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mercoledì 17 maggio 2017

Amministrazione Monopoli, Emione: "Il Sindaco Monopoli è un irresponsabile. Si dimetta subito per il bene del Paese"

Emione: "Monopoli è un irresponsabile. Si dimetta subito per il bene del Paese"


di Gaetano Daniele



Architetto Francesco Emione
Consigliere comunale "Liberi Cittadini"

Incontriamo e diamo il benvenuto sul nostro blog, il Notiziario sul web, il Consigliere comunale di "Liberi Cittadini", l'architetto Francesco Emione. Il più votato a Caivano con circa 900 preferenze. Un risultato, quello elettorale, senza precedenti. Insieme, cerchiamo di capire cosa sta succedendo al Paese, ormai invaso dalla spazzatura e forse dalla mala gestione proprio al settore ambiente. 

Consigliere Emione, innanzitutto bentrovato sul nostro blog, il Notiziario sul web. Immondizia. Caivano nuovamente invasa dai rifiuti, perchè?

Grazie a Lei per la disponibilità. La questione è molto semplice. Il Sindaco Simone Monopoli ha forse dimenticato che il suo ruolo è governare la Città, non fare il Masaniello o peggio la caccia alle streghe, litigando con tutti in ultimo con i dirigenti comunali e scrivendo tutti i giorni alla Procura della Repubblica. Forse, il Sindaco Monopoli non ha capito che con questo suo "modus operandi" sta trascinando la città nel baratro assoluto. Io sono un consigliere comunale di opposizione e lo giudico in base al suo operato. Il fallimento è acclarato perchè se un Sindaco non riesce nemmeno a garantire la raccolta rifiuti significa che ha perso peso (oppure non l'ha mai avuto) in termini di autorevolezza politica.

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Consigliere Emione, "Festa di Campiglione". Non mancano le polemiche sui biglietti gratuiti che dovevano essere devoluti in beneficenza tramite parrocchie e associazioni. Cosa è successo nello specifico?

Mi ricollego alla sua prima domanda. Come l'ex Sindaco Pippo Papaccioli, mi sento di dire che anche l'attuale Sindaco Monopoli ha dilapidato in pochissimi mesi un patrimonio di consensi in Città. Ciò a dimostrazione che la sete di potere prevale al bene collettivo. Quante promesse. Dal reddito di cittadinanza ai Droni, dalla Gara Europea etc etc. Invece, dopo pochi mesi, ci siamo ritrovati un Comune in Dissesto finanziario. I fatti sono sotto gli occhi di tutti i cittadini. Verbalmente si può dire il contrario (proprio come il reddito di cittadinanza) ma i fatti sono sotto gli occhi di tutti i caivanesi. E' un irresponsabile. Si dimetta al più presto per dare la parola ai cittadini. 

Secondo lei perchè?

Guardi. La Politica è una cosa seria, non che Monopoli non sia una persona seria. Ci mancherebbe altro. Ma appunto fare politica significa avere una visione lungimirante. Se non hai le capacità gestionali rischi di ritrovarti con un Comune in Dissesto Finanziario pur avendo promesso mare e monti. E Monopoli non ha le capacità politiche-gestionali da poter amministrare un comune difficile come Caivano. 

"Tagli a pensioni e sanità uccidono lo stato sociale"

"Tagli a pensioni e sanità uccidono lo stato sociale"


di Martina Bossi


“Basta, così non va. I tagli alle pensioni, alla sanità uccidono lo stato sociale. Attraversiamo un periodo di trasformazione epocale, un cambiamento che non è solo frutto della crisi ormai decennale ma che investe tutte le componenti della nostra vita quotidiana dalla politica al welfare, dal fisco all’etica ed alla religione. Sicuramente nulla sarà più come prima, tutti dobbiamo prenderne atto e misurarci con questa nuova situazione”. Lo ha detto il presidente professor Michele Poerio nel corso dei lavori del 54° congresso delle FEDER.S.P.eV., la federazione che riunisce medici, farmacisti, veterinari pensionati e loro superstiti. Il nostro è un sistema pensionistico a ripartizione, in base al quale le pensioni in essere sono pagate da chi oggi lavora: i lavoratori attivi, pertanto, versano i contributi per pagare le pensioni dei padri. Se, quindi, si riduce il numero dei lavoratori occupati, l’equilibrio salta e non ci saranno i soldi per pagare le pensioni. Pertanto i nostri giovani, il cui flusso migratorio in continuo aumento va contrastato efficacemente, devono rappresentare la forza del nostro presente e del nostro futuro, un futuro che è condizionato dalle scelte presenti e dipenderà dalla costruzione di pari opportunità per tutto il Paese: dobbiamo offrire loro opportunità e trasmettere motivi concreti per sperare; questa speranza si chiama lavoro, lotta alla disoccupazione, si chiama sviluppo e crescita. Solo così potremo rafforzare il legame che unisce giovani e anziani: meno tasse per i giovani e più tasse per i pensionati.

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La risposta alla mancanza di politiche in grado di rilanciare l’occupazione non può essere una nuova gabella sulle pensioni cosiddette ‘d’oro’ che sono già state penalizzate, negli ultimi 9 anni, da reiterati blocchi della perequazione e svariati ‘contributi di solidarietà’ che hanno determinato l’abbattimento del 20-25 per cento del loro potere di acquisto. È sbagliato pensare che crescita e sviluppo possano nascere penalizzando chi per anni ha versato contributi adeguati sia alla funzione svolta che allo stipendio percepito. Per la FEDER.S.P.eV. introdurre in Italia un ‘contributo solidaristico da parte di chi gode delle pensioni più generose’ alimenterebbe soltanto una ‘cultura assistenziale’ del welfare che nulla ha a che vedere con l’etica. Senza considerare che nonni e padri pensionati rappresentano attualmente uno dei più importanti ammortizzatori sociali, se non il più importante, per figli e nipoti disoccupati o sottoccupati, stimato dal Censis in oltre 6 miliardi annui. Si dimentica, infatti, che il bilancio strettamente previdenziale dell’INPS è in pareggio (in attivo se si escludono le integrazioni al minimo) e che se le condizioni economiche del Paese richiedono ancora ‘tasse straordinarie’ esse devono essere applicate, a parità di reddito, a tutti gli italiani, pensionati e lavoratori attivi, come, peraltro, stabilito da una sentenza della Consulta.

Non considerano, infine, che i pensionati italiani pagano le tasse come i lavoratori attivi, diversamente da quanto succede nei più importanti paesi europei come Francia, Gran Bretagna, Germania e Spagna (Una pensione di 20 mila euro lordi annui – certamente non d’oro – versa in Italia 4 mila euro di imposta, 2 mila in Spagna, mille in Gran Bretagna, 500 in Francia e 39 in Germania). È necessario aprire una stagione in cui le riforme economiche e sociali siano veramente volte a sostegno dei soggetti che hanno più difficoltà e non ricorrere a ‘pannicelli caldi’. La povertà cresce, è difficile curarsi (11 milioni di italiani hanno dichiarato di avere dovuto rinunciare o rinviare alcune prestazioni sanitarie), crollano le nascite, ad eccezione di Bolzano ed Alto Adige dove si registra un aumento del 3,4 per cento. Indispensabile – ha detto Poerio – incentivare:

- lo sviluppo di una cultura gerontologica e geriatrica per realizzare servizi per gli anziani;

- la realizzazione compiuta dei LEAS (Livelli Essenziali di Assistenza Sociale) che consentono il riconoscimento e l’esigibilità di veri e propri diritti sociali;

- l’eccellenza e la qualità come risposta alla limitatezza delle risorse. C’è da rilevare che, nel pubblico impiego, la previdenza complementare non è ancora completamente decollata per la mancata applicazione, da parte dei vari governi, della delega prevista dalla riforma Maroni nella parte riguardante il pubblico impiego che ha determinato un doppio regime fiscale e normativo fra lavoratori pubblici e privati.

Infatti, la delega alla riforma della previdenza complementare della legge Maroni (243/2004) è stata attuata solo per i lavoratori privati (D.Lsg. 252/2005) mentre il Governo si è ‘dimenticato’ di emanarla per i dipendenti pubblici, anche se vi era un preciso obbligo legislativo in tal senso. La conseguenza sul piano giuridico è che al dipendente pubblico non si applica la normativa fiscale di vantaggio prevista per i privati, per cui in Italia, nel mondo del lavoro, sono incredibilmente vigenti due regimi fiscali in tema di previdenza complementare. Dopo aver considerato il capitolo ‘vitalizi’, Poerio ha sottolineato lo ‘scandaloso’ livello della evasione fiscale ed ha messo in guardia contro il pericolo di decurtamento che corre il trattamento di reversibilità. Al sicuro, invece i sopravvissuti ad un parlamentare: i figli dei cittadini normali ricevono l’assegno solo se studiano e comunque al massimo fino a 26 anni. I figli dei deputati anche se non studiano. Il figlio del parlamentare ha maturato il diritto all’ignoranza pagata! Anche i genitori dei parlamentari sono più uguali dei normali cittadini (parafrasando una citazione di George Orwell): la reversibilità normalmente spetta a padri e madri a carico con più di 65 anni e senza pensione. Per i genitori dell’onorevole basta che siano a carico. FEDER.S.P.eV. e CONFEDIR stanno conducendo lotta a tutela delle pensioni con migliaia di ricorsi in tutta Italia contro la legge 109/2015. 

Grossi guai per la Pezzopane Mazzette e appalti truccati L'accusa grave dei magistrati

Appalti in Abruzzo, indagata Stefania Pezzopane



Finanziamento illecito ai partiti. Con questa accusa è indagata la senatrice del Pd, Stefania Pezzopane. E con lei anche Angelo Capogna, un imprenditore impegnato nel settore dell' illuminazione pubblica. Sarebbe stato proprio lui a fare il nome dell' esponente dem nel corso di due interrogatori incentrati su una campagna elettorale degli anni scorsi. Il "polverone" è iniziato quando Capogna, amministratore della Saridue Srl, ha dato origine ad una maxi inchiesta, di cui quella in questione è uno stralcio, chiamando in causa politici e funzionari dei comuni abruzzesi della Marsica, parlando di un sistema che lui stesso ha definito "tangenti sui lampioni", con contanti e regalie in cambio di commesse.

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La Pezzopane, 57 anni, un passato da presidente della Provincia dell' Aquila, da assessore e vice presidente del Consiglio regionale, ha detto di non sapere nulla. «Non ho ancora ricevuto niente, tuttavia ho fiducia nella magistratura. Mi dispiace che i magistrati debbano lavorare spesso su cose del genere, mi sembra un grande calderone che alla fine si chiarirà».

PERICOLO IMMINENTE Il tempo sta scadendo Ci sarà un'eruzione prima di... Il terrore sotto il vulcano

Campi Flegrei: "Vulcano più vicino all'eruzione di quanto si pensi"



Già dal 2012 il livello di allerta è stato alzato dalla Protezione civile da "verde" a "giallo". Ma è possibile che a breve passi ad "arancio". Perchè, come rivela uno studio pubblicato su "Nature" dallo University College di Londra e riportato dal quotidiano La Stampa, "la caldera dei campi flegrei è più vicina all'eruzione di quanto si pensi". E "le autorità devono essere preparate a una eventuale eruzione".

Il monito dei ricercatori giunge al termine di uno studio in cui sono state osservate le deformazioni del suolo e sono state comparate al tasso di sismicità dell' area. Obiettivo: prevedere le eruzioni dei vulcani da lungo tempo quiescenti. L' eruzione, secondo questo nuovo approccio, "diventa più probabile quando il terreno viene allungato fino al punto di rottura, dal quale il magma può fuoriuscire".

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Un processo che non ha però tempi standard, dato che "il magma può anche ristagnare prima di raggiungere la superficie". Il suolo dei Campi Flegrei ha iniziato a sprofondare lentamente per secoli e il processo si è interrotto intorno al 1950, quando l' area ha ripreso a sollevarsi. Il fenomeno ha manifestato tutta la sua violenza tra il 1982 e il 1985, periodo in cui il suolo si è sollevato di quasi 2 metri, con terremoti e l' evacuazione di migliaia di abitanti di Pozzuoli. Negli ultimi dieci anni, il terreno si è sollevato di 30 centimetri. Segno della probabile comparsa di un "sill", ovvero un laghetto di magma formatosi a bassa profondità.

‘DOTTORI’ A QUATTRO ZAMPE Fatebenefratelli: la pet therapy ‘entra’ nel reparto di oncologia

Fatebenefratelli: la pet therapy ‘entra’ nel reparto di oncologia


di Matilde Scuderi


 

Due nuovi ‘dottori’ entrano nello staff dell’ambulatorio di oncologia del Fatebenefratelli: si tratta di Pesca e Dafne, due cani di piccola taglia affiancati dall’equipe di psicologi e addestratori dell’Associazione nazionale interventi assistiti con animali (Aniaa) che terranno compagnia ai pazienti in attesa della visita o del trattamento chemioterapico. Questa iniziativa dell'ospedale romano è la prima a portare la pet therapy - co-terapia basata sull'interazione tra paziente e animali che affianca una terapia tradizionale in corso - all'interno di un reparto ospedaliero. Si tratta approccio già sperimentato con successo in Italia nei reparti di pediatria, nelle residenze sanitarie assistenziali, e negli hospice oncologici: il paziente accarezzando e accudendo l’animale, accresce la sua capacità nel prendersi cura degli altri distogliendo l’attenzione dai propri problemi personali e dalle preoccupazioni relative alla malattia e alla terapia che sta affrontando. Ma i vantaggi non si limitano al benessere psicologico del paziente: come si può evincere dai dati della letteratura scientifica oltre ad aumentare la produzione delle endorfine, ossia delle sostanze che migliorano l'umore, il contatto tra paziente e animale migliora alcuni parametri vitali, come la pressione arteriosa; contribuisce al recupero dopo un infarto del miocardio; migliora la risposta immunologica; diminuisce la tensione nervosa e svolge un ruolo efficace per quanto riguarda le terapie anti-stress o antidepressive.

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“Attraverso il contatto con gli animali si vuole favorire un rilassamento corporeo e determinare un riequilibrio dello spazio mentale con una rimozione temporanea di quei pensieri poco piacevoli che fanno parte della vita di tutti i pazienti e in particolare di quelli affetti da tumore. - spiega Domenico Corsi, primario di oncologia del Fatebenefratelli-Isola Tiberina - impegnando il corpo e la mente nel prendersi cura di un animale, la persona ha una riconsiderazione di sé stessa non solo come malato, ma anche come individuo con un proprio valore e un proprio ruolo nelle situazioni che si vengono a creare nel contesto della malattia. Il progetto è stato fortemente sostenuto dalla direzione del nostro ospedale - conclude Corsi - siamo molto entusiasti di questa collaborazione con gli amici a quattro zampe e ci auguriamo che i benefici che la pet therapy ha dimostrato di poter apportare in altre situazioni si verifichino anche nei nostri pazienti. Nell’ottica della presa in carico globale del paziente oncologico che contraddistingue la mission del nostro reparto, spero che questa iniziativa possa contribuire a migliorare il benessere dei nostri malati, almeno nel momento della loro presenza in ospedale”. 

DIABETE TIPO 1 Arriva in Italia un microinfusore discreto, leggero e… sostenibile!

Arriva in Italia un microinfusore discreto, leggero e… sostenibile!


di Eugenia Sermonti



Non sempre l’impiego delle moderne tecnologie, nella gestione di malattie croniche ad alto impatto sociale, comporta costi maggiori per la sanità pubblica e device più complessi per i pazienti. Lo dimostra il nuovo microinfusore di insulina mylife YpsoPump, sviluppato dall’Azienda svizzera Ypsomed, con l’obiettivo di coniugare qualità di vita, appropriatezza e sostenibilità nella terapia del diabete tipo 1, fornendo una risposta concreta alle esigenze dei medici, delle persone diabetiche e dei sistemi sanitari. Piccolo e discreto, leggero (83 grammi, batterie incluse), essenziale, dotato di un touchscreen intuitivo con solo 7 icone e pratico da ricaricare, grazie alle cartucce di insulina pre-riempite: l’innovativo device è il primo microinfusore ‘economicamente sostenibile’, che consente al Ssn di ottimizzare l'uso delle risorse fino al 70 per cento, offrendo così la possibilità di ampliare considerevolmente il numero di pazienti trattati. Dopo il lancio in Germania, Olanda, UK e Repubblica Ceca, Mylife YpsoPump sarà a breve disponibile anche in Italia e verrà presentato alla comunità medica nei prossimi giorni, in occasione del XXI Congresso Nazionale dell’Associazione Medici Diabetologi (Amd) a Napoli dal 17al 20 maggio.

Il diabete di tipo 1 colpisce circa 300 mila italiani, tra adulti e bambini, con un trend in continua crescita. Si tratta di una patologia cronica autoimmune, caratterizzata dall’incapacità del pancreas di produrre insulina, e richiede, per tutta la vita, la somministrazione dell’ormone tramite iniezione sottocute, al fine di regolare i livelli ematici di glucosio. Numerosi studi confermano che la terapia insulinica con microinfusore ha rivoluzionato negli ultimi decenni le cure, permettendo una maggiore flessibilità, un migliore controllo del profilo glicemico e una riduzione del rischio di complicanze, quali seri episodi di ipoglicemia, problemi cardiovascolari, neuropatie, retinopatie e amputazioni. Nonostante i vantaggi clinici finora documentati, il ricorso a questa tipologia di trattamento è ancora poco diffuso in Italia e disomogeneo tra le diverse Regioni. Il costo più elevato, il tempo necessario per la formazione del paziente e la mancanza di personale sono spesso fattori di ostacolo alla sua adozione.

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“Rispetto alla modalità classica di somministrazione sottocutanea multi-iniettiva, la terapia intensiva con microinfusori continui di insulina (Csii) ha mostrato un miglior controllo glicometabolico in pazienti con diabete tipo 1 di lunga durata e una netta riduzione delle ipoglicemie - spiega Paolo Pozzilli, ordinario di Endocrinologia e Malattie del Metabolismo, Direttore Uoc Endocrinologia e Diabetologia, Università Campus Bio-Medico di Roma - In Italia sono circa 12-14 mila le persone diabetiche trattate con microinfusore: benché destinato ad aumentare, il dato è ancora molto basso se confrontato con gli altri Paesi europei, dove la terapia con Csii è seguita dal 5 al 15 per cento dei pazienti, mentre negli USA la percentuale è vicina al 40 per cento. Le tecnologie sviluppate negli ultimi anni hanno reso i dispositivi sempre più sofisticati, offrendo la possibilità di personalizzare la terapia in base alle caratteristiche della persona. Oggi abbiamo tre sistemi di microinfusione: quelli tradizionali, che consentono di regolare l’infusione basale con diverse velocità, secondo il momento della giornata; le pompe-cerotto senza cateteri, compatte e impermeabili, che si applicano sulla pelle e non devono essere scollegate in caso di sport o se si fa una doccia; i sistemi di monitoraggio glicemico continuo, con sensore sottocutaneo che rileva la concentrazione di glucosio nel liquido interstiziale del derma, impiegati in combinazione col microinfusore o integrati in esso. Più diventano complessi i sistemi di microinfusione, maggiore sarà l’impegno che richiederanno a livello economico e di addestramento. Disporre di varie opzioni - dalle più sofisticate a quelle più essenziali, a costi sostenibili - consente al diabetologo di scegliere la soluzione più appropriata, in funzione delle reali esigenze del paziente, e rappresenta un’ulteriore opportunità per ampliare l’accesso alla microinfusione”.

“L’incremento della prevalenza e incidenza del diabete tipo 1 e le recenti innovazioni in campo tecnologico costringono ad affrontare il tema della sostenibilità futura nella gestione della patologia – afferma Giorgio Lorenzo Colombo, docente di Organizzazione Aziendale, Università degli Studi di Pavia, e Direttore Scientifico del Centro di ricerca SAVE Studi di Milano - Le ultime analisi indicano una spesa media annua a paziente fino a oltre 5 mila euro considerando anche le complicanze della malattia, che hanno un notevole impatto clinico ed economico: solo un quarto circa dei pazienti, infatti, raggiunge gli obiettivi terapeutici. Nonostante l’infusione continua di insulina sia lo strumento d’elezione per ottenere un compenso metabolico ottimale, la sua diffusione nel nostro Paese è ancora ostacolata da evidenti problemi di budget. Per assicurare a tutti la migliore assistenza possibile, diventa fondamentale ragionare in termini di appropriatezza delle cure. L’offerta attuale di soluzioni sempre più complesse, come i sistemi dotati di sensore integrato (Sap), si associa a un aumento significativo dei costi, che impedisce l’accesso alla tecnologia a tanti pazienti desiderosi di passare dalle iniezioni multiple alla terapia con microinfusore. Molti diabetici, però, non necessiterebbero di sistemi di microinfusione tanto sofisticati. Se i prescrittori avessero a disposizione dispositivi di qualità ma più essenziali, innovativi rispetto alla terapia multi-iniettiva ma meno complessi e quindi meno costosi dei Sap, si potrebbe determinare un utilizzo più efficiente delle risorse e un ampliamento dell’accesso a cure costo-efficaci, riducendo così le complicanze e le relative ricadute economiche, a breve e lungo termine”.

Proprio per rispondere alle sfide che i sistemi sanitari oggi si trovano ad affrontare, nella presa in carico del diabete di tipo 1, nasce mylife YpsoPump. Affidabile, comodo da utilizzare e di facile training, il nuovo microinfusore che semplifica la cura è l'unico interamente realizzato in Europa, per la precisione in Svizzera; è compatibile con numerosi glucometri e, grazie al set di infusione ruotabile a 360°, assicura una maggiore libertà di movimento. Nella sua essenzialità, YpsoPump garantisce il mantenimento di un elevato standard nella terapia insulinica, migliorando il controllo glicemico rispetto alla multi-iniettiva e ottimizzando l'uso delle risorse del 30-70 per cento: in altri termini, potrebbe consentire di trattare con la microinfusione fino al triplo dei pazienti, rispetto ai sistemi ‘full-optional’, sicuramente utili per gruppi selezionati di utenti. “Per una gestione più serena della sua patologia, la persona diabetica ha fondamentalmente tre desideri - rivela Albino Bottazzo, presidente FAND - In primo luogo, vorrebbe che i trattamenti fossero più equi e uniformi in tutta Italia, con centri di riferimento cui potersi affidare e modalità di rimborso uguali, a prescindere dalla Regione di residenza. Le tecnologie per la microinfusione di insulina, inoltre, dovrebbero essere più facilmente accessibili per i pazienti ancora in terapia multi-iniettiva, in funzione delle loro caratteristiche e delle necessità cliniche, determinate dal team diabetologico. Infine, il diabetico vuole condurre una vita normale, senza doversi occupare in modo intensivo della propria condizione, sentendosi ‘malato’: è quindi fondamentale che i device abbiano tra le loro caratteristiche la semplicità d’uso, oltre a costi compatibili con la situazione economica generale. La FAND si batterà sempre a tutela dei pazienti italiani, affinché queste aspirazioni possano concretizzarsi nella realtà quotidiana”.

“Da sempre, Ypsomed è impegnata a trovare soluzioni innovative e sostenibili, in grado di supportare concretamente le persone diabetiche nel quotidiano - dichiara Peter Georg Haag, AD e Direttore Generale di Ypsomed Italia - Dopo il lancio, tre anni fa, della prima pompa-cerotto senza cateteri, oggi presentiamo un nuovo microinfusore che intende essere il nostro contributo per soddisfare le esigenze attuali dei Servizi Sanitari. Ci auguriamo che YpsoPump possa rappresentare un’ulteriore opzione nell’ottica di individuare il device più adatto a quei pazienti che, pur non necessitando di tutte le funzioni dei sistemi complessi, attendono di poter passare dalle iniezioni multiple giornaliere al sistema di infusione continua di insulina, per migliorare la propria qualità di vita”.

Tiroide e benessere: come passare dallo ‘stare bene’ al ‘sentirsi bene’

25 MAGGIO, GIORNATA MONDIALE DELLA TIROIDE


di Martina Bossi


La Settimana Mondiale della Tiroide, si svolgerà quest’anno dal 21 al 27 maggio, promossa da Associazione Italiana della Tiroide (AIT), Società Italiana di Endocrinologia (SIE), Associazione Medici Endocrinologi (AME), Società Italiana di Endocrinologia e Diabetologia Pediatrica (SIEDP), Associazione Italiana Medici Nucleari (AIMN), Club delle Unità di Endocrino-Chirurgia (Club delle UEC), Società Italiana di Endocrinochirurgia (SIEC), Società Italiana di Geriatria e Gerontologia (SIGG) insieme al Comitato delle Associazioni dei Pazienti Endocrini (CAPE) e sarà patrocinata da European Thyroid Association (ETA), e dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS). La tiroide svolge una serie di funzioni vitali per il nostro organismo come la regolazione del metabolismo, il controllo del ritmo cardiaco, lo sviluppo del sistema nervoso, l’accrescimento corporeo, la forza muscolare e molto altro. Proprio per il ruolo di “centralina”, quando questa ghiandola non funziona correttamente, tutto il corpo ne risente. Può colpire ad ogni età e per questo motivo occorre non trascurare alcuni campanelli di allarme rivolgendosi al proprio medico in caso di dubbio.

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Ma perché le persone che hanno problemi alla tiroide, per spiegare la propria condizione, parlano di ‘uno stato di malessere’ o di aver ‘perso il loro benessere’? “Questa è proprio la peculiarità dell’ipotiroidismo, la malattia più frequente della tiroide - spiega Paolo Vitti, Presidente Eletto Sie, coordinatore e responsabile scientifico della Settimana Mondiale della Tiroide - i sintomi sono spesso così sfumati che difficilmente si riesce a ricondurli ad una patologia. E sono davvero tanti: stanchezza, scarsa capacità di tollerare il freddo, alterazioni del tono dell’umore, difficoltà di concentrazione, palpitazioni, nervosismo, insonnia, gonfiore, pelle e capelli secchi ma l’elenco potrebbe continuare. Proprio per questo il tema scelto per la Giornata e la Settimana Mondiale della Tiroide 2017 è “TIROIDE E BENESSERE”. Che si tratti di malattie che devono essere propriamente inquadrate e che i trattamenti debbano essere personalizzati ormai non basta più. La sfida è ridare quel benessere che tante persone dichiarano di avere perso”.

 “Il modo più efficace per prevenire le malattie della tiroide - spiega Massimo Tonacchera, professore associato di Endocrinologia e coordinatore nazionale del Comitato della Prevenzione della Carenza Iodica - è assumere iodio in quantità adeguate; questo elemento è il costituente essenziale degli ormoni tiroidei. La carenza di iodio anche lieve, che affligge ancora alcune aree del nostro paese, può provocare conseguenze anche gravi soprattutto se la carenza nutrizionale si verifica durante la gravidanza o la prima infanzia”. “Una grave iodocarenza - continua Roberto Gastaldi delle SIEDP - può determinare la morte del feto in utero, cretinismo neurologico e ipotiroidismo congenito. Proprio quest’ultima patologia rappresentava la prima causa di ritardo mentale nel nostro Paese prima dell’introduzione dello screening neonatale grazie al quale è possibile eseguire diagnosi e trattamento precoci. Dopo l’età neonatale è comunque importante assicurare una adeguata quantità di iodio sia per garantire un regolare processo di crescita e di sviluppo del bambino che per prevenire patologie della tiroide come ad esempio i noduli”.

“A 12 anni dall’approvazione della legge 55/2005, che ha introdotto il programma nazionale di iodoprofilassi, lo stato nutrizionale iodico degli italiani è sicuramente migliorato. I dati dimostrano che la percentuale di sale iodato venduto nella grande distribuzione nel 2016 ha superato il 60 per cento ed è molto positivo dato che prima dell’approvazione della legge era solo al 30 per cento - spiega Antonella Olivieri, responsabile scientifico OSNAMI dell’ISS - Questo dato, seppur incoraggiante, è comunque al di sotto della soglia del 80-85 per cento indicata dall’OMSper un programma di iodoprofilassi di successo. Anche i dati di ioduria in età scolare, ovvero la concentrazione di iodio nelle urine, raccolti in collaborazione con gli Osservatori Regionali per la Prevenzione del Gozzo sono coerenti con questo miglioramento. Le indagini condotte su 2500 bambini tra il 2015 e il 2016 in Liguria, Toscana, Marche, Lazio e Sicilia, hanno mostrato valori di ioduria indicativi di un adeguato apporto di questo elemento in tutte e 5 le Regioni. Ma il risultato più importante è l’aver accertato che in Liguria, Toscana, Lazio e Sicilia, per la prima volta si può dire che il gozzo in età scolare non è più una patologia endemica ed è quindi stato praticamente sconfitto. Questi dati ci dicono che dobbiamo insistere con il programma di iodoprofilassi per estendere l’adeguato apporto di iodio a tutte le Regioni italiane riducendo così il rischio di patologie tiroidee e di deficit neurocognitivi”.

“Tra le molteplici funzioni degli ormoni tiroidei a livello cerebrale rientra il controllo del tono dell’umore - continua Rinaldo Guglielmi, past-president AME - Quando la tiroide non funziona correttamente in molti pazienti è presente un’alterazione del comportamento e del tono dell’umore; tanto maggiore è la disfunzione della ghiandola e tanto più visibile sarà la sua influenza, fino ad arrivare in alcune forme severe, a quadri clinici tipici della depressione. Se avete cambiamenti frequenti dell’umore e non ci sono cause psichiche evidenti, può essere d’aiuto controllare la funzione tiroidea mediante il semplice dosaggio del TSH. Quando i disturbi dell’umore sono dovuti a disfunzioni tiroidee nella quasi totalità dei casi è possibile ristabilire un tono dell’umore normale e coerente con il carattere della persona, con il riequilibrio della tiroide mediante tireostatici nel caso dell’ipertiroidismo e con l’ormone tiroideo sintetico nell’ipotiroidismo”. “Con l’ipotiroidismo tutte le funzioni del nostro organismo sono influenzate negativamente - spiega Luigi Bartalena, presidente AIT - con peggioramento della qualità di vita e dello stato di benessere, spesso in maniera marcata non solo nelle forme conclamate ma anche nelle forme iniziali, forse impropriamente definite subcliniche. La terapia sostitutiva è attuata impiegando la levotiroxina (T4) che è il principale ormone prodotto dalla tiroide. In un’epoca di medicina sempre più personalizzata e di precisione ogni paziente deve essere attentamente monitorato perché la quantità di ormone necessaria per riportare in equilibrio lo stato tiroideo varia da individuo a individuo in rapporto anche a variazioni dell’assorbimento del farmaco che deve essere assunto almeno mezz’ora prima di colazione evitando la concomitante assunzione di farmaci e cibo interferenti come soia, crusca, calcio, ferro, caffè, succo di pompelmo e farmaci gastroprotettori. Oggi la medicina personalizzata e di precisione in questo ambito è favorita dalla disponibilità di diverse formulazioni della levotiroxina che vanno dalle classiche compresse, alle capsule molli e alle fiale monodose liquide per uso orale che possono essere assunte insieme alla colazione e possono quindi meglio adattarsi alle esigenze del singolo paziente. Inoltre, nel 20% circa dei pazienti la terapia sostitutiva standard, per motivi non del tutto chiari, può non correggere pienamente lo stato di malessere nonostante che i valori degli ormoni e del TSH siano normali: in queste situazioni, l’aggiunta di piccole quantità di levotriiodotironina (T3) può migliorare efficacemente lo stato generale del paziente. In conclusione, oggi la terapia sostitutiva non ha come obiettivo solo la normalizzazione dei livelli ormonali ma anche il ripristino di una condizione di pieno benessere”.

“Le patologie endocrine risultano tra le più frequenti malattie croniche nell’anziano - precisa Fabio Monzani della SIGG - e in particolare l’ipotiroidismo lieve o subclinico può colpire il 15-20% delle donne ultra settantenni. Nei grandi anziani (over 80) deve sempre essere verificato in quali casi il beneficio della terapia sostitutiva con levotiroxina superi significativamente i potenziali rischi. Le principali linee guida suggeriscono il trattamento dell’ipotiroidismo lieve in questa parte di popolazione solo in caso di effettiva presenza di malattia tiroidea con evidenti sintomi, ulteriori fattori di rischio cardiovascolare o livelli di TSH molto alti (>10 mIU/l)”. “In ambito tiroideo, l’impiego in Medicina Nucleare di sostanze radioattive denominate radiofarmaci, in particolare il radioiodio, costituiscono un ausilio diagnostico e terapeutico insostituibile - spiega Onelio Geatti, past president AIMN - La diagnostica per immagini della tiroide è nella maggioranza dei casi rappresentata dall’ecografia ma, quando è necessario mappare la distribuzione della funzionalità, la scintigrafia mediante somministrazione di radioiodio è fondamentale. Il radioiodio viene anche applicato per il trattamento di alcune patologie tiroidee come ipertiroidismo da adenoma di Plummer, malattia di Basedow resistente ai tireostatici e per la terapia di carcinomi papillari e follicolari dopo completa asportazione della tiroide”.

“L’asportazione della tiroide (tiroidectomia) è un intervento sicuro ed efficace ma è un intervento delicato in quanto la ghiandola da asportare è vicina a strutture che controllano importanti funzioni come la voce e l’equilibrio del calcio nel sangue e nei tessuti - continua Luciano Pezzullo, Presidente Club delle UEC - Le complicazioni sono molto rare ma ci possono essere e quando si verificano sono molto serie. Ne deriva che la scelta della tiroidectomia deve essere attenta e ponderata. Le nuove conoscenze derivate dalla clinica e dagli studi stanno determinando un cambiamento nell’atteggiamento chirurgico che nei prossimi anni sarà meno aggressivo e nei casi a bassissimo rischio sarà anche solo un atteggiamento ‘osservazionale’ evitando l’intervento”. “Tra i compiti istituzionali delle nostre associazioni, conclude Anna Maria Biancifiori, Past-President CAPE - oltre naturalmente a quello di appoggio, orientamento, accoglienza ed assistenza ai pazienti affetti da malattie tiroidee, è sempre più importante l’attività di informazione e promozione della salute e del benessere. Per tale scopo è essenziale l’attenzione della popolazione ‘sana’ per diffondere informazioni su stili di vita corretti e segni, sintomi e percorsi di prevenzione e diagnosi adeguati. Oggi sappiamo che non è necessario attuare programmi di screening ecografico generalizzato che portano a sovra diagnosi con conseguente sovra trattamento e costi non necessari, ma puntare su una capillare e corretta attività di informazione per la prevenzione delle malattie della tiroide”.

La Settimana e la Giornata Mondiale della Tiroide sono sostenute con un contributo non condizionato da IBSA Farmaceutici Italia, Merck, Sanofi Genzyme e Esaote. In tutta Italia saranno organizzate diverse iniziative di screening e incontri informativi sulle patologie tiroidee; per informazioni è possibile consultare il sito:

 www.settimanamondialedellatiroide.it