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mercoledì 11 gennaio 2017

Pisapia candida la Boldrini premier Doppio orrore: con lei c'è anche...

Laura Boldrini candidata premier per Giuliano Pispaia: con loro anche Pizzarotti



Spunta anche il nome di Federico Pizzarotti, il sindaco di Parma ripudiato da Beppe Grillo nel partito (o movimento o lista, ancora non si sa) che sta per sorgere alla sinistra di Matteo Renzi, con la firma di Giuliano Pisapia. Mentre l'ex primo cittadino di Milano sta studiando il simbolo e il programma di "Campo progressista" (ma gli serve il Mattarellum per portare a termine il progetto) i nomi che girano per le eventuali primarie, riporta Repubblica, sono quelli di Laura Boldrini, Massimo Zedda, sindaco di Cagliari, Pisapia, e appunto Pizzarotti.

L'idea è quella di creare una rete di amministratori locali e associazioni civiche che potrebbe poi puntare ad avere cinque o sei deputati. Un progetto che in realtà spaventa più l'ala bersaniana del Pd che non quella dell'ex premier. "Campo progressista", infatti, è visto come organico al disegno renziano (al referendum Pisapia si espresse per il Sì) e potrebbe per così dire rimpiazzare l'ooposizione interna dem legata a Bersani e D'Alema.

Non solo. Il progetto dell'ex sindaco di Milano potrebbe anche mettere in difficoltà Sinistra Italiana. Molti infatti sarebbero già pronti a sposare la proposta di "Campo progressista". Insomma la sinistra è in fermento.

Grillo in ginocchio da Farage: "Ti prego.." Figuraccia europea, che cosa succede ora

Grillo in ginocchio da Farage: i 5 Stelle ritornano tra gli antieuropeisti



Sarà stata la base in rivolta. O il due di picche beccato dal gruppo Alde a Strasburgo. O entrambe le cose. Fatto sta che dopo le iniziali dichiarazioni trionfalistiche ("Abbiamo terremotato il sistema"), Beppe Grillo deve essersi sentito terremotato lui (con tutto il rispetto per quelli, purtroppo, veri dell'Italia centrale).

E così, ieri mattina ha avviato un clamoroso dietrofront verso le posizioni da sempre tenute dal M5S al Parlamento europeo. Prima ha telefonato a Nigel Farage per chiedergli di poter rientrare tra gli antieuropeisti di Efdd. Una autentica figuraccia, seguita dal voto degli eurodeputati pentastellati favorevoli a restare con l'ex leader dello Ukip. E infine dal via libera di Farage, il quale con stile molto british ha dichiarato che "le differenze con Grillo sono state superate, siamo di nuovo insieme nell'Efdd". Insomma, l'ennesimo pateracchio che non mancherà di avere strascichi all'interno del Movimento, con la testa dell'Eurodeputato David Borrelli, che si era fatto portatore della richiesta di Davide Casaleggio di lasciare Farage, che probabilmente salterà.

CHI COMANDA NEL M5S I due più potenti di Grillo: cosa sono capaci di fare

Chi comanda nel M5S. I due più potenti di Grillo: cosa sono capaci di fare



Dietro le quinte del Movimento Cinque Stelle ci sono due personaggi poco noti con un potere nelle mani enorme per il destino del partito grillino. A incidere sulle decisioni interne ai pentastellati non sono più di tanto i volti che spesso si vedono in tv, da Alessandro Di Battista a Luigi Di Maio. Nè quelli con incarichi più o meno di rilievo, come Roberto Fico che presiede la Commissione di Vigilanza Rai o il sindaco della capitale, Virginia Raggi.

Anche il ruolo svolto da Beppe Grillo ha più un valore simbolico in confronto ai due quasi sconosciuti. L'ex comico, scrive Italia Oggi, è sempre pronto a mettere la faccia quando è necessario fare ordine nelle faccende del Movimento, dal Codice etico alla proposta provocatoria del tribunale del popolo.

Sono tre in realtà gli uomini forti del M5S. Il primo naturalmente è Davide Casaleggio, che ha ereditato le chiavi del blog, ma soprattutto le redini dell'associazione Rousseau, la piattaforma web sulla quale confluiscono i contributi. Le altre due pedine cruciali però sono Massimo Bugani e David Borrelli, che insieme a Casaleggio sono a capo di Rousseau.

Bugani è il punto di riferimento grillino sulla via Emilia, dove negli ultimi anni ci sono state diverse epurazioni, non a caso. Bugani è consigliere comunale a Bologna, dove è stato candidato per due volte come sindaco. Con lui c'è Borrelli, imprenditore informatico del Trevigiano, primo consigliere comunale nel 2008 e da allora braccio destro di Casaleggio. Quest'ultimo sarebbe stato l'artefice del disastroso accordo, poi saltato, con il gruppo Alde, sul quale più di un retroscena voleva la Casaleggio Associati molto interessata per ambizioni d'affari nell'e-commerce.

Non solo Marcegaglia-De Benedetti Mps, altri nomi: chi si tiene i soldi

Mps, i grandi debitori: spuntano altri nomi


di Franco Bechis



Per ora chi dovrebbe fare luce sui crediti facili concessi da Mps non ha alcuna intenzione di svelare chi non ha restituito il dovuto all’istituto senese, e continua a difendere la privacy dei bidonisti, come ha fatto anche il nuovo amministratore delegato della banca, Marco Morelli: «Non possiamo fare quei nomi, altrimenti rovineremmo la loro reputazione». Di più: i vertici della banca hanno avvertito con una mail-circolare anche i propri dirigenti e dipendenti: se uscirà qualcuno di quei nomi, scatteranno inchieste interne e provvedimenti disciplinari. Ma il pressing mediatico e politico-istituzionale per fare pubblicare la lista di chi ha preso i soldi e non li ha restituiti è così alto e continuo che difficilmente lo scudo di Morelli potrà resistere a lungo. Anche perché se Mps si trova in queste condizioni e ancora una volta bussa alla porta dello Stato chiedendo un salvataggio pagato dai contribuenti, non poco è dovuto a quei 47 miliardi di sofferenze lorde che si sono accumulate in modo esponenziale negli ultimi anni proprio per il credito facile concesso a medie e piccole aziende.

Mentre il Monte si blinda, però qualche nome di quell’elenco Libero è in grado di farlo, grazie alla consultazione dei bilanci di alcuni clienti della banca senese e alle doverose comunicazioni alle autorità di vigilanza fatte in questi anni quando si è trattato di ristrutturare la posizione debitoria di alcuni di loro. Si tratta sempre di imprese che non hanno restituito quello che avevano ricevuto dalla banca, che in molti casi ha dovuto condonare parte del debito e concedere nuove linee di credito nella speranza di non perdere proprio tutto. In altri casi ha escusso i pegni che aveva, non rientrando quasi mai però dell’esposizione. In altri ancora Mps è stata costretta a trasformare il credito vantato in capitale azionario, concedendo poi nuova finanza a quella che era divenuta una parte correlata e partecipando alla copertura annuale delle perdite quando la situazione non si raddrizzava. Casi simili, dunque, a due di quelli già emersi in questi giorni: quello di Sorgenia, in cui Mps fu costretto ad entrare dopo avere dato senza possibilità di riaverli indietro 650 milioni di euro al gruppo che all’epoca era di Carlo De Benedetti, e quello del gruppo Marcegaglia esposto per decine di milioni di euro con la Banca agricola mantovana, controllata da Mps.

Nelle stesse condizioni si trovano altri rilevanti gruppi pubblici e privati. Così in quell’elenco dei cattivi pagatori sono entrati una dopo l’altra negli anni le più importanti cooperative rosse del mondo delle costruzioni e in qualche caso anche nel settore del consumo. Siccome non riuscivano a restituire più i soldi ricevuti essendo andato in crisi il loro mercato di riferimento, sia Mps che la omonima Fondazione sono entrate nel capitale di società di quei gruppi, iniziando una disavventura che di anno in anno è diventata più drammatica. Uno dei casi più significativi è stato quello del gruppo Sansedoni Siena spa, nato all’interno di Unieco e oggi proprio per i soldi non restituiti divenuto parte correlata della banca senese. Mps ha trasformato il credito vantato (25,9 milioni) nei confronti della capogruppo nel 21,75% del capitale, e poi ha concesso altri prestiti. Anche perché la stessa cosa è accaduta con società controllate a valle: Marinella spa, che non era in grado di restituire 26,9 milioni. Stessa situazione nei confronti di altre due controllate dirette o indirette dalla Sansedoni Siena: la Sviluppo ed Interventi immobiliari spa e la Beatrice srl in liquidazione, per cui è stato congelato un debito di 48,4 milioni di euro. L’esposizione complessiva del gruppo Sansedoni Siena nei confronti di Mps ammontava a giugno 2016 a 104,7 milioni di euro. Per restare ai difficili rapporti finanziari con il cliente Unieco, un altro debito di 20 milioni è in ristrutturazione fra Mps e la società di Reggio Emilia Le Robinie spa, che all’80% è controllata dalla coop di costruzioni e dove il restante 20% è diventato di proprietà di Mps proprio per la trasformazione dei crediti in azioni.

Altri 20 milioni di euro sono finiti nel calderone delle sofferenze non più recuperabili e riguardavano una società senese, la New Colle Srl, che è stata dichiarata fallita un anno fa dopo anni di tentativi di ristrutturazione da parte del gruppo Mps, che avevano anche portato a un ingresso nel capitale di Mps Capital services spa. Cifre inferiori, pari a 11,3 milioni di euro riguardano invece il gruppo Fenice della famiglia Fusi (quella della Baldini Tognozzi Pontello- Btp) e soprattutto le relative controllate immobiliari Una spa (hotel), Euro srl, Il Forte spa. Anche in questo caso prima di cercare di ristrutturare il debito Mps ha convertito parte dei prestiti non restituiti in quote di capitale, arrivando al 20,54% della Fenice holding spa sia attraverso la banca capogruppo (4,16%) che attraverso Mps Capital services (16,38%). Altri problemi con i privati sono arrivati dall’antico rapporto con il gruppo farmaceutico Menarini, ma in questo caso si è messa di mezzo anche una indagine della magistratura con il sequestro di beni e liquidità dell’azienda.

C'è poi il settore pubblico, che è una vera idrovora per Mps. Le società regionali o le municipalizzate toscane si sono rivelate un pozzo senza fondo, continuando a pompare risorse dalla banca, poi costretta ad entrare nel loro capitale quando i soldi non venivano restituiti. Così è accaduto con Fidi Toscana spa (27,46% del capitale in mano a Mps), per cui ancora il 31 agosto scorso è stato garantito un ulteriore affidamento di 98 milioni di euro. C’è una esposizione di poco inferiore ai 10 milioni di euro, già più volte ristrutturata e allungata con la concessione di nuova finanza, con le Terme di Chianciano, e analoghi problemi ci sono stati con l’Interporto Toscano A. Vespucci spa, dove è stato convertito in azioni un credito vantato e non pagato di 4,8 milioni di euro.

Per restare al settore pubblico una delle maggiori spine di Mps viene dalla capitale: le municipalizzate del comune di Roma oggi guidato da Virginia Raggi (che c’entra poco però con quei debiti). Ci sono state rimodulazioni del debito con Acea e Metro C, ma i veri problemi vengono dall’Atac, la società di trasporto locale della capitale. Mps aveva partecipato con altre 3 banche a un finanziamento in pool nel 2013 per più di 200 milioni di euro, che è poi è stato rischedulato a 163 milioni di euro nell’autunno scorso, davanti alla evidente impossibilità di Atac di ripagare il dovuto. Il rischio per la banca senese in questo caso è intorno ai 30 milioni di euro. Ma i casi qui citati sono solo una piccola punta di quell’iceberg che sta per venire fuori.

martedì 10 gennaio 2017

Commercialisti, Napoli ha votato per Massimo Miani alla presidenza nazionale

Commercialisti, Napoli ha votato per Massimo Miani alla presidenza nazionale


Massimo Miani

NAPOLI - Il Consiglio dell’Ordine dei dottori commercialisti e degli esperti contabili di Napoli, presieduto da Vincenzo Moretta, si è riunito per l’elezione del Consiglio Nazionale ed ha espresso il proprio voto a favore della lista “La professione verso il futuro - Qualità e partecipazione” del candidato presidente Massimo Miani, che conta tra i suoi candidati anche il segretario nazionale uscente Achille Coppola.

"L'Ordine di Napoli è stato il primo a sollecitare la nascita di un percorso in grado di proiettare la professione verso il futuro con una autorevolezza sempre maggiore - ha sottolineato Moretta - L'obiettivo è quello di puntare su due capisaldi, professionalità e trasparenza".

Lapo, a 15 giorni dal processo un'altra disgrazia: quella scoperta sul suo passaporto

Lapo, la rinuncia al passaporto americano che può pesare nel processo



Il 25 gennaio inizierà a New York il processo a Lapo Elkann per il finto sequestro, la torbida vicenda di trans e droga che lo ha travolto nella Grande Mela. Guai in vista, insomma. E questa non è una novità. Semmai, come nota Dagospia, questi guai potrebbero essere peggiori del previsto. Già perché Lapo tempo fa ha rinunciato formalmente alla cittadinanza e al passaporto americano, e ha ammesso di averlo fatto per motivi fiscali (il fisco a stelle e strisce, è cosa nota, non è di "manica larga" come quello tricolore). Un "dettaglio", quello della rinuncia al passaporto Usa, che potrebbe influire negativamente sulla giuria americana, tanto che "pare che dall'entourage di Lapo non vogliano che questo emerga pubblicamente quando ci sarà il dibattimento".

Nola I malati come animali: li curano così Le foto-scandalo dell'ospedale italiano

All'ospedale i malati li curano sdraiati a terra: la foto-scandalo che indigna l'Italia



L'immagine, sconcertante, arriva direttamente dall'ospedale Santa Maria della Pietà di Nola, nel napoletano. Lo scatto è stato postato su Facebook e in pochissimo tempo ha fatto il giro di tutto il Paese: "Ecco come vengono curati e dove mettono i pazienti all'ospedale di Nola", recita la didascalia.

Con la foto sono arrivate anche altre testimonianze di chi ha vissuto sulla propria pelle quanto immortalato nella foto: "Sono stata sette giorni su dieci su una barella e un medico mi disse Signora pregate", racconta una donna. Il deputato Paolo Russo di Forza Italia annuncia un'interrogazione parlamentare nei confronti del governatore della regione Campania: "Altro che De Luca commissario alla Sanità, mi interessa che prima di ogni manfrina politica si restituisca dignità ai miei concittadini. Se il Santa Maria della Pietà deve funzionare in questo modo è meglio chiuderlo perché di ospedali così si muore". Accuse pesanti, e sulla stessa linea continua Gioacchino Alfano, sottosegretario alla Difesa e coordinatore regionale dell'Ncd in Campania: "Chiedo di prendere provvedimenti seri, ho sentito il ministro Lorenzin e mi ha assicurato che manderà gli ispettori".

Dopo le polemiche è arrivata anche la risposta di Vincenzo De Luca, che ha annunciato l'apertura di un'indagine interna per accertare la veridicità dei fatti e riconoscere tutte le responsabilità.