Pensioni d'invalidità, il business alle spalle dell'Inps: in 2 anni 100mila assegni in più, ecco la mappa delle province più "fortunate"
Le pensioni di invalidità sono un affare per molti italiani. Un business gonfiato negli anni per compiacere amici ed elettori e finito sotto le forbici della spending review in tempi di crisi. Ma come mostra Federico Fubini sul Corriere della Sera, la situazione è ancora allarmante, con 100mila assegni in più nei soli ultimi 2 anni. Secondo i dati dell'Inps, dal 2013 il numero di pensioni di invalidità è cresciuto dell'8,4% in Calabria, del 5,7% nel Lazio, del 5% in Sicilia e Puglia, del 4,2% in Liguria, del 3,5% in Lombardia e Veneto e del 3,1% in Campania, a dispetto di "verifiche straordinarie" e controlli sulla carta più severi. E anche in Toscana ed Emilia Romagna le pensioni di invalidità sono aumentate dell'1,7 e del 2,2 per cento.
La mappa delle province - Il punto, spiega Fubini, è che la concessione di permessi, pensioni e assistenze sanitarie ai disabili, veri e presunti, è una importante leva per il mantenimento del consenso e il controllo dei voti locali. Il taglio è molto impopolare, la concessione facile (o i controlli allegri) è viceversa molto gradita dai potenziali elettori. Spulciando tra i dati delle singole province, il record spetta alla sarda Oristano: fra indennità e pensioni agli invalidi civili, ne gode il 9% dei residenti. Ridono anche Lecce con l'8%, Cosenza (il 7,4% dei residenti), Messina (7,68%) e Reggio Calabria (7,69%), e ancora Roma (una prestazione d'invalidità ogni 20 abitanti). Dati superiori alla Capitale al Nord, in città come Sondrio o Pavia. A conferma che "l'uso dell'Inps a fini clientelari" non conosce limiti geografici né politici.
Nessun commento:
Posta un commento