Corea del Nord, la mossa del Giappone: pronto a schierare le truppe. Cade l'appello della Cina alla "moderazione"
La Corea del Nord non arretra di un millimetro. In occasione della visita del vicepresidente degli Stati Uniti, Mike Pence, in Corea del Sud e al confine tra le due Coree, il regime di Pyongyang afferma di essere pronto alla guerra nucleare e di voler effettuare "nuovi test missilistici tutte le settimane". Parole di fuoco che arroventano ulteriormente un clima già quasi irrespirabile. I venti di guerra, insomma, spirano sempre più forti.
E a dimostrarlo ci si mettono anche le mosse del governo giapponese: per la prima volta sta prendendo in considerazione la possibilità di dispiegare forze di autodifesa in caso di caduta di un missile nordcoreano nelle acque territoriali del Paese (diversi missili lanciati da Pyongyang, infatti, sono caduti proprio nel mare del Giappone). La notizia, senza precedenti, viene riferita da media locali.
Una scelta che deriva dalle leggi adottate il 29 marzo del 2016, quando il Giappone ha diviso le minacce alla sicurezza nazionale in tre categorie: la possibilità dell'aggressione militare, l'ovvia minaccia di aggressione militare e l'aggressione militare (tre categorie che differiscono per piccole, ma significative, differenze lessicali).
Il governo di Tokyo, ora, è intenzionato a riconoscere la caduta di un razzo nordcoreano nelle sue acque come "minaccia evidente di azione militare", il che - come ha sottolineato il quotidiano Yomiuri Shimbun - consentirebbe il dispiegamento di truppe. Lo scenario, dunque, si complica. Le prospettive del conflitto, giorno dopo giorno, vedono sempre più attori in campo. Ora anche il Giappone, lo "scomodo" vicino di quella Cina che sta cercando in ogni modo di evitare azioni militari contro il regime di Pyongyang chiedendo "calma e moderazione". Tutto il contrario.
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