chiunque non sia in linea con le leggi statunitensi, precisando che la precedenza vada ai cristiani, la cui cultura non è in attrito con quella statunitense. Il discorso di Donald è condiviso da una moltitudine anche di europei alle prese con una immigrazione incontrollata che ha prodotto guai seri, tra i quali attentati sanguinosi e seriali. A mali estremi, estremi rimedi.

Non c'è alternativa. E Trump, uomo concreto e abituato a risolvere i problemi e poco incline a perdere tempo in discussioni oziose, non ha esitato a vietare l' ingresso negli Usa a coloro che per motivi ideologici minacciano la convivenza pacifica dei cittadini americani.

È un provvedimento radicale ma saggio, l'unico in grado di limitare il pericolo di sopraffazioni e di scontri sanguinosi. Opporvisi con argomenti fumosi, astratti e di tipo pseudo etico è una fuga dalla realtà destinata a produrre una catastrofe, già in atto, per altro. Nel ribadire di essere pienamente d'accordo con la politica terra terra di Trump tesa a difendere gli interessi nazionali, ci auguriamo che, esaurito l' effetto scandalo alimentato dai cretinetti di sinistra, anche l'Italia la adotti a costo di mandare al diavolo l'Europa e le sue disposizioni che tanti disastri ci ha «regalato».

Due parole merita anche la disputa sul muro che separa gli Usa dal Messico. Un muro che fu ideato e in parte costruito dalla amministrazione Clinton, portato avanti da Bush e perfino da Obama.

Che male c'è se Trump prosegue nell'opera? La questione dei muri è addirittura ridicola. Nessuno si domanda perché da certi Paesi la gente scappa e non c' è anima che si preoccupi di intervenire affinché ciò non accada. Ma tutti, o quasi, se la prendono con chi si tutela contro le invasioni barbariche che un tempo si combattevano con le armi e che oggi invece si incentivano con l'accoglienza a spese dei contribuenti.

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