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sabato 24 giugno 2017

Marcianise (Ce): MERCATINI RIONALI GOLINO: "Contro l'abusivismo per rilanciare il commercio locale"

Antonio Golino: "Contro l'abusivismo per rilanciare il commercio locale"



di Gaetano Daniele



Antonio Golino
Presidente IV Commissione 

Nella seduta di giovedì scorso, dopo un'attenta ed esaustiva discussione, la IV Commissione consiliare ha approvato in via definitiva la proposta di istituzione dei mercatini giornalieri rionali presso i maggiori quartieri della Città di Marcianise. La proposta mira innanzitutto alla progressiva eliminazione dell'abusivismo commerciale itinerante sul territorio, a soddisfare le esigenze di tutti quei commercianti che non hanno un proprio Box presso la fiera settimanale del venerdì, nonchè a garantire un maggior controllo igienico-sanitario degli alimenti posti in vendita dagli ambulanti. Il presidente, Antonio Golino, ha voluto fortemente che questo progetto avesse il parere positivo della commissione come ulteriore segno dell'intento dell'amministrazione a guida Velardi, di garantire, anche con iniziative del genere, una maggiore qualità di vita ai propri cittadini che, come in questo caso, non sarebbero più costretti a spostarsi dal proprio quartiere per le compre giornaliere con innegabili ricadute positive sia sul commercio locale che sull'ambiente. 

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WORLD-CHECK "Terroristi, criminali, corrotti": spunta la lista segreta Un terremoto: i nomi di Papa Francesco, Renzi e Cav

NOMI PESANTISSIMI World-Check, spunta la lista segreta di Reuters: Renzi, il Papa e Berlusconi tra i soggetti schedati per banche e 007


Silvio Berlusconi, Papa Francesco, Matteo Renzi

Si chiama World-Check ed è un enorme database, confidenziale, di proprietà di Thomson Reuters, gigante dell'informazione finanziaria. Un elenco enorme, sterminato, utilizzato da oltre 6mila clienti in 170 paesi del mondo e da 49 delle prime 50 banche sul pianeta. E ancora, a World-Check ricorrono nove su dieci dei più grandi studi legali al mondo e trecento tra corpi di forze dell'ordine e agenzie di intelligence. E la cosa più sorprendente, come rivela Repubblica, è che tra i nomi nell'elenco ci sono Papa Francesco e sua sorella, Sergio Mattarella con nipoti e figli, Matteo Renzi e tutta la famiglia (compresa la piccola Ester, schedata quando era in culla). Non c'è, però, babbo Tiziano.

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Di cosa stiamo parlando? A che serve questo elenco? Serve a valutare se gli interlocutori possono essere in un qualche modo legati a terroristi, criminali o a politici a rischio corruzione. Reuters precisa che "questo database è stato creato per allertare chi lo usa su un possibile rischio e su situazioni che potrebbero richiedere un ulteriore controllo. Questo non implica che i soggetti inclusi pongano un vero rischio concreto". Eppure la "reazione" al World-Check è rapidissima, c'è chi si è visto chiudere il conto in banca all'improvviso, senza spiegazioni, perché il nome era nella lista. Per esempio è successo alla moschea di Finsbury Park a Londra, quella dove un assassino britannico si è lanciato a bordo di un furgoncino contro fedeli. Una moschea che però, almeno dal 2005, è al di sopra di ogni sospetto.

L'archivio risale al 2014 ed include oltre 2 milioni di individui, società e organizzazioni. Le voci relative all'Italia sono 91.406. La schedatura, spesso, sarebbe arbitraria, effettuata sulla base di fonti aperte quali articoli di giornale. Nel database figurano anche Greenpeace, Medici Senza Frontiere e Human Right Watch. Tra gli altri nomi politici italiani ci sono anche Beppe Grillo, Luca Casarini e Silvio Berlusconi, schedato sotto la voce " crimini finanziari". Tra le sezioni più controverse quella relativa al terrorismo, dove figura anche CasaPound, che però non è mai stata coinvolta in alcun tipo di indagine di questo tipo.

Facci contro gli immigrati "Ci stanno sostituendo. Basta balle: ecco cosa sono"

Facci: gli immigrati i nuovi assistiti di Stato. Così sostituiscono gli italiani


di Filippo Facci



Tecnicamente, la sostituzione è in atto. Dal 2008 al 2016 mezzo milione di italiani si sono trasferiti all’estero per lavoro, mentre molti più stranieri immigrati (regolari e non) li hanno frattanto sostituiti qui in Italia. A rivelare il primo dato, quello sugli italiani, è il rapporto «Il lavoro dove c’è» presentato a Roma dall’Osservatorio statistico dei Consulenti del lavoro: i connazionali si sono spostati soprattutto in Germania (20mila nel solo 2015) e Gran Bretagna (19mila) ma anche Francia (oltre 12mila). A complicare il calcolo c’è che non sono stati solo gli italiani ad abbandonare la penisola: tra il 2008 e il 2016 anche 300mila cittadini dell’Est Europa sono tornati in patria, e questo perchè trasferirsi da noi «non era più giustificato dai redditi da lavoro percepiti». C’è di che pensare. Il secondo dato, quello sul numero di immigrati presenti in Italia dal 2008, come ben sapete è di difficile computazione: Istat, Eurostat, Ministero dell’Interno, Ismu e molte altre fonti hanno il loro daffare nel distinguere tra migranti regolari o irregolari, clandestini, rifugiati, richiedenti asilo, profughi, apolidi, sfollati o altre categorie, ma c’è una certezza: costoro sono molti ma molti di più dei 509mila italiani che hanno lasciato il Paese.

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La sostituzione è tutta qui, anche se non ha equivalenza per status lavorativo: limitiamoci a dire che le «occupazioni» degli italiani che vanno all’estero e quelle degli stranieri che vengono in Italia sono decisamente differenti. Per brutto che sia dirlo, complice la crisi, in Italia è in atto non solo una sostituzione, ma anche una proletarizzazione fondata sui famosi mestieri che gli italiani non vogliono più fare: sia legali sia illegali. Anche sulla nazionalità degli immigrati mancano dati precisi, ma in linea di massima rumeni, albanesi e marocchini rappresentano circa complessivamente il 40 per cento degli stranieri presenti e, nonostante il perdurare della crisi, gli occupati stranieri continuano a crescere, diversamente dagli occupati italiani che invece decrescono: +22.000 i primi rispetto al 2012, -501.000 i secondi nello stesso periodo. Infine: gli alunni con cittadinanza non italiana sono circa 9 per cento della totalità degli studenti.

CONTINENTE MORENTE
Ma se è vero che non siamo più una nazione, bensì parte di un Continente confederato, è proprio dai dati europei che l’espressione «sostituzione» trova piena legittimità. È dell’agosto scorso la notizia che i morti, in Europa, hanno superato i vivi: ed è la prima volta che succede da quando l’Eurostat nel 1961 si incaricò di contare gli uni e gli altri. Il dato pare semplice: nel 2015 sono nate 5,1 milioni di persone e ne sono morte 5,2 milioni, ma l’altra notizia è che la popolazione europea è complessivamente aumentata, cioè è passata da 508,3 milioni a 510,1 milioni: e capite bene che qualcosa non quadra. E sono, naturalmente, gli immigrati. I quali sono aumentati (circa 2 milioni in un anno) mentre gli europei residenti stanno lentamente sparendo.

Restando all’allegro tema iniziale, cioè i morti contrapposti ai vivi: in Italia nel 2015 sono morte circa 650mila persone, e il nostro tasso di mortalità (10,7) non è lontano dalla media europea che è di 10,3; in effetti ci sono paesi come la Bulgaria (15,3) e la Lettonia e la Lituania (14,4) dove si schiatta molto di più.

La Germania ha 82 milioni di persone, la Francia 66, la Gran Bretagna 65, l’Italia 60. Ma - lenta sinché volete - è comunque in atto una sostituzione. Non ci fosse, il caso europeo sarebbe un esempio quasi perfetto di controllo delle nascite: paradossalmente, «più morti che vivi» sarebbe una buona notizia in un Pianeta brulicante e bisognoso di sempre nuove risorse. Anche gli immigrati, sulla carta, dovevano rappresentare una buona notizia: il loro apporto, in teoria, avrebbe dovuto comporre una società ideale e meticcia che andasse a impiegarsi nei famosi lavori che gli europei (non solo gli italiani) non vogliono più fare: così, almeno, teorizzavano quei «maestri del pensiero unico europeo» per come li definì Giulio Tremonti in un’intervista a Libero; gli immigrati - era il senso - avrebbero fatto i lavori più umili e oltretutto ci avrebbero indirettamente pagato le pensioni, quasi fossero una sorta di popolo di ricambio. La realtà, però, si sta rivelando diversa. Molti immigrati (in questo caso non enumeriamo quelli irregolari) mandano i soldi nel paese d’origine e li sottraggono al ricircolo economico, programmando peraltro di andare a svernare nella terra dei loro natali quando l’età della pensione l’avranno raggiunta loro; alcuni - soprattutto orientali - tengono in piedi autentiche economie parallele che sono impermeabili o quasi alla nazione che li ospita, e soprattutto al fisco. Questo per quanto riguarda gli immigrati più fisiologici e maggiormenete integrati, e lasciando da parte l’ampia parte che lavora in nero per una ragione o per un’altra.

MANTENUTI
Ma c’è un’altra grande parte di immigrati (certo non solo profughi o rifugiati) che produce poco o nulla e si candida a impossessarsi dello status che tanti europei non possono più avere: quello degli assistiti, dei mantenuti, epicentro di un neo-welfare che in tutta Europa deve fronteggiare i bisogni e le emergenze di ondate ingestibili di migranti. C’è infine un’ultima categoria di immigrati, e va detto: quelli che si muovono da un paese all’altro con l’intento specifico di ingrossare attività criminali (sappiamo quali: molti europei non vogliono più fare neanche quelle) oppure che finiscono per caderci dentro per forza di cose, grazie a quelle autentiche scuole di formazione che le carceri rappresentano: gli immigrati, come è noto, sono in crescita anche lì, e di conseguenza sono in crescita i loro costi di mantenimento. A parte questo, i dati pià difficili da reperire - per Istat ed Eurostat eccetera - riguardano la precisa condizione socio-economica dei nuovi immigrati italiani e neo europei, quelli che appunto ci stanno sostituendo: ossia quanto rappresentino una risorsa e quanto invece un «costo non affrontabile all’infinito, quanti poi siano in galera, quanti dovrebbero starci, e quanto, ancora, potrà durare l’autoctona e demodè «popolazione europea» propriamente detta. Ma questo è un concetto relativo.

Restando all’Italia, per interi decenni è durata una sua «meridionalizzazione»: c’è un bel libro di Aldo Cazzullo (L’Italia de noatri, Rizzoli 2011) che, da piemontese pur alieno a ogni leghismo, dimostrava serenamente come Roma e il Sud avessero progressivamente acquisito una centralità e imposto un’egemonia culturale via via rilassata, a volte indolente, refrattaria al concetto di bene comune. È accaduto per decenni e nei decenni. L’equilibrio, ora, si sta semplicemente spostando ancora più a Sud. Del mondo.

Caivano (Na): Nulla di fatto al vertice di maggioranza. Monopoli ai titoli di coda?

Nulla di fatto al vertice di maggioranza. Monopoli ai titoli di coda? 


di Sossio Barra




Siamo alle solite. L'ennesima riunione di maggioranza si è risolta con un nulla di fatto, tanto per cambiare. A distanza di un mese circa non si sa se la giunta politica sia una concreta possibilità per rilanciare l'azione amministrativa o uno specchio per le allodole capace di far perdere altro tempo. Al momento c'è il più totale mistero. Ma cerchiamo di far luce per dare una maggiore chiarezza ai lettori. 

Come già scritto, il tavolo della coalizione di governo è saltato nuovamente. Il sindaco non si è presentato per la seconda volta e questo è un segnale importante perché mira ulteriormente a spaccare la maggioranza. 

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Stando agli ultimi rumors pare che la consigliera Teresa Fusco, da tempo non in linea con Forza Italia ma fedelissima del primo cittadino, stia meditando in queste ore di lasciare il partito per aderire ad Idea Nuova. Ma non è tutto perché durante la riunione di ieri sera anche la stessa Idea Nuova rappresentata dal segretario Nicola Ambrosio, cognato di Monopoli, ha manifestato perplessità sulla questione legata alla giunta politica. 

Non a caso il reggente della lista civica ha chiesto altro tempo per poter parlare con gli altri membri. Un'altra ipotesi messa in piedi dai settori più vicini al sindaco azzurro sembra finalizzata a spiegare la sua netta opposizione al modo in cui i partiti, ma in primis Forza Italia, vorrebbero comporre la giunta politica. 

Si parla addirittura della volontà di un possibile controllo di alcuni settori delicati dell'Ente piazzando in giunta uomini di fiducia ma per ora parliamo solo di indiscrezioni tutte da confermare. Il dato più inquietante riguarda l'assoluto silenzio del primo cittadino. Monopoli è molto attivo sui social ma sul piano politico non rilascia più dichiarazioni. E non lo sta facendo nemmeno in questo momento di crisi governativa. Niente di niente. Nei prossimi giorni capiremo quale sarà il destino di quest'amministrazione. Anche se l'ultimo teatrino ha emanato un verdetto chiarissimo.

Noemi Letizia si è sposata con il vip napoletano Clamoroso al matrimonio: la sorpresa di Berlusconi

Noemi Letizia, il matrimonio col rampollo napoletano: il discorso? Di Berlusconi



Noemi Letizia, la "papi girl", si è sposata. In spiaggia. Ma Silvio Berlusconi non c'era. Per lei un abito con richiami bianchi su organza e seta azzurra, una treccia bionda, la schiena nuda. Il fortunato è Vittorio Romano, un rampollo della Napoli bene. La cerimonia si è celebrata sulle rocce della Conca del sogno, baia di Recommone, con quasi 200 invitati. Un matrimonio con rito civile officiato dal consigliere di Municipalità Domenico Addattilo.

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Ma se anche il Cav non era fisicamente al matrimonio, la sua presenza si è fatta sentire. Il come, lo svela Repubblica: il discorso letto dall'ufficiale Addattilo, infatti, è stato scritto da Berlusconi. "Non pensate mai di essere invincibili, e che il vostro amore si più grande e forte degli altri, e perciò indistruttibile. La vostra forza sia la consapevolezza di essere vulnerabili e imperfetti. Ed è per questo che ogni giorno dovrete impegnarvi a conquistare, a nutrire il vostro amore con piccoli gesti e attenzioni quotidiane".

Ma le sorprese non sono finite. Sempre secondo Repubblica, si è trattato di un "falso rito civile", quello con cui si sono uniti Noemi Letizia e Romano: il matrimonio vero c'era già stato, in gran segreto il 20 giugno al Maschio Angiolino, a Napoli, senza invitati e con molta fretta per la paura di essere riconosciuti.

Italia, le conseguenze del caldo da record. Apocalisse termica: ecco come vivremo

Meteo, le temperature aumenteranno per anni: cosa causerà la lunga siccità



In Italia l'allarme siccità resta alto. Dal 1951 ad oggi è stato registrato un costante calo delle piogge, che ha contribuito all'innalzamento delle temperature. I dati sono stati elaborati dall'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) nel rapporto "Gli indicatori del clima in Italia", in cui riportano che nel 2015 il livello delle precipitazioni è stato inferiore alla media del 13%. Contemporaneamente, ormai da anni, le temperature lungo tutta la Penisola sono state sempre più alte nel periodo estivo, accompagnate a fenomeni di forte siccità alternati ad annate di forti piogge improvvise. 

PERCHÉ È IMPORTANTE INTEGRARE LA VITAMINA D?

Recenti studi hanno rilevato una diminuzione dei livelli di Vitamina D nella popolazione europea. Le principali cause? Minore esposizione al sole ed impoverimento della dieta.



Il prolungarsi dei periodi di siccità mette a dura prova innanzitutto l'agricoltura, con i raccolti ridotti al minimo e la qualità delle colture sempre più bassa, minacciate anche dagli incendi. La siccità colpisce anche l'industria, visto che le aziende hanno bisogno di importanti quantità di acqua. Quando i bacini sono ai minimi, ne risente la produzione, incidendo sull'economia dell'intero Paese. Non ultima c'è la conseguenza dell'immigrazione per ragioni climatiche, laddove il fenomeno della siccità colpisce per periodi prolungati, anche per l'assenza di infrastrutture come pozzi e condutture. Il rischio sempre più alto è che i raccolti sempre più scarsi e la crisi degli allevamenti può aumentare la tensione tra Stati, spingendo a migrazioni interne ed esterne alle regioni del Nordafrica, fino allo scoppiare di veri e propri conflitti.

Le proiezioni degli esperti non sono confortanti, come riporta Il Messaggero, perché nei prossimi anni è previsto un costante aumento delle temperature e inevitabile riduzione delle riserve di acqua disponibili. Se i governi vorranno evitare una vera e propria crisi anche in Europa, non potranno che mettere in campo una serie di misure preventive, a cominciare da una più stretta razionalizzazione dell'uso dell'acqua dei bacini, oltre che all'investimento in impianti di desalinizzazione e raccolta delle acque piovane. 

NOMINE AZIENDALI Monica Iurlaro direttore medico della Boehringer Ingelheim Italia

Monica Iurlaro direttore medico della Boehringer Ingelheim Italia


di Martina Bossi



Dal 15 giugno scorso Monica Iurlaro è il nuovo direttore medico della Boehringer Ingelheim Italia, multinazionale tra le prime 20 aziende farmaceutiche al mondo. Nata a Bari, si è laureata in medicina e specializzata in patologia clinica presso l’Ateneo del capoluogo pugliese, per poi conseguire un dottorato di ricerca in diagnostica molecolare in campo oncologico presso l’Università di Washington (Seattle-WA). L’esperienza clinica e di ricerca, in Italia e all’estero, le ha permesso di entrare in contatto con diverse realtà professionali e culturali, che hanno contribuito al suo percorso umano e professionale. Dopo quindici anni di attività trascorsi tra il dipartimento di Medicina Interna del Policlinico di Bari, l’Istituto dei Tumori di Genova, l’Università di Washington e il Laboratorio AIRC di Milano, Monica Iurlaro decide di dedicarsi alla professione di medical advisor entrando a far parte del Gruppo farmaceutico svizzero Roche con il ruolo di team leader portfolio prodotti Breast Cancer. Da lì a tre anni, si trasferisce a Basilea, in Svizzera, presso l’headquarter della multinazionale con il ruolo di international medical leader per uno dei prodotti di punta per il trattamento del carcinoma polmonare metastatico; un’esperienza che le ha permesso di sviluppare un approccio strategico nello sviluppo dei farmaci oncologici.

TOYOTA C-HR

Coupé, Suv, Ibrido. King of the flow. Dalle linee così dinamiche che sembra muoversi anche quando è fermo. 



Nel 2010 entra in Boehringer Ingelheim Italia per guidare il neonato Oncology-Virology Group in medical affairs composto da un medical advisor e quattro medical scientific liaison dedicati all’oncologia, seguendo il lancio del primo farmaco oncologico del portfolio Boehringer Ingelheim. Nel 2012 diventa head of Medical Affairs occupandosi di formare il gruppo di lavoro dedicato alla nuova area terapeutica Fibrosi Polmonare Idiopatica, oltre a seguire il lancio di diversi prodotti nelle aree trombosi, metabolismo, respiratorio e oncologia. Nel 2016 viene nominata head of Regional Access & key account management di Boehringer Ingelheim Italia, esperienza che definisce fondamentale per il suo profilo professionale. Oggi, le viene affidata la carica di direttore medico dell’azienda. «Sono grata al gruppo per l’importante ruolo che ha deciso di assegnarmi, mostrando, ancora una volta, stima e apprezzamento verso il mio profilo professionale e il lavoro svolto sino ad oggi - ha affermato Monica Iurlaro - Ora, inizia una nuova avventura che affronterò con la consapevolezza di quanto il paziente, i suoi bisogni e la sua sicurezza, siano il fulcro della nostra mission aziendale. Siamo da sempre attenti, infatti, ai bisogni terapeutici non ancora soddisfatti della popolazione, ma oggi è necessario fare un passo in più: costruire una solida partnership con i clinici per aiutarli a fornire ai pazienti farmaci e servizi che li aiutino a garantire un’assistenza medica ottimale. Solo così è possibile arrivare a terapie sempre più personalizzate, che rappresentano la farmaceutica del presente, ma soprattutto quella del futuro».