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martedì 6 dicembre 2016

Renzi, sfregio impietoso alla Boschi: ecco quello che pochi hanno notato

Renzi, sfregio impietoso alla Boschi: il dettaglio di cui nessuno si è accorto



Non una parola su di lei, il suo braccio destro, il ministro la cui riforma riporta il nome:  Maria Elena Boschi. "Non una parola da Maria Elena Boschi. Ne da Renzi su di lei. Paga anche quello", scrive Gaia Tortora, giornalista del TgLa7. Non è l'unica che si è accorta che durante il discorso della sconfitta, Renzi non ha menzionato il ministro delle riforme. "Significativo il fatto che la Boschi che dà il nome alla riforma non sia stata nemmeno citata, nemmeno nei ringraziamenti", si legge sul profilo Twitter di Francesca Fagnani, ex giornalista di Santoro e fidanzata di Enrico Mentana. In effetti questa lacuna fa un certa impressione. Perchè?

LO SCENARIO MORTALE "So cosa accadrà dopo Renzi" Vittorio Feltri e "la schifezza"

Feltri: "Addio Renzi, ora faranno un altro inciucio. C'è poco da stare allegri"


di Vittorio Feltri



Se non altro i sondaggisti, dopo aver inanellato una serie di figuracce, stavolta ci hanno azzeccato. Miracolo: avevano previsto una netta prevalenza dei No e non hanno sbagliato. Hanno vinto gli amanti della vetusta Costituzione, coloro che la considerano la più bella del mondo, i conservatori incalliti, quelli che a parole invocano il cambiamento ma che, in realtà, difendono lo status quo, l’esistente. Infatti con il loro voto contrario alle cattive riforme di Matteo Renzi hanno decretato l’immodificabilità della Carta in vigore da 70 anni e scritta da ex fascisti e da neo comunisti specialisti nel salto della quaglia.

L’Italia si conferma conservatrice e timorosa di ogni mutamento anche minimo e pressoché ininfluente, nonostante si lagni sempre di come (non) funzionino le istituzioni, giudicate decrepite e inadeguate alla vita attuale. Non c’è problema. Esulta chi vede in Renzi un mostro indegno di governare. I signori dominatori del referendum sono arciconvinti di aver fatto fuori il giovin premier e si preparano a elezioni anticipate che non si svolgeranno dato che non c’è una legge elettorale. Ne serve una fresca e ci vorrà del tempo per predisporla, poiché da dieci anni il Parlamento è incapace di inventarne una che vada bene alla maggioranza. Nel frattempo ci beccheremo o un governo tecnico (di scopo, dice qualcuno) del tipo di quello Monti, cioè una schifezza, oppure - più probabilmente - un inciucio ossia un esecutivo retto da una coalizione Pd-Forza Italia. In effetti Berlusconi ha già dichiarato di gradire una seconda edizione del patto Nazareno.

Così fosse ci sarebbe da ridere. Dopo il casino infernale provocato dal plebiscito, ritrovarsi con il binomio Silvio-Matteo significherebbe per i cittadini essere stati presi inelegantemente per il didietro. Fantastico. Solo noi italioti siamo lieti di tornare indietro anziché di andare avanti sia pure faticosamente. Una terza via non è immaginabile perché non c’è. Bisogna ammettere che Renzi ha commesso vari errori, il più marchiano dei quali riguarda il Senato. Egli giustamente intendeva eliminare il bicameralismo paritario, ma ha fallito la mira: invece di eliminarlo tout court con una fucilata, lo ha ridimensionato soltanto dando l'impressione di volerlo utilizzare a proprio piacimento quale depandance di Palazzo Chigi. In questo modo ha invitato a nozze i suoi avversari che ne hanno approfittato per dire con qualche ragione che la riforma era una boiata pazzesca, tra l'altro non foriera di risparmi della spesa pubblica. Se aggiungiamo che Renzi alcuni mesi fa, in preda a una crisi di bullismo, disse che una sconfitta referendaria lo avrebbe indotto a dimettersi, ovvio che la folla dei suoi antipatizzanti si sia mobilitata sul fronte del No. Risultato, il signorino è stato pigliato a calci e adesso ci si chiede che farà. Si gratterà i glutei o reagirà in controtendenza rispetto alla programmata dipartita? Non resta che attendere, e l’attesa non sarà lunga. Speriamo non siano lunghi nemmeno i festeggiamenti dei trionfatori dell’urna. A guardare il futuro c’è poco da stare allegri.

lunedì 5 dicembre 2016

Le inquietanti parole di Mattarella Lo sfregio: Renzi non si dimette?

Renzi-Mattarella, incontro al Colle: il presidente della Repubblica vuole blindarlo (a tempo) a Palazzo Chigi



Nella conferenza stampa d'addio, Matteo Renzi aveva detto che oggi avrebbe riunito il Consiglio dei ministri e che poi sarebbe salito al Quirinale per presentare le sue dimissioni da premier a Sergio Mattarella. Invece, stamattina, ha cambiato il programma e a sorpresa è salito al Colle poco prima di mezzogiorno per restarvi circa un'ora. Probabile che il premier abbia voluto anticipare al Capo dello Stato le sue mosse prossime e che Mattarella si sia voluto rassicurare circa la portata e termine delle scadenze più urgenti, prima fra tutte la legge di bilancio che deve fare ancora un passaggio al Senato. Renzi e il suo governo, cioè, non spariranno subito dalla circolazione, ma è assai probabile che restino a Palazzo Chigi per quella che viene definita "ordinaria amministrazione" fino ad almeno le vacanze di Natale.

Il premier, nel pomeriggio, tornerà al Colle per presentare le sue dimissioni. Dimissioni "formali". Ovvero, come detto, è probabile che Renzi resti al governo ancora per un po'. E che questa sia la strategia di Mattarella lo si capisce anche dal messaggio diffuso dopo l'incontro dal Capo dello Stato, il quale afferma: "Vi sono di fronte a noi impegni e scadenze di cui le istituzioni dovranno assicurare in ogni caso il rispetto, garantendo risposte all'altezza dei problemi del momento". Insomma, poiché vi sono delle scadenze da rispettare, l'incombenza potrebbe essere lasciata a Renzi. Mattarella ha poi aggiunto che "l’alta affluenza al voto, registratasi nel referendum di ieri, è la  testimonianza di una democrazia solida, di un Paese appassionato, capace di partecipazione attiva".

In conclusione del messaggio, quello che sembra essere un appello alla calma: "L’Italia è un grande Paese con tante energie positive al suo interno. Anche per questo occorre che il clima politico, pur nella necessaria dialettica, sia improntato a serenità e rispetto reciproco". Soprattutto nel caso, ora più probabile, che Renzi non lasci Palazzo Chigi oggi, come annunciato e promesso.

Clamoroso, anche Piazza Affari gode Dopo il referendum, sorpresa in Borsa

Vince il No crolla il mondo? Tutte balle. Che cosa sta succedendo in Borsa



Ha aperto in forte calo Piazza Affari a poche ore dalla bocciatura della riforma costituzionale Renzi-Boschi e l'annuncio delle dimissioni del premier. L'indice Ftse Mib ha subito registrato -1,71% a 16.779 punti, l'All Share -1,81%. Sono bastati però pochi minuti perché il Mib si attestasse su un più moderato passivo a -0,78%, smentendo così le voci apocalittiche sugli esiti del trionfo del No.

Il calo di inizio giornata aveva coinvolto principalmente il comparto bancario, che in dopo un'ora ha spinto la ripresa portando gli indici italiani in positivo, come il Mib a quota anche 1,07%. Il miglior titolo tra i bancari è Mps in crescita a 0,46%, seguita dai titoli vicini al pareggio come Carige a -0,40%, Ubi -0,96%, Banco Popolare -2,67%, Bpm -2,73%, Intesa Sanpaolo -1,78%, Bper -0,85%. Resta invece molto pesante Unicredit a 1,99 euro a -4,41%.

Nessuna minaccia neanche dallo Spread. Dopo l’iniziale fiammata al rialzo, il differenziale tra Btp-Bund cala a quota 168 punti base, in virtù di un rendimento dei decennali tedeschi sul mercato secondario allo 0,29%in rialzo di 2 punti base, mentre i nostri titoli viaggiano all’1,97% in rialzo di 7 punti base.

Caivano (Na): 3,2,1 boom Scuole a pezzi Si dimette l'assessore alle Finanze Poliso

3,2,1 boom Scuole a pezzi Si dimette l'assessore alle Finanze Poliso 


di Angela Bechis



Alla Scuola Cilea di Via Santa Barbara, poteva essere una strage. Solo la coincidenza ha voluto che nel clamoroso crollo di calcinacci, intonaca e parte di parete di una classe del Plesso, nessun bambino sia rimasto ferito. E se fosse accaduto durante il voto? Non sono bastati i proclami di alcuni dirigenti scolastici forse politicizzati a fermare la caduta di calcinacci, e nemmeno la donazione di un gettone di presenza di un consigliere comunale, che ad oggi non si conosce ancora se siano arrivati sui conti dell'Istituto oppure incollati ancora tra le dita. Questa amministrazione è abile nel preannunciare cose che non si avvereranno mai. Alla Cilea di Via Santa Barbara il problema c'è ed è evidente, anche se la politica locale oggi è immischiata in altri contesti, quelli legati alla sopravvivenza politica. Ma non è tutto, è notizia di queste ore che l'assessore alle Finanze, Rosario Poliso, si sia dimesso all'ufficio protocollo del Comune di Caivano. Un fulmine a ciel sereno o un disastro preannunciato considerato che il Sindaco Monopoli va avanti a botta di spinte di vento provenienti da Sud? Una sciagura. Le indiscrezioni parlano di una rotta di collisione tra l'assessore Poliso e parte della maggioranza per le troppe restrizioni per fronteggiare il dissesto finanziario voluto fortemente dal primo cittadino Monopoli. In breve, Monopoli sembrava essere il messia con le tante promesse avanzate in campagna elettorale, dai Droni al reddito di cittadinanza alla risoluzione della spazzatura e della differenziata, ma nulla, dopo un anno e mezzo di conisliatura oltre a non aver mantenuto una sola parola, si è arrivati addirittura a non offrire il servizio navetta ai diversamente abili, eseguito in extremis dopo proteste e scioperi dei genitori che lamentavano i propri diritti. In definitiva, tra dissesto finanziario, consiglieri di maggioranza che scappano all'opposizione e assessori dimissionari, a Caivano il botto è stato talmente forte che i comuni vesuviani si sono riversati in strada credendo ad un brutto scherzo del Vesuvio. Monopoli prenda atto del fallimento politico e segua Poliso al protocollo. 

Esclusiva / Regione Campania Il Vice Presidente Ermanno Russo: "Il Risultato boccia Renzi in Italia e De Luca in Campania"

Esclusiva / Regione Campania Il Vice Presidente Ermanno Russo: "Il Risultato boccia Renzi in Italia e De Luca in Campania"


di Gaetano Daniele


On. Ermanno Russo
Vice Presidente Regione Campania

Una vittoria del NO senza possibilità di appello: uno tsunami di voti contrari alla riforma del Senato ha travolto il governo Renzi che poco dopo ha annunciato le sue dimissioni da Presidente del Consiglio. E, in merito a questo dato storico, interviene sul nostro blog, il Vice Presidente del Consiglio Regionale, l'On. Ermanno Russo, che nota: "Il dato politico preminente è la bocciatura in Italia di Renzi e in Campania di De Luca. L'affluenza però testimonia la volontà del popolo di riappropriarsi del suo diritto di scegliere da chi farsi rappresentare. È un'apertura di credito degli elettori verso la politica ma è l'ultima chiamata per la classe dirigente del Paese. È evidente che le vittorie hanno sempre molti padri così come le sconfitte sono orfane ma questa volta il dato non può essere imputato a nessuna forza politica in particolare, mettere il cappello su vittorie di questo tipo è sbagliato. Renzi e la sua maggioranza  però non scappi ora con il pallone, perché ha preso degli impegni, a partire dalla Legge di Stabilità, e deve portarli a termine". Insomma, l'On. Ermanno Russo, non le manda di certo a dire, e su Renzi è chiaro ma soprattutto determinato a far sentire la sua voce. E, ripercorrendo la linea dell'On. Ermanno Russo, gli oppositori ottengono un successo schiacciante in Campania, Regione al centro delle polemiche per le sparate del Presidente dem Vincenzo De Luca: qui il NO arriva oltre il 68% con il picco di Napoli. Da notare anche il 64% a Salerno, città appunto del Governatore De Luca, dove è stato anche sindaco. Ma tutto questo non è bastato, anche qui, De Luca viene bocciato dal suo stesso elettorato nonostante le continue richieste di mobilitazione, dalle fritture di pesce ai giri in barca. 

Tumore del polmone, vero dramma 4 familiari su 10 perdono il lavoro

Tumore del polmone, vero dramma 4 familiari su 10 perdono il lavoro


di Pierluigi Montebelli



In occasione dell’evento ‘Il nemico sconosciuto: i costi socio-economici del tumore al polmone in Italia’ svoltosi nei giorni scorsi a Roma è stato presentato in anteprima ‘REDUCING THE BURDEN: The economic and social costs of lung cancer in Italy’. Si tratta di uno studio realizzato da ‘The Economist Intelligence Unit’ con il supporto incondizionato di Roche e che ha coinvolto numerosi esperti italiani e internazionali provenienti da diverse aree disciplinari per analizzare il peso sociale ed economico del tumore al polmone. Una patologia che, considerando le cifre fornite da Eurostat, è a maggior impatto sociale in Europa e in Italia: 280 mila decessi nell’Unione Europea, ovvero il tumore a più alto tasso di mortalità. In Italia è la prima causa di morte per tumore per gli uomini e la terza per le donne. “Siamo felici di essere riusciti a sostenere questo importante studio e di poterlo presentare alla stampa italiana all’interno di questo incontro - ha dichiarato Francesco Frattini, chief of Staff & Director of Communications Roche Spa - Roche Lung Cancer Observatory è un progetto che ha l’obiettivo di informare e favorire una discussione a tuttotondo sul tumore al polmone che possa prendere spunto sia da dati Italiani sia da quelli europei cercando parthership importanti come nel caso del The Economist. Grazie a questo autorevole partner, infatti, siamo in grado di avere una fotografia dei costi economici e sociali della malattia e far emergere i punti salienti su cui tutti i principali stakeholder nazionali ed internazionali dovrebbero impegnarsi: la prevenzione, la sostenibilità e la partnership”.

Un dato importante che emerge dallo studio presentato è quello relativo ai ‘costi indiretti’, ovvero quelli che molto spesso sono a carico delle famiglie: 6 mila € circa a paziente in Italia, 4 mila € circa in Spagna, 3 mila € in Francia e solo mille € in Germania (Fonte Ispor). Secondo Francesco Saverio Mennini, professore di Economia Sanitaria all’Università di Tor Vergata ed Research Director del EEHTA del CEIS “una parte importante dei costi è rappresentata dai cosiddetti Costi informali, tanto dei caregiver familiari che dei non familiari, ovvero le spese contabilizzate al di fuori dei trattamenti medici e dei ricoveri quali i costi per il trasporto e l'assistenza domiciliare che costituiscono le voci più rappresentative ed onerose”. Sempre secondo le statistiche, nel nostro Paese la percentuale di mortalità è del 51,7% ogni 100 mila malati, contro una media UE del 55,5% e di poco al di sopra della Germania (50,9%). A dimostrazione dell’altissimo livello dei nostri centri oncologici, anche se nel nostro Paese, permane il ritardo (mediamente di un anno) con cui i farmaci innovativi si rendono disponibili per i pazienti, rispetto all’approvazione europea.

Al di là dei numeri, due sono i concetti chiave che emergono dallo studio: informazione e approccio sistemico. Essi rappresentano il primo passo per dare risposte concrete ad una situazione generale in cui ciascun attore fa la sua parte al massimo delle proprie possibilità, ma che può e deve essere costantemente perfettibile. Partendo dal presupposto fondamentale che il fumo incide sulla malattia per l’80%, se si vuole ridurre il numero di casi l’informazione gioca un ruolo cruciale, in particolare nei confronti dei più giovani. I dati evidenziati da Carmine Pinto, presidente dell’Associazione Italiana Oncologia Medica (AIOM) evidenziano come “dal 1999 ad oggi la percentuale dei malati di tumore al polmone è calata del 1-2%, in maniera del tutto analoga alla diminuzione del consumo di sigarette. A questo dato positivo, si contrappone un aumento del 2,6% nella popolazione femminile. Per le donne, infatti, sembra ‘più facile iniziare’ a fumare e più difficile smettere. Per questo sono necessarie campagne di informazione e prevenzione mirate e non generiche. Soprattutto, nei confronti delle più giovani”.

Marina Garassino, responsabile della Struttura Semplice di Oncologia Medica Toraco-Polmonare presso la Fondazione IRCCS Istituto Nazionale di Tumori di Milano, sostiene infatti come sia “necessario pensare a campagne di informazione su teenager che ormai iniziano a fumare tra i 13 e 14 anni e sono i potenziali pazienti di domani. Questo lo si può solo ottenere con campagne informative mirate e pensate per questo target di persone. Sicuramente internet e i social giocano un ruolo fondamentale”. Anche dal punto di vista dell’approccio organizzativo, dallo studio emergono alcuni spunti di riflessione: il concetto di modello sistemico viene letto con due modalità diverse ma integrate. Da un lato, come evidenziato da Stefania Vallone, presidente di Lung Cancer Europe (LUCE), “l’esigenza di puntare sull’individuazione dei centri di eccellenza che possano fare da hub; in questo modo, concentrando i pazienti in poli ad alto livello di innovazione, si possono ridurre i costi delle terapie innovative”; dall’altro auspicando “la creazione di team di cura interdisciplinari o meglio ancora delle vere e proprie Lung Unit che vedano l’apporto di oncologi, specialisti di medicina interna, tossicologi, biologi molecolari, medici patologi e psicologi” per rispondere in maniera sempre più integrata all’intera gamma dei complessi bisogni dei pazienti. “Patologia complessa - come sottolinea Federico Cappuzzo, direttore Oncologia Medica AUSL Romagna, Ravenna - che solo negli ultimi anni ha visto l’arrivo di importanti terapie come l’immunoterapia o i farmaci a bersaglio molecolare che per la loro gestione necessariamente hanno bisogno di un approccio multidisciplinare. L’anatomopatologo, ad esempio, è ormai diventata una figura che sempre più noi oncologi interpelliamo e che ci aiuta ad indirizzare l’uso di alcune di queste terapie innovative sui pazienti che ne possono beneficiare”