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martedì 6 giugno 2017

CIÒ CHE NON TORNA Pastasciutta, come ti truffano al supermercato Sai cosa mangi davvero? Occhio al dettaglio

Pastasciutta, ecco come riconoscere la pasta al 100% italiana


di Attilio Barberi



All’inizio di maggio, dopo averlo annunciato innumerevoli volte, il governo ha mandato a Bruxelles lo schema di decreto che introduce l’obbligo di indicare in etichetta l’origine del grano utilizzato per fare la pasta. In attesa di capire se la Commissione abbia qualcosa da obiettare - eventualità più che probabile vista l’opposizione dura e irremovibile degli industriali - ecco una guida utile per capire come distinguere la pasta italiana al 100% da quella fatta con frumento importato. Soprattutto da Canada e Ucraina.

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Dopo aver maneggiato centinaia di confezioni di pasta, mi sento di suggerire queste tre semplice regole per capire da dove arrivi il prodotto che si sta per comperare. Regola uno: non fidarsi di bandierine tricolori, coccarde, nastri e simboli che evochino l’italianità. Non c’è alcuna regola che ne impedisca l’uso, anche in presenza di materia prima straniera. Regola due: made in Italy, si può tradurre liberamente come «confezionato in Italia» e non garantisce nulla sulla provenienza degli ingredienti. Regola tre: se non c’è scritto nulla vuol dire che non si tratta di pasta italiana al 100%. Checché ne dica l’industria, l’origine nazionale è un valore aggiunto e chi può dichiararla lo fa senza esitazione. Consapevole che i consumatori sono disposti a pagare di più ed è più facile fidelizzarli.

Stabilite le regole generali che aiutano a distinguere i veri maccheroni italiani da quelli «fatti in Italia», ecco quel che si trova sul mercato, Vale a dire sugli scaffali della grande distribuzione.

Negli ultimi anni l’offerta di prodotti nazionali si è ampliata. Se fino alla metà del decennio scorso si potevano contare sulle dita di una mano i marchi che dichiaravano l’origine ora sono parecchie decine. Se si eccettuano i produttori artigianali che hanno una produzione incapace di varcare i confini della provincia, i marchi di pasta 100% Italia, sono in tutto una cinquantina, con infinite varianti. E quasi uno su due è un prodotto biologico, con tanto di certificazione. Fra i brand più diffusi quasi ovunque nello Stivale, segnalo la pasta di Gragnano Igp Fiorfiore Coop. Poi sicuramente la Voiello, ottenuta a partire soltanto da grano Aureo e frutto di un accordo di filiera fra Barilla, proprietaria del pastificio di Torre Annunziata, e gli agricoltori.

Altro marchio abbastanza diffuso è Alce Nero, presente sui banconi con infinite varianti: pasta di grano duro, di farro, pasta di Gragnano, di frumento Senatore Cappelli. E sempre fatta con il frumento del Duce (noto per essere stato il protagonista della «battaglia del grano») è la Dalla Costa, sede a Castelminio di Resana, in provincia di Treviso, fra i primi produttori a far uscire dal dimenticatoio questa varietà di cereale. Dalla medesima zona, per la precisione da Castello di Godego, arriva la pasta Sgambaro che ha ottenuto la certificazione Csqa per il grano duro italiano. Certificazione condivisa anche dai maccheroni Voi, Valori Origine Italiana, frutto della collaborazione fra Iper la Grande I e Coldiretti.

Dalla Puglia arriva la linea Dedicato della Granoro, fatta esclusivamente con frumento coltivato nella regione. Mentre è avellinese la pasta Grano Armando della famiglia De Matteis, pure dei frutto di un accordo di filiera corta con i coltivatori locali.

E poi ci sono i maccheroni di farro (quasi sempre bio), capaci di conquistarsi negli ultimi 12 mesi uno spazio considerevole in tutte le insegne della grande distribuzione. Fra i brand che ho acquistato, oltre ad Alce Nero, segnalo Poggio del Farro, Sgambaro, Fior di Pietra.

Invece la lista dei prodotti che utilizzano con disinvoltura il tricolore o che si definiscono «made in Italy», pur senza utilizzare soltanto materia prima nazionale, è molto lunga. Fra quelli più noti ci sono sicuramente De Cecco e Divella, ma mi sono accorto che al gruppo si è aggiunta di recente pure la pasta Esselunga Bio, che fa sfoggio sul pacchetto di un tricolore accompagnato dalla scritta: «Prodotto in Italia».

"Senza dignità. Lui è morto e voi...". La rabbia di Rita Dalla Chiesa: la frase con cui distrugge i magistrati

Totò Riina, Rita Dalla Chiesa: "Mio padre una morte dignitosa non ce l'ha avuta"



"Penso che mio padre una morte dignitosa  non l’ha avuta, l’hanno ammazzato lasciando lui, la moglie e Domenico  Russo in macchina senza neanche un lenzuolo per coprirli. Quindi di dignitoso, purtroppo, nella morte di mio padre non c’è stato niente".

Ecco il gelato del futuro!

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Questa la dichiarazione rilasciata da Rita Dalla Chiesa al Tg4 dopo la notizia che la Cassazione ha aperto al differimento della pena per Totò Riina perché gravemente malato.

"Sto insegnando a mio nipote ad avere fiducia nella giustizia e nella legalità - continua la figlia del generale Carlo Alberto dalla Chiesa ucciso dall’ex capo di Cosa Nostra - lo porto sempre in mezzo ai carabinieri. Portandolo in mezzo ai carabinieri faccio quello che avrebbe fatto mio padre. Per quanto riguarda invece la fiducia nella  giustizia, forse sto sbagliando tutto, sto sbagliando tutto".

Caccia al killer di Budrio, ora scattano gli arresti: ecco chi finisce in manette

Caccia al killer di Budrio, 15 persone arrestate per spaccio e reati vari



I carabinieri di Bologna e Ferrara, senza sosta, proseguono la loro caccia a Igor, il killer di Budrio, all'interno della zona rossa dove pensano che possa essere ancora nascosto. E nel corso delle ultime operazioni, sono state arrestate 15 persone, responsabili di reati contro il patrimonio e dediti alla coltivazione e spaccio di stupefacenti. Già, perché nel corso delle ricerche sono state trovate armi, proventi di furti e sono stati sequestrati 20 kg di marijuana. Sono stati inoltre recuperati diversi monili in oro e una somma di 5.500 euro in contanti. Arresti e "reati" collaterali scoperti nel corso della caccia al killer.

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lunedì 5 giugno 2017

Caivano (Na): Antonio Angelino, consigliere comunale nonchè Segretario politico PD, Campione Italiano di Arti Marziali

Onore ad Antonio Angelino, Campione Italiano di Arti Marziali


Antonio Angelino
Campione Italiano Arti Marziali

Antonio Angelino, consigliere comunale di Caivano del partito PD Giovani Democratici, ha vinto per la decima volta il campionato italiano assoluto FIJLKAM in arti marziali. Oggi è campione italiano assoluto federale.

La sua disciplina si definisce marziale mista, poiché ha dato i natali a tutte le arti marziali moderne. Si compone di tre fasi di combattimento:

La prima fase (in piedi) prevede dei colpi a distanza con arti superiori ed inferiori (pugni e calci).

La seconda fase è di contatto (le stesse tecniche del judo) tesa alla proiezione a terra dell’avversario.

La terza fase, sempre di contatto, si articola nella lotta a terra che prevede: leve alle articolazioni, strangolamenti e immobilizzazioni.

Le arti marziali sono discipline fondamentali nel panorama dello sport italiano, perché allenano il corpo e la mente. Hanno una funzione pedagogica che mira al raggiungimento dell’equilibrio tra psiche e soma.

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La sua dichiarazione:

Il giovane ha mostrato tenacia nel corso del suo impegno politico e civile. In un suo post su Facebook, ha così dichiarato:

“Ogni sacrificio, ogni sforzo, ogni lotta, ogni rinuncia, ogni lacrima, ogni momento impiegato in questa grande passione, oggi viene ripagato. Nella splendida cornice del centro Olimpico Pala Pellicone di Ostia, vinco per la decima volta il campionato italiano assoluto FIJLKAM – Federazione Italiana Judo Lotta Karate Arti Marziali- e voglio dedicare questa vittoria e questa grande gioia, a tutti voi. Alla mia famiglia, ai miei maestri, ai miei amici, alla mia città”.

Sapere che i giovani caivanesi riescano a raggiungere dei traguardi importanti, per tutta la comunità è motivo di orgoglio e dedizione.

MISTER FOLGORE Il Generale 'me ne frego' Boldrini, ascolta un eroe: "Le spiego cos'è la Patria"

Il generale Marco Bertolini: "Il mancato applauso della Boldrini? Discorso a sé. Ma il 2 giugno che c'entra il servizio civile?"



Si parla ancora di Laura Boldrini e del suo atteggiamento alla parata del 2 giugno, dove ha ignorato la sfilata della Folgore, umiliando di fatto i nostri militari. Intervistato da Il Tempo, il generale Gianni Fantini ha usato parole dure contro la presidente della Camera, spiegando in buona sostanza che del suo applauso non gli interessa nulla. Toni differenti, invece, li usa Marco Bertolini, presidente dell'Associazione Nazionale Paracadutisti d'Italia, una carriera eccellente nella Brigata Folgore. Sempre intervistato da Il Tempo, smorza la polemica affermando: "Io non ho mai applaudito un reparto che sfila. Non è uno spettacolo di fronte al quale qualcuno può esprimere o meno soddisfazione applaudendo o fischiando. Si saluta stando composti, è la prassi".

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Quando però gli chiedono se non ha considerato irrispettoso il comportamento della Boldrini, il generale risponde lasciando intendere in modo piuttosto chiaro che, a lui, non interessa: "Che la presidente della Camera possa non fremere di amore per i militare in generale e la Folgore in particolare è un discorso a sé. Io non ho mai applaudito in vita mia e ho 44 anni di servizio alle spalle". Infine, il generale Bertolini ci tiene a sottolineare che "le sfilate sono un omaggio alla Patria, che solennizza se stessa esibendosi con le forze armate, la sua espressione più pura. In questi anni, invece si sono via via trasformate in esibizioni di umanità varia nelle quali ci sono i ragazzi del servizio civile, che non ho capito cosa siano". Gli stessi ragazzi del servizio civile elogiati il 2 giugno da Laura Boldrini. Presidenta demolita.

I giudici lo mandano a casa "Riina deve morire sereno" Il regalo al boss dei boss

La Cassazione apre ai domiciliari per Totò Riina: "Malato, deve morire sereno"



Valutare nuovamente se sussistano o meno i presupposti per concedere a Totò Riina il differimento della pena o gli arresti domiciliari per motivi di salute. È quanto ha disposto la Cassazione, che, accogliendo il ricorso presentato dalla difesa del boss di Cosa nostra, ha annullato con rinvio la decisione del tribunale di sorveglianza di Bologna che aveva detto ’no' alla concessione di tali benefici penitenziari, nonostante le gravissime condizioni di salute in cui Riina versa da tempo.

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Il giudice bolognese aveva ritenuto che le «pur gravi condizioni di salute del detenuto» non fossero tali da «rendere inefficace qualunque tipo di cure» anche con ricoveri in ospedale a Parma (nel cui penitenziario Riina è recluso al 41 bis) e osservato che non erano stati superati «i limiti inerenti il rispetto del senso di umanità di cui deve essere connotata la pena e il diritto alla salute». Il tribunale di sorveglianza di Bologna, invece, metteva in evidenza la «notevole pericolosità» di Riina, in relazione alla quale sussistevano «circostanze eccezionali tali da imporre l’inderogabilità dell’esecuzione della pena nella forma della detenzione inframuraria».

Oltre all’«altissimo tasso di pericolosità del detenuto», il giudice ricordava «la posizione di vertice assoluto dell’organizzazione criminale Cosa nostra, ancora pienamente operante e rispetto alla quale Riina non ha mai manifestato volontà di dissociazione»: per questo, osservava il tribunale bolognese, era «impossibile effettuare una prognosi di assenza di pericolo di recidiva» del boss, nonostante «l’attuale stato di salute, non essendo necessaria, dato il ruolo apicale rivestito dal detenuto, una prestanza fisica per la commissione di ulteriori gravissimi delitti nel ruolo di mandante».

La prima sezione penale della Suprema Corte, con una sentenza depositata oggi, ha ritenuto fondato il ricorso, definendo «carente» e «contraddittoria» la decisione del tribunale di sorveglianza, che ha omesso di considerare «il complessivo stato morboso del detenuto e le sue generali condizioni di scadimento fisico»: affinchè la pena non si risolva in un «trattamento inumano e degradante», ricordano i giudici di piazza Cavour, lo «stato di salute incompatibile con il regime carcerario, idoneo a giustificare il differimento dell’esecuzione della pena per infermità fisica o l’applicazione della detenzione domiciliare non deve ritenersi limitato alla patologia implicante un pericolo per la vita della persona, dovendosi piuttosto - si legge nella sentenza - avere riguardo ad ogni stato morboso o scadimento fisico capace di determinare un’esistenza al di sotto della soglia di dignità che deve essere rispettata pure nella condizione di restrizione carceraria».

Marcianise (Ce): Il Consigliere Antonio Golino, eletto Presidente della IV Commissione

Il Consigliere Antonio Golino, eletto Presidente della IV Commissione 


di Gaetano Daniele


Antonio Golino
Consigliere comunale e Presidente IV Commissione

"Alla fine di questa giornata tumultuosa ma, allo stesso tempo, ricca di eventi e di soddisfazioni per il traguardo politico raggiunto in rappresentanza di coloro che mi hanno votato e dell'amministrazione Velardi, sento "in primis" il dovere di ringraziare il consigliere comunale, Enzo Galantuomo, per il prezioso lavoro sinora svolto in qualità di presidente della IV Commissione (Ambiente, Ecologia, Sanità, Nettezza Urbana), a cui succedo molto umilmente con l'impegno di portare avanti tutti i programmi e gli obiettivi delineati di aprire la strada ad ogni progetto in grado di rilanciare la Comunità Marcianisana". Così ai nostri microfoni de il Notiziario sul web, il Consigliere, Antonio Golino, sempre in prima fila per il sociale e per la Comunità. E sul nuovo incarico, nota: "Ho accettato questo nuovo incarico di governo cittadino con la stessa passione che anima ogni mia scelta di vita, con spirito di sacrificio e sentendomi innanzitutto parte di una squadra eccezionale fatta prima di tutto di sentimenti e amore verso il prossimo prima ancora del ruolo politico e quindi gestionale. Ringrazio quindi tutti i colleghi consiglieri comunali che hanno riposto fiducia nella mia persona votandomi all'unanimità: spero di non deludere mai le loro aspettative e, soprattutto, di riuscire a conciliare anche le opposte vedute politiche per il superiore bene della nostra amata Marcianise. 

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