L'Europa si sta sgretolando: in Spagna e in Polonia vincono gli euroscettici
Grecia, Inghilterra. E ora anche Polonia e Spagna. I risultati delle elezioni locali nella penisola Iberica e quelle presidenziali nella terra di Woijtila rischiano di far salire a quattro i Paesi che potrebbero girare le spalle all'Unione Europa. Alla Grecia a rischio default e all'Inghilterra di David Cameron che si prepara al referendum sulla "Brexit" si aggiungono infatti la Spagna dove ha stravinto Podemos, la formazione anti-austerità nata dal movimento degli Indignados: e la Polonia dove è stato eletto presidente l'euroscettico Duda. Si tratta di quattro Stati importanti che preoccupano Bruxelles che vede nel giro di qualche mese sgretolarsi il sogno di un'Europa unita, economicamente competitiva e solida. Un segnale che, secondo gli analisti, dovrebbe costringere l'Ue a prendere atto di una necessaria trasformazione a cominciare dalla revisione dei Trattati che rendano immune l'Unione economica da nuove tempeste monetarie che potrebbero arrivare con la perdita di importanti Stati membri.
Spagna - Con le elezioni locali gli spagnoli hanno iniziato ad archiviare il bipartitismo Pp-Psoe, protagonista della vita politica iberica da metà degli anni ’70 alla fine della dittatura franchista. È stato un risveglio amaro quello del premier spagnolo Mariano Rajoy: il suo Partito Popolare, coinvolto in scandali ma anche artefice delle misure di austerità che stanno risollevando il Paese, è ancora il primo con il 27,02% ma ha perso oltre 10 punti rispetto alle precedenti elezioni. Il Ppe perde molte città, a partire dalla capitale Madrid (dove anche quì è primo per un soffio), ed in molte regioni, dove se vorrà continuare a governare dovrà aprire a intese con altre formazioni, a partire dai liberali di Ciudadanos. Exploit confermato per Podemos, la formazione anti-austerità nata dal movimento degli Indignados, che è il primo partito a Barcellona, anche se sarà complicato formare una colazione per guidare la città, e secondo nella capitale. Pablo Iglesias, leader di Podemos, ha definito l’esito del voto come "il segno del cambiamento politico" e "l’inizio della fine del partitismo" in Spagna dove si sta vivendo "un cambiamento irreversibile" e preannuncia la sfida al Partito Popolare del premier Rajoy alle politiche di novembre. Male, ma senza sprofondare, i socialisti del Psoe al 25,02, due punti in meno rispetto al 2011, che in molti comuni potrà essere co-protagonista per formare coalizioni con Podemos. A Siviglia governeranno i socialisti, a discapito del Pp, mentre a Valncia, i popolari, dove erano al potere da soli, dovranno aprire ad altre formazioni. Il voto ha anche sancito la sconfitto della sinistra di Izquierda Unida.
Polonia - Andrzej Duda ha vinto le elezioni presidenziali in Polonia, affermandosi nel ballottaggio sul presidente uscente Bronislaw Komorowsk. Il 42enne candidato del partito della destra populista Legge e Giustizia, che aveva già vinto il primo turno il 10 maggio scorso, non ha mai nascosto il suo euroscetticismo, la sua contrarietà all'Europa unita e all'entrata di Varsavia nell'euro, dichiarando di voler tutelare in primo luogo gli interessi della Polonia. Sostenuto dagli ambienti più conservatori dalla Chiesa polacca, ha tra l'altro dichiarato di voler punire con la reclusione le donne che si sottopongono alla fecondazione in vitro. Komorowsk, esponente del partito di centrodestra al governo, Piattaforma civica, ha riconosciuto la vittoria dell’avversario che ha ottenuto il 52% dei voti, contro il 48% del presidente uscente, eletto nel 2007. "Chi ha votato per me ha votato per il cambiamento", ha affermato Duda nel discorso della vittoria - pronunciato la notte scorsa di fronte a centinaia di sostenitori - ed ha promesso che sarà il presidente di tutti e che "le porte del palazzo presidenziale saranno sempre aperte". Il risultato elettorale è un test importante in vista delle elezioni parlamentari del prossimo autunno in cui il partito Legge e Giustizia punta ad ottenere il controllo del governo.
Lo scenario - Alla luce dei risultati elettorali in Spagna e in Polonia e delle affermazioni del ministro Varoufakis sull'impossibilità di Atena di pagare i suoi debiti, si profila quindi uno scenario inquietante per l'Europa. Tanto è vero che i mercati hanno però reagito negativamente, soprattutto per le elezioni in Polonia, sia per l’incertezza che questo esito alimenta in vista delle elezioni politiche di fine ottobre che per la linea economica del partito di Jarosalaw Kacynski, ostile all’ingresso nell’euro e che ha promesso di sganciare i mutui dal franco svizzero per collegarli allo zloty. La divisa polacca ha perso lo 0,7% sul franco e lo 0,3% sull’euro mentre i titoli delle principali banche, PKO, Pekao e BZ WBK, hanno perso fino al 4%.
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