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lunedì 10 aprile 2017

Socci, la sua vendetta dell'8 x mille: "Basta, non diamolo più alla Chiesa"

Socci, la vendetta dell'8 x Mille: "Basta, vi spiego perché non lo pago"


di Antonio Socci



Ieri Avvenire, il giornale dei vescovi, mi ha attaccato per il mio ultimo articolo su Libero. Siccome è l'ennesima volta - e bordate simili ricevo pure da ecclesiastici e annessi - mi sento autorizzato, almeno «per fatto personale», a negare nel 2017 il mio «8 per mille». A nessuno infatti si può chiedere di finanziare chi lo bersaglia da anni. Oltretutto in un modo sleale. Infatti Avvenire mi accusa di aver definito certe espressioni di papa Bergoglio assai simili alla bestemmia e poi afferma che io - per tale grave critica - non porterei «nessun argomento valido a sostegno». Come se io lanciassi al papa irresponsabili accuse senza motivo. Il fatto è che Avvenire si è ben guardato dal riferire le frasi testuali di Bergoglio da cui partiva quella mia critica: egli ha detto che Gesù «si è fatto peccato, si è fatto diavolo, serpente, per noi».

Parole inaudite che Avvenire ha omesso per poi accusarmi di attaccare il papa senza «nessun argomento valido». Ma che quelle di Bergoglio siano espressioni blasfeme o scandalose lo dimostra il fatto stesso che Avvenire le ha censurate, non ha neanche tentato di giustificarle. Infatti non sono una gaffe, sia pure inammissibile in un papa (non si era mai visto un papa bestemmiatore, oltretutto in una messa).

Quella frase esprime una precisa convinzione di Bergoglio spiegata da tutta la sua omelia dove egli applica a un passo biblico di Mosè, riferito al Messia, non l' esegesi cristiana, ma - forse senza nemmeno saperlo - una esegesi gnostica. Quella gnosi che arriva a fondere in «uno» Cristo e Lucifero nel segno del «serpente», la gnosi che nella cultura anticristiana degli ultimi due secoli è dilagante com' è stato ben illustrato dal filosofo Massimo Borghesi, in un articolo del 2003 su 30 Giorni, intitolato: Il patto con il Serpente.

Pure altre enormità di Bergoglio vanno nella stessa direzione. Per esempio il 17 marzo, secondo i resoconti giornalistici, avrebbe dichiarato: «Nella Santa Trinità le Persone baruffano a porte chiuse, ma all'esterno danno l'immagine di unità». Battuta che il sito Reinformation.tv definisce «una gravissima bestemmia che contraddice molti dogmi» e che può avere un analogo sfondo gnostico.

È impossibile tacere sentendo un papa parlare così. Ma non è solo ignoranza (che già sarebbe inammissibile). Il problema è più grave: si teme che il vertice della Chiesa sia oggi occupato da un «partito» determinato a demolire il cattolicesimo stesso come lo conosciamo da duemila anni. Ogni giorno papa Bergoglio assesta colpi di piccone sulla cattedrale della fede. E ogni colpo fa parte di una strategia di desacralizzazione.

Non solo afferma che Gesù «si è fatto diavolo, serpente», che la Santissima Trinità è una banda di personaggi rissosi che poi all' esterno si danno una facciata concorde, non solo dichiara che «non esiste un Dio cattolico», che Gesù, nell' episodio dell'adultera, «fa un po' lo scemo», che «ha mancato verso la morale» e che Gesù non era uno «pulito».

È un papa secondo cui alla Madonna sotto la croce probabilmente è venuta meno la fede e può aver detto a Dio: «Tu mi avevi detto che regnerà per sempre bugie! Sono stata ingannata!» (anche qui siamo fuori dalla dottrina cattolica).

Un papa che ha spaccato la Chiesa su sacramenti come l'Eucaristia e il matrimonio, seminando confusione totale su cose in cui la Chiesa non può dividersi.

Un papa che ha delegittimato la «missione» squalificando l'evangelizzazione col termine spregiativo di «proselitismo».

Un papa che non s'inginocchia all'Eucaristia e che celebra i tiranni comunisti (come Fidel Castro e i despoti cinesi), snobbando invece le loro vittime al punto da far insorgere i dissidenti cubani e il vecchio e saggio cardinale Zen. Un papa che si compiace di ricevere in dono dal compagno Morales una «chuspa» con le foglie di coca e la scultura di una falce e martello con sopra l'immagine di Cristo, un papa che spiega che «i comunisti la pensano come i cristiani».

Un papa che se ne infischia dei cristiani perseguitati e parla solo ossessivamente dall'emigrazione. Un papa che all' annuncio di Cristo ha sostituito l'esaltazione della marea migratoria come un' invasione salutare per l'Europa, facendone un dogma di fede: invece di «aprire le porte a Cristo» esige che si aprano a tutti i migranti del mondo.

Un papa che ha abbandonato i «principi non negoziabili» della Chiesa, mentre la vita e la famiglia sono bombardate come mai prima, per sostituirli con l'eco-catastrofismo obamiano, un papa che si preoccupa per la sopravvivenza di zanzare e piccoli vermi, che ha trasformato la Basilica di San Pietro in schermo di un orrido show animalista e ha trasformato il discusso «riscaldamento globale» in un dogma.

Un papa che si rifiuta di condannare il «terrorismo islamico» come tale, un papa che non manca di rovesciare quotidianamente critiche e disprezzo sui cattolici, mentre esalta tutte le altre religioni arrivando ad affermare che l'Islam è una religione di pace tanto da far insorgere perfino padre Samir Khalil Samir, una vera autorità che fu consigliere di Benedetto XVI per l'Islam.

Un papa che snobba sprezzantemente il Family day dei cattolici e indica come grandi italiani Emma Bonino e Giorgio Napolitano. Un papa che al vertice della Pontificia Accademia per la vita (fondata da Giovanni Paolo II) mette quel mons. Paglia che fa l'apologia di Marco Pannella («uomo di grande spiritualità») dicendo che «questo nostro mondo, ha bisogno più che mai di uomini che sappiano parlare come lui... io mi auguro che lo spirito di Marco ci aiuti a vivere in quella stessa direzione».

Un papa che ha appena nominato come Generale dei gesuiti padre Sosa Abascal il quale in un'intervista spiega che non si sa «cosa ha detto veramente Gesù» perché «a quel tempo nessuno aveva un registratore per inciderne le parole» e quindi tanti saluti alla «Parola di Dio» e alla Sacra Scrittura come fonte della Rivelazione perché tutto va reinterpretato e «contestualizzato». Per padre Sosa l'oggetto della fede è Bergoglio stesso («Io mi identifico con quello che dice papa Francesco») che però - se si demoliscono le parole di Gesù nel Vangelo - non ha più alcuna autorità. Bergoglio penalizza ed emargina cardinali, vescovi e religiosi che sono saldi nella fede cattolica di sempre e invece esalta chi va a nozze col mondo e le sue ideologie. Per tutte queste cose - e molto altro - io non ho più intenzione di contribuire alla demolizione della Chiesa con il mio 8 per mille.

Preferisco spendere di tasca mia, direttamente, per sostenere missionari, opere di carità e religiosi veramente cattolici.

Oltreutto la «chiesa bergogliana» ha già un sacco di soldi. E siccome Bergoglio e i suoi continuano a ripetere (a parole) che vogliono una Chiesa povera mi sembra giusto accontentarli. Perché far loro il dispetto di inondarli di euro se vogliono diventare poveri?

Quando in Vaticano tornerà chi onora il «Dio cattolico» e chi difende il popolo cristiano e la sua fede, io ricomincerò a firmare l'8 per mille. Oggi dominano le tenebre. Parafrasando Chesterton: non abbiamo bisogno di una Chiesa che sprofondi col mondo, ma di una Chiesa che salvi il mondo.

Chiusa la moschea dei jihadisti. Islamici "moderati"? Ecco come ci minacciano

Venezia, chiudono la moschea dei jihadisti. Gli islamici: "Datecene un'altra o blocchiamo la città"



di Tommaso Montesano




Se entro mercoledì prossimo il Comune di Venezia non avrà individuato un luogo transitorio dove consentire ai fedeli della comunità islamica bengalese di pregare il venerdì, i musulmani scenderanno in strada. «Siamo cittadini come tutti: o ci danno una sede o fermeremo i ristoranti di Venezia, Fincantieri, le scuole», minaccia il portavoce della comunità bengalese, Kamrul Syed.

All'origine della protesta c'è la chiusura, in calendario domani mattina, della sala preghiera di via Fogazzaro, in cui si radunavano anche alcuni kosovari della cellula jihadista scoperta nei giorni scorsi. La comunità islamica non l'ha presa bene. «Se non ci forniscono una soluzione immediata, venerdì scenderemo in strada: non andremo al lavoro, manifesteremo prima in via Fogazzaro, poi in stazione, poi bloccheremo treni e tram. Siamo migliaia. Lo faremo venerdì, poi il venerdì dopo e se non basta tutti i giorni», fanno sapere gli esponenti della comunità bengalesi. «Siamo cittadini tanto quanto quelli che protestano per il rumore», sostiene il portavoce Kamrul Syed. Quindi «il sindaco deve pensare a loro come a noi. Mercoledì devono darci un'alternativa». In caso contrario, inizierà la mobilitazione.


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Il clima è teso. Mercoledì è in programma una riunione tra Polizia locale, Comune e Regione per trovare una soluzione. Simone Venturini, assessore alle Politiche sociali di Venezia, ha replicato via Facebook: «Scioperino pure, non accettiamo ricatti né velate minacce. Le regole valgono per tutti, anche per la comunità islamica. I toni usati dai rappresentanti musulmani in questa vicenda sono inaccettabili. Senza rispetto reciproco e umiltà non ci può essere dialogo».

Il Comune di Venezia sostiene che in otto anni di tempo più una proroga, la comunità islamica poteva attrezzarsi e individuare una nuova sistemazione. I bengalesi, invece, pensano che l'amministrazione, una volta decisa la chiusura, dovrebbe mettere a disposizione un luogo transitorio per continuare a praticare il culto. Una richiesta ritenuta irricevibile dal Comune. «Devono sacrificarsi anche loro in qualche modo. Hanno avuto una proroga, sapevano di dover ottemperare, adesso accelerino il passo», taglia corto Giorgio D'Este, assessore alla Sicurezza.

Li accogliamo e loro ci ammazzano Feltri: "Ora reagiamo con violenza"

Noi li accogliamo e loro ci ammazzano. Feltri: "Basta, reagiamo con violenza"


di Vittorio Feltri



Non c'è verso di cambiare spartito. L'indomani di ogni attentato terroristico di stampo islamico, i media intonano le solite litanie, si leggono e si ascoltano prediche inutili. Bisogna che l'Europa - si dice - rimanga saldamente unita e adotti una politica concertata. Occorre favorire l'integrazione, convincere gli estremisti ad accettare i criteri della democrazia e della convivenza civile. Retorica, parole, bla bla senza costrutto. L'ultimo Paese colpito dai dementi dell'Isis è stato la Svezia, un paradiso sociale, ospitale e generoso con gli stranieri, pronto a estendere il proprio ricco welfare a chiunque vi metta piede. Ci si domanda. Perché i barbari di origine mediorientale sono talmente idioti da prendersela con gli scandinavi che li trattano quali principi o almeno fratelli? La logica non ci aiuta a capire. Non si afferrano i motivi per cui un popolo mite quanto quello svedese sia preso di mira con ferocia dai fanatici acefali e buzzurri di Allah. È sciocco perdere tempo in analisi sociologiche, psicologiche, politiche. Con un sistema razionale non si arriva a capo di nulla, e l'esperienza lo dimostra.

Da anni l'Occidente subisce violenze da brivido da parte di invasati barbuti, che odiano perfino le proprie donne, e noi bischeri patentati invece di rimandarli a pedate nel sedere nei loro deserti, facciamo di tutto per rabbonirli e placarli, li corteggiamo, rinunciamo alle nostre tradizioni nella speranza che ci accettino. Ma non dovrebbero essere gli islamici, nel momento in cui vengono qui a romperci le balle, e a mangiare a sbafo, ad adattarsi ai nostri costumi allo scopo di essere tollerati? Manco per niente.

Ci facciamo intimidire dai musulmani e ci assoggettiamo ai loro usi medievali per renderci simpatici. Sforzi vani, dato che lorsignori anziché esserci grati ci ammazzano con le bombe, con i kamikaze e ora - nuova moda - con i camion lanciati sulle folle. Prendiamone atto una buona volta e reagiamo secondo convenienza. Smettiamola di tenere aperte le frontiere e di farci intenerire da coloro che si presentano come poveracci, arrivando nelle nostre Patrie con barconi traballanti, poi, dopo aver goduto della nostra pietà, pretendono di insegnarci a vivere e se non impariamo in fretta ci massacrano. Siamo davvero cretini oltre che vili. O mutiamo atteggiamento o saremo sterminati. Iniziamo a sospendere i salvataggi in mare. Al terzo affondamento di carrette galleggianti per scommessa, i disperati non più soccorsi persuaderanno altri a non partire e cesseranno di incanto gli sbarchi.

Fine della occupazione. Per quanto riguarda gli immigrati, non resta che selezionare i peggiori - che conosciamo - e rispedirli con fermezza a casa. Essi non gradiscono gli stili europei? Rientrino nei luoghi da cui sono salpati. Le nostre leggi non ci consentono di arrivare a tanto? Correggiamole. Contro chi ti vuole sgozzare non puoi andare con mazzi di fiori. Meglio il mitra. È più efficace.

domenica 9 aprile 2017

FRANCESCO PELLEGRINO: "Dall’ingegneria alla biologia cambia la valutazione dei nuovi farmaci commercializzati"

FRANCESCO PELLEGRINO: "Dall’ingegneria alla biologia cambia la valutazione dei nuovi farmaci commercializzati"

di Francesco Pellegrino

Dott. Francesco Pellegrino

Probabilmente l’arrivo del nuovo direttore generale all’Agenzia italiana del farmaco ha scatenato già il primo cambiamento di rotta sulla spinosa questione della valutazione della innovazione terapeutica dei nuovi farmaci commercializzati, con le relative ricadute che questo cambiamento di rotta genererà sulla salute del cittadino italiano.
Ebbene la rivoluzione copernicana annunciata ci porta ad abbandonare definitivamente l’approccio ingegneristico dell’algoritmo che pretendeva di calcolare freddamente parametri e variabili di uso e consumo per passare ad un sistema sempre più basato sulla evidenced based medicine visto il rilievo conferito alle HTA health technology assessment riconosciute dalle maggiori agenzie sanitarie europee.
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Il sistema valuterà il bisogno terapeutico bilanciato con quanto aggiunge alle terapie già esistenti e soprattutto alla robustezza di evidenze terapeutiche. Proprio la robustezza delle evidenze terapeutiche verrà valutato recuperando il GRADE ovvero il grading of recomendations, assessment, development and evaluation.
Potremmo dire ideale ! ma ad una analisi più attenta cambiamo la valutazione sbilanciata nella considerazione finanziaria del bene farmaco e salute prodotta dall’algoritmo che cercava di esprimere pari valutazione dal Buyer rispetto al Seller ( Big Pharma ) con la criticità di essere impreparati a fornire dati di farmacoeconomia per la valutazione aggressiva del farmaco inteso quale merce al fine di tutelare l’interesse di salute dell’utente finale, il cittadino.
Oggi abbandoniamo parte di quella esasperazione finanziaria che sta portando a disumanizzare l’offerta di salute, dove i capitali dominano la commissione di salute richiesta dai sistemi sanitari pubblici, cercando di recuperare un senso scientifico del prodotto farmaco, mancando ancora una volta di coraggio nel voler svolgere un ruolo dignitoso e lucido di Buyer pubblico, con lo scopo di rendere la salute pubblica ed il Sistema sanitario nazionale una opportunità di futuro migliore.
Migliore poichè una offerta di salute che eccelle, che premia le performances sanitarie, che si dimensiona sulla soddisfazione del fruitore, che si lancia nell’innovazione esplosiva della medicina delle start up sanitarie, che dimensiona i bisogni ad un real world cambiato, che forma nuove professionalità esportandole, che si dota di opportunità di salute da sviluppare e vendere sul mercato della salute mondiale, che riesce a gestire nuove emergenze con efficienza e proattività, che si rende indipendente da vecchi moloch fornitori che condizionano con i loro capitali il cambiamento facendolo sembrare sempre impraticabile.
Questo paese ha espresso sempre le qualità migliori nei momenti bui, quasi in modo inaspettato, generando benessere e felicità, diventando il Belpaese cui tutti mirano ed in cui tutti vorrebbero vivere. Ciò che eccelle in questa terra unica è il senso del bello, del piacere e del vivere, commisurato ad una Comunità ad una famiglia od ad una relazione, insomma la vicinanza genera la scintilla del senso profondo della vita e quindi della tutela della stessa.
Cosa chiedere allora perchè questo benessere nonostante la crisi si riproponga al meglio per la Comunità, visto che la salute è un bene imprescindibile che unisce gli interessi universali rendendoci sodali sanitari nell’epoca in cui oligarchi moderni vogliono ergere muraglie moderne contro l’invasione dei barbari.
Probabilmente l’unica richiesta possibile è riacquisire la dignità di appartenenza, la considerazione reciproca e soprattutto formare generazioni di Manager che gestiscano il bene pubblico con capacità di mercato previsionali oltre che consuntivali.
Est modus in rebus, sunt certi denique fines, quo ultra citraque nequit consistere rectum.
Dott. Francesco PellegrinoVia G.A. Acquaviva, 39, 81100 Caserta.
E_mail: frankpiglrim@gmail.com
Cell: 348.8910362

Capuozzo, la verità sulle bombe Usa: "Trump? Ora vi dico io chi è davvero"

SIRIA, Capuozzo la verità sulle bombe Trump?: "Con le bombe ha dimostrato di essere come gli altri presidenti"



Il dibattito internazionale dopo il bombardamento americano all'attacco chimico in Siria ha da subito spaccato le fazioni tra chi sostiene la condanna di Donald Trump contro Bashar al Assad e chi invece accusa i ribelli jihadisti in linea con la posizione di Vladimir Putin e del presidente siriano. Non per tutti però la vicenda siriana ha toni bianchi o neri, salvo le dichiarazioni delle diverse agenzie di intelligence e degli osservatori di parte, ad oggi non esiste una versione che si possa definire del tutto attendibile su come siano andati i fatti.

E su questa linea si schiera il giornalista Toni Capuozzo che da osservatore esperto e attento analizza con estrema razionalità quanto successo: "Se mi chiedi se Assad è capace di usare armi chimiche contro la popolazione civile - ha detto in un'intervista - rispondo di sì. Rispondo di sì anche se mi chiedi se i ribelli sono capaci di mettere bombe vicino alle abitazioni civili".

C'è una verità però che emerge più forte delle altre, dal sapore più politico. Sulla mossa decisa da Trump, Capuozzo ha le idee chiare: "È tornato a essere il presidente degli Stati Uniti. Anzi, questa è una mossa alla Clinton. Il che dimostra che anche per Trump le campagne elettorali sono una cosa e la politica interna e internazionale un'altra. Anche lui si è omologato al fatto che gli Stati Uniti sono quelli che bombardano".

La classifica definitiva delle pensioni Toh, ecco quanto incassano i preti

La classifica totale delle pensioni. Preti, piloti, idraulici: quanto incassano


di Francesco De Dominicis



Sarà pure un posto sicuro, ma non garantisce un futuro prospero. «Fare il prete», in parecchie zone d'Italia, per decenni è stata quasi un' ambizione. La speranza che molte madri nutrivano per i loro figli. Una «professione» prestigiosa (basta pensare al potere e al ruolo dei parroci, specie nei piccoli centri) e dunque cercata. Considerazioni che, evidentemente, prescindevano da scrupolosi calcoli sullo stipendio e, soprattutto, sulla pensione di «domani». E in effetti gli ex sacerdoti (e più in generale gli ex ministri di culto di varie confessioni religiose) sono in coda alla classifica degli assegni Inps: stiamo parlando di 13.539 soggetti che ogni mese incassano in media solo 623 euro. Davvero una miseria: il 30 per cento in meno rispetto ai 978 euro (e non parliamo di cifre da ricchi) che ricevono in media gli ex lavoratori dipendenti. I dati emergono da un documento pubblicato pochi giorni fa dalla Corte dei conti, grazie al quale è possibile costruire la mappa delle pensioni del Paese e scoprire, conseguentemente, quali lavori garantiscono (o di sicuro hanno garantito) un assegno alto. Una fotografia che non contempla alcune categorie legate ad altri istituti di previdenza, dai medici ai giornalisti, dai commercialisti a molte altre libere professioni. I numeri della mappa previdenziale si riferiscono a gennaio 2016: qualcosa, dunque, potrebbe essere cambiato nei successivi 15 mesi.
Per trovare una pensione più bassa rispetto a quella pagata ai sacerdoti a riposo, bisogna arrivare ai coltivatori diretti: 1.537.691 assegni da 603 euro ciascuno. Al di sotto di queste due categorie ci sono solo le 857mila pensioni e assegni sociali oltre che i quasi 3 milioni di prestazioni per invalidi civili: in entrambi i casi, stiamo parlando di appena 422 euro mensili.

Diamo uno sguardo ai «paperoni» Inps. A guidare la classifica - ma questa non è una sorpresa - ci sono gli ex dirigenti di aziende industriali (quelli che per anni hanno versato i contributi all' Inpdai): la media dei 127.161 assegni staccati dall' istituto di previdenza ai «vecchi» manager è pari a 3.870 euro al mese. Si tratta di una cifra poco più alta rispetto agli ex lavoratori del comparto «volo»: in ballo ci sono 6.857 ex piloti ed ex hostess, ai quali l'Inps versa ogni 30 giorni 3.505 euro. Si cala sensibilmente a 2.022 euro con i 74mila ex lavoratori del comparto telefonico e poi ancora più giù a 1.997 euro con i 98mila ex dipendenti di aziende «elettriche».

C'è un altro gruppetto che va da 1.600 euro a 1.800 euro: assegno medio da 1.651 euro ai 105mila pensionati del comparto trasporti, 1.688 euro ai 222mila ex ferrovieri, 1.846 euro ai 5.371ex addetti del comparto gas, 1.811 euro ai 5.566 ex esattori delle tasse. Solo altre tre categorie galleggiano sopra i mille euro al mese: i 144mila ex postini (1.392 euro), gli 8.0479 vecchi dazieri (1.390 euro), i 6.363 ex minatori (1.198 euro).

Tolto il clero e le minime, finora abbiamo snocciolato le cifre del milione di pensionati che si becca più di 1.000 euro al mese. Che rappresenta, tuttavia, solo il 5% degli oltre 18 milioni di assegni «staccati» ogni mese dall' ente presieduto da Tito Boeri. Le fetta maggiore - ovvero la metà delle prestazioni (47%) corrisponde agli ex lavoratori dipendenti ai quali mediamente viene erogata una pensione da 978 euro. Di qui si cala sistematicamente: agli 1,6 milioni di ex artigiani vanno 882 euro, agli 1,3 milioni di commercianti vanno 813 euro, ai 13.539 ex preti, come già raccontato, 623 euro, agli 1,5 milioni di contadini 603 euro.

Mentre 422 euro è la cifra pagata per gli assegni sociali 857mila) e per gli invalidi (2,9 milioni). Ancora più giù - e qui si completa la mappa - restano solo i 166 euro pagati a 356mila ex parasubordinati (gestione separata), i 60 euro erogati alle 1.318 ex casalinghe, i 48 euro riconosciuti per le pensioni «facoltative». Sulle pensioni dei preti, negli ultimi anni, c'è stata polemica a più riprese, anche in Parlamento. Polemica legata al fatto che lo Stato copre una parte dei versamenti per coprire il deficit del «Fondo clero»: i contributi previdenziali versati dalle tonache sono piuttosto esigui. Tant' è che, se si legassero gli assegni a quanto effettivamente versato, il 61% dei sacerdoti subirebbe un taglio superiore al 50%, mentre il 37% vedrebbe ridotto l' assegno mensile tra il 45% e il 50%. Occhio alle eccezioni: alcuni sacerdoti sono di «serie A» e oltre all' assegno del fondo clero, ne portano a casa un altro che in media si aggira sui 1.000 euro. E per qualcuno il bis supera addirittura quota 2.000 euro. Pure dietro gli altari ci sono i privilegiati.

Carneficina in diretta mentre pregano L'esplosione, la scena tremenda

Egitto, l'orrore in diretta: il momento dell'esplosione in chiesa




In un video pubblicato su Twitter il momento esatto dell'esplosione nelle chiesa copta di San Giorgio a Tanta, a nord del Cairo. Oltre 20 morti. Si sente lo scoppio e immediatamente saltano le immagini della diretta della tv di Stato. Poco dopo, un kamikaze si è fatto esplodere davanti a un'altra chiesa copta ad Alessandria di Egitto, provocando altri morti.