Il Latitante Matacena scrive alla moglie in carcere: "So che non mi hai tradito, ma resto a Dubai"
Non ha nessuna intenzione di tornare in Italia. Resta latitante a Dubai Amedeo Matacena e da lì scrive un'appassionata lettera d'amore a Chiara Rizzo sua moglie chiusa dal 20 maggio nel carcere di Reggio Calabria. Raggiunto al telefono da Fabrizio Caccia l'ex deputato di Forza Italia condannato per concorso esterno in associazione mafiosa dice chiaramente al Corriere di non credere alle storie sul tradimento della moglie uscite in questi giorni: "So che non mi ha mai tradito, né con Scajola né con Bellavista Caltagirone né con altri". "Le ho scritto che lei è una donna magnifica e sebbene provi rancore nei miei confronti e per questo ha chiesto il divorzio, perché all’improvviso un anno fa la lasciai sola con i nostri due figli per rifugiarmi a Dubai, io prego ogni giorno che cessi la sua sofferenza patita per colpa mia e non cambi mai la sua anima, così testuale le ho scritto, perché questo no, non me lo potrei mai perdonare", spiega Matacena. Che ribatte anche colpo su colpo a tutte le accuse che sono piovute addosso alla sua famiglia. "Io vicino alla 'ndrangheta? Allora mi dovete spiegare perché fino a quando avevo 20 anni la mia famiglia pagava 68 milioni di lire al mese più Iva per stipendiare quattro guardie del corpo armate, due per me e due per mio fratello, al fine di scongiurare il rischio sequestri a Reggio Calabria. E nel ‘95, non l’ho mai rivelato finora, anche Chiara sfuggì per un soffio a un tentativo di rapimento: fu ritrovata sul letto, chiusa con le mani legate dentro a un sacco di juta: i carabinieri scrissero nel verbale che lei si era legata e chiusa nel sacco da sola. Questa è la verità".
Matacena sa che tutta la sua famiglia ce l'ha con lui per via della latitanza: "Mi consegnerò alla giustizia italiana solo se la Cassazione eppoi la Corte Europea di Strasburgo dovessero respingere in via definitiva i miei ricorsi contro la condanna passata in giudicato per concorso esterno in associazione mafiosa. Allora sì, mi arrenderò e accetterò il carcere, ma solo perché l’ho promesso a mia moglie, perché spero così di poter riunire un giorno la mia famiglia".
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