La bomba: la sua nomina è illegale. Guai per la Boschi
di Tommaso Montesano
La nomina di Maria Elena Boschi alla presidenza della Commissione per le adozioni internazionali (Cai), decisa da Matteo Renzi nel consiglio dei ministri dello scorso 10 maggio, è avvenuta in violazione della normativa che regola l’organizzazione della Commissione. La guida della Cai sarebbe dovuta andare ad Enrico Costa (Ncd), già in possesso della delega alla Famiglia.
A denunciarlo, nel corso del question time andato in scena al Senato giovedì scorso, è stato Carlo Giovanardi, senatore di Idea, il movimento fondato da Gaetano Quagliariello. «La legge prevedeva che fosse il ministro per la Famiglia a presiedere la Commissione», ha ricordato l’ex esponente di Ncd. Il riferimento di Giovanardi è al decreto del presidente della Repubblica numero 108 del 2007, contenente il «Regolamento recante il riordino della Commissione per le adozioni internazionali». Nel testo, infatti, all’articolo 3, relativo alla Presidenza della Cai, è stabilito che «la Commissione è presieduta dal Presidente del consiglio dei ministri o dal ministro delle politiche per la Famiglia». «Io stesso, quando dal 2008 al 2011 sono stato sottosegretario di Palazzo Chigi con delega alla Famiglia, ho guidato la Cai», ha ricordato Giovanardi. Invece Renzi, che ha affidato le deleghe per la Famiglia a Costa, nominato ministro degli Affari regionali lo scorso gennaio, ha preferito affidare la Commissione per le adozioni a Boschi, già in possesso dei ministeri delle Riforme, dei Rapporti con il Parlamento e delle Pari Opportunità.
Una nomina che, nel momento in cui il Pd annuncia la riapertura della partita sulle adozioni per le coppie omosessuali, non va giù a Giovanardi, che insieme agli esponenti degli altri partiti del centrodestra sta per depositare il quesito su cui raccogliere le firme per l’abrogazione della legge Cirinnà. «Boschi è notoriamente a favore delle adozioni per le coppie gay, quindi totalmente al di fuori dal contesto delle adozioni internazionali», ha attaccato Giovanardi a Palazzo Madama. Tutto il contrario di Costa, che con il suo partito, Area popolare, ha già annunciato di non avere alcuna intenzione di far rientrare dalla finestra ciò che è uscito dalla porta, ossia la stepchild adoption. Da qui il sospetto che Renzi abbia voluto depotenziare un ministero, quello di Costa, che sul tema sta dando filo da torcere al Pd.
Il ministro degli Affari regionali, in Aula, ha preferito glissare: «Ci sono delle articolazioni e delle attività organizzative nell’ambito delle deleghe assegnate che sono funzionali all’attività del governo. Ritengo che la delega alla famiglia sia completa e consenta di dare uno stimolo ai miei colleghi di governo per arrivare a una disciplina organica».
A Montecitorio, però, il clima è destinato a surriscaldarsi di nuovo. Oggi, infatti, in commissione Giustizia inizia il ciclo di audizioni per l’indagine conoscitiva sullo stato della legge per le adozioni. Un passo propedeutico a quella riforma osteggiata dai centristi. Il primo a intervenire sarà Andrea Orlando, ministro della Giustizia.
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