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sabato 15 aprile 2017

Stop a furti, truffe e degrado Flavio Tosi, la frase definitiva Così toglie di mezzo i rom

Flavio Tosi: "Togliere i figli alle mamme rom ladre"



Una frase forte, quella del sindaco di Verona Flavio Tosi. "Proprio per tutelare il figlio neonato (da un mese, ndr) e quello che nascerà, le due donne nomadi sorprese a rubare non solo non dovevano essere rilasciate, dati i numerosi precedenti penali, ma si doveva procedere all'allontanamento da loro dei minori". Le parole, postate su Facebook, sono finite su tutti i giornali e hanno suscitato un vespaio. Chi con il primo cittadino, chi contro.

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La vicenda è quella di due nomadi di 20 e 23 anni che avevano tentato di forzare la porta di un appartamento di un condominio di Verona. La proprietaria, insospettita dai rumori, aveva chiamato la polizia e le due erano state arrestate. Ma poi, proprio, in quanto madre (una) e incinta (l'altra), il loro arresto non era stato convalidato sia dal gip sia dal pm. E il giudice ne aveva disposto l'obbligo di dimora nel campo rom di provenienza alle porte della città Un provvedimento, ovviamente ridicolo, visto che quei campi sono terra di nessuno ed è praticamente impossibile sorvegliare su ingressi e uscite. Da lì la reazione di Tosi.

CARTA DELLA SALUTE MENTALE "Necessaria maggiore attenzione per chi soffre di disturbi mentali"

"C'è bisogno di più attenzione per chi soffre di disturbi mentali"


di Matilde Scuderi 



"In Italia l’interesse verso la salute mentale dei pazienti sembra essere sceso - e così tanto - che ci troviamo attualmente in una situazione che definiamo di emergenza da un punto di vista clinico-gestionale, sociale ed economico”, queste le parole che il professor Claudio Mencacci, presidente Società italiana di psichiatria (Sip) e direttore del dipartimento di neuroscienze del Fatebenefratelli di Milano ha pronunciato durante del convegno - realizzato grazie al contributo non condizionato di Lundbeck ed Otsuka - 'Il nuovo approccio integrato della Società italiana di psichiatria: presentazione ufficiale della 'Carta della Salute Mentale', illustrando la situazione gravissima in cui versano i dipartimenti di salute mentale in Italia, che devono fare i conti con quasi 800 mila pazienti psichiatrici con disturbi importanti e in cura presso i servizi sociali pubblici, personale scarso e profonde differenza tra regioni. Il tutto con un finanziamento annuo di 3,1 miliardi. Con l'intento di far sentire la voce di personale medico e pazienti alle istituzioni la Sip ha elaborato 'Carta della salute mentale', che ha visto la collaborazione di società scientifiche e associazioni di pazienti e familiari  - la Società italiana di farmacia ospedaliera e dei servizi farmaceutici delle aziende sanitarie, al Coordinamento toscano delle associazioni per la salute mentale e alla Fondazione progetto Itaca onlus - e per presentare un chiaro elenco delle priorità, all’insegna del dialogo costruttivo, della sostenibilità e del pragmatismo, per rendere migliore possibile la qualità di vita delle persone affette da disturbi mentali quali schizofrenia, abuso di sostanze, depressione, ansia, che nel nostro paese sono circa 17 milioni.

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Secondo l’analisi dei dati 2015 del Sistema informativo per la salute mentale (Sism), “dopo 90 giorni dal primo trattamento, solo uno su 6 prosegue la terapia. Dopo 6 mesi solo uno su 10”. I ricoveri per malattia mentale sono in diminuzione, ma l’affluenza di persone ai dipartimenti riguarda soprattutto over 45, poco rappresentata la fascia 25-45 anni, rarissimi gli under 25. “Il 75 per cento delle malattie mentali insorgono entro i 24 anni. La capacità di individuare il disturbo agli esordi – spiega Mencacci – è fondamentale. Abbiamo una falla importante legata ai giovani, ancora lontani dai servizi di assistenza”. Il 10 per cento dei pazienti finisce in comunità, il 90 per cento è gestito sul territorio. Tema delicato, i Trattamenti sanitari obbligatori (Tso) sono stati 8.777 in un anno, “numero stabile, pari a 1,7 per 10mila abitanti ma con differenze regionali: sono più frequenti nelle Marche, molto meno in Emilia Romagna”. Quanto al personale, sottolinea, “nel 2015 erano 29.260 le unità in servizio presso i servizi pubblici, nel fino al 2010 circa 34mila. A fronte di un aumento della richiesta, c’è una contrazione forte delle risorse umane”. Una contrazione che risente dei finanziamenti per la salute mentale, “anche questi molto diversi tra regioni: dal 5 per cento del Fondo sanitario del Trentino a circa 2,5 di Sardegna, Marche, Campania”

L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha predisposto un piano d’azione globale per la salute mentale 2013-2020, rivolto a tutti gli stati membri e “considerati gli obiettivi indicati dall’Oms in tema di gestione della salute mentale, la Sip ha fortemente voluto la costituzione di un gruppo di lavoro, che ha visto la partecipazione di società scientifiche coinvolte e associazioni di pazienti e familiari, per elaborare quelle che sono le esigenze prioritarie per rendere migliore possibile la qualità di vita dei pazienti affetti da disturbi mentali - Ha spiegato Mencacci - infatti, mancano delle opportune verifiche sul raggiungimento degli obiettivi delle ultime iniziative ministeriali, a garanzia dell’applicazione dei Livelli essenziali di assistenza (Lea) e di standard di qualità, confrontabili con l’assistenza psichiatrica in tutte le Regioni. Con la Carta della salute mentale speriamo che siano definite una volta per tutte le risorse e le modalità a tutela vera dei pazienti".

Il Convegno è stata anche l’occasione per presentare i dati di una recente ricerca dell’Università di Roma Tor Vergata, realizzata analizzando l’impatto economico e finanziario della schizofrenia sia sul sistema previdenziale e sociale che sanitario: “in Italia 300mila persone sono colpite dalla schizofrenia. Dallo studio emerge un peso economico pari a circa il 2,3 per cento dell’intera spesa sanitaria nazionale. Si stima, infatti, che l’impatto economico e sociale della schizofrenia ammonti a quasi 2,7 miliardi di euro annui, divisi equamente tra costi diretti e indiretti, questi ultimi dovuti principalmente alle pensioni di inabilità, alla perdita di produttività e all’assistenza dei familiari. Adottando un modello gestionale basato sull’approccio diagnostico terapeutico è possibile ottenere un risparmio immediato, già dopo un anno, di 12 milioni di euro che potrebbero salire fino a 90 milioni nei successivi cinque anni. Visto quindi il peso economico e sociale delle malattie mentali e della schizofrenia in particolare, sarebbe auspicabile un supporto economico e finanziario aggiuntivo pubblico, per sostenere la cura e la prevenzione di queste patologie”, commenta il professor Francesco Saverio Mennini, research director dell'economic evaluation and health technology assessment del Centro interdipartimentale di studi internazionali sull'economia e lo sviluppo che ha condotto la ricerca.

“Il Coordinamento toscano delle associazioni per la salute mentale opera da oltre 20 anni e ha l’adesione di 50 associazioni di familiari e di utenti. Il Coordinamento è impegnato nella lotta allo stigma e nell'integrazione sociale, lavorativa e abitativa di queste persone. Nonostante sia stato fatto molto relativamente alla salute mentale molto rimane ancora da fare. La 'Carta della salute mentale' riassume tutte le richieste che da anni chiediamo ed è di buon auspicio il fatto che sia stata elaborata a livello nazionale in accordo tra professionisti e associazioni che finalmente sono uniti con un unico obiettivo che è quello di promuovere il benessere delle persone con disagio mentale. Ci auguriamo che la Carta sia un ulteriore richiamo al ministero della salute affinché verifichi l’applicazione di quanto previsto dalle leggi vigenti in materia di salute mentali; tali normative sono condivise dalle associazioni che chiedono solo quello che a loro spetta. Infine migliorando la qualità dei servizi si ottiene un grande risparmio economico e, soprattutto, una migliore qualità di vita", ha detto Gemma Del Carlo, presidente del Coordinamento toscano delle associazioni per la salute mentale

#afiancodelcoraggio, i premiati del concorso letterario sui tumori

#afiancodelcoraggio, i premiati del concorso letterario sui tumori


di Martina Bossi



La prima edizione del concorso #afiancodelcoraggio, progetto letterario ideato da Roche con l’obiettivo di promuovere un cambiamento culturale nell’approccio ai tumori femminili e sensibilizzare la società sugli aspetti psicologici e sociali delle patologie oncologiche, ha avuto il merito di accendere i riflettori su una nuova prospettiva. A coronare la grande attenzione generata dall’iniziativa è stata una cerimonia che ha mostrato tutta l’emozione che questo premio è stato in grado di suscitare. Un’iniziativa nata e pensata per le donne, ma sviluppata a partire da una nuova prospettiva: quella degli uomini che le hanno accompagnate nel difficile percorso della malattia e hanno scelto di condividere la loro esperienza in forma di racconto, a testimonianza di quanto resti ancora da fare affinché questo male non sia solo un problema delle donne che ne soffrono, ma un tema da condividere con l’intera collettività, che può sostenerle ed aiutarle. A riprova della più alta condivisione dello spirito della manifestazione e dell’attenzione verso quest’iniziativa è arrivata anche la concessione della medaglia del Presidente della Repubblica. Molto sentito anche il dibattito in rete, con #afiancodelcoraggio diventato più volte trend topic arrivando al terzo posto in Italia la sera della premiazione.

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“Il premio #afiancodelcoraggio ha l’ambizione di cambiare il paradigma con cui tradizionalmente viene affrontata la difficile esperienza del tumore da parte delle donne. Se più spesso infatti è la donna a raccontare la propria lotta contro il tumore, riteniamo sia altrettanto importante non dimenticare di ascoltare la voce di chi le sta a fianco in questo difficile percorso che tocca l'intera sfera intima ed affettiva. In questi mesi ci siamo confrontati con tante storie, vere e di coraggio, e poter raccogliere le emozioni e i sentimenti attraverso le parole di mariti, compagni, figli, fratelli è stata una vera novità. Questo premio ci ha aiutato a capire come momenti difficili, nati nel dolore, nella rabbia e nella disperazione, possano in molti casi tramutarsi in un cammino di speranza. – afferma Maurizio De Cicco, Presidente e Amministratore Delegato di Roche Italia – Lavorare per un’azienda che grazie ai suoi farmaci è stata in grado di cambiare la storia, la vita, il futuro di tante donne ci inorgoglisce e ci fa sentire parte integrante di queste storie di vita. Con questo premio speriamo di aver contribuito ad arricchire di nuove sfumature il significato alla parola vita, attraverso il racconto di queste esperienze, che sono storie di dolore e di sofferenza, ma anche di coraggio e di rinascita. Storie di uomini e di donne in tanti casi più forti della malattia”.

Protagonisti della serata i tre autori delle storie finaliste Stefano Chiesa, Marco di Gilio e Fabio Glionna, risultato poi vincitore. La sua storia racconta la sfida contro il tumore con la leggerezza della metafora sportiva dove - a differenza dell’insegnamento di De Coubertin - l’importante è vincere e non partecipare. I tre finalisti sono stati affiancati da tre testimonial d’eccezione Sabrina Impacciatore, Gian Marco Tognazzi e Alessandro Preziosi che alla presenza del Ministro della Salute Beatrice Lorenzin hanno fatto un appello al voto alla giuria presieduta da Gianni Letta e composta da Paola Binetti, Nicoletta Cerana, Emilia Grazia De Biasi, Stefania Gori, Annamaria Mancuso, Myrta Merlino, Federica Pontremoli, Alberto Ricciuti, Carlo Rossella, Maria Sole Tognazzi. La storia vincitrice prenderà adesso forma grazie ai produttori e distributori cinematografici, Lotus (Leone Film Groups), Circuito Cinema e Massimo Ferrero Cinemas che la trasformeranno in un corto che sarà proiettato nelle sale cinematografiche italiane nel mese di ottobre 2017, e distribuito anche attraverso i canali messi a disposizione dagli altri partner, quali le Associazioni di Pazienti ACTO (Alleanza Contro il Tumore Ovarico) Onlus, Attivecomeprima Onlus, Salute Donna Onlus, il settimanale GRAZIA e le reti televisive IRIS e La5.

“Il ruolo della giuria è stato difficile. Ci siamo confrontati con il vissuto doloroso e toccante dei candidati, che ha arricchito tutti i componenti, sebbene il giudizio sia stato sui racconti e, in particolare, su parametri stabiliti dal bando, in grado di individuare lo scritto più adatto ad essere trasformato in un video - commenta presidente Gianni Letta - Ritengo che questo premio abbia il pregio di contribuire davvero a rafforzare il dialogo tra uomo e donna nel percorso della malattia e credo che il significato del premio #afiancodelcoraggio sia tutto nel titolo. È bello, suggestivo, efficace e capace di raccontarne il motivo: condividere il dolore e la speranza, lottare insieme per la guarigione. La capacità di stare vicino, di sostenere, di aiutare, di confortare e, soprattutto, di spingere a lottare per vincere”. 

Napoli: "Dammi 10 milioni di euro" Woodcock, un errore fatale: l'uomo che lo rovina

Napoli, l'imprenditore D'Errico chiede 10 milioni di risarcimento a Woodcock: "In cella 22 giorni con prove false"



Un imprenditore napoletano ha intenzione di scucire 10 milioni di euro ai pm di Napoli, tra i quali Henry John Woodcock, come risarcimento danni. Prima della falsa intercettazione attribuita a Tiziano Renzi nell'inchiesta Consip, i magistrati della Procura di Napoli avrebbero mietuto almeno un'altra vittima. Massimiliano D'Errico ha dovuto scontare 22 giorni in cella a Poggioreale "sulla base di prove insussistenti - come ha denunciato al Giorno - le mie aziende sono state danneggiate tanto che ne ho dovuto vendere una per 30mila euro: valeva 3 milioni. Danni enormi, materiali e di reputazione".

Coinvolto dai pm nell'inchiesta Cpl Concordia sulla metanizzazione di Ischia, D'Errigo si ritiene vittima di "falsificazione di intercettazioni", lo stesso reato del quale è accusato il capitano dei carabinieri Scafarto. Nel caso di D'Errico: "Sono state riportate a verbale delle informative contenenti informazioni false. Ovvero un bonifico e un contratto di consulenza inesistenti, su cui è stata costruita l'accusa contro di me di riciclaggio".

L'esistenza di quel bonifico sarebbe stata facilmente verificabile dal conto corrente dell'imprenditore. Più volte ha chiesto di vedere l'estratto conto che i pm avevano per le mani, ma niente da fare. Dopo varie insistenze: "mi fu detto: lascia stare il bonifico, a me non interessa". Peccato però che il pm Woodcoock, sostiene D'Errico, avrebbe costruito tutta l'accusa su quell'elemento. A quel punto l'imprenditore aveva capito: "Che avessero piena coscienza che quelle prove erano inesistenti, se non fasulle".

D'Errico ha tutte le intenzioni di farsi risarcire, anzi ha già un'udienza fissata: "per la responsabilità civile, seconda sezione civile di Roma il 14 febbraio 2018. Sono chiamati a rispondere i pm Woodcock, Carrano, Loreto, D'Avino e il gip Primavera. È la prima volta che avviene in Italia con la nuova legge".

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Consip, l'inchiesta si ingrossa Fino a dove portano le carte Affare enorme: il Quirinale

CONSIP L'inchiesta si ingrossa Fino a dove portano le carte: s'indaga sull'appalto da 3 miliardi che arriva fino al Quirinale


di Roberta Catania 



Si allarga l'inchiesta Consip, abbracciando l'intero appalto "FM4". Si tratta del più oneroso appalto europeo, bandito per 2,7 miliardi di euro dalla Centrale acquisti della pubblica amministrazione nel marzo 2014, e che avrebbe dovuto affidare i servizi di pulizia e manutenzione nella pubblica amministrazione. Tra i vincitori c'è Alfredo Romeo, l'imprenditore napoletano finito in carcere per corruzione il primo marzo scorso, accusato dal dirigente Consip Marco Gasparri di avergli elargito 100mila euro di tangenti in tre anni. Per questo, a breve, la procura di Roma interrogherà di nuovo Gasparri, anch'egli sotto inchiesta per corruzione, per «fissare» le sue dichiarazioni in sede di incidente probatorio e garantirsi l'asso vincente del processo nei confronti di Romeo.

Dalla mossa scattata ieri mattina, però, si è capito che al procuratore aggiunto Paolo Ielo e al pm Mario Palazzi non basta mettere alle corde l'imprenditore campano. I magistrati capitolini hanno delegato i carabinieri del Nucleo Investigativo di Roma e i finanzieri del Nucleo Tributario di Napoli di acquisire gli incartamenti di tutte le 18 porzioni che hanno composto l'appetibile gara andata in mano a sole tre ditte, nonostante la corsa di tanti pretendenti. Una anomalia che aveva già attirato l'attenzione dell'Antitrust, che ha aperto un'istruttoria per accertare se le ditte si fossero «accordate» privatamente per «limitare la concorrenza». Adesso vuole vederci chiaro anche la procura di piazzale Clodio, che finora aveva analizzato solamente i lotti aggiudicati dalla Romeo Gestioni (3, 13 e 18). In particolare, si vuole capire meglio come sia stato attribuito il lotto numero 10, quello da 143 milioni di euro e che riguarda il centro di Roma.

Nei confini del bando (Municipio I) ci sono infatti tutti i palazzi del potere: Quirinale, Camera, Senato, Palazzo Chigi, Corte Costituzionale, i ministeri. Una porzione di gara contesa fino all'ultimo dalla Romeo Gestioni e Cofely, la ditta francese vicina a Denis Verdini che ha poi vinto di un punto e mezzo la battaglia e che Alfredo Romeo aveva denunciato di «scorrettezze».

Il lotto 10, pur essendo andato ad altri, è terreno scivoloso per l' imprenditore finito in carcere. Secondo il gip che aveva mandato Romeo in cella, su questa parte della gara si sarebbe «combattuta una lotta a suon di tangenti». Marco Gasparri, il capo ufficio acquisti di Consip, ha ammesso di aver preso soldi da Romeo e ha anche già raccontato ai pm che l'imprenditore era convinto di essere vittima «di un complotto in Consip e di essere discriminato». Per questo motivo, ha aggiunto Gasparri, Romeo si sarebbe mosso «tramite il più alto livello politico» per arrivare all' Amministratore delegato di Consip, Luigi Marroni, che la prossima settimana sarà all' Anac a spiegare perché il meccanismo di controllo sugli appalti non sia riuscito a evitare episodi di corruzione e spartizione delle gare pubbliche.

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Da ieri, nonostante la fiducia confermata dalla procura di Napoli, il capitano del Noe Gianpaolo Scafarto si è messo in ferie. Indagato dai pm di Roma per falso ideologico e materiale, per l'omessa annotazione nell'informativa dell'esito negativo di una presunta attività di pedinamento e controllo da parte dei Servizi segreti e per l'attribuzione di un'intercettazione riguardo un incontro con babbo Renzi ad Alfredo Romeo, nonostante i suoi uomini sul brogliaccio delle trascrizioni avessero indicato che l'interlocutore era Italo Bocchino.

Di Maio insulta Renzi? Attenti: gira una voce, svolta epocale "Intesa, ma a una condizione"

Di Maio insulta Renzi, ma occhio: la voce clamorosa, "stanno parlando, c'è l'intesa ma a una condizione"



Un confronto tv tra Matteo Renzi e Luigi Di Maio. Ovvero il probabile candidato premier del Pd contro il probabile candidato premier del Movimento 5 Stelle. I due non si amano, forse non si stimano nemmeno, di sicuro si accusano a vicenda. L'ultimo colpo basso arriva dal grillino: "Le fake news di Renzi inquinano il dibattito pubblico - scrive il deputato sul blog di Beppe Grillo -. Da qualche giorno ha ripreso ad andare in televisione e ad attaccare il Movimento 5 Stelle con argomentazioni false".

Eppure, in questo clima di coltellate reciproche, i rispettivi staff stanno trattando per un (epocale) confronto tv. "Il Movimento 5 Stelle è sempre disponibile a confrontarsi sui temi concreti anche con lui, glielo avevamo chiesto più volte durante la campagna referendaria, e si è sempre rifiutato - prosegue Di Maio -: anche per questo ha perso. Quindi quando vuole, in qualsiasi momento e in qualsiasi luogo, noi siamo disponibili ad un confronto con lui". E i renziani, per bocca di Michele Anzaldi, rispondono. "Come tutti sanno - replica il suo responsabile comunicazione per le primarie, all'HuffingtonPost.it - Renzi non ha mai rifiutato alcun confronto, anzi neanche accettava il limite di tempo delle puntate. Con i 5Stelle, dopo le primarie, siamo pronti ad andare in tv a patto che non sia una sfida tra liceali. Deve esserci un tema concreto, come la legge elettorale o altre cose su cui c'è la necessità di far capire agli italiani le ragioni degli uni e degli altri. Deve essere costruttivo, non un inutile braccio di ferro. Sono i 5Stelle invece ad essere sempre stati indisponibili e pronti solo a collegamenti blindati dall'esterno". Le armi ci sono. Resta da capire campo di gioco e arbitro: Porta a porta da Bruno Vespa? Oppure uno specialone su La7 a casa di Enrico Mentana? O perché no il "campo neutro" di SkyTg24, su cui si giocherà già la partita delle primarie dem?

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Guerra in qualsiasi momento Cina horror: minaccia Trump Aerei sospesi, ora è il caos

La Cina: "Guerra in qualsiasi momento: non ci saranno vincitori". Sospesi i voli tra Pechino e Corea del Nord



Da lunedì prossimo non ci saranno più voli tra Pechino e Pyongyang. L'ultima decisione della compagnia Air China è solo uno dei segnali di altissima tensione tra la Cina e le due Coree, dopo l'annuncio di nuovi test nucleari da parte di Kim Jong Un. Il clima è ormai incandescente dopo le minacce della Nordcorea e dopo lo sgancio della bomba Moab da parte degli Usa, che hanno colpito giovedì in Afghanistan. Un avvertimento non solo all'Isis, ma a tutti gli altri fronti aperti da Donald Trump, da quello siriano all'ultimo in Asia. 

Al confine tra la Corea del Nord e quella del Sud la tensione è a livelli record, tanto che lo stesso ministro degli Esteri cinese, Wang Yi, ha tagliato corto parlando di "un'atmosfera potenzialmente pericolosa" e di un conflitto che "potrebbe scoppiare in qualsiasi momento". Secondo Wang Yi una guerra su quel fronte "non avrebbe vincitori", portando a un'autodistruzione reciproca dalle conseguenze imprevedibili su altri scenari mondiali.

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Dalle previsioni catastrofiche, il ministro cinese è sostanzialmente passato alle minacce, solo implicitamente rivolte a Trump che negli ultimi giorni ha aumentato la pressione su Kim Jong-un: "Chi provocherà una guerra in Corea - ha detto il ministro di Pechino - dovrà assumersi una responsabilità storica e pagarne il prezzo. Il vincitore - ha aggiunto - non sarà colui che mantiene le posizioni più dure o che mostra di più i muscoli. Se una guerra avrà luogo, il risultato sarà una situazione nella quale nessuno uscirà vincitore".

Da Pechino credono ancora nel dialogo per risolvere la crisi diplomatica in corso. Da Pyongyang non sembrano però pensarla allo stesso modo, visto che attraverso l'agenzia di regime Kcna, un portavoce di Kim Jong Un ha definito il bombardamento americano in Siria "un atto d'aggressione insolente e barbaro". E le parole di Kim Jong-un stesso non hanno aiutato di sicuro ad abbassare i toni: "Se gli Usa vogliono, andremo alla guerra". Un destino che sembra quasi inevitabile sul trentottesimo parallelo.

Lo showdown potrebbe avvenire già nelle prossime ore. Sabato, infatti, il regime nordcoreano potrebbe eseguire un ultimo test con armi nucleari per festeggiare il 105° anniversario della nascita di Kim Il-Sung. Se il test venisse effettuato, riferiscono fonti di intelligence, gli Stati Uniti potrebbero davvero passare all'attacco. E le conseguenze, con la Cina, sono ancora tutte da comprendere.