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martedì 18 aprile 2017

Corea, si muove il Giappone Sarà terza guerra mondiale? Mossa senza precedenti

Corea del Nord, la mossa del Giappone: pronto a schierare le truppe. Cade l'appello della Cina alla "moderazione"



La Corea del Nord non arretra di un millimetro. In occasione della visita del vicepresidente degli Stati Uniti, Mike Pence, in Corea del Sud e al confine tra le due Coree, il regime di Pyongyang afferma di essere pronto alla guerra nucleare e di voler effettuare "nuovi test missilistici tutte le settimane". Parole di fuoco che arroventano ulteriormente un clima già quasi irrespirabile. I venti di guerra, insomma, spirano sempre più forti.

E a dimostrarlo ci si mettono anche le mosse del governo giapponese: per la prima volta sta prendendo in considerazione la possibilità di dispiegare forze di autodifesa in caso di caduta di un missile nordcoreano nelle acque territoriali del Paese (diversi missili lanciati da Pyongyang, infatti, sono caduti proprio nel mare del Giappone). La notizia, senza precedenti, viene riferita da media locali.

Una scelta che deriva dalle leggi adottate il 29 marzo del 2016, quando il Giappone ha diviso le minacce alla sicurezza nazionale in tre categorie: la possibilità dell'aggressione militare, l'ovvia minaccia di aggressione militare e l'aggressione militare (tre categorie che differiscono per piccole, ma significative, differenze lessicali).

Il governo di Tokyo, ora, è intenzionato a riconoscere la caduta di un razzo nordcoreano nelle sue acque come "minaccia evidente di azione militare", il che - come ha sottolineato il quotidiano Yomiuri Shimbun - consentirebbe il dispiegamento di truppe. Lo scenario, dunque, si complica. Le prospettive del conflitto, giorno dopo giorno, vedono sempre più attori in campo. Ora anche il Giappone, lo "scomodo" vicino di quella Cina che sta cercando in ogni modo di evitare azioni militari contro il regime di Pyongyang chiedendo "calma e moderazione". Tutto il contrario.

Ribaltone nel Regno Unito May: "Elezioni anticipate" Schiaffo alla Ue, Brexit blindata

Theresa May annuncia le elezioni anticipate l'8 giugno


Risultato immagine per Theresa May

Theresa May, la prima ministra britannica annuncerà di volere elezioni anticipate l'8 giugno. Lo ha fatto sapere tramite Twitter una giornalista di Bbc, Laura Kuenssberg, citando una propria fonte. Downing Street ha già detto che farà una conferenza stampa fuori dalla residenza, cosa che viene solitamente riservata alle questioni di grande importanza per il Paese.

I rumors su possibili elezioni anticipate, intanto, affossano la sterlina: l'euro si è infatti rafforzato dello 0,14% a 0,848, mentre nel cambio con il dollaro il pound cala dello 0,11% a 1,255. I media britannici ipotizzano che May possa annunciare elezioni anticipate rispetto a quelle previste nel 2020 e approfittare così del largo sostegno di cui gode ora il suo partito e blindare la Brexit. 

La vergogna delle coop rosse Anche il vescovo accusa: "Ecco che cosa hanno fatto"

Il vescovo anti-coop: "Non si fanno i soldi così"



Attacca le cooperative il vescovo di Reggio Emilia Massimo Camisasca. Dopo crac di Unieco, cooperativa affondata da un debito di 500 milioni di euro, e le centinaia di lavoratori lasciati a casa, riporta il Giornale, ha lanciato un appello affinché si salvino i posti di lavoro e i risparmi di una vita di piccoli soci. "Non si può gestire un evento cooperativo con i criteri del capitalismo avanzato. Se si vogliono fare soldi, non si devono fare le cooperative. Se si vogliono fare le cooperative, non è questa la strada per fare soldi".

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Apriti cielo. Legacoop Reggio, il cui ex presidente nazionale, Giuliano Poletti, è ora ministro del Lavoro, è passato al contrattacco: "Se le parole del vescovo si riferiscono a un impegno e a una disponibilità comune a partecipare a una iniziativa di solidarietà che possa risolvere i problemi delle imprese cooperative e dei loro soci, allora con queste ci troviamo e ci troveremo sempre d'accordo". Ergo, la Chiesa faccia la sua parte e contribuisca a restituire il debito dei piccoli soci.

Da parte sua, il Pd renziano se ne lava le mani. L'idea è di scaricare quei vecchi comunisti di ex presidenti di coop. E in questo scenario emerge tutta la fragilità del sistema coop, ormai superato. 

Massacro per De Magistris Il documento che lo cancella: "Perché deve andare a casa"

Magistrati in politica, il sondaggio Swg è un messaggio per Luigi De Magistris: il 72% degli italiani non vuole toghe in campo



Gli italiani, dei magistrati in politica, semplicemente non ne possono più. È quanto emerge in modo lampante da un sondaggio di Swg, che dimostra come di Tangentopoli, più di 20 anni dopo, semplicemente non è rimasto nulla. Parola alle cifre, dunque. Soltanto il 44% del campione intervistati afferma di avere "molta" o "abbastanza" fiducia nei magistrati. Dunque, meno di un italiano su due crede nei giudici. Cifre che marcano un crollo assoluto rispetto al 66% che si registrava nel 1994 e anche al 54% del 2011. Enzo Risso, direttore scientifico di Iwg interpellato da Il Mattino, spiega che "è un dato particolarmente significativo perché per quasi venticinque anni abbiamo fatto agli italiani la stessa domanda con i medesimi termini, questi numeri parlano di una vera e propria frattura in atto".

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Divisi per elettorato, afferma di fidarsi delle toghe il 69% di chi vota Pd, mentre il 67% dei grillini e il 52% degli elettori di Forza Italia guardano con sospetto alla magistratura. Dalla rilevazione emerge poi la sfiducia nei confronti dei magistrati che fanno politica, in qualsiasi accezione dell'impegno. Il 69% del campione infatti afferma che "certi settori della magistratura italiana perseguono obiettivi politici" e il 68% dice che "il rapporto tra certi magistrati e certi giornalisti è dannoso per la giustizia". Infine, un dato "tombale": il 72% degli intervistati afferma che le toghe non dovrebbero fare politica (il 62% chiede che, comunque, una volta arrivati a fine mandato, non tornino a indossare la toga). Un messaggio chiarissimo ai vari Emiliano, De Magistris e compagnia giudicante...

Dove e quando: Italia costretta a entrare in guerra Il retroscena: così Trump farà obbedire Gentiloni

Iraq, Trump potrebbe chiedere l'impegno militare all'Italia: terrore per Gentiloni



Donald Trump e Paolo Gentiloni

Prima il fronte siriano, dunque l'Afghanistan, poi ancora la Corea del Nord, dove l'intervento pare essere imminente. Dall'isolazionismo all'interventismo più spinto: signore e signori, lui è Donald Trump. E presto, il presidente degli Stati Uniti potrebbe aggiungere al bouquet un quarto scenario: l'Iraq, la roccaforte dell'Isis, la primissima linea di quei tagliagole che il presidente vuole spazzare via dal globo terracqueo. Per essere precisi, gli Usa sono già impegnati da tempo su quel fronte, ma l'impegno potrebbe crescere esponenzialmente. Questa, però, non è l'unica notizia. Anzi, la notizia è che Trump, secondo quanto sostiene La Stampa in un retroscena, potrebbe chiedere all'Italia un intervento diretto. Potrebbe chiederci di entrare in guerra.

Una possibile richiesta che preoccupa il premier, Paolo Gentiloni, il quale (faticosamente) cerca di stabilire un buon rapporto con la nuova amministrazione Usa. Ad oggi, le truppe italiane presenti in Iraq danno assistenza, ma non sparano, non fanno la guerra. Il punto, però, è che l'offensiva della coalizione a Mosul procede a rilento: gli iracheni hanno bisogno di uomini operativi in battaglia, e l'Italia ha soldati dispiegati a Ebril e sulla diga dove sono in corso lavori di riparazione. Uomini di cui Trump potrebbe chiedere l'impegno in azioni belliche.

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Le possibilità che la richiesta arrivi crescono esponenzialmente: per comprenderlo basta dare un'occhiata al calendario. Gentiloni, infatti, visiterà la Casa Bianca giovedì, mentre a Taormina, a fine maggio, l'Italia ospiterà il G7. All'ordine del giorno ci sarà il nostro ruolo nel Mediterraneo, ovviamente la Libia, il contributo alla lotta al terrorismo e, lo spauracchio, è che ci sia pure l'Iraq. La richiesta di partecipare alla battaglia creerebbe non pochi grattacapi a Palazzo Chigi, che difficilmente potrebbe rispondere a Trump con un no. Ma ogni intervento militare, è arcinoto, fa schizzare le possibilità di rappresaglia dello Stato islamico all'interno dei nostri confini.

Il killer braccato, le due piste: le tracce cancellate sul web. Scovati i complici: chi lo aiuta

Igor è ferito: setacciate le farmacie, i complici nelle foto cancellate da Facebook



La caccia a Igor Vaclavic, alias Norbert Feher, potrebbe arrivare alla stretta finale nelle prossime ore. Sono due finora le piste più accreditate seguite dai carabinieri, a cominciare dalle tracce lasciate dal killer vicino Molinella. Gli inquirenti sono certi che Igor sia ferito, come dimostrano diverse tracce di sangue fatte analizzare dai Ris. L'uomo avrebbe quindi bisogno di cure e per questo sono al setaccio tutte le farmacie della zona, dove potrebbe essersi procurato garze e disinfettante. Finora nessuno ha confermato di averlo visto, ma Igor può contare su una vasta rete di contatti in questa zona e quindi di diversi potenziali complici.

Proprio sulla rete di amicizie del serbo si stanno concentrando gli inquirenti. Subito dopo l'omicidio della guardia volontaria Valerio Verri e la fuga, Igor avrebbe usato diverse sim telefoniche, intestate a persone differenti, compresa una donna. L'ultimo accesso alla rete telefonica sarebbe avvenuto la scorsa domenica, 9 aprile. Era il giorno dopo lo scontro al posto di blocco e l'ultimo omicidio finora noto di Igor. Secondo chi indaga, il fuggitivo si sarebbe collegato a Facebook per cancellare alcune foto compromettenti, dove probabilmente compariva con amici e conoscenti che in queste ore potrebbero aiutarlo a fuggire, o semplicemente ha voluto evitare ai suoi contatti ulteriori guai.

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La Super big che passa con Salvini L'ultimo colpaccio del leghista: chi va con il Carroccio

Legittima difesa, in piazza a Verona con Matteo Salvini ci sarà Giulia Bongiorno


di Matteo Pandini



Tema: manifestazione leghista sulla legittima difesa. Appuntamento a Verona. Il 25 aprile. Non ci saranno il giudice trevigiano Angelo Mascolo (quello che vuole difendersi con una pistola) né il ristoratore lodigiano Mario Cattaneo (che ha stecchito un ladro). In compenso, ha confermato la sua presenza l'avvocato Giulia Bongiorno. Risponderanno «presente!» altri commercianti come il benzinaio Graziano Stacchio e il gioielliere Roberto Zancan (trevigiani) o il tabaccaio Franco Birolo da Padova. Sono tutti finiti, loro malgrado, in dolorose vicende di rapine e sparatorie. Ecco, Matteo Salvini intende rilanciare con forza il tema della legittima difesa, che negli ultimi mesi è argomento di feroce scontro col centrosinistra.

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Ricorderete. La norma attualmente in vigore è stata voluta dall'allora Guardasigilli lumbard Roberto Castelli. Sembrava la soluzione di tutti i mali per chi, aggredito in casa o in negozio, reagisce e magari fa secco il balordo. Dopo anni di rodaggio, il centrodestra ha cambiato opinione. L'applicazione della norma fa acqua. Motivo: c' è troppa discrezionalità del giudice. Risultato: alcuni cittadini che hanno fatto fuoco, con armi regolarmente denunciate, sono finiti nei guai. Come minimo, hanno affrontato un' Odissea processuale.

Alla peggio, sono stati condannati per eccesso di legittima difesa. E sono stati costretti a risarcire i ladri, come accaduto al povero Ermes Mattielli. Veneto. Commerciante. Dopo una lunga serie di furti, becca un paio di malviventi rom nella sua proprietà. Spara. Li ferisce. Condannato a cinque anni e quattro mesi per tentato omicidio, avrebbe dovuto versare anche un maxi-indennizzo da 135mila euro. Avrebbe. Perché è morto di crepacuore, dopo settimane di polemica infuocata. A 62 anni.

L'ultimo caso è quello del ristoratore di Lodi, Cattaneo, che ha freddato un tizio che gli era entrato nel ristorante e l'aveva aggredito. Indagini in corso. E soprattutto per questo, Cattaneo non sarà alla manifestazione della Lega. «Ci sarà moralmente» dicono gli esponenti del Carroccio, che peraltro hanno organizzato un bel po' di cene nel locale dell'uomo per esprimergli solidarietà. Con Salvini in prima fila.

Ecco, in questo clima incandescente è di poche settimane fa l' uscita del giudice Mascolo. In una lettera ai quotidiani locali, il magistrato ha raccontato di essersela vista brutta per una lite automobilistica. «Se fossi stato armato, come è mio diritto e come sarò d' ora in poi, che sarebbe successo se quei due mi avessero fermato e aggredito?». Ne è nata una polemica furibonda, addirittura con intervento del Csm, ma Mascolo è andato in tv e radio per ribadire il suo pensiero. Anche per questo, Salvini l'ha invitato a Verona. Dove intende celebrare il suo 25 aprile «alternativo». Però, dopo aver confermato la presenza del giudice dai microfoni di RadioPadania solo l'altro giorno, ieri è arrivata la smentita dell' interessato. Come riporta il Corriere del Veneto, per Mascolo «si tratta di una manifestazione di partito, politica, io sono un magistrato e quello non è il mio posto. Fosse stato un convegno con avvocati o giuristi sulla legittima difesa sarei andato ma questo patrocinio politico di parte non fa per me». Mascolo ha poi concluso: «Io non sono un politico e non sposo schieramenti, ringrazio d' aver destato simpatie nell'onorevole Salvini ma, appunto, quello non è il mio posto». Peraltro, lo stesso giudice aveva raccontato di aver incassato, durante la sua carriera, qualche bordata da parte dei leghisti.

Saranno a Verona Graziano Stacchio e Roberto Zanzan. 2015. Una banda assalta la gioielleria di Zancan, il benzinaio Stacchio interviene e fa fuoco. Muore un rapinatore. La famiglia del morto chiede un risarcimento, indagini, Salvini che s' arrabbia. Un copione simile a quello del tabaccaio Franco Birolo, che nel 2012 fredda un moldavo che lo stava rapinando. Per i giudici, eccesso di legittima difesa. Potrebbe essere a Verona anche Adriano Balestra, di Cividate, Bergamo: nel 2014 l' azienda di famiglia è «visitata» da una banda di quattro stranieri. Lui viene picchiato selvaggiamente, idem il padre ultrasettantenne. Il quale riporta danni permanenti. I malviventi - tutti stranieri - sono stati condannati a 28 anni di carcere complessivi, e uno di loro è già in galera in Romania.

Al fianco di Salvini, sul palco veronese, ci sarà Giulia Bongiorno. In passato vicina a Gianfranco Fini, recentemente ha detto: «Se un ladro entra in casa mia, apro il fuoco!». In Parlamento, la Lega spinge per aggiornare la norma: se sparo a un malintenzionato nella mia proprietà, ho sempre ragione. Ma il Pd non è d'accordo: «Sarebbe il Far West».