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giovedì 12 gennaio 2012

Vaticano: La Polemica Infinita.!


ATTUALITA'. CHIESA, LA POLEMICA INFINITA!

di Sabatino Laurenza
La manovra Salva-Italia ha riaperto una ferita mai chiusa: quella delle esenzioni fiscali della Santa Sede Spa. Per fare informazione in modo completo bisogna partire da un dato che molti dimenticano: la Chiesa paga già l’Ici su molte strutture con finalità commerciali. Ma altrettanto viene da chiedersi......quanto vale il patrimonio immobiliare della Chiesa? Una stima reale non esiste. I beni del Vaticano sfuggono a qualsiasi radiografia catastale. L'Amministrazione del patrimonio della sede apostolica, l'ombrello ufficiale del mattone di Dio, ha a bilancio beni per soli 50 milioni, ma si tratta di valori storici inattuali. Il gruppo Re, una società che gestisce immobili per gli enti ecclesiastici, ha calcolato qualcosa come 115mila immobili, quasi 9mila scuole e oltre 4mila tra ospedali e centri sanitari. A Roma sotto il cappello del Santa Sede ci sono 23mila tra terreni e fabbricati, 20 case di riposo, 18 istituti di ricovero, 6 ospizi. Beni che non diminuiscono, ma che aumentano in modo considerevole: solo nella Capitale ogni anno sono almeno 10mila i testamenti a favore del clero. Mettere mano al catasto clericale, dunque, non è semplice. Non tutto è riconducibile ad un unico ente, dato che parte dei beni sono di proprietà delle Congregazioni che li ricevono direttamente dai cittadini. Prima di sparare a zero in modo populistico e ottuso, sbandierando lo slogan “la Chiesa paghi l’Ici“, però, ci si dovrebbe ricordare delle attività socio-assistenziali portate avanti dal Vaticano in via del tutto gratuita e che quasi sempre suppliscono un sistema di accoglienza di poveri e migranti del tutto assente a livello cittadino e comunale. La mensa dei poveri, ad esempio, è un’attività fondamentale per sostenere italiani e stranieri che vivono in povertà. Intanto una stima, approssimativa, ha calcolato che il pagamento dell'Ici da parte della Chiesa potrebbe fruttare fino a tre miliardi l'anno all'Erario. Passata la tempesta la Chiesa può tirare un sospiro di sollievo. Alle parole di apertura sul pagamento dell’Ici, come sempre, non sono seguiti i fatti. Così, votata la manovra, anche per il 2012 la Chiesa è salva. O meglio: continuerà a camuffare attività commerciali in attività no profit, in modo da continuare ad evadere il fisco e a fare concorrenza sleale. Alla faccia di Cortina e di tutti i “poveri” con il Suv. Ma, al di là dell’Ici non pagata, la Chiesa gode di privilegi ben più grandi. In primo luogo l’acqua. Il Concordato prevede che lo Stato italiano provveda “che alla Città del Vaticano sia assicurata un’adeguata dotazione di acque”. Così tocca al Comune di Roma fornire acqua gratis al Vaticano attraverso la sua (oramai ex) municipalizzata Acea. Dal 1999 ad oggi la Chiesa si rifiuta di pagare appellandosi al diritto internazionale. Così, mentre i romani hanno pagato e pagano tutt’ora l’acqua del Papa (l’azionista di maggioranza di Acea è il Comune di Roma), il resto degli italiani pagano lo smaltimento dei liquami del Vaticano. E di acqua il Vaticano ne usa anche molta, decisamente troppa: ben 5 milioni di metri cubi l’anno, secondo Acea. Ma facciamo due conti. Il fabbisogno personale è di circa 54 metri cubi l’anno, pari a 150 litri al giorno. In Vaticano vivono 832 abitanti per un fabbisogno totale di acqua pari a 45mila metri cubi. Dove finisce tutta l’altra acqua? Servizi igienici dei musei vaticani, qualche fontana. Ma è presumibile che molta vada sprecata. Alla faccia di chi, in Africa, fugge dalla siccità, alla faccia di chi muore in guerre per il controllo delle "oasi blu". Alla faccia di tutti quegli italiani che si sono visti tagliare l’acqua, la luce, il gas e il telefono quando non riescono a pagare le bollette. Non ci si dimentichi che se uno Stato, nel nostro caso il Vaticano, usufruisce di esenzioni e privilegi, significa che qualcuno, ovvero il Parlamento italiano, glieli ha concessi. Un particolare quasi sempre dimenticato da quanti guardano, strillano e urlano solo rivolti Oltretevere.

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