Articolo 18, Matteo Renzi: "Vogliono farmi fuori ma non mollo". D'Alema: "E' istruito da Verdini e Berlusconi"
"L'Italia non è un paese finito", ha detto Matteo Renzi nel suo video-messaggio "aereo" di ritorno dagli Stati Uniti. La speranza di parte del Pd e della sinistra più radicale, però, è che a essere finito sia il suo governo. Sabato sono arrivati i messaggi chiari e tondi di Cgil e minoranza interna. Il segretario generale Susanna Camusso ha ribadito che se la riforma del lavoro sarà attuata per decreto dell'esecutivo allora sarà sciopero generale. Dal canto suo, Pippo Civati ha annunciato che se il premier toccherà l'articolo 18 allora il Partito democratico sarà a fortissimo rischio scissione.
Messaggio ai poteri forti - Renzi ha chiaro che i movimenti intorno al Jobs Act, con tutte le minacce e le prevedibili ritorsioni, sono indirizzati non tanto al merito quanto agli equilibri politici, e dalle pagine di Repubblica in una lunga intervista a Claudio Tito parte al contrattacco: "I poteri forti vogliono sostituirmi? Ci provino ma non mollo". Suggestivo però che dal Corriere della Sera, non tenero con il premier nell'ultima settimana, ci sia un'altrettanto ampia intervista al suo diretto avversario interno, Massimo D'Alema: "Matteo è istruito da Berlusconi, Verdini e dai vecchi di Forza Italia". Non male, come assist per la mediazione.
D'Alema: "Articolo 18? Un favore all'Europa" - "Renzi è in difficoltà con Bruxelles. Per questo vuole abolire l'articolo 18", è l'attacco di D'Alema, che punta il dito sull'operazione che vuole condurre alla modifica dello statuto dei lavoratori, anche a costo di rompere con la minoranza del Pd: "Sull'articolo 18 - spiega - è in atto un'operazione politico-ideologica che non corrisponde a nessuna urgenza, non esiste un'emergenza legata alla rigidità del mercato del lavoro". Rompere con la minoranza interna e il sindacato, sospetta D'Alema, sarebbe un modo per "lanciare un messaggio all'Europa e risultare così affidabile a quelle forze conservatrici che restano saldamente dominanti. Spero che Renzi si renda conto che una frattura del maggior partito di governo non sarebbe un messaggio rassicurante".
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