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giovedì 23 ottobre 2014

La City rinvia il summit sull'Italia per evitare la brutta figura a Renzi

La City rinvia il summit sull'Italia per evitare la brutta figura a Renzi


di Marcello Zacchè



Il Financial Times annulla all'ultimo momento l'appuntamento del 18 novembre a Roma. I finanzieri graziano il governo: gli concedono qualche mese per chiudere Jobs Act e riforme. Il summit internazionale sul «Futuro dell'Italia» organizzato dal Financial Times e in programma al Cavalieri di Roma il 18 novembre, è stato annullato.

E quasi in extremis: l'annuncio è arrivato ai partecipanti con una e-mail dell'altro ieri, martedì 21. Il convegno, di alto livello e giunto alla terza edizione, sempre a novembre, doveva essere un'occasione per il governo - massiccia la presenza in agenda - per dialogare in pubblico con banchieri e manager, pubblici e privati, di fronte a un selezionato e influente pubblico di investitori, osservatori, economisti, opinionisti. Così era stato nel 2012 a Milano, presente Mario Monti; così l'anno scorso a Roma, con Enrico Letta.

Ma quest'anno, a pochi giorni dal summit, l'organizzazione degli eventi di Ft non se l'è sentita di ospitare un terzo premier in tre anni che illustrasse con convinzione una terza svolta epocale nonché, per filo e per segno, il percorso di risanamento, crescita e riforme che l'Italia è pronta ad affrontare in fretta. Magari perché, come ha concluso lo scorso anno Letta, «gli italiani sono bravi, ma quando hanno una scadenza da rispettare diventano ancora migliori». No, non se la sono sentita. Sia per non portare anche a Renzi quel po' di malasorte che, a questo punto, era ragionevole temere; sia per non creare al governo l'imbarazzo dell'«annuncite» di fronte alla galassia del Financial Tim es , il più autorevole canale europeo di intermediazione tra i governi e il mercato. Mentre tra qualche mese Renzi potrebbe avere ben più voglia di intervenire; sia, infine, per non rischiare di raccontare chissacché agli investitori e poi magari, tra sei mesi, rivedere l'Italia alle urne.

Di certo, secondo una lettura fornita al Giornale da un superconsulente legale che conosce bene il rapporto in fieri tra il mercato e il governo Renzi, la concessione di altro «credito» perché le riforme come il Jobs Act vadano in porto ci sta tutta. L'atteggiamento di questa galassia verso Renzi e le sue mosse è giudicato generalmente buono. E a differenza dei più cattivelli cugini londinesi dell' Economist (quelli del gelato, per intendersi), Ft tende a perdonare di più, a bastonare di meno. Non a caso, tra gli invitati del summit per un panel con gli investitori, c'erano due super renziani da Leopolda come Andrea Guerra e Davide Serra. Ma il tempo sta scadendo: in un'orizzonte collocato tra la fine dell'anno e la primavera, o il premier conclude, o la luna di miele finirà.

Ufficialmente Renzi non era ancora confermato per l'edizione 2014 di «Ft Italy Summit». L'agenda prevedeva l'introduzione dei lavori del vicedirettore del Financial Times , John Thornhill, che sia nel 2012 con Monti, sia l'anno scorso con Letta, aveva esordito intervistando il premier di turno. Per questo l'assenza di Renzi potrebbe essere un segnale dell'opportunità di rinviare l'incontro e puntare a ospitare un premier più convincente e finalmente stabile tra qualche tempo. Le spiegazioni ufficiali non confermano, ma avvalorano questa ipotesi: nell'annunciare l'annullamento del convegno, anticipato dal sito web affaritaliani.it , l'organizzazione scrive ai partecipanti di «aver deciso di rinviare il summit all'anno prossimo nella convinzione di poter così migliorare il dibattito e aumentare la partecipazione di interventi internazionali». Nonché di rispondere meglio «al forte interesse pervenuto per capire di più la politica e l'economia italiane». Che, quindi, in questa fase non si sarebbero comprese così bene, par di capire. Seguono le «sincere scuse per il breve preavviso e per gli inconvenienti che tale annullamento può creare». Peccato. Per sentire (erano tra gli invitati dei vari panel ) Renato Brunetta contro Maria Madia e Giuliano Poletti su competitività, riforme e lavoro, o il governatore di Bankitalia Ignazio Visco dopo gli stress test bisognerà aspettare ancora.

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