Bail-in, arriva l'ok della Camera: se la banca fallisce pagano i correntisti, in Italia il prelievo forzoso
Ce lo chiede l'Europa, e noi eseguiamo. O meglio, la politica esegue: dal primo gennaio 2016 se una banca italiana si trovasse sul punto di fallire, a pagare per primi saranno i correntisti. E' quanto stabilito da una direttiva comunitaria che introduce le nuove norme per il cosiddetto bail-in, coinvolgendo creditori e azionisti. L'ok è arrivato da Montecitorio. A pagare, dunque, in caso di crac-bancaria, sarà chi ha un deposito superiore a 100mila euro: lo Stato, in caso di emergenza, si prenderà i vostri soldi (qualcosa che ricorda quanto accadde nel 2013 a Cipro). In Italia, dunque, arriva il prelievo forzoso, anche se il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, prova subito a depotenziare la teoria: "Nessun prelievo forzoso - ha affermato il Tesoro - ma più tutele di prima". Sempre secondo via XX Settembre, la normativa non potrebbe provocare perdite maggiori rispetto all'impianto vigente in caso di liquidazione coatta di un istituto. Per inciso, la nuova legge, esclude dal bail-in anche le passività garantite, le cassette di sicurezza i crediti da lavoro e quelli dei fornitori.
Le posizioni dei partiti - Nel dettaglio, il provvedimento prevede uno specifico ordine di intervento: in breve, i primi a pagare saranno sempre gli azionisti dell'istituto. Il principio-cardine (e sinistro) è comunque chiarissimo: a pagare le perdite delle banche per primi sono i privati, e non gli Stati, come avvenuto agli apici della crisi in Spagna o in Inghilterra (in Italia, ad oggi, a causa della crisi le banche non hanno mai ricevuto titoli di Stato; il caso Mps è una questione differente). Come detto, sullo spaventoso principio del bail-in è arrivato il via libera della Camera: 270 i sì, 133 contrari, 22 astenuti. Contraria Forza Italia e Movimento 5 Stelle. Duro anche Elio Lannutti, presidente di Adusbef, che spiega come d'ora in avanti i disastri dei banchieri verranno pagati dai privati. Il Pd, da par suo, si difende con Marco Causi, capogruppo in commissione Finanze, che derubrica le polemiche a "pura disinformazione a scopo scandalistico".
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