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martedì 6 dicembre 2016

LO SCENARIO MORTALE "So cosa accadrà dopo Renzi" Vittorio Feltri e "la schifezza"

Feltri: "Addio Renzi, ora faranno un altro inciucio. C'è poco da stare allegri"


di Vittorio Feltri



Se non altro i sondaggisti, dopo aver inanellato una serie di figuracce, stavolta ci hanno azzeccato. Miracolo: avevano previsto una netta prevalenza dei No e non hanno sbagliato. Hanno vinto gli amanti della vetusta Costituzione, coloro che la considerano la più bella del mondo, i conservatori incalliti, quelli che a parole invocano il cambiamento ma che, in realtà, difendono lo status quo, l’esistente. Infatti con il loro voto contrario alle cattive riforme di Matteo Renzi hanno decretato l’immodificabilità della Carta in vigore da 70 anni e scritta da ex fascisti e da neo comunisti specialisti nel salto della quaglia.

L’Italia si conferma conservatrice e timorosa di ogni mutamento anche minimo e pressoché ininfluente, nonostante si lagni sempre di come (non) funzionino le istituzioni, giudicate decrepite e inadeguate alla vita attuale. Non c’è problema. Esulta chi vede in Renzi un mostro indegno di governare. I signori dominatori del referendum sono arciconvinti di aver fatto fuori il giovin premier e si preparano a elezioni anticipate che non si svolgeranno dato che non c’è una legge elettorale. Ne serve una fresca e ci vorrà del tempo per predisporla, poiché da dieci anni il Parlamento è incapace di inventarne una che vada bene alla maggioranza. Nel frattempo ci beccheremo o un governo tecnico (di scopo, dice qualcuno) del tipo di quello Monti, cioè una schifezza, oppure - più probabilmente - un inciucio ossia un esecutivo retto da una coalizione Pd-Forza Italia. In effetti Berlusconi ha già dichiarato di gradire una seconda edizione del patto Nazareno.

Così fosse ci sarebbe da ridere. Dopo il casino infernale provocato dal plebiscito, ritrovarsi con il binomio Silvio-Matteo significherebbe per i cittadini essere stati presi inelegantemente per il didietro. Fantastico. Solo noi italioti siamo lieti di tornare indietro anziché di andare avanti sia pure faticosamente. Una terza via non è immaginabile perché non c’è. Bisogna ammettere che Renzi ha commesso vari errori, il più marchiano dei quali riguarda il Senato. Egli giustamente intendeva eliminare il bicameralismo paritario, ma ha fallito la mira: invece di eliminarlo tout court con una fucilata, lo ha ridimensionato soltanto dando l'impressione di volerlo utilizzare a proprio piacimento quale depandance di Palazzo Chigi. In questo modo ha invitato a nozze i suoi avversari che ne hanno approfittato per dire con qualche ragione che la riforma era una boiata pazzesca, tra l'altro non foriera di risparmi della spesa pubblica. Se aggiungiamo che Renzi alcuni mesi fa, in preda a una crisi di bullismo, disse che una sconfitta referendaria lo avrebbe indotto a dimettersi, ovvio che la folla dei suoi antipatizzanti si sia mobilitata sul fronte del No. Risultato, il signorino è stato pigliato a calci e adesso ci si chiede che farà. Si gratterà i glutei o reagirà in controtendenza rispetto alla programmata dipartita? Non resta che attendere, e l’attesa non sarà lunga. Speriamo non siano lunghi nemmeno i festeggiamenti dei trionfatori dell’urna. A guardare il futuro c’è poco da stare allegri.

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