Giustizia, il governo Renzi depenalizza truffe, furti e peculato
Il governo introduce una nuova causa di archiviazione per i procedimenti penali. Se l’offesa, «nei reati per i quali è prevista la pena detentiva non superiore nel massimo a cinque anni», è di particolare «tenuità e il comportamento risulta non abituale», il giudice per le indagini preliminari potrà dichiarare conclusa la controversia. Passando di fatto la palla alla giustizia civile ai fini della quantificazione di un «adeguato ristoro» a favore delle «persone offese».
È questo il cuore dello schema di decreto legislativo approvato la scorsa notte dal consiglio dei ministri, che introduce nuove «Disposizioni in materia di non punibilità». Obiettivo: «Deflazionare il carico giudiziario» per alleggerire il carico che grava sui tribunali penali, alle prese con circa tre milioni e mezzo di procedimenti pendenti. Cinque articoli che per la Lega, però, costituiscono l’ennesimo abbassamento della guardia in materia di sicurezza. «Pazzesco, il governo Renzi ha depenalizzato alcuni reati lievi, per cui niente galera per chi commette furto, danneggiamento, truffa e violenza privata», attacca Matteo Salvini, segretario del Carroccio, secondo cui «con la sinistra al potere l’Italia diventa il paradiso dei delinquenti».
Nel provvedimento varato da Palazzo Chigi su proposta del ministro della Giustizia, Andrea Orlando, non c’è l'elenco dei reati per i quali, una volta concluso l’iter parlamentare, scatterà l’archiviazione automatica. La stella polare del giudice sarà un nuovo articolo del codice penale, il 131 bis, che fissa i paletti entro i quali dichiarare la «non punibilità»: «La particolare tenuità dell’offesa», a sua volta riscontrabile attraverso la «modalità della condotta» e l’esiguità del danno o del pericolo», e la «non abitualità del comportamento» delittuoso. Il reato commesso, insomma, non deve essere l’ultimo della serie.
Condizioni troppo generiche, accusa l’opposizione, per la quale le toghe avranno buon gioco, in nome della limitata gravità nell’offesa, nel far rientrare nella nuova causa di archiviazione reati come peculato, abuso d’ufficio, rissa, violazione di domicilio, truffa (inclusa quella agli anziani), bancarotta semplice, false comunicazioni sociali e aggiotaggio. Tutti delitti con pena edittale fino a cinque anni di reclusione. «Il Pd è un pericolo per il Paese», rincara la dose Massimiliano Fedriga, capogruppo della Lega a Montecitorio. Il Carroccio annuncia un’«opposizione totale a questa follia». Sulla stessa lunghezza d’onda Forza Italia. «Attenti a piegare il diritto penale senza che i cittadini abbiano alcun vantaggio», protesta Maurizio Gasparri, vicepresidente del Senato. I contenuti del decreto, tuttavia, non convincono neanche Roberto Formigoni, che pure fa parte della maggioranza come senatore Ncd: «Invito Orlando a chiarire, c’è molto allarme ed è giustificato».
Il governo ribatte: accuse infondate. «La Lega fa propaganda, non è una depenalizzazione: il carcere non c’è per questo tipo di reati per cui viene prevista l’archiviazione», replica Orlando. Il Guardasigilli ricorda che è «facoltà della vittima richiedere il risarcimento pecuniario e soprattutto di opporsi all’archiviazione andando avanti con il procedimento». Da via Arenula aggiungono anche che la modifica del codice penale impedirà la prescrizione dei procedimenti già in sede di indagini preliminari, come invece accade oggi. «Chi attacca le norme sulla tenuità del fatto si rende conto che i tribunali sono intasati da processi per fatti minimi o irrilevanti, che possono invece essere risolti in sede civile?», si chiede Enrico Costa, viceministro della Giustizia. Il Nuovo centrodestra ricorda ai forzisti che il provvedimento varato la scorsa notte giaceva in Parlamento «fin dalla scorsa legislatura. Misure proposte e sostenute dall’allora Pdl».
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