La Commissione Ue boccia l'Italia: "Servono misure aggiuntive"
Arrivano le pagelle dell'Unione europea, l'attesissima lettera all'Italia. Bastone e carota. Ma soprattutto bastone. "L'Italia deve fare di più". Ossia l'Italia deve pagare. Ossia, manovra in vista, anche perché - come si spiega nel resto dell'articolo - al pari di "Slovenia e Croazia" siamo osservati speciali. Partiamo però dalla buona notizia, ossia la possibilità di avere più tempo per raggiungere il pareggio strutturale dei conti pubblici in vista di una riduzione del debito pubblico. Scongiurato il "no" di Bruxelles, dunque. Dalla bozza delle raccomandazioni per Roma, approvate dal Collegio dei commissari, è stata levata durante la trattativa notturna la frase con cui si chiudeva alla richiesta italiana di una deviazione del percorso concordato per l'aggiustamento dei conti pubblici. Dunque, il pareggio strutturale è stato rimandato di un anno, al 2016.
Manovra in vista - A fronte di questa apertura, però, ecco il bastone, che picchia giù duro, ossia la richiesta di "misure aggiuntive" per rispettare gli impegni. Italia, in buona sostanza, rimandata a settembre, o meglio all'autunno, quando verranno definiti in profondità gli obiettivi per i conti pubblici. Scrive la Commissione Ue: "In base alla valutazione del programma e delle previsioni della Commissione, il Consiglio è dell'opinione che servono sforzi aggiuntivi, anche nel 2014, per rispettare i requisiti del Patto di stabilità". E quando si parla di "misure aggiuntive", come detto, il timore è che l'Europa, come da indiscrezioni di stampa delle ultime ore, ci imponga una nuova manovra. Una pagella, in definitiva, piena di ombre per il Belpaese e per il governo Renzi.
Quei 9 miliardi... - La richiesta di rinforzare le misure di bilancio per il 2014 arriva alla luce del gap che è emerso "nei confronti degli obiettivi di riduzione del debito". Nel dettaglio, per la Commissione, vanno corretti gli obiettivi di equilibrio, ossia 0,6 punti di Pil, pari a 9 miliardi di euro: una cifra sinistramente simile a quella impiegata da Renzi per i suoi "mitici 80 euro". In estrema sintesi, per le autorità continentali, l'Italia è lontana dai traguardi, e deve correggere la rotta. Resta il fatto che l'Italia deve raggiungere il pareggio di bilancio: in altre parole il deficit strutturale - al netto di congiuntura e una tantum - non deve superare lo 0,5% del Pil. La commissione, però stima che il Belpaese sia oltre l'1%, e che la frenata debba essere dello 0,7% del Pil, al posto dello 0,1% previsto a Roma (da cui, con un semplice calcolo, si arriva a quello 0,6% che equivale a 9 miliardi). Il tutto deve avvenire mantenendo il deficit sotto il 3% del Pil, obiettivo raggiungibile: per Bruxelles nel 2014 saremo al 2,6 per cento. Lo 0,4% che balla, in questo caso, potrebbe essere utilizzato per trattare ulteriori spese pro-cescita.
Barroso avverte... - Presentando il rapporto europeo, il presidente della Commissione, José Manuel Barroso, ha spiegato: "Le nostre priorità sono crescita e la creazione di posti di lavoro. E' questo - ha aggiunto - che i cittadini si aspettano da noi, è questa la sfida che ci attende l'anno prossimo". Barroso ha poi specificato che non bisogna tuttavia vanificare gli sforzi sul consolidamento fiscale, poiché "occorrerà un ulteriore sforzo per far uscire definitivamente l'Europa dalla crisi". Tra le raccomandazioni scritte nella lettera, si legge che l'Italia deve "trasferire ulteriormente il carico fiscale dai fattori produttivi ai consumi, ai beni immobili e all'ambiente, nel rispetto degli obiettivi di bilancio". Quindi il vicepresidente dell'Ue, Olli Rehn, ha lanciato un ulteriore avviso, spiegando che per ora non verrà aperta una procedura per debito eccessivo nei confronti del Belpaese. Ma l'Italia, insieme a Slovenia e Croazia, è stata individuata tra i Paesi con squilibri macroeconomici eccessivi. Dunque Roma verrà strettamente monitorata sull'attenzione delle riforme avviate e di quelle raccomandate dalla Commissione.
Sistema bancario - Tra le indicazioni della Commissione, quella di "garantire una migliore gestione dei fondi Ue con un’azione risoluta di miglioramento della capacità di amministrazione, della trasparenza, della valutazione e del controllo di qualità a livello regionale specialmente nelle Regioni del Mezzogiorno". Il rapporto continua invitando a rafforzare il sistema bancario, "garantendone di gestire e liquidare le attività deteriorate per rinvigorire l'erogazione di prestiti all'economia reale; promuovere l'accesso delle imprese, soprattutto di quelle di piccole e medie dimensioni, ai finanziamenti non bancari; continuare a promuovere e monitorare pratiche efficienti di governo societario in tutto il settore bancario, con particolare attenzione alle grandi banche cooperative (banche popolari) e alle fondazioni, al fine di migliorare l'efficacia dall'intermediazione finanziaria".
Crediti, imprese, evasione- Infine Bruxelles torna a puntare il dito sulla trasparenza del mercato creditizio, sulla necessità di riequilibrare il carico fiscale sul lavoro (avviata), sul gravoso problema occupazionale da contenere (con il cosiddetto Jobs Act), sull'apertura incompleta dei mercati dei servizi (in particolar modo della pubblica amministrazione). Richiami poi sulla giustizia civile, ancora lenta e in grado di scoraggiare gli investimenti, sulla lotta all'evasione ancora insufficiente, sul sistema scolastico che richiede una cura maggiore, sulle reti da sviluppare e sull'autorità dei Trasporti, che deve essere realmente promossa. Una serie di osservazioni, dunque, che ricalcano quelle dello scorso anno.
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