"Infezioni, botte, svenimenti: vi racconto le prigioni di mio marito Dell'Utri"
intervista di Pietro Senaldi
e Lucia Esposito
Signora Dell'Utri come sta suo marito?
"Non bene. È in terapia intensiva all'ospedale Sandro Pertini di Roma ormai da più di una settimana. Sembra rispondere bene al cocktail di antibiotici prescrittogli da un infettivologo e la setticemia dovrebbe essere sotto controllo, ma è anche cardiopatico da più di quindici anni, ha subìto quattro interventi al cuore, ed è diabetico da tanto tempo. Le sue sono, purtroppo, patologie serie e pregresse, non spuntate con i guai giudiziari. Sono precedenti al carcere duro e mi sembrerebbero poco compatibili con esso".
È vero che è piantonato?
"Sì è vero, è prescritta per legge una sorveglianza costante che viene effettuata contemporaneamente da tre agenti della polizia penitenziaria. Viene trattato come un uomo pericoloso anziché come un anziano malato".
Lei può vederlo?
"La direzione del carcere di Rebibbia, in questa fase acuta, ha autorizzato visite quotidiane di trenta minuti al giorno a me e ai miei quattro figli".
Come sta psicologicamente?
"I primi giorni era poco reattivo, addirittura soporoso, per lui parlava solo il male. Adesso riesce a sostenere una conversazione".
È più rassegnato o arrabbiato?
"Non è mai stato né rassegnato né arrabbiato, e anche in questo momento di sofferenza acuta è sempre rimasto coerente con sé stesso. Non ha mai avuto parole di odio o di rabbia verso nessuno. Con noi familiari il suo sense of humor prevale su tutto, è lui che riesce a tranquillizzarci e trasmetterci l'energia per andare avanti. Questo fa parte del suo carattere da sempre; è un suo punto di forza".
La signora Miranda Dell'Utri negli ultimi due anni ha visto il marito solo nella sala colloqui del carcere di Parma, dove fino a due settimane fa era recluso in regime di massima sicurezza. Causa, la condanna in via definitiva a sette anni per concorso esterno in associazione mafiosa per fatti precedenti al 1994. Autorevoli giuristi hanno evidenziato i dubbi confini giuridici di tale fattispecie, di natura giurisprudenziale e non presente nel codice penale, e la sua difficile verifica probatoria. Da ultimo, anche la Corte Europea dei diritti dell' Uomo ha ritenuto illegittima la condanna emessa per lo stesso reato nei confronti di Bruno Contrada, l' ex numero uno del Sisde, affermando che, fino al 1994, la giurisprudenza italiana sul concorso esterno non consentiva la tipizzazione del reato e quindi non permetteva all' imputato di prevedere gli effetti negativi della propria condotta. Una tempistica che coincide perfettamente con quella del processo Dell' Utri.
Suo marito fino a quindici giorni fa era rinchiuso nel carcere di massima sicurezza di Parma...
"Lo hanno portato lì per i suoi problemi di salute perché il carcere di Parma è dotato di un centro clinico. Il regime di massima sicurezza, a cui mio marito è sottoposto, prevede che si possano fare solo due ore d'aria al giorno durante le quali lui poteva camminare, sempre in isolamento, in un "cassone di cemento" di sette metri per sette con mura alte sei metri. Immaginatevi d'estate quando le temperature raggiungono i quaranta gradi!".
Si può parlare di carcere duro?
"Ho letto nel rapporto delle attività del garante dei detenuti che nel carcere di Parma ci sono 530 detenuti che costano circa 29 milioni all'anno. Di questi soldi solo 3.500 euro vengono annualmente investiti per le attività trattamentali e il recupero sociale. Non è un caso se il 70%, dei detenuti sono recidivi. Escono e poi tornano dentro".
Quante volte poteva vedere suo marito?
"Un'ora alla settimana, non più di tre familiari insieme. Nel regime di massima sicurezza sono concesse anche due telefonate al mese con i familiari di dieci minuti ciascuna. Per telefonate aggiuntive bisogna presentare un'istanza al direttore del carcere che di volta in volta, a sua discrezione, decide se autorizzare o meno. Quando nacque due anni fa il nostro primo nipote maschio, il giudice non autorizzò quella telefonata in più".
Ma aveva l' assistenza medica?
«Il regolamento prevede che per ragioni di sicurezza non si possono trasferire in ospedale più di tre detenuti al giorno. Il che significa che per effettuare esami ospedalieri ci può essere anche un'attesa che dura mesi. Vi faccio qualche esempio. Il 16 gennaio del 2015 il cardiologo prescrive a mio marito un elettrocardiogramma da sforzo. Il 26 febbraio il medico, dopo un'altra visita, sollecita l'importanza di quest'esame. Ma solo ad aprile, tre mesi dopo la prima richiesta, mio marito riesce a fare l'elettrocardiogramma sotto sforzo".
Perché queste lungaggini?
"La mia impressione è che manchino le risorse e che ci sia una burocrazia eccessiva".
Come passava le giornate in carcere suo marito a Parma?
"Leggendo, studiando e scrivendo. Poi si è occupato di riorganizzare la biblioteca del carcere. Aiutava anche gli altri detenuti a scrivere lettere personali ai famigliari".
I libri poteva portarli in cella?
"All'inizio solo tre, non più di tre e non rilegati, anche questo fa parte del regolamento. Poi gli hanno consentito di tenerne di più. Aveva sempre con sé La Divina Commedia e un dizionario italiano. Poi, a seconda di quello che decideva di studiare, libri di storia, poesia, filosofia e letteratura".
Come andava con il cibo?
"Anche in questo caso ci sono regole ferree. I familiari possono portare in carcere solo alcuni cibi, ma non sempre la logica è comprensibile: mele fresche sì, quelle essiccate no. Salmone e pesce spada sono consentiti perché non hanno lische immagino, ma non è accettato il baccalà o un carpaccio di branzino".
Quanto sono peggiorate le condizioni di suo marito in carcere?
"Durante questi due anni è dimagrito molto, ha avuto diversi episodi prelipotimici (svenimenti) a causa di uno scarso controllo della glicemia che deve essere continuamente monitorata nei pazienti diabetici. In uno di questi episodi ha battuto la testa riportando delle escoriazioni che sono state trattate il giorno dopo".
È stato un calvario...
"Veramente gli anni di calvario ormai sono 22: il processo è iniziato nel 1994, e anche quello è un calvario non da poco, mi creda. Comunque sì, in carcere anche episodi clinici di scarsa rilevanza rischiano di avere conseguenze molto gravi. Lo scorso anno, per esempio, ha avuto un episodio di bronchite che a domicilio si sarebbe risolto in fretta mentre in detenzione è durato più mesi ed è stata necessaria una profilassi antibiotica per evitare il rischio di tubercolosi dato dalla promiscuità dell' ambiente detentivo e dalle scarse condizioni igieniche della struttura. Questo ha comportato un ulteriore indebolimento fino a giungere agli ultimi mesi quando gli è stata diagnosticata un' infezione alle vie urinarie che è stata trascurata ed è degenerata nell' attuale stato di sepsi generalizzata molto grave".
Sono peggiorate anche dopo il trasferimento a Roma?
"Il lungo viaggio di sette ore in ambulanza durante il quale mio marito è stato sdraiato tutto il tempo e non si è idratato adeguatamente per non chiedere di fare soste, secondo i medici, ha contribuito a un aggravamento dell'infezione preesistente con un ulteriore peggioramento fino alla setticemia".
Non si sono mai fermati?
"Una sosta all'autogrill, che è stato prima fatto evacuare con una scena da film western".
Quando si è sentito male?
"Poco dopo il suo arrivo, martedì sera. Inizialmente gli hanno diagnosticato un'influenza. Due giorni dopo non si alzava più dal letto e una dottoressa, che ringrazierò tutta la vita, lo ha mandato d'urgenza in ospedale. La situazione era molto grave".
Secondo lei in che stato uscirà dal carcere suo marito?
"Da un punto di vista fisico non lo so, spero che possa continuare a mantenere il suo equilibrio".
Da un punto di vista umano?
"Credo che un' esperienza del genere ti porti a fare delle considerazioni sulla tua vita e ti faccia rivalutare tante cose che magari prima non avevi considerato". Sansonetti l'ha definito un prigioniero politico: come mai dopo la nascita di Forza Italia la magistratura si è accanita su di lui? "Non mi occupo di politica e di giustizia. Mio marito non polemizza e non attacca per natura. Neppure quando si tratta di difendere la sua immagine".
Ha paura per lui?
«Ha 75 anni ed è malato» Se non chiederà la grazia e non ci saranno sconti di pena quando ne uscirà ne avrà 80... «Le condanne per mafia sono durissime, quella parola è capace di azzerare tutto il resto».
Chiederà la grazia?
"Al momento posso solo risponderle che non lo so". Già, la grazia. È il tema caldo. Concessa da Mattarella poi, palermitano e fratello di una vittima di mafia, equivarrebbe a una sconfessione dell' Anm e di tutto il teorema mafia-Berlusconi. La decisione spetta a Dell' Utri e solo a lui, anche se in realtà la legge ne attribuisce la facoltà anche ai famigliari. Certo, perché arrivasse, servirebbe anche un movimento d' opinione pubblica in tal senso, sempre che qualcuno non decida di evitare allo Stato una figuraccia mortale.
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