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lunedì 6 marzo 2017

Immigrati lombardi contro l'invasione: "Perché dovete restare a casa vostra"

Immigrati lombardi contro l'invasione: "Perché dovete restare a casa vostra"


di Giuseppe Spatola



Il giro di affari in Italia, secondo le stime, nel 2016 ha toccato i 4 miliardi di euro. Così il business dell’accoglienza non conosce crisi, diffuso da nord a sud senza regole ferree e lasciato in mano al paradiso delle cooperative che gestiscono ingenti fondi a volte senza una vera rendicontanzione.

Mentre le ondate di sbarchi assediano le coste italiane, ormai anche gli immigrati regolari residenti in Lombardia chiedono di fermare la «transumanza» del mediterraneo. L’esercito dei «regolari», quello che hanno lavorato per anni prima di sudarsi il permesso di soggiorno, chiedono in netta maggioranza e in maniera convinta lo stop a nuovi arrivi e controlli alle frontiere, in quanto ritengono che tra i cosiddetti migranti si nascondano «persone potenzialmente pericolose». «Solo il governo italiano non l’ha capito e al netto delle promesse di Gentiloni, Orlando e Minniti registriamo un pericoloso +57 per cento sugli sbarchi rispetto allo scorso anno», ha sbottato l'assessore lombardo alla Sicurezza, Simona Bordonali. «Sono ormai 14.319», ha aggiunto, «gli aspiranti profughi arrivati nel 2017».

La dura presa di posizione degli stranieri contro i richiedenti asilo emerge chiaramente dai dati raccolti dall’Osservatorio Regionale per l’integrazione e la multietnicità, pubblicati nel rapporto 2016 «L’immigrazione in Lombardia». «È noto come la maggioranza degli italiani sia totalmente contraria alla gestione del problema dell’immigrazione da parte del governo. Meno esplorata», ha continuato la Bordonali, «era l’opinione degli stessi cittadini di origine straniera rispetto a questi nuovi flussi». Opinione che è stata invece approfondita nella recente rilevazione ORIM attraverso alcuni quesiti posti alla popolazione straniera residente in Lombardia (campione di 3.303 unità su scala regionale).

Cosa emerge dalla ricerca? Da una parte c’è il «sì» netto all’accoglienza per chi scappa dalla guerra e dalle persecuzioni. Ma dall’altra parte c’è anche il muro di diffidenza sollevato dagli stessi immigrati nei confronti di chi si presenta come profugo ma alla fine non ha diritto all’asilo politico.

Dalle rilevazioni emerge come il 54 per cento degli immigrati residenti in Lombardia sia favorevole all’accoglienza solo nei confronti di coloro che scappano da guerre e persecuzioni e un ulteriore 12 per cento crede che non si debba più accogliere alcun migrante. Solo il 34 per cento degli stranieri ritiene che sia necessario accogliere tutti. Non solo. 56 immigrati su 100 inoltre sono molto (25 per cento) o abbastanza (31 per cento) d’accordo sul fatto che tra i migranti si nascondano terroristi e delinquenti. In larga maggioranza anche coloro che credono sia necessario ripristinare le frontiere nazionali europee e fare i controlli ai confini. Il 59 per cento degli immigrati residenti in Lombardia si dichiara molto o abbastanza d’accordo con questa affermazione. Insomma, un appello che arriva da chi ha cercato l’integrazione e non ha paura che gli sbarchi selvaggi sulle coste italiane minino la convivenza con gli italiani.

Del resto è evidente come la Lombardia sia oramai una regione multietnica. Basta scorrere i dati sulle iscrizioni scolastiche per comprendere come le scuole che hanno più del 30 per cento di alunni stranieri siano 789, pari al 10 per cento del totale, una quota doppia di quella registrata nel complesso del territorio italiano (5,1). Mantova, Cremona e Brescia presentano le quote più alte di scuole sopra la soglia del 30 di stranieri. In Lombardia, le scuole a maggioranza straniera sono 167, pari al 2,1 per cento delle scuole. 76 si trovano nell’area di Milano e Monza (3,1 per cento), 41 nel bresciano (3,7). Stranieri regolari che dicono no a sbarchi e clandestini.

Cosa sapeva Massimo D'Alema? "I ministri dicono che su Renzi..."

Inchiesta Consip, quando D'Alema diceva: "Renzi cadrà per mano giudiziaria



"Alcuni ministri raccontano che Massimo D'Alema, da qualche tempo, sostiene che il governo non cadrà per uno sgambetto del Parlamento, per un giochino delle minoranze, per un complotto delle opposizioni ma cadrà per mano giudiziaria, e il ragionamento fatto in privato dall'ex presidente del Consiglio è arrivato anche al ministero di Giustizia, terra di Andrea Orlando". Così Claudio Cerasa, oggi direttore de Il Foglio, in un retroscena scritto nell'estate di due anni fa sullo stesso giornale. Una fonte molto più che affidabile, che per altro non fu smentita. Insomma, già anni fa D'Alema, nemico giurato di Matteo Renzi, profetizzava guai giudiziari per l'ormai ex permier. O per la sua famiglia, così come sta avvenendo nell'ambito dell'inchiesta Consip dove è rimasto invischiato il babbo, Tiziano Renzi.

Una semplice profezia? Forse. Di certo Baffino di profezie se ne intende. Nel 2009, come sottolinea Il Giornale, quando al governo c'era Silvio Berlusconi, disse che "nella vicenda italiana potranno avvenire delle scosse". Pochi giorni dopo, putacaso, si scatenò a Bari la vicenda Patrizia D'Addario, un filone giudiziario che contribuì al logoramento del premier. Proprio come accaduto qualche anno dopo con Renzi: D'Alema "profetizza", i giudici colpiscono. E per inciso anche altri personaggi avevano previsto un futuro di guai all'ex premier. Si pensi a Claudio Velardi - toh, ex consigliere di D'Alema - che in un'intervista affermò: "Per il sistema, Renzi è peggio di Berlusconi, infatti i magistrati lo stanno già puntando. Negli ultimi vent'anni la magistratura si è abituata a primeggiare sulla politica e non intende rinunciare al proprio primato". Parole in anticipo sui tempi. Parole che i più maliziosi leggono con sospetto: sapevano qualcosa prima degli altri?

LA PALADINA DEI POVERI Toh, il reddito della Boldrini: occhio, le sue cifre da sballo

Laura Boldrini, la paladina dei poveri ha un reddito di 144mila euro annui: straccia la media dei parlamentari



Le dichiarazioni dei redditi dei ministri e dei parlamentari, si sa, appassionano gli italiani. Già, quali sono le ricchezze della "Casta"? E consultando i documenti pubblicati online le sorprese, giorno dopo giorno, si sprecano. Soltanto per fare un sunto degli ultimi giorni, si è scoperto che tra i ministri, quello che dichiara l'imponibile più alto, è Valeria Fedeli. Insomma, una vita senza laurea paga, eccome (l'ultimo nella classifica ministeriale, invece, Maurizio Martina). Dunque si è notato il crollo del reddito di Pier Carlo Padoan, dovuto al riscatto della laurea, e si è scoperto che Angelino Alfano si è concesso il lusso di una fiammante moto Bmw. E oggi, cosa si scopre? Si scopre un altro fatto curioso. Si parla di Laura Boldrini, la presidenta della Camera, nonché paladina di immigrati, minoranze, donne, desinenze e in questo caso, soprattutto, dei poveri. Già, perché la pauperista Laura dichiara la bellezza di 144.883 euro annui. Una discreta somma. Anzi, soldoni, considerando che si tratta di molti denari in più rispetto alla media del reddito dei parlamentari. Certo, la Boldrini perde impietosamente il confronto con l'omologo al Senato, Pietro Grasso, il quale di imponibile dichiara 340mila e rotti euro. Ma quest'ultimo non ha certo l'etichetta di "paladino dei poveri".

domenica 5 marzo 2017

Esclusiva / Il sospetto: cassetto pieno di soldi e quei pizzini con la "T." / Guarda

Consip, le intercettazioni: cassetto pieno di soldi e quei pizzini con la "T." 



Nell'inchiesta che vede indagato Tiziano Renzi spuntano dei pizzini dove si vede una T puntata. Sono due, di contenuto quasi identico, trovati in date diverse nell'ufficio di Alfredo Romeo, l'imprenditore accusato di corruzione. Il primo, riporta il Corriere della Sera, risale al 14 settembre scorso, ed è stato scritto mentre Romeo diceva al faccendiere Carlo Russo, amico di babbo Renzi: "Facciamo una cosa direttamente con..." e a qual punto invece di un nome si sente il rumore di una penna pigiata su un foglio, e ancora: "Facciamo una cosa proprio quadro... Eh... ogni ... - ancora rumore di scrittura di sottofondo - per... lui... ogni... Le cose sostanziali da fare sono un ... tenuto da lui naturalmente...".

Il giorno seguente i carabinieri del Noe hanno recuperato nella spazzatura degli uffici romani di Romeo il foglietto gettato via dopo l'incontro. Ed ecco il pizzino dove si legge: "30.000 x mese - T. 5.000 ogni due mesi R.C. 2 incontri quadro tenuti da T. 1 con M - 1 con L-". Nell' interpretazione degli investigatori la T significa Tiziano Renzi, R.C. Carlo Russo, M sta per Marroni (amministratore delegato di Consip) e L per Lotti. Congetture. Il 26 settembre, quando i carabinieri sono tornati negli uffici di Romeo per mettere altre microspie, hanno visto (e fotografato) sulla scrivania dell'imprenditore un altro appunto con scritto "ogni mese 30.000" e una freccetta che rimanda a una T cerchiata; "ogni 2 mesi 5.000 - C.R.; 1 incontro con M; 1 incontro con L.". In più ci sono la parola "contanti", cerchiata anche quella, e due nomi abbreviati:"Bonifas" e "Pess"

In relazione all'acquisto dell'Unità il 27 settembre Russo dice a Romeo di aver consegnato un report sul suo conto e che Luca Lotti sarebbe perplesso sull'ingresso di Romeo nella proprietà del giornale. Riporta il Corriere che ci sono dunque riferimenti a un'interlocuzione di Russo con Lotti e altri esponenti democratici sul conto di Romeo, che danno ulteriore rilevanza ai dialoghi intercettati tra l'imprenditore e "il ragazzo". Il quale chiede soldi a Romeo per la sua attività, e c'è il sospetto che li abbia ottenuti. I due discutono spesso della volontà di Russo di ottenere un vero e proprio contratto di consulenza, con pagamenti attraverso società e modalità tipo trasferimenti estero su estero. Ma Romeo resiste, e continua a sostenere di voler pagare in contanti. Russo invece continua a preferire altre vie: "Avvocato io le dico una cosa, lei ... io quello che dice lei lo continuo a credere ma io lei ... io le ho a casa mia ovviamente, ma io ne ho un cassetto pieno, non so che cazzo farci..".

GENTILONI A PEZZI Un sondaggio da incubo Governo massacrato / Cifre

Sondaggio Ipsos, governo bocciato da un italiano su due



"Solo il 18% dei nostri connazionali giudica molto o abbastanza positiva la situazione economica dell'Italia, contro una media del 42% di ottimisti registrata in 27 Paesi", "gli italiani hanno interiorizzato la crisi e faticano a vedere vie d'uscita. Uno su 2 prevede che la propria situazione rimarrà invariata nel prossimo futuro, 1 su 4 si aspetta un peggioramento e solo 1 su 5 un miglioramento". Nando Pagnoncelli di Ipos mostra sul Corriere della Sera come nonostante dei segnali di ripresa ci sia una diffusa "inquietudine rispetto alla crisi". Oltre 3 italiani su 4 si dichiarano molto (52%) o abbastanza (25%) preoccupati. La maggioranza relativa (39%, + 2% rispetto a un anno fa) teme che il peggio debba ancora arrivare, il 30% ritiene che siamo all'apice della crisi e il 20% è convinto che il peggio sia passato. Le preoccupazioni maggiori riguardano il lavoro (80%), immigrazione (33%), crescita economica e sicurezza (19%), instabilità politica (16%), sanità (14%), corruzione (13%) e Fisco (11%). 

Due italiani su 3 (67%) pensano che il "Paese stia andando nella direzione sbagliata", con una crescita di 7 punti rispetto al marzo 2016. In questo scenario non sorprende allora che 1 italiano su 2 esprima un giudizio negativo sul governo (52%) e sul premier Gentiloni (50%), mentre solo 1 su 3 (rispettivamente il 32% e il 35%) si esprime in termini positivi.

Malattia di Crohn e colite ulcerosa l'Infliximab biosimilare 'funziona'

Malattia di Crohn e colite ulcerosa l'Infliximab biosimilare funziona


di Eugenia Sermonti


Risultato immagine per Malattia di Crohn e colite ulcerosa

Si chiama PROSIT-BIO l’ultimo studio multicentrico italiano ‘real life’, il più ampio finora ad aver valutato la sicurezza e l’efficacia di infliximab biosimilare in pazienti adulti e pediatrici con Mici, naïve oppure già trattati con l’originator o altri medicinali biotech. Lo studio, pubblicato di recente sulla rivista Inflammatory Bowel Diseases - che ha coinvolto 31 centri italiani e 547 pazienti (di cui 27 pediatrici) con colite ulcerosa e morbo di Crohn, ai quali è stato somministrato il biosimilare di infliximab. Lo studio ‘real life’, condotto cioè in condizioni di pratica clinica quotidiana, ha registrato un elevato profilo di sicurezza ed efficacia sia nei soggetti nuovi al trattamento con un biologico, sia in quelli già esposti ad altri anticorpi monoclonali, dimostrando la sostanziale sovrapponibilità tra infliximab originator e il suo biosimilare. 

“Negli ultimi 15 anni, la terapia delle Mici è stata rivoluzionata dall’entrata in prontuario dei farmaci biologici, anticorpi monoclonali che bloccano specifiche molecole responsabili dell’infiammazione intestinale - dichiara Gionata Fiorino, gastroenterologo e medico ricercatore presso il Centro per la Ricerca e la Cura delle Malattie Infiammatorie Croniche Intestinali di Humanitas - Purtroppo queste terapie comportano costi elevati dovuti alla ricerca, allo sviluppo e alla produzione su larga scala. Scaduto il brevetto di infliximab, primo anticorpo monoclonale introdotto per le MICI, EMA ha approvato CT-P13, il suo biosimilare: dal punto di vista farmacologico è equivalente all’originator ma, essendo prodotto da cellule viventi, ha una struttura molecolare che può variare leggermente, senza tuttavia alterare il profilo di efficacia, sicurezza ed immunogenicità”. Un’ulteriore conferma della sovrapponibilità tra CT-P13 e l’originator emerge proprio dallo studio osservazionale multicentrico PROSIT-BIO, condotto tra il 2015 e il 2016 in 31 centri italiani di riferimento per le Mici. Sono stati reclutati 547 pazienti totali, dei quali 313 con malattia di Crohn e 234 con colite ulcerosa: 311 naïve ai farmaci biotech, 139 già esposti in precedenza alla terapia con anti-TNF (sospesa da oltre 6 mesi) e 97 sottoposti alla sostituzione di infliximab originator con il biosimilare (switch).

“Obiettivo principale dello studio - spiega Flavio Caprioli, ricercatore universitario in Gastroenterologia presso l’Università di Milano e gastroenterologo presso la Fondazione IRCCS Ospedale Policlinico di Milano - era verificare la sicurezza del trattamento con CT-P13 nei malati di MICI. L’efficacia del farmaco, misurata attraverso la percentuale di pazienti con fallimento primario alla terapia, perdita di risposta o interruzione della cura, è stata valutata come obiettivo secondario. I risultati hanno confermato la sicurezza di CT-P13 sia nei soggetti naïve che in quelli sottoposti allo switch elettivo a biosimilare: l’incidenza di effetti collaterali, principalmente reazioni infusionali e manifestazioni cutanee, è risultata comparabile (7,4 per cento nei naïve e 12,4 per cento nello switch) e simile a quanto riportato in letteratura per l’originator. I dati hanno inoltre dimostrato che anche l’efficacia del biosimilare di infliximab è comparabile a quella del prodotto di riferimento: si è osservato un tasso di fallimento primario al farmaco del 10 per cento nei pazienti naïve, dell’11 per cento in quelli precedentemente esposti ad anti-TNF e in nessun soggetto sottoposto a switch. Nel complesso - continua Caprioli - i risultati del PROSIT-BIO, ad oggi la coorte numericamente più rilevante di soggetti con MICI trattati con la molecola CT-P13, confermano l’elevata sicurezza ed efficacia del biosimilare sia nei pazienti naïve sia in quelli sottoposti a switch elettivo da infliximab originator, e sono del tutto comparabili con i dati esistenti in letteratura per il biologico di riferimento. Questi risultati, in associazione ad altri studi osservazionali e a studi randomizzati di switch pubblicati e in corso, come il NOR-SWITCH, potranno condurre a una sempre maggiore fiducia verso il trattamento con i biosimilari in pazienti affetti da malattie infiammatorie croniche dell’intestino”.

“Se all’inizio i clinici hanno avuto un atteggiamento cauto, interrogandosi sull’effettiva equivalenza tra biosimilare e originator - interviene Fiorino - questa percezione col tempo si è capovolta, quando CT-P13 è entrato nella pratica clinica e gli specialisti hanno cominciato a fare esperienza sul campo. I vari studi tuttora in corso o pubblicati di recente, come PROSIT-BIO, hanno avvalorato la totale equivalenza in termini di efficacia, sicurezza e immunogenicità, convincendo la comunità dei gastroenterologi. Lo dimostrano le due web survey condotte da Ecco - European Crohn’s Colitis Organization, su medici esperti di Mici e prescrittori di terapia biologica: se, nel 2013, solo il 12,6 per cento si sentiva molto o del tutto a proprio agio nell’utilizzo dei biosimilari e il 6 per cento li riteneva intercambiabili con il farmaco di riferimento, nel 2015 le percentuali sono salite rispettivamente al 46,6 per cento e al 44,4 per cento. Nel 2016 anche Ecco ha aggiornato la propria posizione, in un nuovo Position Paper che elimina ogni timore residuo sull’uso dei biosimilari nelle Mici, sia per i pazienti naïve sia per chi è già in trattamento con originator, quando la loro bioequivalenza è garantita da Ema”.

“Dalla sua introduzione in Italia, nel 2015, il biosimilare di infliximab è stato somministrato su oltre 3mila pazienti con malattia di Crohn, colite ulcerosa, artrite reumatoide, spondilite anchilosante, psoriasi e artrite psoriasica - conclude Marco Filippini, General Manager di Mundipharma Italia e Vice Coordinatore del Gruppo Italiano Biosimilari (Ibg) - Il suo utilizzo sta costantemente crescendo, segno di una sempre più ampia fiducia della comunità medica verso i biosimilari, a seguito anche delle evidenze positive emerse nella pratica clinica e negli studi come PROSIT-BIO. Nel nostro Paese, rispetto al numero totale di fiale impiegate di infliximab, il ricorso al prodotto biosimilare rappresenta ormai il 46 per cento e in alcune Regioni - come Lombardia, Piemonte e Valle d’Aosta, Toscana ed Emilia Romagna - la sua quota di mercato ha superato quella dell’originator (fonte dati: IMS IMFO, novembre 2016). Grazie ai risparmi che in questo modo si possono generare, i biosimilari rappresentano uno strumento importante per allargare l’accesso dei pazienti ai farmaci biologici, coniugando qualità e sostenibilità del Servizio Sanitario Nazionale”. 

MISTERO SU MEDJUGORJE Il dubbio cupo sulla Chiesa La verità sullo strano silenzio

Medjugorje è una truffa? Troppo tardi per scoprirlo


di Francesco Vecchi



Non credo alle apparizioni della Madonna di Medjugorje e quando vedo uno dei veggenti spalancare gli occhi, balbettare e poi sorridere in estasi, penso sempre che il motivo per cui sorridono non sia la visione della Madonna, ma il fatto di essere riusciti a mettere nel sacco la Chiesa intera. E chiedo scusa se questo è irriverente nei confronti di milioni di fedeli che con autentica fede (e altrettanto autentica buonafede) vanno ogni anno in pellegrinaggio, ma non posso farci niente: con la stessa puntuale scadenza con cui si presenta questa "Madonna superstar", io mi ritrovo a pensare a tutti gli affari che le girano attorno: all' Hotel Magnificat delle veggenti Marjia e Mirjana, che ospitano e guadagnano con i pellegrini, ai tre negozi di souvenir e gioielli della veggente Ivanka, aperti nel corso degli anni tutti nel centro di Medjugorje, alle conferenze mondiali tenute da Ivan e agli altri fenomeni optional che si sono aggiunti nel tempo, come la statua della Madonna di Lourdes che misteriosamente si illumina a casa di Vicka (come se non bastassero le apparizioni mensili a rendere quella casa già teologicamente interessante).

Figuriamoci dunque se non capisco l' enorme fastidio che buona parte dello stesso mondo cattolico nutre nei confronti della vicenda: in 35 anni e senza alcuna controprova, i sei veggenti hanno raccontato oltre 47mila apparizioni e hanno riportato migliaia e migliaia di messaggi che i cattolici più scettici ritengono teologicamente incoerenti. Ciò non di meno hanno vinto lo stesso: questi sei pastorelli, poco più che ragazzini nel 1981, sono riusciti a imporsi sulla volontà della Chiesa, volontà che su questi fatti si è espressa sempre in maniera troppo ambigua e troppo timida.

Dire adesso che la Madonna non è mai apparsa a Medjugorje, come ha fatto il vescovo di Mostar, non ha più senso: non ha più senso di fronte ai 2 milioni di cattolici che ogni anno vanno là e vivono un' esperienza autenticamente spirituale, non ha più senso dopo che per anni i tour operator di Roma sono stati tra i protagonisti nell' organizzare i pellegrinaggi, non ha più senso di fronte a tante anime della Chiesa stessa che invece hanno già abbracciato questa Signora della Pace.

Prima delle parole del vescovo di Mostar non era mai arrivata un' affermazione chiara sulla questione: per 35 anni solo mezze parole, solo quel curiale "dire senza dire", per 35 anni il Vaticano non ha fatto altro che esprimere uno scetticismo evidente solo agli addetti ai lavori. A chi si riferiva Papa Francesco quando disse che la Madonna non è un capo ufficio delle poste? E che cosa dovrebbe capire un cattolico, quando il Cardinal Mueller dice che «non è obbligato a credere a Medjugorje» Che non è obbligato ma può farlo? O che sarebbe meglio non farlo perché si tratta di una truffa?

Ora è troppo tardi: truffa o non truffa, i sei pastorelli hanno vinto con i numeri, con i fedeli che li hanno ascoltati per 47mila apparizioni e che hanno cementato il loro credo anche grazie alla tiepida ostilità della Chiesa ufficiale, un' ostilità insufficiente a fermare il fenomeno e che al contrario lo ha galvanizzato dando ai più fanatici un' allure da perseguitati protocristiani. Ecco, su questo la Chiesa può ancora fare qualcosa: accolga questi fedeli, anzi li assorba in modo da cancellare le differenze, apra un Santuario a Medjugorje, lo gestisca in prima persona e amen.