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martedì 16 maggio 2017

Renzi intercettato col padre "Basta balle, lo hai fatto?" Perché adesso rischia tutto

Renzi intercettato, al telefono con papà Tiziano: "Bugiardo, hai incontrato...?"




"Il 2 marzo 2017 alle 9.45 di mattina Tiziano Renzi parla al telefono con il figlio Matteo. I magistrati lo stanno intercettando nell’ambito dell’inchiesta Consip nella quale il padre dell’ex premier è in quel momento indagato per traffico di influenze con il “facilitatore” e amico carlo Russo". Questo l'incipit del brano del libro (Di padre in figlio) in cui Marco Lillo, del Fatto Quotidiano e riportato dal giornale diretto da Marco Travaglio, sgancia una bomba sull'ex premier.

Una telefonata in cui Renzi avrebbe fatto riferimento all’inchiesta nella quale suo padre è implicato: "Un presunto caso di corruzione, traffico illecito di influenze e soffiate istituzionali - scrive Lillo - in cui sono coinvolti un imprenditore napoletano, Alfredo Romeo; alcuni dirigenti della Consip che si occupa di gran parte degli acquisti della Pubblica amministrazione", Tiziano Renzi e Luca Lotti.

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Insomma, secondo Lillo, Renzi avrebbe più volte chiesto conto al padre di un incontro con Romeo "nel periodo in cui l'amico Carlo Russo contrattava un pagamento di 30mila euro al mese per Tiziano con lo stesso Romeo". Secondo Lillo, l'ex premier sapeva "che rischia di essere intercettato", ma fa trasparire ugualmente quella che Il Fatto definisce la "sfiducia" nei confronti del padre, e l'esigenza che sulla vicenda venga fatta chiarezza, per sempre. "Devi dire nomi e cognomi" ai magistrati, avrebbe intimato Renzi, il quale ha poi chiesto esplicitamente: "È vero che hai fatto una cena con Romeo?".

La risposta di Tiziano Renzi, riportata dai carabinieri nel brogliaccio dell’intercettazione ottenuta da Lillo, viene definita "sibillina: Tiziano dice di no e che le cene se le ricorda ma i bar no". E ancora, "non me lo ricordo", aggiunge il padre di Renzi, per poi spiegare: "L’unico può essere stato...". Nel seguito della conversazione, Tiziano Renzi allude a a un incontro avvenuto al Four Seasons con esponenti del mondo delle imprese ai tempio delle primarie di fine 2012.

Renzi avrebbe aggiunto: "Devi immaginarti cosa può pensare il magistrato: non è credibile che non ricordi di avere incontrato uno come Romeo, noto a tutti e legato a Rutelli e Bocchino". Un modo per sottolineare l'esgienza di trasparenza su "una vicenda grave". E Tiziano: "Se non me lo ricordo non posso farci nulla". E l'ex premier, prima di chiudere la telefonata, ribadisce al padre la richiesta di "dire la verità, in quanto in passato la verità non l'hai detta a Luca Lotti e non farmi aggiungere altro. Devi dire se hai incontrato Romeo una o più volte e riferire tutto quelli che vi siete detti". E Renzi avrebbe concluso affermando: "Andrai a processo, ci vorranno tre anni, e io lascerò le primarie".

Ancora qualche mese e poi... quando e cosa dovete fare Addio a queste monete

Emendamento alla manovra-bis: dal 1 gennaio 2018 addio alle monetine da...



Se ne parla da un pezzo. E chissà che questa non possa essere la volta buona... Le monetine da uno e due cent, sì quelle che si ammucchiano negli svuotatasche o sono disperse in tasche varie di pantaloni e giacche o in giro per casa e le volte che uno ne ha bisogno (pochissime) non si trovano mai, potrebbero diventare un ricordo del primo quindicennio della moneta unica. Un emendamento del Pd alla manovra-bis (primo firmatario Boccadutri) chiede il loro ritiro a partire dal 1 gennaio 2018. Da quella data, i cent non verrebbero più coniati, finendo via via per essere ritirati dalla Banca d'Italia fino a sparire, coi prezzi arrotondati ai 5 centesimi più prossimi. Il risparmio derivante dallo stop al conio (che costa più del loro valore effettivo) è destinato al Fondo per l'ammortamento dei titoli di Stato.

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Giulierini: “Al Mann di Napoli +50% di visitatori, ma ora occorre migliorare i servizi”

Il Direttore del Museo Archeologico di Napoli al Forum promosso dai commercialisti per lo sviluppo economico della Cultura 


Moretta: la cultura rappresenta il 17% del Pil nazionale con 250 mld di euro


Da sinistra Petrucciani, Romanelli, Napolitano, Armiero, Buccio e Giulierini


NAPOLI – “Il Museo Archeologico di Napoli sta ottenendo grandi risultati: è cresciuto del 50 per cento rispetto a due anni fa, i nostri 500 mila visitatori soggiornano a Napoli, sono consumatori di prodotti tipici, vivono il Museo ed anche la città.

Oggi stiamo lavorando all’apertura di una caffetteria borbonica e di un ristorante per chef stellati. L’effetto turismo è stato importante ma adesso occorre un ulteriore passo avanti. Per fare sviluppo economico con la cultura bisogna avere un piano strategico che sia simile ai piani industriali, lavorare a programmi di lungo corso, infrastrutture, qualità della ricettività facendo dialogare le grandi piattaforme come porto, aeroporto e navi da crociera. Solo una catena di questo tipo, che vede al tavolo Comune e Regione, può vincere questa sfida, altrimenti i visitatori col tempo si perderanno”.

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Lo ha detto Paolo Giulierini, direttore del Mann, nel corso del convegno “Opzione cultura per lo sviluppo economico e sociale” organizzato dall’Ordine dei dottori commercialisti di Napoli.

“Cultura ed economia camminano di pari passo, su questo settore c’è un dato economico significativo: 250 miliardi di euro che rappresenta il 17% del Pil nazionale", ha evidenziato Vincenzo Moretta, numero uno dei commercialisti partenopei.

"Non parliamo soltanto delle imprese direttamente impegnate, ma anche dell’indotto generato. I commercialisti sono disponibili a collaborare per contribuire allo sviluppo soprattutto in Campania dove esiste una potenzialità enorme per la presenza di siti archeologici, artistici, letterari e monumentali”.

“Ci aspettiamo maggiore attenzione sulla tutela e la fruizione del patrimonio culturale", ha affermato Angelo Chianese, presidente Databenc (Distretto ad alta tecnologia per i beni culturali). "Il Databenc è nato con questa finalità nel 2011 e presto si è creato entusiasmo al punto da realizzare numerosi interventi pur in attesa dei finanziamenti individuati ma non ancora erogati. L'obiettivo primario è promuovere il binomio scienze-arte per consentire lo sviluppo economico in un segmento che può creare nuove opportunità di lavoro”.

Per Lello Savonardo, docente di Comunicazione e Culture Giovanili all'Università Federico II di Napoli “la cultura genera economia, portando con sé nuove conoscenze e sviluppo del territorio con importanti ricadute dal punto di vista occupazionale".

Secondo Concetta Riccio, consigliere delegato dell'Odcec: “La cultura crea valore nell'economia locale attraverso nuove forme di investimento e sviluppo ed il ruolo del commercialista è strategico per coniugare le esigenze imprenditoriali e il mondo culturale, archeologico e storico”.

“I commercialisti napoletani osservano con particolare attenzione il mondo delle imprese culturali - ha sottolineato Aldo Petrucciani, presidente Commissione gestione imprese della Cultura - perché queste attività possono rappresentare un nuovo volano per l'economia campana, implementando la rete professionale del valore”.

Al dibattito sono intervenuti anche Maria Caputo, Presidente dell'Unione giovani commercialisti di Napoli; Maria Rosaria Napolitano, Docente di Economia e gestione di Impresa, Università degli studi del Sannio; Valeria Romanelli, scuola di fundraising del Sud; Anna Ruggiero, Crowdfunding specialist; Clelia Buccico, Docente di Diritto Tributario Università della Campania Luigi Vanvitelli; Antonio Popolla, Esperto in finanzia agevolata ed aziendale e Francesco Gombia, European Project Manager.

POLICLINICO AGOSTINO GEMELLI Più sicurezza ed efficienza per i pazienti cardiopatici

Più sicurezza ed efficienza per i pazienti cardiopatici


di Matilde Scuderi



Novità strutturali - letteralmente - per la Fondazione policlinico universitario Agostino Gemelli: grazie al contributo della Fondazione Roma, presieduta dal professor Emmanuele Emanuele, è stata resa infatti operativa una nuova struttura presso il polo di scienze cardiovascolari e toraciche, la terapia intensiva cardiochirurgica e a breve sarà inaugurata quella cardiologica. Questo vuol dire ancora più sicurezza per i pazienti affetti da importanti patologie cardiovascolari che necessitano di interventi sul cuore e sui grossi vasi e maggiore efficienza grazie a una migliore organizzazione dei posti letto, dotati delle più innovative tecnologie oggi disponibili. L’inaugurazione si è svolta alla presenza del direttore generale della Fondazione policlinico Agostino Gemelli, l'ingegnere Enrico Zampedri, e del preside della facoltà di medicina e chirurgia dell’Università Cattolica, il professor Rocco Bellantone, nonché dei professori Filippo Crea, direttore del polo di scienze cardiovascolari e toraciche e ordinario di cardiologia all’Università Cattolica e del professor Massimo Massetti, direttore dell'area cardiovascolare della Fondazione policlinico Agostino Gemelli e ordinario di cardiochirurgia all’Università Cattolica. Per la Fondazione Roma sono intervenuti il vice presidente, professor Serafino Gatti e il direttore generale Franco Parasassi. Fortemente sostenuto dalla Fondazione Roma, con un finanziamento di 1.429.000 euro, nell’ambito di un programma di erogazione di contributi finalizzati a sostenere progetti di sviluppo dei sistemi informativi e delle tecnologie 'al letto del paziente', il progetto ha previsto la realizzazione presso il Gemelli di 10 letti di terapia intensiva cardiochirurgica e successivamente di 12 letti di terapia intensiva cardiologica. Il centro integrato, così organizzato e tecnologicamente all’avanguardia, consentirà di gestire un maggiore numero di pazienti e di modulare l’intensità delle cure, garantendo accessibilità e sicurezza al paziente attraverso una migliore fruibilità e integrazione delle informazioni. Tra i principali vantaggi ottenuti vi è quello di carattere organizzativo: la nuova struttura consentirà di ottimizzare la gestione dei pazienti cardiologici e cardiochirurgici critici, utilizzando le competenze di cardiologi e cardioanestesisti che lavorano insieme in piena sinergia terapeutica. Questo modello innovativo è già operativo nell’area cardiovascolare del Gemelli per la fase diagnostica e terapeutica ed è caratterizzato dalla centralità del cosiddetto 'Heart team' - che coinvolge cardiologi, cardiochirurghi, chirurghi vascolari e cardioanestesisti - e della sala ibrida, che verrà utilizzata per interventi multidisclipinari di cardiologia interventistica e cardiochirurgia. Tale approccio ha permesso la creazione di percorsi diagnostico-terapeutici assistenziali che non solo assicurano l’iter di cura all’interno del Policlinico, ma anche il raccordo con le strutture del territorio, rappresentate dai presidi cardiologici della rete 'hub and spoke'. La creazione di un nuovo settore ad alta intensità di cura risponde all’esigenza di adeguare le risorse strutturali di un ospedale ai moderni percorsi di cura centrati sul paziente e la sua patologia.

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“Siamo particolarmente grati alla Fondazione Roma per il sostegno che ha voluto dare a questa importante realizzazione - dichiara Zampedri - che permette di migliorare quantitativamente e qualitativamente la dotazione di posti letto di terapia intensiva del policlinico Gemelli a vantaggio non solo dei pazienti cardiologici, ma di tutti i pazienti in condizioni critiche trattati dalla nostra struttura". "Questa nuova realizzazione - afferma Massetti - conferma la mission del Gemelli nello sviluppo della centralità del paziente nei percorsi di cura, favorendo con la ristrutturazione delle unità di degenza, un contesto assistenziale e organizzativo moderno ed efficiente dove il paziente si sente garantito da tutte le professionalità necessarie alla cura della sua malattia”. Da rimarcare che la nuova struttura è stata realizzata senza alcuna interruzione di attività assistenziale presso il polo cardiologico e senza alcun disagio per i pazienti e il personale medico e sanitario. Gatti, sottolinea come “l’intervento in questione s’inserisca all’interno di una lunga e proficua collaborazione con il policlinico Gemelli, e, in senso più ampio, con tutte le strutture sanitarie pubbliche e private non profit del territorio di operatività della Fondazione Roma, raggiunte dall’iniziativa di quest’ultima, volta a potenziare le attrezzature diagnostiche e medico-chirurgiche, in modo da garantire un’offerta socio-assistenziale di qualità e più vicina alle esigenze dei pazienti. La vicinanza della Fondazione Roma alle emergenze del territorio in campo sanitario - prosegue Gatti - è dovuta alla ferma volontà e sensibilità del presidente, il professor Emanuele, di fare del settore una priorità, insieme alla ricerca scientifica in campo biomedico, che intende rispondere alle crescenti difficoltà del soggetto pubblico a intervenire”. Parasassi, tiene a sottolineare come “la collaborazione con il policlinico Gemelli possa inserirsi tra le buone prassi di cooperazione e di unità d’intenti, oltreché operativa, con una grande realtà privata non profit, che è essa stessa un’eccellenza riconosciuta ai più alti livelli nella cura di numerose e diffuse gravi patologie”.

SOCIETÀ ITALIANA DI MEDICINA ESTETICA (SIME) Cellulite: non solo un inestetismo lo provano nuovi studi e ricerche

Cellulite: non solo un inestetismo lo provano nuovi studi e ricerche


intervista di Matilde Scuderi


Pier Antonio Bacci
Direttore Centro di documentazione in Flebologia e Patologie Estetiche (Arezzo)

La cellulite non è solo un inestetismo, è una vera e propria patologia che trova la sua origine in una alterazione delle cellule a sua volta dipendente dall’invecchiamento dell’organismo: con il passare del tempo infatti il livello di ossigeno presente a livello cellulare diminuisce, questo comporta una minore produzione di energia e una maggiore stasi di sostanze tossiche nei tessuti, soprattutto nel tessuto connettivo dove sono presenti cellule staminali dedicate alla funzioni del tessuto adipose, della cute e degli scambi metabolici. Da simili processi derivano reazioni e alterazioni infiammatorie e degenerative, che possono favorire numerose malattie, quali artrosi, lipodistrofia, dolore, alterazione delle varie mucose, sindromi metaboliche (diabete, epatosi e dislipemia), patologie vascolari, tumorali, degenerative cerebrali (Alzheimer, Parkinson, etc).  Anche i cosiddetti inestetismi, come rughe, capillari e cedimenti tessutali, sono segni del processo di accumulo di sostanze tossiche sopra descritto, in particolare la cosiddetta cellulite, che è oggi considerate una patologia estetica evolutiva degenerativa del tessuto connettivo e della matrice. Tutte queste alterazioni possono essere in gran parte controllate con periodici momenti di disintossicazione e di depurazione, come una macchina che periodicamente viene lavata e controllata.

“Da sempre tutte le donne pensano di averla - precisa il presidente della Società italiana di medicina estetica (Sime) Emanuele Bartoletti - anche perché le donne chiamano cellulite tutto quello che non amano delle proprie gambe. Quest’anno finalmente sulla cellulite abbiamo presentato i risultati di una serie di ricerche e studi molto approfonditi: finalmente  abbiamo fatto un punto preciso, e tratto considerazioni scientifiche importanti sull’inquadramento di questa patologia molto comune, ma su cui ancora non c’è una convergenza di opinione sia da un punto di vista di origine clinica che dal punto di vista del trattamento. Che è la cosa più importante”.

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“Imparare a mantenere sano il nostro corpo è il dovere primario di ciascuno di noi, per prevenire quelle malattie che dovranno essere poi curate, con un danno alla nostra qualità di vita ed un costo per la società. - cosi afferma Pier Antonio Bacci, già professore a contratto di Chirurgia Estetica nell’Università di Siena e direttore del Centro di documentazione in Flebologia e Patologie Estetiche di Arezzo - La medicina moderna mette sempre più in evidenza l'importanza della visita clinica e della diagnosi quanto più precoce, della giusta alimentazione, del movimento e dello stile di vita, con lo studio della postura e stress ossidativo. Soffermandosi soprattutto sui vari momenti di depurazione  e di iniziale alterazione dei tessuti. La cellulite è proprio un sintomo che l’organismo utilizza per dire ‘Help me - Aiutami’ perché qualcosa comincia a non funzionare. Sottoporsi periodicamente a un semplice schema deacidificante (cioè un procedimento che aiuta a depurare l’organismo) permette di far respirare gli organi, di restituire ossigeno ed energia alle cellule, riducendo le degenerazioni e le patologie dolorose muscolari e articolari, infine - continua Bacci, storico esperto di cellulite e gambe gonfie - rallentando anche gli inestetismi cellulitici ed  i processi d'invecchiamento, per mantenere più a lungo possibile la gioventù del nostro organismo”.

Al Congresso Sime di questo anno lei ha presentato una ricerca su 1200 casi che lo hanno lasciato preoccupato, perché?

“Io vivo oggi una giornata di felicità perché ormai alcuni anni fa pubblicai dei libri dove si ipotizzava la cosiddetta cellulite come alterazione evolutiva del tessuto connettivo e quindi dell’operatività delle nostre cellule staminali. Su queste basi proposi nel 2015 lo schema deacidificante che, basato sul riposo parziale degli organi, avesse la capacità di migliorare le alterazioni dei tessuti e del terreno cellulitico da trattare con tecniche di medicina rigenerativa, come microinnesti connettivali, biostimolanti ed energia luminosa. Quindi rigenerare è la parola d’ordine. Le esperienze di questi anni – continua Bacci - sono state positive ed oggi, importanti ricercatori hanno dimostrato la reale presenza di cellule staminali alterate, conclusioni che rendono omaggio alle mie ipotesi ed alle mie proposte terapeutiche, ma soprattutto rendono omaggio all’intuizione del nostro vero maestro, il compianto professor Carlo Alberto Bartoletti, che già quaranta anni fa ci diceva che la medicina estetica altro non è che un percorso di salute, finalizzato al mantenimento dello stato di benessere e di bellezza del corpo e della mente. Io credo che il messaggio di recupero della gestione della propria salute da parte di ciascuno di noi sia il vero messaggio che noi dobbiamo oggi dare, senza vendere niente perché questo è il primo e migliore inizio di trattamento che, d’ora in poi dovrà essere soprattutto una strategia di medicina rigenerativa”.

Ma cosa lo ha preoccupato nella ricerca presentata?

“Fra tutti i dati ottenuti quello che più mi ha spaventato il trauma psicologico che subisce la maggior parte di donne con la cellulite, che sono disposte a tutto pur di risolvere il problema che, come è dimostrato, si può risolvere solo con il contributo del paziente: periodica depurazione, movimento e giuste metodiche dopo una precisa diagnosi”.

Cosa è il suo protocollo Vartam?

“E’ un percorso per la cura di cellulite, lipoedema e lipodistrofia dolorosa che inizia con uno schema depurativo alimentare di riposo degli organi associato a piacevoli passeggiate e continua con una precisa diagnosi e l’utilizzazione di qualche seduta di medicina rigenerativa, con microinnesti connettivali e energia luminosa che permettono nuove attività a mitocondri e cellule in un terreno quanto più armonico e fertile: i semi germogliano sempre sul terreno adatto”. 

RIVOLUZIONE "Sanremo cambia sede", decisione storica della Rai: dove si trasferirà il carrozzone tv

"Sanremo cambia location", la decisione storica dei vertici Rai: dove andrà il...



Andrea Fabiano, direttore di Raiuno, eccitato per i notevoli ascolti dell'Eurovision (a cui partecipava anche il nostro Francesco Gabbani, arrivato sesto), pensa a una rivoluzione del Festival di Sanremo. Fabiano era a Kiev, insieme al responsabile dell'intrattenimento Claudio Fasulo, per seguire l'evento. Ed è rimasto incantato da quella macchina organizzativa. "L'idea di organizzare questo show in Italia ci gasa, non ci preoccupa", dice alla Stampa, "in più con l’esperienza del Festival di Sanremo la Rai saprebbe come gestire questo colosso; alcune città, Bologna per esempio, si sono candidate per accoglierlo [...] L’Eurovision è un grande show, anche un modello per Sanremo che nei prossimi anni si dovrà avvicinare a questo livello di spettacolo".

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Poi la bomba, almeno per gli addetti ai lavori: "La città di Sanremo è d’accordo sull’idea di spostare la manifestazione in un luogo più ampio. Ci arriveremo. Magari non l’anno prossimo, ma è il futuro". Si va dunque verso l'addio alla storica sede del Teatro Ariston per approdare in un luogo più grande, pur sempre all'interno del comune sanremese. Questa l'ipotesi di TvBlog. In ogni caso, una grande svolta per lo spettacolo italiano.

CASSAZIONE La sentenza che manda a casa la Boldrini: immigrati, cosa dovranno fare per restare qui

La sentenza che manda a casa la Boldrini: immigrati, come saranno ridotti...



Sarà contenta, si fa per dire, Laura Boldrini, la fan degli immigrati e del Terzo Mondo. Gli stranieri che hanno scelto di vivere nel mondo occidentale, quindi anche in Italia, hanno "l'obbligo" di conformarsi ai valori della società nella quale hanno deciso "di stabilirsi" ben sapendo che "sono diversi" dai loro e "non è tollerabile che l'attaccamento ai propri valori, seppure leciti secondo le leggi vigenti nel paese di provenienza, porti alla violazione cosciente di quelli della società ospitante".

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Lo sottolinea la Corte Cassazione condannando un indiano sikh che voleva circolare con un coltello "sacro" secondo i precetti della sua religione. Il coltello "sacro" per gli indiani sikh. "In una società multietnica - prosegue il verdetto della Suprema Corte - la convivenza tra soggetti di etnia diversa richiede necessariamente l'identificazione di un nucleo comune in cui immigrati e società di accoglienza si debbono riconoscere. Se l'integrazione non impone l'abbandono della cultura di origine, in consonanza con la previsione dell'art. 2 della Costituzione che valorizza il pluralismo sociale, il limite invalicabile è costituito dal rispetto dei diritti umani e della civiltà giuridica della
società ospitante".

I giudici hanno respinto il ricorso di un indiano sikh condannato a duemila euro di ammenda dal Tribunale di Mantova, nel 2015, perché il 6 marzo del 2013 era stato sorpreso a Goito (Mn), dove c'è una grande comunità sikh, mentre usciva di casa armato di un coltello lungo quasi venti centimetri. L'indiano aveva sostenuto che il coltello (kirpan), come il turbante "era un simbolo della religione e il porto costituiva adempimento del dovere religioso". Per questo aveva chiesto alla Cassazione di non essere multato e la sua richiesta era stata condivisa dalla Procura della Suprema Corte che, evidentemente ritenendo tale comportamento giustificato dalla diversità culturale, aveva chiesto l'annullamento senza rinvio della sentenza di condanna.

Il verdetto aggiunge che "la decisione di stabilirsi in una società in cui è noto, e si ha la consapevolezza, che i valori di riferimento sono diversi da quella di provenienza, ne impone il rispetto".