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venerdì 30 giugno 2017

Il terribile spettacolo degli aguzzini. Storie di ombre e malaffare

Il terribile spettacolo degli aguzzini. Storie di ombre e malaffare 


di Sossio Barra




L'usura è da sempre uno dei maggiori guadagni dei personaggi che fanno riferimento alla criminalità organizzata. Essa agisce sulla pelle di imprenditori, commercianti o semplici lavoratori che generalmene vivono in gravi difficoltà economiche i quali arrivano a chiedere prestiti a tassi di interesse considerati illegali. Spesso queste storie rimangono chiuse in un cassetto. Un po' per paura. Un po' per non accendere i riflettori. Ma ci sono casi in cui esiste l'eccezione alla regola, fortunatamente. Infatti secondo alcune indiscrezioni delle ultime ore nella stretta morsa degli usurai sarebbe finito un noto imprenditore di un comune dell'area a nord di Napoli attivo nel settore dei supermercati che ha deciso di denunciare tutto alle autorità competenti. Al momento vige la massima riservatezza e se le indiscrezioni fossero confermate ci troveremo dinanzi all'ennesima storia di aguzzini che agiscono nell'ombra e sulla pelle di moltissimi cittadini. Ovviamente vi terremo aggiornati su eventuali sviluppi legati a questa vicenda.

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ESCLUSIVA - BOOM - Contro la Rai e contro i circa 12 milioni di euro a Fazio parla un terremotato / Video

Maxi-stipendio Rai a Fazio, la rabbia dei terremotati: "Date i soldi a lui e a noi?"



"Prima pagina del Resto del Carlino: il più pagato d'Europa, contratto Rai a Fabio Fazio, 11 milioni in 4 anni". Di fronte a queste cifre, molti italiani sono rimasti allibiti. Figurarsi quelli che sono alle prese con il dramma di un infinito post-terremoto, in perenne attesa di un aiuto dallo Stato che non arriva. La loro rabbia e indignazione è riassunta alla perfezione in un video che sta spopolando su Facebook. Protagonista è il pittoresco Antonio Lo Cascio, che esprime in toni aspri, a volte un po' sopra le righe, il legittimo disgusto di chi si sente abbandonato. "Ma porca puttana che mi frega a me di Fabio Fazio e dare i soldi pubblici a questo stronzo", urla Lo Cascio, che poi si rivolge direttamente alla presidente della Rai Monica Maggioni, che ha parlato di un "trauma" per viale Mazzini nel caso Fazio non avesse rinnovato il contratto. "Il trauma è per i 25mila terremotati, non è stato ricostruito un cazzo ma i soldi pubblici vengono spesi per una semplice persona, uno pseudo giornalista - attacca Lo Cascio -. Cara signora Maggioni, per sua informazione, dato che non vive nelle Marche, l'altro giorno si è ammazzato un altro terremotato perché non c'è via d'uscita per queste persone. Siete degli infami, volete far morire le Marche, volete far morire l'Italia".

Caivano (Na): Il Mercato comunale trasformato in parcheggio. L'amministrazione fa marcia indietro

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di Ciro Pisano
Ad Alta Voce



Con nota n. 14993 del 28/06/2017 il Responsabile del Settore Attività Produttive – SUAP, Ing. Stefano Lizzi, ha revocato l’autorizzazione data all’Associazione Sportiva Dilettantistica “Busy Life”.

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E’ una buona notizia perché prevale il diritto del buon senso e la ragionevolezza. Siamo stati i primi a diffondere la notizia di questa incredibile decisione assunta da un Funzionario, ma avallata dall’Amministrazione Comunale.

Il ritiro di questa autorizzazione è una vittoria della Democrazia e dei cittadini e rappresenta il ripristino della legalità violata da un provvedimento giuridicamente abnorme e politicamente inqualificabile.

A SAN DONATO Milano, vigile spara al superiore La tragedia davanti ai colleghi: lo uccide e poi si toglie la vita

A SAN DONATO Milano, vigile spara al superiore. La tragedia dentro al comando



Tragedia al comando di Polizia locale di San Donato, a sud di Milano. Un agente ha sparato a un collega, il suo vice-comandante, uccidendolo e si è poi tolto la vita. Sul posto sono intervenuti gli operatori del 118, ma per i due non c'è stato più nulla da fare.


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Laureata a 37 anni: subito dirigente del colosso (e senza concorso). Toh, è la figlia di...

UN CASO ITALIANO Bari, si laurea a 37 anni e diventa subito dirigente dell'azienda di trasporti: è la figlia del sindacalista



L'azienda di trasporto ha una nuova dirigente: appena laureata, a 37 anni, e figlia di un sindacalista di spicco nella stessa azienda. È diventata presto un caso, come spiega Leggo, la vicenda di Barbara Santeramo, nominata direttore amministrativo della Stp, azienda di trasporto pubblico locale partecipata dal Comune di Trani e dalla Città Metropolitana di Bari, solo 9 giorni dopo il conseguimento del prestigioso titolo di studio, con tanto di 110 e lode. La Santeramo lavora in azienda da oltre 10 anni e per la promozione non era necessario alcun concorso, tranne che la laurea magistrale. A far chiacchierare è il fatto che la neo-dirigente sia la figlia di Michele Santeramo, segretario provinciale Ugl e capo delle relazioni industriali dell'azienda. Il sindacalista però si difende: "Io non ne sapevo nulla, non tutti i sindacati erano stati avvertiti, ma in ogni caso non c'entro niente con questa nomina". Anche l'Ugl difende la signora: "Solo strumentalizzazioni, Barbara è una ragazza brillantissima che ha già ricoperto il ruolo di responsabile delle risorse umane. Si è liberata una posizione organizzativa a tempo determinato e l'azienda ha fatto la nuova nomina. La competenza è stata premiata da una società che, è bene ricordarlo, non è tenuta a fare concorsi pubblici".

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Igor il russo è sparito per sempre, Italia umiliata Retroscena: così un magistrato ha favorito la fuga

Igor il russo è fuggito per sempre, Italia umiliata: così un magistrato ha...



Il killer di Budrio è fuggito, la caccia è finita, lo Stato italiano ha perso. Ma dietro l'incredibile "impresa" di Igor Vaclavic, alias Norbert Feher, alla macchia dall'1 aprile scorso dopo aver ucciso un barista a Budrio e mai più ritrovato, ci potrebbe essere anche lo zampino della (mala) giustizia di casa nostra. 

Igor il russo era noto ai magistrati da un pezzo, per reati come furti, rapine e aggressioni a lungo sottovalutate dai tribunali italiani. In un caso, come ricorda Il Giornale, è arrivata addirittura la beffa: le prove di uno dei suoi delitti più brutali, il sequestro di un artigiano di Villanova di Denore il 26 luglio 2015, sono state distrutte su ordine del magistrato inquirente. Lì c'erano le impronte e il Dna di Igor, che avrebbe almeno permesso l'identificazione certa del delinquente.

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Sull'aggressione all'artigiano, massacrato di botte nella sua villa da Igor e altri tre criminali, le falle delle toghe sono evidenti: nessuno mette in relazione quel crimine agli altri registrati nella zona e compiuti dalla stessa banda. Poche settimane dopo l'orrore si ripete, ancora più clamoroso: un pensionato di Aguscello il 9 settembre viene tenuto in ostaggio nella sua casa, picchiato e poi gettato vivo in un fosso, dopo due giorni. Morirà così. Nessun magistrato mette in relazione i due fatti accaduti a pochi chilometri di distanza, i reperti delle inchieste, archiviate "a opera di ignoti", vengono fatti distruggere. 

C'è poi il caso, altro esempio di inefficienza italiana, della mancata espulsione di Igor, pur disposta con decreto dal questore di Rovigo dopo la scarcerazione. Igor è rimasto in Italia, da irregolare, libero di delinquere, rubare, uccidere.

Svelata la prova-bomba Crolla il segreto, Bossetti ora spera davvero: la foto

ORE FEBBRILI Massimo Bossetti, la foto satellitare che può ribaltare il primo grado: tra poche ore inizia il processo d'appello



È durato appena 24 ore il segreto sulla prova clamorosa che potrebbe scagionare Massimo Bossetti al processo di Appello a Brescia per l'omicidio di Yara Gambirasio, previsto per oggi, venerdì 30 giugno. Poche settimane fa, gli avvocati del muratore di Mapello hanno depositato un dossier di 102 pagine, alle quali hanno collaborato anche gli autori di un documentario, intitolato Unknow one cioè Ignoto 1, che in circa otto episodi ripercorrerà la vicenda giudiziaria di Bossetti e le indagini dopo l'omicidio nel 2010 della giovane ginnasta di Brembate di Sopra.

L'accordo di segretezza tra gli avvocati e gli autori del documentario ha retto finché non sono spuntate le prime indiscrezioni sull'esistenza di una fotografia. Come ha riportato il Fatto quotidiano, nel dossier ci sarebbe uno scatto recuperato da una rilevazione satellitare del 24 gennaio 2011, cioè un mese e due giorni prima del ritrovamento del corpo di Yara nel campo di Chignolo d'Isola: "Appare l'esatto ritrovamento del corpo della vittima che - è riportato nelle carte - tuttavia parrebbe non essere identificabile".

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I difensori di Bossetti vogliono dimostrare che il corpo della ragazza per oltre tre mesi non è stato in quel campo, a differenza di quanto dichiarato nella sentenza di condanna in primo grado. Un dettaglio che smonterebbe completamente l'impianto accusatorio e riporterebbe Bossetti in libertà.

Le speranze dei legali sono fortissime, considerando che già un primo punto a loro favore l'hanno portato a casa. Finora era stata esclusa l'esistenza di foto satellitari. Averne trovata almeno una e così determinante, potrebbe dare molto più più peso alla tesi della difesa, cioè alla convinzione che le indagini siano state "depistate dal vero assassino".