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lunedì 5 dicembre 2016

Caivano (Na): 3,2,1 boom Scuole a pezzi Si dimette l'assessore alle Finanze Poliso

3,2,1 boom Scuole a pezzi Si dimette l'assessore alle Finanze Poliso 


di Angela Bechis



Alla Scuola Cilea di Via Santa Barbara, poteva essere una strage. Solo la coincidenza ha voluto che nel clamoroso crollo di calcinacci, intonaca e parte di parete di una classe del Plesso, nessun bambino sia rimasto ferito. E se fosse accaduto durante il voto? Non sono bastati i proclami di alcuni dirigenti scolastici forse politicizzati a fermare la caduta di calcinacci, e nemmeno la donazione di un gettone di presenza di un consigliere comunale, che ad oggi non si conosce ancora se siano arrivati sui conti dell'Istituto oppure incollati ancora tra le dita. Questa amministrazione è abile nel preannunciare cose che non si avvereranno mai. Alla Cilea di Via Santa Barbara il problema c'è ed è evidente, anche se la politica locale oggi è immischiata in altri contesti, quelli legati alla sopravvivenza politica. Ma non è tutto, è notizia di queste ore che l'assessore alle Finanze, Rosario Poliso, si sia dimesso all'ufficio protocollo del Comune di Caivano. Un fulmine a ciel sereno o un disastro preannunciato considerato che il Sindaco Monopoli va avanti a botta di spinte di vento provenienti da Sud? Una sciagura. Le indiscrezioni parlano di una rotta di collisione tra l'assessore Poliso e parte della maggioranza per le troppe restrizioni per fronteggiare il dissesto finanziario voluto fortemente dal primo cittadino Monopoli. In breve, Monopoli sembrava essere il messia con le tante promesse avanzate in campagna elettorale, dai Droni al reddito di cittadinanza alla risoluzione della spazzatura e della differenziata, ma nulla, dopo un anno e mezzo di conisliatura oltre a non aver mantenuto una sola parola, si è arrivati addirittura a non offrire il servizio navetta ai diversamente abili, eseguito in extremis dopo proteste e scioperi dei genitori che lamentavano i propri diritti. In definitiva, tra dissesto finanziario, consiglieri di maggioranza che scappano all'opposizione e assessori dimissionari, a Caivano il botto è stato talmente forte che i comuni vesuviani si sono riversati in strada credendo ad un brutto scherzo del Vesuvio. Monopoli prenda atto del fallimento politico e segua Poliso al protocollo. 

Esclusiva / Regione Campania Il Vice Presidente Ermanno Russo: "Il Risultato boccia Renzi in Italia e De Luca in Campania"

Esclusiva / Regione Campania Il Vice Presidente Ermanno Russo: "Il Risultato boccia Renzi in Italia e De Luca in Campania"


di Gaetano Daniele


On. Ermanno Russo
Vice Presidente Regione Campania

Una vittoria del NO senza possibilità di appello: uno tsunami di voti contrari alla riforma del Senato ha travolto il governo Renzi che poco dopo ha annunciato le sue dimissioni da Presidente del Consiglio. E, in merito a questo dato storico, interviene sul nostro blog, il Vice Presidente del Consiglio Regionale, l'On. Ermanno Russo, che nota: "Il dato politico preminente è la bocciatura in Italia di Renzi e in Campania di De Luca. L'affluenza però testimonia la volontà del popolo di riappropriarsi del suo diritto di scegliere da chi farsi rappresentare. È un'apertura di credito degli elettori verso la politica ma è l'ultima chiamata per la classe dirigente del Paese. È evidente che le vittorie hanno sempre molti padri così come le sconfitte sono orfane ma questa volta il dato non può essere imputato a nessuna forza politica in particolare, mettere il cappello su vittorie di questo tipo è sbagliato. Renzi e la sua maggioranza  però non scappi ora con il pallone, perché ha preso degli impegni, a partire dalla Legge di Stabilità, e deve portarli a termine". Insomma, l'On. Ermanno Russo, non le manda di certo a dire, e su Renzi è chiaro ma soprattutto determinato a far sentire la sua voce. E, ripercorrendo la linea dell'On. Ermanno Russo, gli oppositori ottengono un successo schiacciante in Campania, Regione al centro delle polemiche per le sparate del Presidente dem Vincenzo De Luca: qui il NO arriva oltre il 68% con il picco di Napoli. Da notare anche il 64% a Salerno, città appunto del Governatore De Luca, dove è stato anche sindaco. Ma tutto questo non è bastato, anche qui, De Luca viene bocciato dal suo stesso elettorato nonostante le continue richieste di mobilitazione, dalle fritture di pesce ai giri in barca. 

Tumore del polmone, vero dramma 4 familiari su 10 perdono il lavoro

Tumore del polmone, vero dramma 4 familiari su 10 perdono il lavoro


di Pierluigi Montebelli



In occasione dell’evento ‘Il nemico sconosciuto: i costi socio-economici del tumore al polmone in Italia’ svoltosi nei giorni scorsi a Roma è stato presentato in anteprima ‘REDUCING THE BURDEN: The economic and social costs of lung cancer in Italy’. Si tratta di uno studio realizzato da ‘The Economist Intelligence Unit’ con il supporto incondizionato di Roche e che ha coinvolto numerosi esperti italiani e internazionali provenienti da diverse aree disciplinari per analizzare il peso sociale ed economico del tumore al polmone. Una patologia che, considerando le cifre fornite da Eurostat, è a maggior impatto sociale in Europa e in Italia: 280 mila decessi nell’Unione Europea, ovvero il tumore a più alto tasso di mortalità. In Italia è la prima causa di morte per tumore per gli uomini e la terza per le donne. “Siamo felici di essere riusciti a sostenere questo importante studio e di poterlo presentare alla stampa italiana all’interno di questo incontro - ha dichiarato Francesco Frattini, chief of Staff & Director of Communications Roche Spa - Roche Lung Cancer Observatory è un progetto che ha l’obiettivo di informare e favorire una discussione a tuttotondo sul tumore al polmone che possa prendere spunto sia da dati Italiani sia da quelli europei cercando parthership importanti come nel caso del The Economist. Grazie a questo autorevole partner, infatti, siamo in grado di avere una fotografia dei costi economici e sociali della malattia e far emergere i punti salienti su cui tutti i principali stakeholder nazionali ed internazionali dovrebbero impegnarsi: la prevenzione, la sostenibilità e la partnership”.

Un dato importante che emerge dallo studio presentato è quello relativo ai ‘costi indiretti’, ovvero quelli che molto spesso sono a carico delle famiglie: 6 mila € circa a paziente in Italia, 4 mila € circa in Spagna, 3 mila € in Francia e solo mille € in Germania (Fonte Ispor). Secondo Francesco Saverio Mennini, professore di Economia Sanitaria all’Università di Tor Vergata ed Research Director del EEHTA del CEIS “una parte importante dei costi è rappresentata dai cosiddetti Costi informali, tanto dei caregiver familiari che dei non familiari, ovvero le spese contabilizzate al di fuori dei trattamenti medici e dei ricoveri quali i costi per il trasporto e l'assistenza domiciliare che costituiscono le voci più rappresentative ed onerose”. Sempre secondo le statistiche, nel nostro Paese la percentuale di mortalità è del 51,7% ogni 100 mila malati, contro una media UE del 55,5% e di poco al di sopra della Germania (50,9%). A dimostrazione dell’altissimo livello dei nostri centri oncologici, anche se nel nostro Paese, permane il ritardo (mediamente di un anno) con cui i farmaci innovativi si rendono disponibili per i pazienti, rispetto all’approvazione europea.

Al di là dei numeri, due sono i concetti chiave che emergono dallo studio: informazione e approccio sistemico. Essi rappresentano il primo passo per dare risposte concrete ad una situazione generale in cui ciascun attore fa la sua parte al massimo delle proprie possibilità, ma che può e deve essere costantemente perfettibile. Partendo dal presupposto fondamentale che il fumo incide sulla malattia per l’80%, se si vuole ridurre il numero di casi l’informazione gioca un ruolo cruciale, in particolare nei confronti dei più giovani. I dati evidenziati da Carmine Pinto, presidente dell’Associazione Italiana Oncologia Medica (AIOM) evidenziano come “dal 1999 ad oggi la percentuale dei malati di tumore al polmone è calata del 1-2%, in maniera del tutto analoga alla diminuzione del consumo di sigarette. A questo dato positivo, si contrappone un aumento del 2,6% nella popolazione femminile. Per le donne, infatti, sembra ‘più facile iniziare’ a fumare e più difficile smettere. Per questo sono necessarie campagne di informazione e prevenzione mirate e non generiche. Soprattutto, nei confronti delle più giovani”.

Marina Garassino, responsabile della Struttura Semplice di Oncologia Medica Toraco-Polmonare presso la Fondazione IRCCS Istituto Nazionale di Tumori di Milano, sostiene infatti come sia “necessario pensare a campagne di informazione su teenager che ormai iniziano a fumare tra i 13 e 14 anni e sono i potenziali pazienti di domani. Questo lo si può solo ottenere con campagne informative mirate e pensate per questo target di persone. Sicuramente internet e i social giocano un ruolo fondamentale”. Anche dal punto di vista dell’approccio organizzativo, dallo studio emergono alcuni spunti di riflessione: il concetto di modello sistemico viene letto con due modalità diverse ma integrate. Da un lato, come evidenziato da Stefania Vallone, presidente di Lung Cancer Europe (LUCE), “l’esigenza di puntare sull’individuazione dei centri di eccellenza che possano fare da hub; in questo modo, concentrando i pazienti in poli ad alto livello di innovazione, si possono ridurre i costi delle terapie innovative”; dall’altro auspicando “la creazione di team di cura interdisciplinari o meglio ancora delle vere e proprie Lung Unit che vedano l’apporto di oncologi, specialisti di medicina interna, tossicologi, biologi molecolari, medici patologi e psicologi” per rispondere in maniera sempre più integrata all’intera gamma dei complessi bisogni dei pazienti. “Patologia complessa - come sottolinea Federico Cappuzzo, direttore Oncologia Medica AUSL Romagna, Ravenna - che solo negli ultimi anni ha visto l’arrivo di importanti terapie come l’immunoterapia o i farmaci a bersaglio molecolare che per la loro gestione necessariamente hanno bisogno di un approccio multidisciplinare. L’anatomopatologo, ad esempio, è ormai diventata una figura che sempre più noi oncologi interpelliamo e che ci aiuta ad indirizzare l’uso di alcune di queste terapie innovative sui pazienti che ne possono beneficiare”

L'altro demone dell'anestesista killer: oltre ai morti spuntano fiumi di cocaina

Saronno, l'anestesista sospettato di quattro omicidi era cocainomane



Emergono ulteriori e sempre più inquietanti dettagli su Leonardo Cazzaniga, il medico anestesista dell'ospedale di Saronno accusato di aver ucciso con la complicità di un'infermiera sua amante almeno quattro pazienti. Nascosto nelle pieghe della richiesta d'arresto, si scopre che la sua storia si intreccia anche alla droga. Alla cocaina. Ne abusava a tal punto di dubitare di poter continuare a lavorare: anche su questo, in quel maledetto ospedale, c'era chi sapeva e non ha detto niente.

Il tutto emerge da una conversazione di Paolo Valentini, direttore medico di presidio, intercettata dai carabinieri il 3 luglio 2015. Il direttore sanitario Roberto Cosentina, al telefono con Valentini, secondo i pm "ha dimostrato di sapere che Leonardo Cazzaniga si autodefiniva in reparto l'angelo della morte. Ha aggiunto inoltre di aver appreso dallo stesso Cazzaniga che lo stesso faceva uso di cocaina ed aveva per questo necessità di un periodo per disintossicarsi". Ma anche in questo caso a vincere fu l'omertà: nessuno ha mai detto una parola.

Vince il NO Senza Renzi niente maggioranza "No" di Mattarella, cosa succederà

Il caos dopo il referendum: il "No" di Mattarella, le ipotesi in campo



"Questa maggioranza non c’è più. Il governo di larghe intese ha finito il suo compito. Non c'è la possibilità che possa andare avanti. Adesso serve una nuova fase, in cui starà al Presidente della Repubblica cercare una nuova maggioranza". Le parole di Maurizio Lupi, certificano la crisi parlamentare innescata dal trionfo del No al referendum ( Si 40.8% No 59.2% con un affluenza del 65.6% ) e dalle conseguenti dimissioni del premier Matteo Renzi. Ora la palla passa a Sergio Mattarella, che oggi pomeriggio incontrerà Renzi incassando le sue dimissioni, poi inizierà il valzer delle consultazioni. 

La legge elettorale - La situazione è difficile, drammatica considerando i nodi che il prossimo governo e la prossima maggioranza dovranno sciogliere, a cominciare dal via definitivo della legge di stabilità su cui Renzi però ha assicurato l'impegno finale. Il primo dubbio è: quanto deve restare in carica il prossimo governo? Domanda da cui dipendono tutti gli incastri tra Camera e Senato. M5S e Grillo hanno chiesto di andare a votare subito, con Italicum alla Camera e Consutellum al Senato. Anche Lega Nord e Fratelli d'Italia sono per le urne immediate, senza "inciuci parlamentari". Forza Italia, invece, si dice favorevole per bocca di Renato Brunetta alla revisione dell'Italicum per estenderlo al Senato, ma solo con un governo "senza Renzi". Renzi, dal canto suo, ha detto che ora "l'onore e l'onere" di avanzare proposte sulla legge elettorale spetta al fronte del No, che è un simpatico modo per complicare il gioco visto che il Pd resta, a meno di una sua disintegrazione parlamentare, la forza fondamentale per ogni riforma. Una forza però pesantemente frastagliata.

Il NO di Mattarella - Il punto, rivelano fonti quirinalizie, è che Mattarella tutto vuole tranne che andare a votare con una legge elettorale diversa per ogni ramo del Parlamento. Si fa largo dunque l'ipotesi di un governo di scopo che tiri avanti fino a primavera, per consentire la messa a punto rapida della legge elettorale e affrontare alcuni dossier aperti, dalla riforma delle banche popolari a quella del tgo (entrambe bocciate dai giudici), raccogliendo poi le modifiche all'Italicum della Corte costituzionale, attese per inizio 2017. E occhio ai riflessi della Commissione Ue sulla manovra...

Il governo di scopo - Bene, ma quale maggioranza si accollerebbe queste responsabilità, in un clima da campagna elettorale già avviata? Come notava Marcello Sorgi ospite di Mentana su La7, si profila uno slittamento a destra di parte degli alfaniani e dei verdiniani. Berlusconi, poi, ha tutto l'interesse di restare alla finestra, anche per non compromettere definitivamente il rapporto con Salvini, ma preme per l'adozione del proporzionale. Renzi, se resterà segretario del Pd, non potrà esimersi dal cercare un punto d'incontro, magari caldeggiando un nome per Palazzo Chigi, scegliendolo tra un tecnico, un esponente del No all'interno del Pd o un mediatore.

Il colpaccio 2018 - Quest'ultimo potrebbe essere Pietro Grasso, presidente del Senato, con l'implicita promessa di far arrivare alla fine della legislatura i senatori, che nel giro di poche ore passerebbero da "defunti" a "risorti" (tradotto: incasserebbero un lauto stipendio mensile fino al 2018, alla faccia di Sì e No).

Renzi umiliato in piazza: "Buffone!" Festa a Roma, la Meloni urla / Guarda

Renzi umiliato dalla piazza: i sindacati lo cacciano, la Meloni urla



"Renzi buffone, dimettiti". La notte più dura di Matteo Renzi è annunciata fin da pochi minuti dopo le 23, quando davanti a Palazzo Chigi su via del Corso USB e Cobas scendono in strada per festeggiare la vittoria del No cantando Bella ciao e chiedendo le dimissioni di Renzi. Per una volta, il premier li ha ascoltati e accontentati. A poche centinaia di metri di distanza, a Montecitorio, è il popolo di Fratelli d'Italia a brindare, insieme a Giorgia Meloni, al rido di "Viva l'Italia" e "Da stanotte si volta pagina, abbiamo battuto un gigante".

Travaglio, mazzata bestiale a Napolitano "Renzi dovrebbe...": massacro in diretta

Travaglio, la mazzata bestiale a Napolitano: "Renzi ha perso per colpa sua"



"Renzi ha perso per colpa di Napolitano, gli dovrebbe chiedere i danni". Marco Travaglio attende la chiusura delle urne e il verdetto sul referendum per brindare alla caduta di Matteo Renzi e soprattutto lanciare, ospite di Enrico Mentana su La7, un violentissimo attacco a Giorgio Napolitano. Secondo il direttore del Fatto quotidiano, in prima fila per il No, l'ex presidente della Repubblica è stato il burattinaio di questo governo (ormai dimissionario) obbligando il premier a imboccare a tappe forzate e senza rete di protezione la strettissima strada delle riforme. Il risultato è sotto gli occhi di tutti. Insomma, Napolitano ha bruciato Renzi e il Paese?