Pensioni, il no al blocco degli adeguamenti sarà un salasso per gli italiani. Come funziona il "rimborso"
La bocciatura dello stop agli adeguamenti delle pensioni all'inflazione per il 2012-13 stabilita dalla Corte costituzionale è una boccata d'ossigeno per molti italiani e una mazzata per i conti dello Stato. E, di conseguenza, una mazzata per le tasche di quegli stessi italiani. La buona notizia rischia di trasformarsi infatti in boomerang. Il Tesoro si troverà a dover erogare, secondo le prime stime, qualcosa tra i 5 e i 10 miliardi di euro, compito non facile visto che l'ultima finanziaria è stata fatta con il bilancino. Secondo Affaritaliani.it, a giugno il governo dovrà correre precipitosamente ai ripari, anche perché la sentenza della Consulta riferita agli anni 2012 e 2013, potrebbe avere gli stessi effetti sugli assegni per il 2014 e il 2015. Quel miliardo e mezzo risparmiato (il tanto famoso, forse fasullo tesoretto) non aiuteranno granché. Come scrive Alberto Maggi, Renzi e Padoan spingeranno per altri tagli agli enti locali, dalle spese sanitarie, alla scuola e la sicurezza. Dal punto di vista dei pagamenti, per non mandare in debito d'ossigeno l'Inps, da via XX Settembre avrebbero accennato a tre soluzioni distinte, la prima in autunno e le altre due nei 6 mesi successivi. E' chiaro come il grosso rischio, in agguato, sia quello delle famigerate clausole di salvaguardia: in caso di sforamento del rapporto deficit-Pil porterà all'aumento delle due aliquote Iva, rispettivamente dal 10 al 12% nel 2016 e al 13% nel 2017 e dal 22 al 24% nel 2016, al 25% nel 2017 e al 25,5% nel 2018.
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