Sala nei guai: il candidato Pd vicino all'islam radicale
Nuovi imbarazzi per il Pd milanese nella composizione delle liste. A finire nel mirino, questa volta è la possibile candidatura in Zona 4 di Sam Aly, giovane musulmano che sul suo profilo Facebook, oltre a definirsi «candidato», esibisce una fotografia con Tareq Al-Suwaidan, un imam radicale al quale un mese fa è stato vietato dal governo l’ingresso in Italia. Al-Suwaidan, infatti, divenne famoso nel 2009 quando predicò la conquista di Roma da parte del Califfato e invitò i presenti a collaborare al compimento della profezia. Un radicalismo che negli anni gli è valso il divieto d’ingresso anche in Belgio, Regno Unito, Francia, Stati Uniti e persino Arabia Saudita.
A lanciare l’allarme sono stati Maurizio Lupi e Matteo Forte, rispettivamente capolista e candidato per Milano Popolare. «Nelle liste del Partito democratico a Milano ci sono rappresentanti di quell’Islam che non ci piace», ha tuonato Lupi. «Un conto è garantire inclusione e convivenza - ha aggiunto Forte - Ma questo è un islamismo politico che mira alla nostra sottomissione». La candidatura è stata bocciata anche da Nabih Dalal, impiegata e rappresentante delle donne marocchine in Italia, a sua volta candidata nella lista di Milano Popolare: «Avere una collaborazione con persone che fanno parte dei Fratelli Musulmani non è un vantaggio per l’integrazione». Per Fabrizio De Pasquale (Fi): «Dopo aver assegnato aree pubbliche alle realtà più estremiste, il Pd vuole candidare personaggi ambigui nei confronti degli imam più radicali».
Anche la Lega, col candidato presidente di Zona 4, Paolo Guido Bassi, dice la sua: «Noi non vogliamo fare esami del sangue ai candidati della sinistra, ma certo è buffo che chi questi esami li fa in casa d’altri, poi non s’accorga di quello che avviene nella propria». E ancora: «Questo ragazzo si candida per fare l’opposizione in un Municipio che vieterà le nuove moschee e chiuderà quelle abusive».
Travolto dalla nuova bufera il centrosinistra ha risposto in ordine sparso, non risparmiando a Beppe Sala l’ennesima gaffe. Interpellato sull’argomento Sala si è sbilanciato: «Il candidato in foto con l’imam sgradito? Mi hanno detto che non è così. Se fossi in Lupi penserei ai condannati nelle sue liste». Peccato che negli stessi istanti iniziassero a girare le foto di Sam Aly sorridente accanto all’imam Tareq Al-Suwaidan e all’ex imam di Cinisello Balsamo Usama El Santawy, che nel 2014 disse: «Onore agli italiani che vanno a combattere la jihad».
Non a caso sulla vicenda il Pd ha usato toni meno netti. Pietro Bussolati, segretario metropolitano, ha spiegato a Libero che «Noi abbiamo approvato solo i capolista e i presidenti dei Municipi. Le liste ci verranno consegnate mercoledì. Faremo le verifiche sui candidati e decideremo. È chiaro che se queste indiscrezioni fossero confermate Sam Aly non sarà candidato». Bussolati conferma poi la candidatura di Sumaya Abdel Qader, anche lei vicina a gruppi musulmani discussi: «È stata un’allieva del cardinal Martini e ha smentito le voci sul suo estremismo».
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