LE BALLE SUL CALDO Global warming, la scienza smonta gli ecocatastrofismo: perché il riscaldamento globale è antico e ha fatto bene alla Terra
di Francesco Carella
Si era già capito tutto pochi giorni fa al G7 di Taormina. Ora non ci sono più dubbi. Per gli Stati Uniti le politiche climatiche sancite dal Trattato di Parigi e incentrate sulla limitazione delle emissioni di gas serra nell'atmosfera sono carta straccia. In altre parole, Trump avanza seri dubbi sul legame automatico fra la civiltà industriale, l’inquinamento atmosferico e il mutamento climatico. La polemica, tutta politica, è già rovente, mentre il mondo scientifico, seguendo un percorso indipendente dalle ideologie, raggiunge, su questi temi, risultati a dir poco sorprendenti.
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Infatti, in due pubblicazioni («Earth’s climate: past and future» e «The anthropogenic greenhouse era began thousands of years ago») William F. Ruddiman (professore di scienze ambientali all’Università della Virginia) dimostra come le pratiche agricole dei nostri antenati abbiano avviato il pianeta al riscaldamento globale migliaia di anni prima che gli esseri umani iniziassero a bruciare carbone e a spostarsi in massa a bordo di automobili inquinanti. Infatti, l’incremento incomincia circa 8.000 anni fa, dopo l’introduzione della pratica della deforestazione con la conseguente nascita dell’agricoltura. «Gli alberi abbattuti, per fare spazio alle piantagioni, venivano bruciati o lasciati marcire - ricorda Ruddiman - con il risultato che il carbonio contenuto si ossidava ed arrivava in atmosfera sotto forma di CO2».
Altri scienziati sono riusciti a stabilire con precisione la fase in cui gli europei iniziano a piantare orzo, grano e piselli nelle aree precedentemente coperte da foreste naturali; ebbene, tale data coincide con l’aumento di anidride carbonica nell’atmosfera iniziata 8000 anni addietro. C’è dell’altro. Circa 3000 anni or sono il medesimo fenomeno si era verificato con il metano, un altro gas che intrappola il calore.
Ma le novità non si fermano qui. Addirittura è stato scoperto che senza tali variazioni le attuali temperature nelle zone settentrionali dell’America e dell’Europa - a causa dei mutamenti climatici determinati dai cicli orbitali della Terra - sarebbero state più basse di due-tre gradi Celsius: un livello che non avrebbe consentito le quotidiane attività agricole.
A tal proposito, due geofisici americani, Stephen J. Vavrus e John E. Kutzbach, hanno condotto un esperimento per arrivare a conoscere - attraverso complicatissimi modelli climatici - quali sarebbero state le temperature dei nostri giorni qualora non avessimo avuto l’emissione di gas a effetto serra generati dall’attività umana. La simulazione ha dimostrato che la Terra sarebbe stata più fredda di quasi due gradi rispetto a oggi. Per meglio comprendere il valore di questo risultato, occorre ricordare che la temperatura media del pianeta all’apice dell’ultimo periodo glaciale - circa 20.000-22.000 anni fa - era di soli sei gradi inferiore a quella odierna.
«Se non avessimo avuto i gas serra prodotti prima dall’agricoltura e poi dall’industrializzazione moderna - concludono i due scienziati - oggi la temperatura della Terra si avvicinerebbe parecchio a quella della glaciazione». In altri termini, fin qui, abbiamo avuto un equilibrio perfetto fra natura e attività umana. Sarà così anche in futuro? William Ruddiman non ha dubbi. Analizzando una «carota» di ghiaccio lunga tre chilometri - estratta negli anni Novanta dalla stazione di Vostok in Antartide e contenente aria antica (sotto forma di bolle) intrappolata - ha scoperto che negli ultimi 400.000 anni la concentrazione di anidride carbonica è aumentata e diminuita seguendo un andamento regolare.
Partendo da queste osservazioni, egli si dice convinto che l’attuale riscaldamento è destinato probabilmente a durare altri 200 anni fino a quando non si esauriranno i combustibili fossili. Dopodiché gli strati più profondi dell’Oceano inizieranno ad assorbire lentamente l’eccesso di C02 e determineranno un raffreddamento graduale del clima terrestre.
Se così stanno le cose i grandi della Terra, che periodicamente s’incontrano per fare il punto sul futuro del Pianeta - ma soprattutto gli ambientalisti in servizio permanente effettivo - farebbero bene a consultare alcune riviste scientifiche, prima di partire lancia in resta contro il sistema industriale. Un’ultima annotazione: la Nasa ha installato su Marte dei sofisticati rivelatori climatici che registrano un aumento delle temperature anche da quelle parti. E su quel lontano pianeta, a meno che ci sia sfuggito qualcosa, l’uomo non c’è.