"C'è bisogno di più attenzione per chi soffre di disturbi mentali"
di Matilde Scuderi
"In Italia l’interesse verso la salute mentale dei pazienti sembra essere sceso - e così tanto - che ci troviamo attualmente in una situazione che definiamo di emergenza da un punto di vista clinico-gestionale, sociale ed economico”, queste le parole che il professor Claudio Mencacci, presidente Società italiana di psichiatria (Sip) e direttore del dipartimento di neuroscienze del Fatebenefratelli di Milano ha pronunciato durante del convegno - realizzato grazie al contributo non condizionato di Lundbeck ed Otsuka - 'Il nuovo approccio integrato della Società italiana di psichiatria: presentazione ufficiale della 'Carta della Salute Mentale', illustrando la situazione gravissima in cui versano i dipartimenti di salute mentale in Italia, che devono fare i conti con quasi 800 mila pazienti psichiatrici con disturbi importanti e in cura presso i servizi sociali pubblici, personale scarso e profonde differenza tra regioni. Il tutto con un finanziamento annuo di 3,1 miliardi. Con l'intento di far sentire la voce di personale medico e pazienti alle istituzioni la Sip ha elaborato 'Carta della salute mentale', che ha visto la collaborazione di società scientifiche e associazioni di pazienti e familiari - la Società italiana di farmacia ospedaliera e dei servizi farmaceutici delle aziende sanitarie, al Coordinamento toscano delle associazioni per la salute mentale e alla Fondazione progetto Itaca onlus - e per presentare un chiaro elenco delle priorità, all’insegna del dialogo costruttivo, della sostenibilità e del pragmatismo, per rendere migliore possibile la qualità di vita delle persone affette da disturbi mentali quali schizofrenia, abuso di sostanze, depressione, ansia, che nel nostro paese sono circa 17 milioni.
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Secondo l’analisi dei dati 2015 del Sistema informativo per la salute mentale (Sism), “dopo 90 giorni dal primo trattamento, solo uno su 6 prosegue la terapia. Dopo 6 mesi solo uno su 10”. I ricoveri per malattia mentale sono in diminuzione, ma l’affluenza di persone ai dipartimenti riguarda soprattutto over 45, poco rappresentata la fascia 25-45 anni, rarissimi gli under 25. “Il 75 per cento delle malattie mentali insorgono entro i 24 anni. La capacità di individuare il disturbo agli esordi – spiega Mencacci – è fondamentale. Abbiamo una falla importante legata ai giovani, ancora lontani dai servizi di assistenza”. Il 10 per cento dei pazienti finisce in comunità, il 90 per cento è gestito sul territorio. Tema delicato, i Trattamenti sanitari obbligatori (Tso) sono stati 8.777 in un anno, “numero stabile, pari a 1,7 per 10mila abitanti ma con differenze regionali: sono più frequenti nelle Marche, molto meno in Emilia Romagna”. Quanto al personale, sottolinea, “nel 2015 erano 29.260 le unità in servizio presso i servizi pubblici, nel fino al 2010 circa 34mila. A fronte di un aumento della richiesta, c’è una contrazione forte delle risorse umane”. Una contrazione che risente dei finanziamenti per la salute mentale, “anche questi molto diversi tra regioni: dal 5 per cento del Fondo sanitario del Trentino a circa 2,5 di Sardegna, Marche, Campania”
L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha predisposto un piano d’azione globale per la salute mentale 2013-2020, rivolto a tutti gli stati membri e “considerati gli obiettivi indicati dall’Oms in tema di gestione della salute mentale, la Sip ha fortemente voluto la costituzione di un gruppo di lavoro, che ha visto la partecipazione di società scientifiche coinvolte e associazioni di pazienti e familiari, per elaborare quelle che sono le esigenze prioritarie per rendere migliore possibile la qualità di vita dei pazienti affetti da disturbi mentali - Ha spiegato Mencacci - infatti, mancano delle opportune verifiche sul raggiungimento degli obiettivi delle ultime iniziative ministeriali, a garanzia dell’applicazione dei Livelli essenziali di assistenza (Lea) e di standard di qualità, confrontabili con l’assistenza psichiatrica in tutte le Regioni. Con la Carta della salute mentale speriamo che siano definite una volta per tutte le risorse e le modalità a tutela vera dei pazienti".
Il Convegno è stata anche l’occasione per presentare i dati di una recente ricerca dell’Università di Roma Tor Vergata, realizzata analizzando l’impatto economico e finanziario della schizofrenia sia sul sistema previdenziale e sociale che sanitario: “in Italia 300mila persone sono colpite dalla schizofrenia. Dallo studio emerge un peso economico pari a circa il 2,3 per cento dell’intera spesa sanitaria nazionale. Si stima, infatti, che l’impatto economico e sociale della schizofrenia ammonti a quasi 2,7 miliardi di euro annui, divisi equamente tra costi diretti e indiretti, questi ultimi dovuti principalmente alle pensioni di inabilità, alla perdita di produttività e all’assistenza dei familiari. Adottando un modello gestionale basato sull’approccio diagnostico terapeutico è possibile ottenere un risparmio immediato, già dopo un anno, di 12 milioni di euro che potrebbero salire fino a 90 milioni nei successivi cinque anni. Visto quindi il peso economico e sociale delle malattie mentali e della schizofrenia in particolare, sarebbe auspicabile un supporto economico e finanziario aggiuntivo pubblico, per sostenere la cura e la prevenzione di queste patologie”, commenta il professor Francesco Saverio Mennini, research director dell'economic evaluation and health technology assessment del Centro interdipartimentale di studi internazionali sull'economia e lo sviluppo che ha condotto la ricerca.
“Il Coordinamento toscano delle associazioni per la salute mentale opera da oltre 20 anni e ha l’adesione di 50 associazioni di familiari e di utenti. Il Coordinamento è impegnato nella lotta allo stigma e nell'integrazione sociale, lavorativa e abitativa di queste persone. Nonostante sia stato fatto molto relativamente alla salute mentale molto rimane ancora da fare. La 'Carta della salute mentale' riassume tutte le richieste che da anni chiediamo ed è di buon auspicio il fatto che sia stata elaborata a livello nazionale in accordo tra professionisti e associazioni che finalmente sono uniti con un unico obiettivo che è quello di promuovere il benessere delle persone con disagio mentale. Ci auguriamo che la Carta sia un ulteriore richiamo al ministero della salute affinché verifichi l’applicazione di quanto previsto dalle leggi vigenti in materia di salute mentali; tali normative sono condivise dalle associazioni che chiedono solo quello che a loro spetta. Infine migliorando la qualità dei servizi si ottiene un grande risparmio economico e, soprattutto, una migliore qualità di vita", ha detto Gemma Del Carlo, presidente del Coordinamento toscano delle associazioni per la salute mentale