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martedì 23 maggio 2017

BATOSTA Campo Dall'Orto, è finita La Rai silura il suo piano Umiliazione totale: e ora..

Rai, sfiduciato il dg Antonio Campo Dall'Orto: bocciato ancora il suo piano



Il consigliere Rai Paolo Messa ha abbandonato i lavori del consiglio di amministrazione perché, secondo quanto espresso nel corso della riunione, sono venute meno le condizioni per il rapporto di fiducia con il direttore generale Antonio Campo Dall’Orto. La decisione sarebbe avvenuta dopo aver trattato il caso Anac e in seguito ad una relazione del collegio sindacale su questo tema. Campo Dall'Orto, insomma, sarebbe stato sfiduciato da Viale Mazzini.

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Il Cda discuteva il piano dell'informazione, che è stato bocciato. Allo studio sono una serie di punti di decisiva importanza per il futuro dell'azienda, come il piano di riforma delle news, il varo della nuova testata per l'informazione web (Rai24), con Milena Gabanelli alla direzione, palinsesti dei programmi per il 2017 e ancora le nomine alla controllata RaiCom, la nuova politica delle retribuzioni, la costituzione della delegazione aziendale che tratterà con il governo sul contratto di servizio.

Campo Dall'Orto, insomma, non trova una maggioranza a sostegno dei suoi progetti - ed è la terza volta in un mese -, così la Rai entra in una situazione di crisi conclamata. Anche la presidente Rai, Monica Maggioni, si è appreso aver votato contro il piano del dg, che nonostante le primissime indicazioni non pare però intenzionato a dimettersi.

"Il piacere delle fucilazioni..." L'ex fedelissimo di Fini in Iran La frase su Gianfry e il Cav

PARABOLE Adolfo Urso: "Vi racconto la mia vita in Iran. Se ha sbagliato Fini o Berlusconi? Il piacere delle fucilazioni lo lascio ad altri"



Da ex fedelissimo di Gianfranco Fini all'Iran. Una parabola più unica che rara, senza timore di smentita. Ed è la parabola che vede protagonista Adolfo Urso, 59 anni, siciliano, ex viceministro ed ex colonnello di An. E che ci fa nel Paese degli ayatollah? "Lavoro per le imprese italiane, ho aperto un ufficio della mia società a Teheran e almeno una volta al mese vado per incontrare i miei partner, formare i collaboratori e i dipendenti, seguire direttamente i progetti. Stavolta troverò una città in festa per la vittoria di Rohani". Lo spiega in un'intervista a Il tempo, dove sottolinea che quella di Rohani "è una vittoria senza precedenti perché il confronto era netto e chiaro con la Guida Suprema che aveva appoggiato il suo antagonista e con tutti coloro, pasdaran e fondazioni religiose, che pensavano di fermare l'accordo sul nucleare. Hanno vinto i giovani - sottolinea -, la storia va avanti".

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Si parla, ovviamente, del passato politico. E sulla rottura tra Fini e Silvio Berlusconi afferma: "Di chi fu la colpa? Di entrambi. Di loro e di noi. Ma io non cerco colpevoli, quando posso contribuisco a fornire soluzioni. Il piacere delle fucilazioni lo lascio agli altri". Ma lo sente ancora, Fini? "Sì, certo. Come si fa ad amputare quarant'anni della propria vita? Ma con lui non parlo più di politica. Le nostre strade si sono divise nel 2011. Non ho condiviso le scelte di Fli di rompere l'alleanza di centrodestra. Ho pagato un prezzo personale altissimo", ricorda. Oggi, Urso, è vicino a Giorgia Meloni. Perché? "Se posso, quando posso, come posso, aiuto Giorgia Meloni, perché lei può fare quello in cui noi siamo mancati. Non è sola, attorno a lei ha tanti giovani che possono portare nuove energie di cui l'Italia ha tanto disperato bisogno", conclude.

ESCLUSIVA RESTA IN RAI Salta la firma con Mediaset L'indiscrezione su Giletti: chi lo ha fatto fuori / Foto

TELE-MERCATO Massimo Giletti, sfuma il passaggio a Mediaset. L'indiscrezione: c'è la manina di Barbara D'Urso?



La trattativa c'è stata, ma sarebbe sfumata: niente approdo a Mediaset per Massimo Giletti. Nonostante l'interesse reciproco, il conduttore non sarà alla conduzione della prima parte di Domenica Live (che, ad oggi, doppia la sua L'Arena negli ascolti). E dietro la mancata chiusura dell'accordo tra il Biscione e Giletti, il quale recentemente non ha lesinato attacchi anche piuttosto duri a Viale Mazzini, potrebbe esserci la "manina" di Barbara D'Urso. Per farsene un'idea basta rileggere quanto affermato nella recente intervista a Verissimo: "Vorrei rispondere a quegli stolti che Arriva quello, arriva questo, non è vero niente, Domenica Live è mia e lo rimarrà per sempre”. Frasi piuttosto nette. Niente Mediaset per Giletti, dunque, che per la gioia della Rai non cambierà casacca. A Viale Mazzini gli resteranno la domenica pomeriggio ed alcune prime serate, con alcuni speciali musicali.

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I VAMPIRI Dal primo luglio, ti "azzerano" il conto in banca Fisco, l'ultima (terrificante) arma contro chi evade

Fisco, conto corrente bloccato dal primo luglio in caso di contenziosi con l'Erario


di Tobia De Stefano



Gli italiani l’avevano capito da un pezzo, diciamo sin dall’annuncio dell’ottobre 2016. Quando l’ex premier Matteo Renzi dichiarò con toni trionfali che Equitalia sarebbe scomparsa, senza però spiegare in che modo l’avrebbe sostituita. Qui c’è puzza di bruciato, pensammo un po’ tutti. E, infatti, man mano che il quadro iniziava a prendere forma i timori si sono progressivamente trasformati in realtà. Quasi subito è emerso che si trattava di una soppressione solo di facciata e che dal primo luglio 2017 sarebbe nato un nuovo ente, «Agenzia delle Entrate-Riscossione», con poteri rafforzati rispetto a quello precedente.

A differenza di Equitalia, infatti, l’articolo 3 della legge n. 225/2016 prevede che il suo sostituto possa accedere direttamente all’anagrafe tributaria, alle banche dati dell’Inps e ai nostri conti correnti. Una svolta sostanziale. Perché fino ad oggi questa possibilità era garantita solo all’Agenzia delle Entrate, cioè all’ente addetto all’accertamento, mentre quello tenuto alla riscossione, Equitalia, non ne aveva diritto. Va da se che il processo subirà una brusca accelerazione.

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«Tra poche settimane - spiega a Libero il commercialista Federico Grigoli, partner dello studio Pirola Pennuto Zei & Associati - il nuovo ente addetto alla riscossione dei tributi potrà immediatamente accedere alle banche dati per verificare quali sono i crediti e qual è il patrimonio del contribuente che il Fisco ha la facoltà di aggredire per rifarsi dei mancati pagamenti. Un modo per velocizzare la riscossione e una dimostrazione che nonostante ci sia una sentenza della Corte Costituzionale che lo dichiara illegittimo, il nostro sistema va sempre di più verso un modello “solve et repete”. Cioè costringe il contribuente a pagare e poi eventualmente a ritornare in possesso dei suoi beni se dimostra di aver ragione».

E del resto c’erano già diversi indizi che andavano in questa direzione. Come dimenticare che le ultime norme hanno arricchito il numero di database a disposizione dei guardiani del Fisco. Per dire, l’Agenzia delle Entrate (e quindi il nuovo ente per la riscossione) potrà consultare anche le informazioni relative ai rapporti di lavoro o di impiego presenti nelle banche dati dell’Inps in modo da semplificare la procedura che porta al pignoramento di stipendi, salari o altre indennità.

Così come è sempre utile ricordare che ormai da tempo le procedure esecutive per i debiti tributari sono svolte senza il controllo di un giudice. «Per esempio - spiega il commercialista associato allo studio Pirola - il contribuente che riceve una cartella esattoriale e non paga il debito dovuto può ritrovarsi il conto corrente pignorato senza che vi sia il via libera di un tribunale». Di fatto l’Agenzia delle Entrate decorsi i 60 giorni dall’avviso di accertamento (la classica cartella) può ordinare alla banca di versare la somma dovuta direttamente all’Agenzia. Una sorta di prelievo coatto. Ma non solo. Perché le Entrate possono imporre all’inquilino del contribuente moroso di girare allo Stato anche il canone d’affitto. «In tutti questi casi i cittadini hanno un unico modo per difendersi: fare causa all’Erario dimostrando di aver subito un danno».

E le brutte notizie non finiscono qui. L’altra amara sorpresa arriva dalla recente manovrina (dl 50/2017) che ha modificato la normativa sui pignoramenti immobiliari. L’iter parte con l’agente della riscossione che fa una comunicazione preventiva al proprietario per avvertirlo: se non paghi il debito che hai con il fisco entro 30 giorni sarà iscritta ipoteca sul tuo immobile. Fino a pochi giorni fa l’iscrizione poteva avvenire solo se il singolo immobile (eccezion fatta per la prima casa che resta fuori dai giochi) aveva un valore superiore ai 120 mila euro, con le nuove regole invece si considera il valore complessivo degli immobili di proprietà del contribuente moroso e se questo supera i 120 mila euro diventa possibile iscrivere ipoteca e successivamente procedere alla vendita del bene.

«Insomma - sintetizza Grigoli - non si parla più di immobile, ma di immobili. Per fare un esempio, con la precedente normativa, se non pagavo delle imposte e avevo un patrimonio di 10 immobili tra case e box, ma nessun cespite superiore ai 120 mila euro, lo Stato non poteva ipotecarne nessuno. Da oggi invece quegli stessi immobili, che sommati hanno un valore ben superiore ai 120 mila, potranno essere ipotecati e quindi successivamente espropriati e venduti all’incanto per ripagare il Fisco». Morale della favola: visto che l’abitazione principale non può essere toccata occhio alle seconde e terze case e soprattutto ai box auto.

Lo Stato deve fare cassa e non fa niente per nasconderlo. Tanto che lo fa dire al legislatore nella relazione tecnica di accompagnamento alla manovra correttiva. Nel biennio 2014-2015 - si legge - l’87% dei preavvisi di ipoteca (la comunicazione dell’agente della riscossione che avverte il debitore) non ha dato nessuna forma di pagamento. E nel restante 13% dei casi i contribuenti morosi che hanno provveduto a saldare il conto hanno versato in media 12.300 euro. L’obiettivo dichiarato è migliorare l’azione esecutiva del 10% portando a casa 85 milioni di nuove entrate nel 2017 (si considera circa metà anno), 226 milioni nel 2018 e 282 milioni nel 2019. E si salvi chi può.

lunedì 22 maggio 2017

CIAO CAMPIONE È morto Nicky Hayden 5 giorni dopo l'incidente, la tragedia sconvolge l'Italia

Nicky Hayden è morto: la tragedia 5 giorni dopo quel maledetto incidente



Nicky Hayden non ce l'ha fatta. Dopo cinque giorni di lotta, è morto. La tragica conferma arriva da un comunicato dell'ospedale Bufalini di Cesena, che conferma il decesso del campione statunitense del motociclismo, che aveva 35 anni. "Il Collegio medico ha accertato il decesso del paziente Nicholas Patrick Hayden, ricoverato da mercoledì scorso 17 maggio nel reparto di Rianimazione dell'Ospedale Bufalini di Cesena a seguito del gravissimo politrauma occorso in quella stessa data". Quel maledetto incidente a Misano Adriatico, mentre si allenava in biciclietta, non gli ha dunque lasciato scampo. Una tragedia che sconvolge l'Italia e il mondo delle due ruote.

Il campione del mondo MotoGp nel 2006 si stava allenando in bici quando, intorno alle 14, è stato travolto da una Peugeot 206 CC sulla Riccione-Tavoleto. La dinamica è ancora da accertare nel dettaglio. A guida dell'auto, un 30enne di Morciano di Romagna, illeso. Il corpo del pilota è finito sul cofano e ha sfondato il parabrezza dell'auto. Il 36enne del Kentucky è apparso da subito in condizioni disperate: è stato prima portato all'Ospedale di Rimini e poi trasferito al Bufalini di Cesena. Dagli Stati Uniti sono arrivati la mamma Rose e il fratello Tommy, per stargli accanto in questi suoi ultimi giorni.

Nel corso della sua carriera, Hayden nel Motomondiale ha disputato 218 gp con tre vittorie in MotoGP e 28 piazzamenti sul podio. Ha debuttato nella MotoGP nel 2003, con la Honda, e dopo una lunga militanza nella classe regina, che lo ha visto conquistare il Mondiale nel 2006 ai danni di Valentino Rossi, caduto all'ultima gara, e gareggiare anche con la Ducati, nel 2016 è passato in Superbike con Honda, concludendo con il quinto posto in classifica generale. Confermato anche per quest'anno, l'americano era reduce dal 12° posto conquistato nel weekend passato in gara-2 del GP di Italia.

Patto Renzi-Cav sul voto, qua tira aria di ribaltone: l'indiscrezione su Mattarella

RIBALTONE AL COLLE Patto tra Renzi e Berlusconi per il voto anticipato, l'indiscrezione: Mattarella non direbbe no



Alla fine ha capitolato anche il Quirinale. Dopo mesi di barricate, il presidente Sergio Mattarella avrebbe aperto le porte alle ipotesi di voto anticipato. L'intesa sempre più vicina tra Matteo Renzi e Silvio Berlusconi sulla legge elettorale "alla tedesca" (che potrebbe trovare l'ok in Senato anche da sinistra e Lega) nelle intenzione dei due protagonisti dovrebbe portare gli italiani alle urne dopo l'estate, a settembre (come vorrebbe Renzi) o in ottobre (come preferirebbe il Cav).

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Di fronte a quella che al momento sembra l'unica, o almeno più semplice via d'uscita possibile da un impasse politica e istituzionale gravissima, il Colle secondo quanto riferisce un retroscena del Corriere della Sera sarebbe disposto a mettere da parte le tradizionali ritrosie e sacrificare il premier Paolo Gentiloni e la legislatura con qualche mese d'anticipo. Mattarella da sempre cautissimo su eventuali accelerazioni al voto si sarebbe convinto del "bicchiere mezzo pieno": di fronte a elezioni dopo l'estate, i mercati potrebbero farci pagare il conto di una legge di Bilancio non approvata nei tempi consueti ma premiare l'eventuale rafforzamento politico di un'Italia che il giorno dopo il voto si ritroverebbe (questo almeno è l'auspicio) con una maggioranza chiara e un governo stabile.

Boldrini umiliata in prima pagina, mai accaduto "Presidenta, legga qui": devastata in arabo / Foto

Boldrini umiliata in prima pagina: la "letterina in arabo" del Tempo, devastata



Una umiliazione in prima pagina per Laura Boldrini, bella e buona. Il Tempo decide di passare dalle parole ai fatti e mette alla frusta la Presidenta della Camera. Venerdì scorso una giornalista del quotidiano romano, Francesca Musacchio, è stata aggredita da alcuni fedeli islamici di una moschea abusiva di Tor Pignattara. Gli elementi ci sarebbero tutti per un bel "ditino alzato" della Boldrini: aggressione fisica a una donna e intolleranza religiosa. Un solo dubbio: se la vittima non è un immigrato varrà lo stesso? Pare di no, al momento. "Sono arrivate persino le scuse dell'Imam che sovrintende a quella comunità religiosa", ricorda Il Tempo. La presidenta della Camera, invece, è rimasta muta. E dire che solitamente è molto loquace, visto che ha difeso un po' tutti, a cominciare dai giornalisti turchi. Qua però siamo a Roma, e la vittima è una giornalista di un quotidiano schierato forse un po' troppo a destra. E così il Tempo che fa? "Come promesso, presidente Boldrini, poiché non riesce a dare la sua solidarietà alla nostra Musacchio, aggredita in una moschea clandestina, certi di farle un regalo gradito, le abbiamo tradotto la cronaca dell' agguato in arabo, lingua a lei ormai più congeniale".

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