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mercoledì 30 novembre 2016

Cade l'aereo, la squadra sterminata: l'ultimo inquietante messaggio / Guarda

Il messaggio inquietante di Cleber Santana dall'aereo caduto prima di morire



Un messaggio su Instagram straziante, l'ultimo prima di morire insieme ai suoi compagni di squadra. Il 35enne Cleber Santana, ex centrocampista dell'Atletico Madrid, era a bordo dell'aereo caduto in Colombia su cui viaggiava la sua squadra, i brasiliani del Chapecoense. Stavano andando a giocare la finale di Coppa Sudamericana contro il Nacional Medellin, una favola sportiva (fino al 20009 militavano nella Serie D brasiliana) finita nel sangue. Anche Cleber è tra le 76 vittime del disastro (solo 5 i sopravvissuti) e prima del decollo aveva scritto un post che ora suona inquietante e commovente al tempo stesso: "Em quantas vidas eu viver, em todas eu vou amar você", "per quante vite vivrò ti amerò sempre".

Esclusiva / Lapo nei guai per questo trans: ecco il volto di Curtis / Guarda

Lapo Elkann nei guai per questo trans: ecco il volto di Curtis McKinstry



Si chiama Curtis McKinstry, ha 29 anni ed è il trans di New York per cui Lapo Elkann è finito nei guai inscenando un rapimento con riscatto di 10mila dollari. È Il Messaggero a pubblicare la foto del transessuale con cui il rampollo Agnelli ha trascorso 48 ore di eccessi, tra sesso, alcol e droga. Una brutta storia finita con l'arresto del 39enne Lapo, che senza soldi avrebbe telefonato in Italia per chiedere aiuto inducendo così il fratello John Elkann a informare la polizia americana. 

Lapo è arrivato a New York giovedì scorso per lavoro, senza le due bodyguard e con solo una carta di credito prepagata in tasca ("per evitare tentazioni", scrive Alberto Dandolo su Dagospia). Secondo la stampa locale però già nel pomeriggio Elkann avrebbe contattato siti di escort e fissato un appuntamento con una giovane donna nel distretto teatrale di Times Square. Sarebbe stata lei, secondo il Messaggero, a farlo incontrare con McKinstry. Lapo ha passato due giorni nell'appartamento del trans in una zona squallida di Manhattan, un quartiere povero frequentato da pusher e tossicodipendenti. Dopo due giorni di follie Lapo ha finito i pochi soldi e chiamato casa per chiederne altri, fingendo un sequestro. Ricostruzione bislacca che induce la famiglia a tendergli "una trappola": inviano un uomo di fiducia a informare la polizia dell'accaduto, quindi insieme fissano un appuntamento per la consegna del denaro. Nel luogo stabilito i due complici vengono arrestati e Lapo condotto in commissariato: sostiene di aver finito i soldi e che il trans, dopo aver comprato droga a sue spese, lo abbia tenuto in ostaggio in attesa dei soldi. La sua storia però non convince gli inquirenti, che non a caso  rilasciano Curtis senza alcuna imputazione. Nei due giorni di paura e delirio, infatti, Lapo sarebbe stato libero di muoversi a suo piacimento. Tra qualche ora tornerà in Italia, il 25 gennaio dovrà comparire davanti al giudice americano per l'incriminazione. Rischia un massimo di due anni di carcere.

Gabanelli, l'addio a Report con veleno: "Chi mi voleva fare fuori e chi è il mio peggior nemico" (un ex ministro...)

Gabanelli, addio a Report: "Ecco chi mi voleva far fuori e il mio peggior nemico"



Il peggior nemico in 20 anni di Report? "Mi ha denunciato per 2 volte all'AgCom, invano: è Giulio Tremonti". Non ha dubbi, Milena Gabanelli: ha appena salutato il pubblico di Raitre, dicendo addio al programma di inchieste più longevo e seguito della tv. A Repubblica svela chi sono stati gli ossi duri incontrati per strada. 

Qualcuno ha cercato di farla fuori: "Qualche componente del vecchio Cda Rai, ma non ha senso rivangare, anche perché l'abbiamo sempre spuntata". "Fino al 2007 - prosegue - non avevamo alcuna tutela legale. Poi, con Cappon direttore generale, ci venne concessa. Provò nel 2009 Masi a toglierla, ma alla fine ci ripensò". A Viale Mazzini, assicura, sono stati molti i suoi sostenitori: "Certamente tutti i direttori di rete dalla nascita del programma a oggi, ma lo è stato anche Gubitosi e lo sono Campo Dall'Orto, Carlo Verdelli, i capistruttura della rete, Valerio Fiorespino, la responsabile risorse tv Chiara Galvagni e sicuramente ne dimentico". Tra i potenti, Mario Draghi le ha mandato un sms di commiato dopo l'ultima puntata. Detto dell'ex ministro Tremonti, la Gabanelli non andrebbe a cena con Antonio Razzi ("Siccome il tempo è oro, magari non saprei tanto cosa dirgli") ma non rinuncerebbe a "dialogare anche con chi ho poco in comune, se c'è un motivo. Per esempio nella puntata di ieri (lunedì, ndr) abbiamo chiesto a Salvini un confronto su un progetto proposto da noi per la gestione dei richiedenti asilo". Con Renzi, invece, "ci siamo incontrati una volta, è stato cordiale, e io ho sostenuto la mia battaglia sulla riduzione dell' uso del contante". Le inchieste più belle? "Quelle sui prodotti derivati, su Cremonini, Geronzi, Eni, Alitalia, Tanzi e il biologico hanno lasciato un segno".

"Armata", il tank che terrorizza il mondo Allarme per l'ultima arma di Putin / Foto

Armata, il nuovo tank di Vladimir Putin: il più potente al mondo



La Russia di Vladimir Putin entra di prepotenza nel mercato super-competitivo dei carri armati con un nuovo modello, il T-14 Armata che, come riporta una recente relazione dell'intelligence britannica ripresa da ItaliaOggi, "rappresenta il più rivoluzionario passo avanti nel disegno dei carri dell'ultimo mezzo secolo".

Con le serie T-72 e T-90, i russi avevano "mangiato la polvere" dai grandi carri americani, tedeschi, francesi, israeliani e italiani. Oggi, con il nuovo modello, di cui esistono ad oggi soltanto 20 esemplari di prova (l'intento è fabbricarne 120 unità nel 2018), la Russia rappresenta per molti, tra cui la stessa intelligence inglese, una reale preoccupazione. Il tank ha un design all'avanguardia: spiccano la torretta (totalmente automatizzata, digitalizzata e senza passeggeri umani) e la "capsula" blindata di protezione dell'equipaggio (separata dal magazzino delle munizioni).

Armatura reattiva di ultima generazione, sistemi di protezione che riescono ad abbattere i colpi in arrivo fino ad una velocità di tremila metri al secondo e, per finire, un cannone da 125 millimetri a canna liscia (capace di sparare dieci colpi al minuto, riuscendo a coprire una superficie di sette chilometri): sono queste le caratteristiche che rendono il mezzo un'eccellenza nel suo settore. Gli unici che non sono preoccupati sono coloro che sono del parare che, nonostante il mezzo sia fuori dal comune, la Russia non abbia le risorse per permettersi un riarmo così costoso.

Bechis: ecco come finirà domenica Le informazioni privilegiate sul voto

Referendum, Franco Bechis: attento fronte del No, Matteo Renzi ha azzeccato il finale di campagna


di Franco Bechis
@FrancoBechis



Per settimane è stato rinfacciato a Matteo Renzi quello che da quasi tutti veniva ritenuto un errore di comunicazione: la personalizzazione del referendum costituzionale. Avendo detto subito che lui di fronte alla vittoria del No si sarebbe dimesso, ha polarizzato sulla sua persona la discussione della campagna elettorale. E fin dalle prime settimane i sondaggi gli hanno dato torto.

I presidenti del Consiglio in Italia come nel resto del mondo sono popolari soltanto durante la luna di miele che segue al loro successo. Poi diventano invisi ai più. Renzi aveva un peccato originale in più: la sua luna di miele è sempre stata mediatica, ma non poggiava su un bagno di folla elettorale. L’unico è stato quello alle europee del 2014, un po’ fasullo perché lì lui non era nemmeno candidato. La sua luna di miele poggiando su basi fragili è durata assai poco.

Ben presto l’indice di polarità è sceso, e lo ha fatto assai rapidamente rispetto a quel che era accaduto con i suoi predecessori. L’unico caso simile in cui si è bruciata perfino più rapidamente la popolarità iniziale è stato quello di Mario Monti, non a caso anche lui premier non scelto dagli elettori.

Quell’errore è stato fin dall’inizio confermato da ogni tipo di sondaggio: gli elettori motivati e decisi fin dall’inizio sulle proprie scelte sono assai meno della metà del totale. Davanti a quel referendum personalizzato è apparso evidente che gli anti-Renzi sono largamente più numerosi dei sostenitori del premier in carica. Chi aveva intenzione di fare sloggiare Renzi da palazzo Chigi immaginava di farlo alle prossime elezioni, ma avendo una occasione d’oro davanti a sé per farlo prima, non la buttava via.

Tutti hanno detto al capo del governo di smetterla, e lui sulle prime è sembrato abbozzare: “Va bene, non parlo più di me, non dico più cosa farò, discutiamo solo di contenuti”. È durata lo spazio di un mattino. Perché comunque il premier che non voleva il referendum su di sé si è esposto come unica bandiera del fronte del sì, non mancando un appuntamento televisivo come ospite e monopolizzando con la sua presenza ogni spazio possibile, al momento con la sola eccezione delle previsioni del tempo.

Da una decina di giorni a questa parte Renzi è tornato a rimettere al centro del dibattito le sue dimissioni da premier nel caso di vittoria del No. E ha aggiunto un tema in più: “Se perdo il referendum io mi dimetto, e dopo di me non ci sarà un altro governo politico, ma uno tecnico, come quello che guidò Mario Monti”.

Grazie a quelle paroline magiche “governo tecnico” e “Mario Monti” improvvisamente Renzi ha trasformato in arma a proprio vantaggio quella che era sembrata la sua grande debolezza. Perché è accaduto un fatto che nessuno aveva messo in conto: anche chi da tempo non crede più a Renzi, su una cosa gli crede: che voglia andarsene in caso di sconfitta. Crede alle sue dimissioni. E non crede a chi dice: “Ma no, è solo scena, non accadrà nulla”.

Credendo alle sue dimissioni, ha paura di quel che può accadere dopo. E in questo momento questa paura - non c’è bisogno di sondaggi, basta parlare con la gente in un bar, su un bus, a un mercato - è quella che sta spingendo più indecisi verso le urne referendarie. Tutti verso un sì che non ha nulla a che vedere con i contenuti del referendum, ma tantissimo con il terrore di trovarsi il giorno dopo in braccio al nuovo Monti o alla Elsa Fornero di turno. Uno choc - il cui peso specifico per legge non vi possiamo raccontare perché è vietato divulgare sondaggi in questo periodo - però un argomento pesante sulle urne di domenica prossima. E siccome questa paura che spinge al sì si accompagna a una scarsa informazione dell’elettorato anti-Renzi sugli effetti dell’astensione (molti sono convinti che sia un modo per mandare a casa il premier, e non hanno capito che questo tipo di referendum non ha quorum), la partita referendaria è davvero apertissima. E si giocherà alla conta dell’ultimo voto.

Prete pervertito, l'orrore: cosa faceva ai bambini sordomuti

Verona, prete abusava di bambini sordomuti: ora è in arresto



La stampa di Mendoza rende nota la notizia dell'arresto del prete 82enne, Nicola Corradi, con l'accusa di aver abusato anni fa di 12 bambini sordomuti, tra i 10 e i 12 anni, mentre si trovava all'istituto per l'educazione dei sordomuti in Argentina. Non è la prima volta che il prete si macchia di questa azione infamante, molti anni fa a Verona era stato accusato degli stessi delitti. Insieme a Corradi, sono stati fermati il sacerdote Hugo Corbacho (56 anni) e altri due collaboratori. Gli abusi sarebbero iniziati nel 2007 e, più precisamente, in un istituto nella località di Lujan de Cuyo, a Mendoza. Il pm Fabrizio Sidoti ha specificato che "le accuse sono di abuso sessuale aggravato. Nei loro racconti i bambini ci hanno detto che venivano portati in un luogo dell'Istituto chiamato la 'Casa di Dio'". Corradi è riuscito a schivare la prigione grazie all'età avanzata: è solo agli arresti domiciliari.

Dottore e infermiera, gli amanti arrestati Cinque morti sospette (marito compreso)

Arrestati dottore e infermiera: cinque morti sospette, anche il marito della donna



Un medico anestesista e la sua amante, infermiera, sono stati arrestati a Saronno, in provincia di Varese, con l'accusa di omicidio. La Procura di Busto Arsizio li ha accusati del decesso di quattro anziani, avvenuti tutti tra il febbraio 2012 e l'aprile 2013, tra i quali anche il marito dell'infermiera. Le vittime erano tutte persone anziane e gravemente malate, a cui il medico avrebbe somministrato dosi letali per via endovenosa, in sovradosaggio e in rapida successione, morfina, promazina, midazolam, tutti per lo più pesanti sedativi. Anche per il marito dell'infermiera stesso trattamento: all'uomo è stato somministrato per un lungo periodo un cocktail di farmaci considerati dagli inquirenti come "assolutamente incongrui" rispetto alle sue effettive condizioni di salute.

Le indagini che hanno portato alla custodia cautelare dei due presunti killer iniziano nel 2014, dopo una soffiata di una collega dell'infermiera. Giuseppe Regina, l'allora capitano del nucleo operativo dei carabinieri di Saronno, fece scattare le intercettazioni e le indagini patrimoniali; alla fine, a incastrare i due complici sono stati riscontri dal diario clinico del pronto soccorso e il nesso di casualità tra i farmaci e il decesso. Non si è potuto però escludere che la vittima morisse lo stesso, nonostante il cocktail di farmaci, dato le sue condizioni di salute molto aggravate. E' stato escluso dalle indagini tutto il resto del personale del'ospedale.