Ci ha messo poco. Anzi, pochissimo. Due mesi e mezzo dall'insediamento e poche ore di riflessione dopo l'attacco col gas in Siria. Poi
Donald Trump è passato all'attacco. Alla guerra. Nella notte italiana tra giovedì e venerdì da
due portaerei al largo del Mediterraneo sono stati lanciati
59 missili Tomahawk contro obiettivi strategici del regime di
Bashar Al-Assad, individuato come responsabile certo della strage di
Khan Sheikhoun, di martedì mattina, dove sono morte oltre 80 persone, tra le quali 27 bambini. L'attacco è partito alle 2.30 ora italiana. Nel dettaglio, gli Stati Uniti hanno preso di mira la base di
Al Shayrat da cui, secondo le loro informazioni, erano partiti gli aerei con le armi chimiche. Prima di colpire, riferiscono fonti del Pentagono ai media Usa, sono stati avvertiti i russi. "Non avevamo nessuna intenzione di colpire i loro aerei" ha detto un funzionario anonimo al
New York Times.
Inizia la guerra. E soprattutto arrivano le reazioni della comunità internazionale. Russia su tutte, che parla di "irresponsabile atto di aggressione" in grado di "
peggiorare i rapporti con Washington". Il gesto di Trump, dunque, mina alle basi gli equilibri internazionali: i rapporti con
Vladimir Putin, da sempre sostenitore di Assad, rischiano di subire drastici scossoni. Da par suo, Trump ha parlato poco dopo l'attacco, dalla Florida, dove si trova per un vertice con
l'omologo cinese Xi Jin Ping: "Martedì - ha affermato - il dittatore della Siria,
Bashar al-Assad, ha lanciato un terribile attacco con armi chimiche contro civili innocenti, uccidendo uomini, donne e bambini. Per molti di loro è stata una morte lenta e dolorosa. Anche bambini piccoli e bellissimi sono stati crudelmente uccisi in questo barbaro attacco. Nessun bambino dovrebbe mai soffrire tale orrore".
E ancora, il governo russo ha annunciato la richiesta della riunione urgente del
Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Lo ha affermato
Victor Ozerov, presidente del Comitato del Consiglio della Federazione russa sulla difesa e la sicurezza: "Questo può essere considerato
un atto di aggressione da parte degli Stati Uniti contro uno Stato delle Nazioni Unite".
Durissima la reazione della tv di stato siriana che ha definito il raid missilistico "
un'aggressione" da parte degli Stati Uniti. Tra gli obiettivi colpiti, piste, velivoli e zone di rifornimento. Sarebbero
rimasti uccisi 4 militari siriani, secondo l'osservatorio siriano per i diritti umani (osdh), ong che si basa sulle testimonianze dirette dalle varie regioni siriane.
Le indiscrezioni relative all'attacco avevano iniziato a circolare giovedì sera, quando era trapelata l'indiscrezione che il Pentagono stesse studiando i piani per un intervento militare in Siria. L'opzione scelta da Trump - un attacco mirato da una portaerei - è
secondo gli esperti Usa la più restrittiva fra quelle che gli aveva messo sul tavolo il segretario alla Difesa
Jim Mattis. Il Pentagono, infatti, temeva che l'uso di aerei avrebbe fatto scattare la contraerea e l'aviazione russa. Le polemiche, comunque, sono destinate a montare: Trump è intervenuto senza chiedere l'autorizzazione del Congresso, una possibilità prevista dall'11 settembre in poi ma, nella questione, molto irrituale.