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mercoledì 11 gennaio 2017

Prima il malore, poi l'operazione al cuore Ore di paura per il premier Gentiloni

Malore e operazione a un vaso periferico: "È vigile"




Paura per Paolo Gentiloni: è stato ricoverato e operato per un'angioplastica a un vaso periferico del cuore, dove è stato posizionato uno stent. L'intervento è stato effettuato al policlinico Gemelli di Roma al rientro da un impegno a Parigi. Salta la visita ufficiale a Londra del presidente del Consiglio, prevista per oggi: dovrà restare ricoverato per alcuni giorni. Il premier, hanno fatto sapere, "è vigile". L'angioplastica è un trattamento per la dilatazione di un vaso sanguigno e l'intervento, che si è svolto nella tarda serata di martedì, è perfettamente riuscito.

Il sottosegretario agli Esteri, Benedetto Della Vedova, intervenendo al videoforum di Agi Viva l'Italia ha confermato che "Gentiloni è vigile" e "tornerà presto alle sue funzioni". E ancora: "L’ho sentito per messaggio stamattina. Per come lo conosco io è una persona molto forte e tranquilla. Può darsi che queste cose servano a intercettare per tempo cose che magari in futuro sarebbero potute diventare più serie", ha concluso Della Vedova.

TANTI SALUTI A POLETTI Bomba: ministro cacciato? Chi gli ruba il posto / Foto

Poletti, il governo pensa a sostituirlo con Nannicini




Tanti saluti al ministro del Lavoro Giuliano Poletti? La gaffe sui ragazzi all'estero potrebbe costargli carissima, seppur a scoppio ritardato. Secondo alcune indiscrezioni rilanciate da Il Giornale, a Palazzo si starebbe pensando di privarlo della poltrona di ministro: al suo posto, in pole position,m ci sarebbe Tommaso Nannicini, già sottosegretario alla presidenza del Consiglio nel governo Renzi, non riconfermato, e ora in prima linea nella stesura del programma economico del Pd. La figura di Nannicini, inoltre, sarebbe gradita anche ai sindacati, che per le più importanti vertenze, da tempo, si rivolgono a lui.

2 settimane al gelo, terrore in Italia "Scorte quasi finite". Cosa rischiamo

Italia al gelo, dopo 2 settimane scorte di gas quasi dimezzate: è allarme


di Alvise Losi



Un giorno di tregua. Solo uno. E da ieri di nuovo freddo e neve. Ma questa volta in tutta Italia, con anche le regioni settentrionali coinvolte dalla perturbazione e non solo dalle basse temperature. I fiocchi di neve hanno iniziato a scendere su Torino e, quasi impercettibili, anche su Milano. È al Sud che però continua lo stato di emergenza con nuova neve scesa anche a bassa quota e accumulatasi su quella già caduta nei giorni scorsi. Sembra la cronaca di un’Italia al contrario, con slittini e pupazzi da neve in Puglia e Sicilia e strade pulite e senza grossi problemi dovuti ghiaccio al nord. Una cronaca per fortuna non più nera, dopo i primissimi giorni di questa emergenza gelo che avevano causato otto morti, sei dei quali tra i clochard. Il clima rigido però continua a causare danni e disagi in tutto il centro-sud.

A essere più colpite sono le tante aziende agricole che in questi giorni hanno visto andare in fumo tonnellate di verdure, ormai impossibili da cogliere perché ghiacciate. Non solo: le poche verdure raccolte non hanno vita facile per arrivare nei mercati o sulle tavole perché molte strade al sud sono ancora impraticabili per i mezzi pesanti. Le consegne di ortaggi dalla sola Puglia sono crollate del 70%. Tutto il meridione ha subito i danni della neve e del ghiaccio: carciofi e rape, cavolfiori e cicorie, finocchi e scarole tra le verdure più colpite. Ma anche gli agrumeti e i vigneti di uva da tavola sono stati gravemente compromessi. La Coldiretti ha calcolato che in questi primi giorni della settimana i prezzi degli ortaggi sono cresciuti in media del 200 per cento. Secondo le rilevazioni del Centro ortofrutticolo di Roma, in base a un confronto sullo stesso periodo dell’anno scorso, le bietole hanno subito un aumento del 350 per cento, gli spinaci del 225 per cento, i cavoli del 150 per cento. Numeri che in alcuni casi non sembrano giustificabili e la stessa Coldiretti denuncia come potenziale frutto di speculazioni. Intanto destano preoccupazione anche le scorte di gas, gli stoccaggi sotterranei sono pieni per il 61%, speriamo siano in grado di soddisfare il fabbisogno nazionale.

L’attenzione maggiore è dedicata alla popolazione delle aree terremotate, dove oltre al gelo e alla neve, bisogna prestare grande attenzione agli animali, una delle maggiori risorse economiche della zona, a rischio assideramento dal momento che le tensostrutture per sostituire le stalle crollate durante il terremoto non sono ancora in funzione. Come denunciato alcuni giorni fa dal sindaco di Amatrice Sergio Pirozzi proprio su Libero, meno della metà delle nuove stalle su un totale di 45 era arrivato per i ritardi della ditta cui era stato appaltato il lavoro. E a proposito di animali, lunedì sono state trovate sulla spiaggia di Montesilvano, non distante da Pescara, alcune tartarughe senza vita, anche se secondo i primi accertamenti sembra che la loro morte sia da attribuire più alla pesca accidentale che al maltempo.

L’emergenza al sud riguarda anche le forniture di acqua, a causa di guasti dovuti al gelo e di difficile risoluzione proprio a causa della neve e del freddo. Grossi problemi in Abruzzo e ad Avellino, mentre un problema elettrico presso la diga sul lago di Ancipa, sui monti Nebrodi, ha lasciato la città siciliana di Enna senza acqua. Nella città, nella zona delle Madonie e dell’agrigentino alcune scuole oggi resteranno chiuse, come successo in questi giorni anche in gran parte della Puglia e della Sardegna e in città come Pescara. In molte città gli studenti hanno seguito le lezioni al freddo, per il doppio problema del clima e della ripresa della scuola dopo il lungo periodo di vacanze, durante il quale i riscaldamenti erano spenti. Ma sono stati segnalati anche molti guasti alle caldaie e alle tubazioni che sono in via di risoluzione. Gran parte della rete stradale del meridione è ancora in codice rosso, con numerosi tratti di statali chiusi per sicurezza. Anche la circolazione dei treni continua a subire ritardi e cancellazioni. Al Nord molti incidenti stradali soprattutto in Veneto a causa delle strade ghiacciate.

Da venerdì nuova perturbazione artica manterrà il gelo sull’Italia almeno per 2 settimane e imbiancherà tutto il nord, dove finora i fiocchi di neve sono scesi in Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta.

Caivano (Na): Boom, Gaetano Ponticelli F.I in...

Il Capogruppo di Forza Italia, Gaetano Ponticelli, eletto nell'Ente Idrico Campano


di Gaetano Daniele


Gaetano Ponticelli
Capogruppo Forza Italia

L'altro ieri si sono tenute le elezioni per l'Ente Idrico Campano. A votare solo i Sindaci. Per la lista Napoli bere comune, con Antonio Poziello capolista, sono entrati otto dei candidati in lizza: Antonio Poziello, Espedito Fendicchio, Pasquale Fuccio, Domenico Tuccillo, Venanzio Carpentieri, Francesco Aprovitola, Luigi Sarnataro e il Capogruppo di Forza Italia, Gaetano Ponticelli.

Parecchi Sindaci appesi al Palo, come Maria Rosaria Punzo, Sindaco di Villaricca. 

Per la lista Napoli bene comune invece sono entrati: Carmine Piscopo, Antonio Luogo, Salvatore Parisi, Fabrizio Reale, Mauro Romualdo, Edoardo Coppola, Angela Baiano, Raffaele Caiazza, Gennaro Tullio, Donato Falco, Rosa Capuozzo.

L’ente si occupa di gestione delle risorse idriche; organizzazione, e controllo della gestione del servizio idrico integrato, programmazione e tutela di acquedotti, fognature, impianti di depurazione e altre infrastrutture idriche di pubblica utilità.

Insomma, enorme soddisfazione per il Capogruppo di Forza Italia, Gaetano Ponticelli, che dopo aver donato, per intero, i propri emolumenti all'Istituto "Cilea Mameli", continua a raccogliere non solo consensi, ma anche riconoscenze politiche e fiducia. E ai nostri microfoni, nota: "Sono stato eletto nell'Ente Idrico Campano rappresenterò al meglio Caivano nell'Ente. Insieme all'amico Aprovitola di Giugliano, cercheremo di portare avanti istanze dei problemi idrici dell'area Nord e soprattutto del nostro paese. Ringrazio l'appoggio del Centro-Destra Campano e di Forza Italia in particolare. Un Grazie particolare all'amico e sindaco Simone Monopoli e al consigliere regionale, Armando Cesaro che mi hanno supportato in questa candidatura". 

Ministra Fedeli, l'umiliazione finale: il cartellone che la demolisce / Guarda

Schiaffone a Valeria Fedeli. Come l'hanno umiliata in pubblico



La sua faccia campeggia su maxi poster appesi sui muri di Roma con la scritta "Per fare il professore ci vogliono: laurea, abilitazione e concorso. Per fare il ministro dell'Istruzione: terza media, amicizie e molte bugie ...." (nella foto di Adnkronos.it). Una vera e propria campagna quella contro Valeria Fedeli che resta però anonima. 

La Fedeli finì al centro delle polemiche, subito dopo la sua nomina, per il curriculum in cui c'era scritto che era laureata in Scienze Sociali. Una falsità, si è ben presto scoperto, visto che l'ex sindacalista ha frequentato solo tre anni di una scuola superiore. 

Renzi, così vuole ribaltare i vertici Pd: al (vecchio) big dà una poltrona / Foto

Renzi, così ribalta i vertici del Pd: a questo (vecchio) big regala una poltrona


di Elisa Calessi



Sarà un ritorno senza gran clamore, per quanto possibile. L'altro ieri, per dire, ancora non si sapeva se Matteo Renzi dormirà al Bristol Hotel di piazza Barberini, dove era di casa prima di trasferirsi a Palazzo Chigi, o se sceglierà un altro albergo per evitare gli appostamenti dei giornalisti. In ogni caso si fermerà a Roma solo per qualche giorno. Giovedì dovrebbe già far ritorno a Pontassieve.

Non sono previsti appuntamenti ufficiali, men che meno pubblici. Ma i dossier di cui dovrà occuparsi sono noti: legge elettorale e riorganizzazione del partito. Sulla prima in teoria sono sul tavolo tante ipotesi: dal Mattarellum a vari tipi di proporzionale. In realtà, spiegano ai piani alti del Nazareno, «non si muoverà nulla fino al 24 gennaio», cioè fino al giorno in cui la Consulta pronuncerà la sentenza sull' Italicum. A seconda di cosa ci sarà scritto, si deciderà la strategia da adottare. Prima di allora, «è tutta fuffa», per dirla con un dirigente di primissimo piano.

L'unica traccia su cui si lavora - e su cui Renzi lavorerà anche oggi - sono, perciò, gli spifferi che arrivano dalla Consulta. E che riguardano, in realtà, due sentenze. Quella sull'Italicum, ma anche quella di domani sul Jobs Act. I più attendibili prevedono che la corte presieduta da Giuliano Amato sia pronta a bocciare solo il ballottaggio, mantenendo premio di maggioranza per chi arrivasse al 40%, liste corte, capilista bloccati e persino le pluricandidature (secondo altri, invece, verrebbero cassate anche queste).

A quel punto la Camera dei Deputati avrebbe un sistema elettorale funzionante. Per il Senato, Renzi avrebbe due scelte: lasciare il Consultellum oppure fare una legge simile a quella prodotta dai giudici per la Camera. Quello che al Pd hanno battezzato «l'Italicum modificato». Dal punto di vista dei tempi è meglio la prima via, perché permetterebbe di accelerare e provare ad andare a votare perfino ad aprile. Per quanto riguarda il contenuto, l'opzione preferita da Renzi e i suoi è la seconda, perché un Italicum modificato anche al Senato darebbe più garanzie di governabilità.

Andare a votare il prima possibile, comunque, resta la priorità. E qui si incrociano le attese sull'altra sentenza, quella di domani. Se la Consulta dovesse ammettere tutti e tre i quesiti promossi dalla Cgil sul Jobs Act, compreso quello sull'articolo 18, crescerebbe la spinta per andare a votare in primavera. Con la disoccupazioni ai livelli registrati ancora ieri dall' Istat, l'Italia non si può permettere un irrigidimento del mercato del lavoro, cosa che comporterebbe la restaurazione dell' articolo 18 in caso di vittoria del referendum. Il voto rinvierebbe tutto. Per questo, si dice, anche nel governo c'è chi (Delrio) sta facendo pressing su Amato perché ammetta il quesito. Ma c' è anche chi spinge per il contrario (Franceschini), proprio per togliere un incentivo alla corsa verso le urne.

La data delle elezioni, insomma, è il vero snodo. Anche se le incognite sul dopo sono tante. Non è detto che dalle urne esca un vincitore. Si potrebbe tornare a votare oppure rassegnarsi a governare un' altra volta con Berlusconi. E chi l' ha detto, ci si interroga nel Pd, che a guidare un simile esecutivo sia Renzi? Forza Italia potrebbe chiedere che a Palazzo Chigi non vada il candidato premier del Pd, ma un nome di compromesso.

L'unica nota positiva è che con Paolo Gentiloni, per ora, c'è sintonia. Proprio oggi che Renzi torna a Roma, caso vuole che il premier parta per una serie di missioni internazionali. Una staffetta simbolica: ciascuno fa il suo, senza intralciare l' altro, ma nella lealtà reciproca. A preoccupare Renzi non è «Paolo», ma semmai il presidente Mattarella, oltre alla Consulta. Sono loro il possibile freno al voto.

L'altro dossier che lo impegnerà oggi e domani è il reset del Pd. Tra la fine di questa settimana e la prossima presenterà la nuova segreteria. Dovrebbe essere composta in gran parte da sindaci, con alcune eccezioni. Un nome certo pare sia quello di Piero Fassino, come responsabile Esteri. Non a caso oggi rappresenterà il Pd ai funerali di Mario Soares, l'ex presidente portoghese. Il nuovo patto di sindacato ruoterà attorno ai Giovani Turchi di Matteo Orfini e alla sinistra di Maurizio Martina, il quale potrebbe diventare vice-segretario. Il capitolo programma, invece, è affidato a Tommaso Nannicini, ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio e autore del Jobs Act. A lui l'immane compito di trovare una chiave vincente dopo lo schiaffo del referendum.

Vitalizio, l'ultimo sfregio agli italiani Mai in Parlamento: intascano lo stesso

Vitalizio, l'ultimo sfregio agli italiani. Mai entrati in Parlamento: quanto beccano



Per intascare un vitalizio dalla politica può anche non essere necessario mettere piede in Parlamento o in un'Assemblea regionale. L'ultimo esempio solo in ordine di tempo arriva dalla Sicilia, dove la figlia del deputato monarchico Natale Cacciola, intasca ogni mese 2 mila euro di soldi pubblici, nonostante la prima elezione del padre risalga al lontano 1947. Secondo Italia Oggi, la Sicilia spende ogni anno 18 milioni di euro in pensioni elargite ad ex membri del Parlamento regionale. Di questi, ben 7 piovono dritti nei conti di vedove ed eredi vari dei politici.