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domenica 14 dicembre 2014

Etichette, la rivoluzione sullo scaffale: cosa cambia (occhio a una fregatura)

Etichette, la rivoluzione sulla confezione dei cibi: cosa cambia (e occhi a un trucco)




Entra in vigore in tutti i Paesi dell'Unione Europea il Regolamento Comunitario 1169/2011, che prevede l'unificazione dell'etichettatura degli alimenti. La parola d'ordine sarà chiarezza e trasparenza, l'obiettivo è di rendere comprensibili a tutti le etichette dei cibi, così ad esempio il sodio verrà segnalato direttamente come "sale". Al fine di non causare alcun danno economico alle varie imprese si dà loro il tempo di smaltire le scorte con le vecchie etichette, che dovranno essere completamente ristampate e posizionate in modo da essere più visibili. Bisognerà, inoltre, indicare a caratteri grandi e leggibili gli ingredienti e le sostanze a cui i consumatori possono essere allergici, come glutine, proteina del latte, uova e altri. La rivoluzione, specie per la questione degli allergeni riguarderà non solo i prodotti confezionati ma anche quelli sfusi; ergo pure i menù di ristoranti, compagnie aeree e ferroviarie, mense, ospedali, bar, gelaterie, pasticcerie, bancarelle di fiere, dovranno essere aggiornati. In questo caso però i regolamenti variano da Paese a Paese, infatti l'Olanda ha deciso di non applicarli alla ristorazione.

Arma a doppio taglio -Tra le 46 pagine del documento ci sono molti articoli che effettivamente potrebbero aiutare ed informare meglio il consumatore. Ce ne sono altri che invece rappresentano un vero controsenso al fine ultimo del regolamento: la chiarezza. Esso infatti tra le altre cose toglie l'obbligo di indicare sulle confezioni lo stabilimento di lavorazione degli alimenti. Sarà ancora obbligatorio segnalarlo solo per carne e latticini ma adesso basterà anche solo riportarne il numero rappresentativo, che per i non addetti al settore significherà poco e nulla. "È un regalo alle multinazionali, che potranno così spostare le produzioni in Paesi dove la manodopera costa meno senza che il consumatore se ne accorga", sostiene Dario Dongo, avvocato esperto di diritto alimentare. Insomma la norma non si presenta chiara a 360° e il made in Italy e l'artigianato potrebbe risentirne particolarmente.

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