Pensioni, Mario Monti: "Quel blocco era inevitabile, rischiavamo grosso con la Troika"
"Il nostro primo dovere era evirare il default, non finire come la Grecia". Così Mario Monti spiega a La Stampa la natura dello stop all'adeguamento delle pensioni introdotto dal suo governo e oggi giudicato incostituzionale dalla Corte costituzionale. Una sentenza che obbligherà lo Stato a rimborsare una cifra molto vicina a 10 miliardi di euro. "Quello della Corte è un mondo calmo, riflessivo, che deve ragionare ex post e non è esposto alle tempeste che i governi devono affrontare in situazioni di emergenza", spiega l'allora premier secondo cui senza quel doloroso provvedimento "sarebbero state a rischio le pensioni, non solo il loro aumento per recuperare l'inflazione. Dal punto di vista finanziario la situazione dell'Italia di allora puntava pericolosamente in direzione della Grecia. Se non avessimo preso le misure necessarie, sarebbe intervenuto il default oppure sarebbe arrivata la Troika. La Corte non avrebbe avuto nulla da eccepire. Ma l'Italia avrebbe perduto il proprio credito oppure la sovranità nazionale".
"Lavoravamo con fretta diabolica" - Secondo i giudici, il governo aveva "irragionevolmente sacrificato il diritto ad una prestazione previdenziale adeguata", ossia l'adeguamento Istat per le pensioni superiori a 1.400 euro netti al mese: "La situazione era tale per cui nei giorni precedenti il decreto sembrava inevitabile bloccare l'indicizzazione di tutte le pensioni, a prescindere dal reddito - ricorda il Professore -. Ma Elsa Fornero e io - e con noi i nostri colleghi - ci siamo ribellati nelle nostre stesse coscienze. Pur di evitare il blocco per le più povere, riaprimmo le posizioni del precedente scudo fiscale e imponemmo ex post un tassazione supplementare". Non sarebbe bastato, sottolinea, fare come Prodi nel 2007, quando bloccò l'indicizzazione alle pensioni da 3.700 euro. "Occorreva un risparmio maggiore, e poi c'era un problema di equilibrio politico. Le misure sulle pensioni, sgradite al Pd, facevano parte di un pacchetto in cui erano comprese misure sgradite al Pdl, l'Imu e l'inasprimento della lotta all'evasione fiscale. Solo grazie a questo mix di sacrifici politici, il Salva-Italia venne approvato dal Parlamento, rapidamente e a larga maggioranza". Monti ammette che il governo allora, dovendo lavorare "con fretta diabolica", non quantificò con esattezza quei tagli. Resta, però, un punto: "Siamo in una fase della storia europea in cui bisogna fare i conti con diritti a prestazioni che una volta erano sostenibili, oggi no".
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