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lunedì 5 dicembre 2016

L'altro demone dell'anestesista killer: oltre ai morti spuntano fiumi di cocaina

Saronno, l'anestesista sospettato di quattro omicidi era cocainomane



Emergono ulteriori e sempre più inquietanti dettagli su Leonardo Cazzaniga, il medico anestesista dell'ospedale di Saronno accusato di aver ucciso con la complicità di un'infermiera sua amante almeno quattro pazienti. Nascosto nelle pieghe della richiesta d'arresto, si scopre che la sua storia si intreccia anche alla droga. Alla cocaina. Ne abusava a tal punto di dubitare di poter continuare a lavorare: anche su questo, in quel maledetto ospedale, c'era chi sapeva e non ha detto niente.

Il tutto emerge da una conversazione di Paolo Valentini, direttore medico di presidio, intercettata dai carabinieri il 3 luglio 2015. Il direttore sanitario Roberto Cosentina, al telefono con Valentini, secondo i pm "ha dimostrato di sapere che Leonardo Cazzaniga si autodefiniva in reparto l'angelo della morte. Ha aggiunto inoltre di aver appreso dallo stesso Cazzaniga che lo stesso faceva uso di cocaina ed aveva per questo necessità di un periodo per disintossicarsi". Ma anche in questo caso a vincere fu l'omertà: nessuno ha mai detto una parola.

Vince il NO Senza Renzi niente maggioranza "No" di Mattarella, cosa succederà

Il caos dopo il referendum: il "No" di Mattarella, le ipotesi in campo



"Questa maggioranza non c’è più. Il governo di larghe intese ha finito il suo compito. Non c'è la possibilità che possa andare avanti. Adesso serve una nuova fase, in cui starà al Presidente della Repubblica cercare una nuova maggioranza". Le parole di Maurizio Lupi, certificano la crisi parlamentare innescata dal trionfo del No al referendum ( Si 40.8% No 59.2% con un affluenza del 65.6% ) e dalle conseguenti dimissioni del premier Matteo Renzi. Ora la palla passa a Sergio Mattarella, che oggi pomeriggio incontrerà Renzi incassando le sue dimissioni, poi inizierà il valzer delle consultazioni. 

La legge elettorale - La situazione è difficile, drammatica considerando i nodi che il prossimo governo e la prossima maggioranza dovranno sciogliere, a cominciare dal via definitivo della legge di stabilità su cui Renzi però ha assicurato l'impegno finale. Il primo dubbio è: quanto deve restare in carica il prossimo governo? Domanda da cui dipendono tutti gli incastri tra Camera e Senato. M5S e Grillo hanno chiesto di andare a votare subito, con Italicum alla Camera e Consutellum al Senato. Anche Lega Nord e Fratelli d'Italia sono per le urne immediate, senza "inciuci parlamentari". Forza Italia, invece, si dice favorevole per bocca di Renato Brunetta alla revisione dell'Italicum per estenderlo al Senato, ma solo con un governo "senza Renzi". Renzi, dal canto suo, ha detto che ora "l'onore e l'onere" di avanzare proposte sulla legge elettorale spetta al fronte del No, che è un simpatico modo per complicare il gioco visto che il Pd resta, a meno di una sua disintegrazione parlamentare, la forza fondamentale per ogni riforma. Una forza però pesantemente frastagliata.

Il NO di Mattarella - Il punto, rivelano fonti quirinalizie, è che Mattarella tutto vuole tranne che andare a votare con una legge elettorale diversa per ogni ramo del Parlamento. Si fa largo dunque l'ipotesi di un governo di scopo che tiri avanti fino a primavera, per consentire la messa a punto rapida della legge elettorale e affrontare alcuni dossier aperti, dalla riforma delle banche popolari a quella del tgo (entrambe bocciate dai giudici), raccogliendo poi le modifiche all'Italicum della Corte costituzionale, attese per inizio 2017. E occhio ai riflessi della Commissione Ue sulla manovra...

Il governo di scopo - Bene, ma quale maggioranza si accollerebbe queste responsabilità, in un clima da campagna elettorale già avviata? Come notava Marcello Sorgi ospite di Mentana su La7, si profila uno slittamento a destra di parte degli alfaniani e dei verdiniani. Berlusconi, poi, ha tutto l'interesse di restare alla finestra, anche per non compromettere definitivamente il rapporto con Salvini, ma preme per l'adozione del proporzionale. Renzi, se resterà segretario del Pd, non potrà esimersi dal cercare un punto d'incontro, magari caldeggiando un nome per Palazzo Chigi, scegliendolo tra un tecnico, un esponente del No all'interno del Pd o un mediatore.

Il colpaccio 2018 - Quest'ultimo potrebbe essere Pietro Grasso, presidente del Senato, con l'implicita promessa di far arrivare alla fine della legislatura i senatori, che nel giro di poche ore passerebbero da "defunti" a "risorti" (tradotto: incasserebbero un lauto stipendio mensile fino al 2018, alla faccia di Sì e No).

Renzi umiliato in piazza: "Buffone!" Festa a Roma, la Meloni urla / Guarda

Renzi umiliato dalla piazza: i sindacati lo cacciano, la Meloni urla



"Renzi buffone, dimettiti". La notte più dura di Matteo Renzi è annunciata fin da pochi minuti dopo le 23, quando davanti a Palazzo Chigi su via del Corso USB e Cobas scendono in strada per festeggiare la vittoria del No cantando Bella ciao e chiedendo le dimissioni di Renzi. Per una volta, il premier li ha ascoltati e accontentati. A poche centinaia di metri di distanza, a Montecitorio, è il popolo di Fratelli d'Italia a brindare, insieme a Giorgia Meloni, al rido di "Viva l'Italia" e "Da stanotte si volta pagina, abbiamo battuto un gigante".

Travaglio, mazzata bestiale a Napolitano "Renzi dovrebbe...": massacro in diretta

Travaglio, la mazzata bestiale a Napolitano: "Renzi ha perso per colpa sua"



"Renzi ha perso per colpa di Napolitano, gli dovrebbe chiedere i danni". Marco Travaglio attende la chiusura delle urne e il verdetto sul referendum per brindare alla caduta di Matteo Renzi e soprattutto lanciare, ospite di Enrico Mentana su La7, un violentissimo attacco a Giorgio Napolitano. Secondo il direttore del Fatto quotidiano, in prima fila per il No, l'ex presidente della Repubblica è stato il burattinaio di questo governo (ormai dimissionario) obbligando il premier a imboccare a tappe forzate e senza rete di protezione la strettissima strada delle riforme. Il risultato è sotto gli occhi di tutti. Insomma, Napolitano ha bruciato Renzi e il Paese? 

LA BOMBA PRIVATA "Non credevo che mi..." Matteo spazza via il Pd

Renzi, lo sfogo amaro: "Non credevo mi odiassero così tanto"


di Gaetano Daniele




Chi semina vento raccoglie tempesta. "Non credevo mi odiassero così tanto". Il Corriere della Sera raccoglie lo sfogo di Matteo Renzi con i suoi fedelissimi, pochi minuti dopo il disastroso esito del referendum. Il No supera quasi il 60%, e distrugge Matteo Renzi e Maria Elena Boschi. Al Premier ora non resta che dimettersi. "Ho fatto quello che dovevo fare. Ma insiste prepotente. Ho proposto una riforma giusta. Insomma, nulla da fare, Renzi è presuntuoso nonostante il 60% degli italiani lo ha mandato a lavorare, non solo a lui. Ma non dimentichiamoci che questa Riforma Costituzionale portava il nome di un'altra responsabile, Maria Elena Boschi, tanto discussa pochi mesi fa in merito a Banca Etruria e alle sue dimissioni nonostante estranea ai fatti, considerato che il papà è stato uno dei presidenti di quella Banca che mandò in mezzo una via centinaia di risparmiatori e lavoratori. Di certo il voto popolare non si discute, e in questo caso, nonostante lo sperpero di denaro per favorire il fronte del Sì (circa 8 milioni di euro), i cittadini in massa bocciano Matteo Renzi e Maria Elena Boschi, con una sola parola: "A CASA, VIA SUBITO". 

CIAONE MATTEO, RENZEXIT "Ho perso io, mi dimetto" 5 dicembre 2016: addio

Matteo Renzi: "Mi dimetto, al referendum ho perso io"



"Oggi pomeriggio salirò al Quirinale per rassegnare le mie dimissioni". Matteo Renzi dice addio a Palazzo Chigi: la conferenza stampa dopo la devastante sconfitta al referendum costituzionale (con i "No" al 60%) si conclude con un annuncio che era nell'aria. "Questo governo porterà in porto la legge di stabilità", assicura, cedendo poi la palla alle opposizioni su riforme e legge elettorale: "Al fronte del No tocca ora la responsabilità della proposta". 

"Ai No oneri e onori" - "Oggi il popolo italiano ha parlato in modo inequivocabile", è l'esordio commosso del premier. "Un abbraccio forte agli amici del sì, ci abbiamo provato", dice. "Le mie congratulazioni al fronte del No, auguri di buon lavoro nell'interesse dell'Italia e degli italiani". A chi ha vinto il referendum oneri o onori. Spetterà a loro avanzare proposte a partire dalla legge elettorale". "Volevo tagliare le poltrone, non ce l'ho fatta. La prima che salta è la mia", è la conferma. "Qui in questa sala saluterò il mio successore, chiunque egli sarà, e gli consegnerò la campanella e il dossier delle cose che restano da fare".

"Mattarella guida salda" - "Tutto il Paese sa di poter contare su un guida autorevole e salda come quella del presidente Mattarella". "Il governo - assicura - sarà al lavoro nei prossimi giorni per assicurare l'iter della legge di bilancio e seguire i provvedimenti sul post sisma. 

Stilettata a Prodi - "Si può perdere un referendum, ma non si perde il buon umore. Io ho perso e lo dico a voce alta, nella politica italiana non perde mai nessuno", è la stilettata a Pierluigi Bersani e alla sua "non vittoria" del 2013. "Io credo nella democrazia, andiamo via senza rimorsi".

Commosso - "Arriverà il giorno della vittoria", cerca di rincuorare ancora i suoi. "Ci ricorderemo di queste lacrime", dice il premier che ammette di avere "rabbia» per il risultato ma di aver fatto "tutto il possibile" per cambiare l'Italia. Renzi si commuove anche quando ringrazia la moglie Agnese e i figli per averlo supportato in questi giorni. 

Il congedo - In chiusura, Renzi snocciola le riforme portate a termine nei suoi 1.017 giorni a Palazzo Chigi: "Baden-Powell diceva che bisogna lasciare ogni posto un po' meglio di come lo abbiamo trovato. Noi lasciamo l'Italia un po' meglio, con molte cose fatte".

domenica 4 dicembre 2016

Referendum: Affluenza alle 19 vicino 55%

Referendum: si vota fino alle 23. Affluenza alle 19 intorno al 55%


Secondo i primi dati arrivati al Viminale (relativi al 10% dei comuni, circa 800 su un totale di 7.998) l'affluenza alle urne alle ore 19 in Italia per il referendum è di poco inferiore al 55%. Lo si rileva dal sito del ministero dell'Interno. L'affluenza finora è stata massiccia al Nord, minore al Sud. Nelle grandi città il record dei votanti è a Bologna, 26,67%. A Milano ha votato il 22,8%, a Roma il 18,9, a Torino il 18,4, a Napoli il 15%.