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mercoledì 26 ottobre 2016

Siamo tra le eccellenze in Europa ma si fanno troppi pochi trapianti

Siamo tra le eccellenze in Europa ma pochi trapianti


di Pierluigi Montebelli



In Italia il numero dei trapianti d’organo è pressoché costante da 10 anni. Nel 2015 sono stati 3326, in leggero aumento rispetto all’anno precedente. Ma sono ancora troppo pochi. Dalla nostra abbiamo, i professionisti, e la rete organizzativa. A remare contro una cultura della donazione praticamente sopita, una forte resistenza nelle donazioni da vivente e un gap nei donatori a cuore fermo che deve essere colmato. Siamo tra le eccellenze europee e dobbiamo esserne fieri. Oggi non si fanno più viaggi della speranza in Francia per un trapianto, i nostri bambini non vanno più a Pittsburgh. Solo 20 anni fa tutto questo sarebbe sembrato un sogno. Ma non basta. Se si chiudessero le liste d’attesa per il trapianto, occorrerebbero tra i 2 e 3 anni per trapiantare tutti i pazienti già in lista. E si ritorna al problema delle donazioni, poche troppo poche. Alla vigilia dell’apertura del 40° Congresso della Società Italiana Trapianti d’Organo (SITO) è un ritratto con luci ed ombre quello che disegnano a quattro mani Franco Citterio, presidente SITO attualmente in carica fino alla fine dell’anno e Presidente della Fondazione Italiana per la Promozione Trapianti d’Organo (FIPTO) e Umberto Cillo, presidente eletto SITO in carica da gennaio 2017, commentando le cifre del Centro Nazionale Trapianti. Perché loro, che sono tutti i giorni in sala operatoria, sanno bene che dietro a quei numeri c’è molto di più. Un’Italia a due velocità dove la professionalità e l’organizzazione corrono ma le coscienze si muovono a piccoli passi. Per questo al fianco della SITO si schiera la FIPTO che fa il suo debutto proprio in occasione del Congresso che si apre domani, mercoledì 25, all’Ergife Palace Hotel a Roma sotto la presidenza del professore Pasquale Berloco, per chiudersi il 28. Se SITO sarà la voce della Scienza, FIPTO sarà quella della Coscienza per far fare al nostro Paese quel passo in avanti di cui ha bisogno.

I trapianti sono troppo pochi. dobbiamo fare cultura della donazione. «Per la qualità dei Centri e per la qualità dei trapianti (misurabile in termini di risultati, sopravvivenza dei pazienti e qualità di vita post intervento) l’Italia può considerarsi soddisfatta - spiega Franco Citterio, presidente SITO attualmente in carica fino alla fine dell’anno e Presidente della Fondazione Italiana per la Promozione Trapianti d’Organo FIPTO - ma sono ancora troppo pochi i trapianti effettuati. E questo perché manca ancora una vera cultura della donazione nel nostro Paese. E se qualcosa si è fatto in questi anni in termini di donazione da donatore deceduto ancora moltissimo si deve fare per la donazione da vivente che incontra moltissime resistenze. Basti guardare il divario numerico nel 2015 che c’è nel trapianto di rene da donatore vivente tra Italia (301) e quelli (1075) eseguiti in UK, paese dello stesso numero di abitanti dell’Italia. Quella delle donazioni è una spina nel fianco nel sistema italiano dei trapianti per questo dobbiamo fare più educazione, più cultura della donazione a 360 gradi, solo così l’Italia potrà crescere. Stare uno o due anni in lista d’attesa è un problema enorme perché il quadro clinico del paziente spesso si aggrava. Dobbiamo fare il possibile perché questo tempo si riduca al minimo. E ancora una volta, inutile dirlo, torna il discorso sulle donazioni: donatori in morte cerebrale, donatori a cuore non battente, donatori viventi».

I media possono fare molto per aiutarci. «Dal punto di vista scientifico ed organizzativo l’Italia non ha nulla da invidiare, anzi ha molto da insegnare a tanti Paesi nel mondo - dice Umberto Cillo, presidente eletto SITO in carica da gennaio 2017 - però ci sono dei gap che dobbiamo colmare rapidamente. Prendiamo proprio i trapianti da donatore a cuore fermo: nel nostro Paese stiamo iniziando adesso. In Olanda e in altre nazioni si fanno da anni. In Italia l’accertamento della morte con criteri cardiaci prevede che, prima di poter dichiarare il decesso e quindi prelevare gli organi, per almeno 20 minuti non ci sia attività cardiaca e circolo. Fino ad oggi in Italia si è pensato che quel limite di 20 minuti fissato dal legislatore rappresentasse un punto di non ritorno che rendeva gli organi inutilizzabili. Oggi abbiamo capito che possiamo rigenerare gli organi e possiamo anche gestire diversamente il potenziale donatore grazie alla circolazione extracorporea. Una soluzione messa in atto in sala operatoria nell’attesa - speriamo non infinita - che il legislatore si renda conto che le cose vanno riviste alla luce dell’esperienza internazionale. Perché sono molti i pazienti che hanno bisogno di un organo. Anche se per capire davvero le liste d’attesa è necessario rendersi conto che si tratta solo della punta di un iceberg. Impossibile non pensare a quanti pazienti a quelle liste neppure arrivano e per i più svariati motivi: perché muoiono prima, perché non ricevono una corretta diagnosi, perché nessuno gli prospetta come via d’uscita quella del trapianto. Si tratta dell’emerso non del reale bisogno. Ognuno di noi può salvare una vita, anzi più vite, scegliendo di diventare donatore. In vent’anni abbiamo fatto passi da gigante in termini di professionalità in sala operatoria e di organizzazione ma solo piccoli passi nelle coscienze. Per questo la SITO e la FIPTO chiedono l’aiuto dei mass media per tornare a parlare di trapianti e donazioni, non solo quando c’è un evento di cronaca».

Un congresso per fare il punto sulle nuove sfide. «Il Congresso della Società Italiana Trapianti d’Organo - dice Pasquale Berloco presidente del 40esimo Congresso SITO - si pone come sfida quella di affrontare tematiche di grande attualità: dalla donazione da vivente a quella da cuore non battente. Sarà l’occasione per confrontarci sulle nuove strade da percorrere per la conservazione e per la rigenerazione degli organi. Un Congresso che si tiene a Roma non per caso, perché è a Roma che 50 anni fa Paride Stefanini con Raffaello Cortesini (presente alla cerimonia inaugurale) ha eseguito il primo trapianto d’organi italiano, un trapianto di rene da una donna abruzzese ad una ragazza di 17 anni. Da allora di strada ne abbiamo fatta tanta. La SITO è sempre stata in prima linea e i Congressi sono sempre stati l’occasione per confrontarci e migliorare. Oggi possiamo dire con orgoglio che nel mondo della trapiantologia l’Italia ha ben poco da imparare dalle altre nazioni e spesso è presa a modello. Purtroppo non possiamo dire lo stesso per quanto riguarda le donazioni. Dobbiamo ancora fare molto». Il programma del Congresso sul sito: www.congresso.it

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