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domenica 13 dicembre 2015

Il ricatto degli istituti di credito Mutui concessi in cambio di azioni

IL RICATTO DELLE BANCHE Mutui in cambio di azioni


di Sandro Iacometti 



Niente azioni. Niente mutuo. Qualcuno ha provato a spiegarci, nelle ultime settimane, che il salvataggio dei quattro istituti commissariati non ha toccato i poveri e ignari correntisti, ma solo chi aveva volontariamente investito in quelle banche, conoscendo rischi e pericoli. Una tesi buona, forse, per le conferenze stampa governative, ma poco adatta a descrivere la realtà dei rapporti tra banche e clienti. Il quadro che emerge dai casi concreti è ben differente e, per molti aspetti, inquietante. Nelle ultime settimane abbiamo sentito molti risparmiatori rimasti con le tasche vuote dopo il blitz del governo sostenere che la strada dell' investimento era spesso obbligata, perché le banche vincolavano la concessione di prestiti e mutui alla sottoscrizione di azioni o prodotti finanziari dello stesso istituto.

Esagerazioni? Accuse dovute alla disperazione? Se e quando le autorità indagheranno sulla vicenda si potrà sapere con certezza come centinaia di milioni di investimenti a rischio siano potuti finire nel portafoglio di normali correntisti. Un' idea, però, ce l' abbiamo già. E non deriva dalle proteste di rispamiatori delusi. Libero ha potuto visionare la documentazione di due clienti diventati soci della Banca popolare dell' Etruria e del Lazio (quella in cui aveva messo i risparmi il pensionato che si è tolto la vita e di cui è stato vicepresidente il papà del ministro Boschi) non a loro insaputa, ma sicuramente non di loro sponte. La pratica è quella in parte nota del baratto. Tutto viene fatto sempre a norma di legge. Ma le azioni, in un modo o nell' altro, bisogna sottoscriverle. «Per essere anche solo correntisti», ci spiega la fonte che chiaramente vuole restare anonima, «la banca mi disse che dovevamo essere soci. Non so ancora se è vero, ma così è stato.

Siamo diventati soci. E tutto cià che riguarda le azioni non è mai stato di nostro libero arbitrio. Doveva essere così e basta. Non ci sono state fatte proposte. Ci sono state vendute delle azioni. In cambio avremmo avuto il mutuo». Ed ecco la merce di scambio: un prestito per acquistare l' abitazione. La pillola viene indorata sotto forma di agevolazioni concesse ai soci. Un' abitudine abbastanza in voga tra le popolari e le banche di credito cooperativo. Basta andare sul sito di Carife, altra banca «salvata» dal governo, e scaricare i fogli informativi per i mutui per capire qual è lo specchietto per le allodole. Per il Mutuo Casa Flex e quello Casa Relax la banca propone una promozione ai soci che abbiano almeno 100 azioni uno sconto dello 0,50 punti di spread sul tasso di interesse.

Potrebbe sembrare un' opportunità, in realtà è un obbligo. Anche nel caso della nostra coppia spunta lo sconto. Pop Etruria, si legge nel contratto siglato dal notaio nel 2008, «ha deliberato di concedere ai propri soci mutui e condizioni particolarmente vantaggiose, con il limite di un importo mutuabile di euro 15.000 per ogni 10 azioni». Dovendo chiedere un mutuo di 180mila euro la banca chiede la sottoscrizione di almeno 120 azioni, che nel 2008 valevano circa 900 euro e nel febbraio 2015, dopo il commissariamento, circa 60. I titoli non possono essere venduti, pena il cambiamento delle condizioni. La parte mutuataria, si legge nel rogito, «s' impegna a mantenerne comunque depositate 120 al fine di conservare inalterato il necessario rapporto tra il valore del possesso azionario e il capitale mututato per l' intera durata del finanziamento». Che nel caso specifico è di 20 anni. In caso contrario, il tasso fisso di finanziamento passerà dal 6,15% al 6,75%, con tanti saluti allo sconto.

La natura obbligatoria dell' investimento è chiara dal grado di autonomia di cui gode il titolare delle azioni. «Nell' atto di mutuo», raccontano i clienti, «sembra implicito che fossimo liberi di gestire le azioni, ma ovviamente non era così. Era tutto in gestione alla banca. Non abbiamo mai avuto nemmeno dei rendiconti sul loro andamento. Noi dovevamo solo apporre firme».

La sottoscrizione delle azioni mancanti, come si diceva in qualità di correntisti i mutuatari erano già piccoli soci, viene fatta lo stesso giorno della stipula del contratto.

E qui viene il bello. In fondo alla ricevuta di compravendita dei titoli ci sono due clausole da firmare. La prima recita, testuale: «Autorizzo la presente operazione nonostante sia stato preventivamente informato che l' operazione risulta non appropriata per il cliente». La seconda, anch' essa clamorosa: «Autorizzo l' operazione nonostante sia stato preventivamente informato che presenta un conflitto di interessi per strumento finanziario emesso dalla banca». Certo, i clienti potevano non firmare. Anche se in ballo, spiegano, «avevamo il buon esito del mutuo». La sostanza comunque non cambia e l' ammissione di colpa della banca è, a dir poco, cristallina.

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