Visualizzazioni totali

venerdì 21 ottobre 2016

Hotel di lusso chiuso per immigrati Come vivono nel 4 stelle

Verona, requisito hotel a 4 stelle: via i clienti, dentro i rifugiati


di Alessandro Gonzato



Albergo requisito, serve agli immigrati. La prefettura di Verona, con un provvedimento di «pubblica utilità», ha espropriato l’hotel Cristallo di Castel d’Azzano, a otto chilometri dall’Arena. Per tre mesi, dal 30 ottobre al 31 gennaio, tutte e novantatré le stanze saranno a disposizione dei richiedenti asilo. Per ora non si sa quanti ne arriveranno, ma dal momento che è stato requisito l’intero albergo è prevedibile che saranno almeno un centinaio. L’hotel ha quattro stelle. Ci sono sale per le conferenze, c’è il servizio wifi gratuito, ogni stanza ha il suo televisore e i pavimenti delle camere sono in lucido parquet. Dista appena cinque minuti in macchina dalla Fiera, e infatti per i giorni di Fieracavalli, la più importante manifestazione del settore - in programma dal 10 al 13 novembre - era tutto prenotato. Lo è ancora, solo che cambierà la tipologia dei clienti. I quali, rimanendo qui non più per tre giorni - quanto durerà la manifestazione - ma per tre mesi, considerando i 35 euro al giorno che lo Stato offre per l’accoglienza degli immigrati contribuiranno a rimpinguare le casse dell’hotel, oltre a quelle della cooperativa di turno. Gli ospiti che avevano prenotato per la Fiera dovranno arrangiarsi a trovare un’altra sistemazione.

I PROPRIETARI
I titolari dell’albergo, di proprietà della famiglia Poiani, non vogliono parlare. Si sa però che in un altro loro albergo poco distante, l’hotel Monaco (ne hanno poi altri due), già da febbraio ospitano cento immigrati. Per avere maggiori dettagli ci siamo rivolti allo studio dell’avvocato della famiglia Poiani, ma ieri pomeriggio il professionista era sempre in riunione. Quindi ci siamo finti potenziali clienti dell’hotel e dalla reception ci hanno chiesto di inviare una mail con la richiesta di prenotazione. Un paio d’ore dopo abbiamo telefonato di nuovo, questa volta qualificandoci, ma nessuno sapeva nulla.

Il sindaco di Castel d’Azzano, Antonello Panuccio - eletto in una lista civica di centrodestra - è infuriato: «È assurdo», dice a Libero. «Non ci avevano avvertiti. È una decisone calata con forza dall’alto. Le requisizioni appartenevano ai tempi di guerra. Cosa faranno domani? Ci requisiranno anche le seconde case? E poi», continua, «chi ce lo dice che la requisizione dell’hotel non verrà prorogata? Può servire anche un anno e mezzo per smaltire le pratiche di richiesta d’asilo. E perché, con tutte le strutture che si sono nella zona, è stato scelto proprio un hotel a 4 stelle? Queste persone, che hanno tutte lo smartphone» ha concluso il sindaco «diranno a parenti e amici che sono ospitati in un hotel elegante con tutti i comfort, descrivendo l’Italia come il paese di Bengodi». Come dargli torto?

LADRI DI BICICLETTE
Nel frattempo il Comune di Verona, guidato dall’ex leghista Flavio Tosi, ha deciso di regalare ventotto biciclette abbandonate sulle rastrelliere della città - quindi è molto probabile che si tratti di bici rubate - ad altrettanti richiedenti asilo ospitati in alcuni centri d’accoglienza. Le prime dieci sono state consegnate con una cerimonia in pompa magna di fronte al municipio. A Verona sono in parecchi a chiedersi se le stesse biciclette, di cui magari i legittimi proprietari non ne avevano denunciato il furto per le scarse se non nulle speranze che le forze dell’ordine le ritrovassero, non potessero essere messe a disposizione della cittadinanza: qualora nessuno ne avesse reclamato la proprietà, l’amministrazione avrebbe potuto regalarle alle famiglie più indigenti. «È vergognoso», dice il consigliere comunale Vittorio Di Dio, che pure al momento fa ancora parte della maggioranza. «Per una foto sui giornali ora fanno pure i regali a dei potenziali clandestini. E non sono bici da pochi soldi, glielo garantisco. Abbiamo un sacco di veronesi in difficoltà economiche, ma certa gente se ne sbatte le palle di tutto e di tutti».

"Chiappe...". Appendino demolita: come la umiliano i grillini a Torino

I duri e puri del M5s di Torino la chiamano "Chiappendino"



Doveva essere un'intervista, ma con la complicità dell'emergenza nell'inceneritore del Gerbido, si è trasformata in una giornata intera vissuta fianco a fianco con Chiara Appendino. Marco Imarisio, sul Corriere della Sera, racconta una giornata particolare, passata per intero con la sindaca grillina di Torino, che tra un impegno e l'altro, tra una corsa e la corsa successiva, si spiega e si racconta. "La fermo subito - afferma -: a me piace fare l'amministratore locale. Mi piace andare in giro, parlare con le persone. Un ruolo che sento mio. Mi occupo anche di questioni nazionali, quando Matteo Renzi è venuto a Torino gli ho proposto il piano per la mia città. Ma ognuno al suo posto, a fare quel che sa fare meglio".

La Appendino ci tiene a mostrarsi indipendente, e aggiunge: "Per me il movimento è una risorsa. Io mi rivolgo ai parlamentari sulla base dei temi che seguono. Con Beppe Grillo e Davide Casaleggio ci confrontiamo spesso, ma non sulle politiche locali. Sono due persone che stimo, con le quali parlo anche di Torino. Ma poi - rimarca - c'è una giunta che delibera, un Consiglio comunale che vota, un sindaco che fa le ordinanze. Come è giusto che sia".

Ma per Chiara, ora, non è tutto rosa e fiori. Già, perché la sindaca ha un rapporto cordiale e di rispetto col presidente della Regione, Sergio Chiamparino; e anche perché con Renzi, quando ha visitato Torino, ci sono stati sorrisi e cortesie. Troppo, per i duri e puri del M5s. Tanto che, si apprende leggendo l'articolo, alcuni di loro la chiamano "Chiappendino", un mix fra Chiamparino e Appendino. Un soprannome del quale Chiara è consapevole: "Beh, non è elegante - commenta -, evoca una parte del corpo ben precisa... Rivendico il diritto a collaborare con le altre istituzioni. Ho massimo rispetto per loro e altrettanto ne pretendo", taglia corto. Ma tant'è, il "Chiappendino" resta. Così come resta il sospetto: il M5s riuscirà a farsi la guerra anche a Torino?

giovedì 20 ottobre 2016

"Io ce l'ho nero, lo vuoi?". Beccato: Roberto Benigni ci prova con la moglie di Obama / Guarda

Roberto Benigni ci prova con Michelle Obama: "Io resto qui, le ho consigliato il cavolo nero"



Show doveva essere e show è stato. Roberto Benigni lascia il segno sulla cena di gala offerta dalla Casa Bianca alla delegazione italiana guidata da Matteo Renzi. Clima subito dei migliori ("Una delle figlie di Obama mi ha detto di avere visto venti volte La vita è bella") e il comico si scatena: "Io resto qui", ha detto a fine serata, "sto cercando una casetta nell'orto di Michelle, le ho consigliato il cavolo nero perché lei non capisce molto di cavolo. Siccome io sono di origini contadine le ho consigliato il cavolo nero che cresce in Toscana".

L'Europa ora è circondata da Putin: arrivano le navi, guerra a un passo

Le navi circondano l'Europa. Tensione in mare



La flotta portaerei russa si è trasferita nel Mare del Nord. Otto navi, riferisce il ministero della difesa britannico al DailyMail, guidate dall'ammiraglia Kuzentsov sono sotto osservazione del Hms Richmond e della flotta Nato. L'operazione, che i russi definiscono "Pugno in mare" è sotto stretta sorveglianza anche da parte della marina norvegese dopo che al Cremlino si sono vantati di star per "prendere il controllo" del Mediterraneo. La tensione è alle stelle. Il segretario della Difesa britannico Michael Fallon mette in guardia Mosca: "Seguiamo le vostre navi da guerra al confine con le nostre acque passo passo. Noi non smetteremo di salvaguardare la sicurezza della Gran Bretagna".

La marina norvegese ha anche filmato la flotta russa da uno dei suoi aerei di sorveglianza marittima P-3 Orion. Intanto Vladimir Putin ha richiamato due navi russe dal Mediterraneo che si stanno al momento dirigendo verso lo stretto di Dover.

La trappola: "Renzi, perché voi non..." Un Grillo geniale: così frega il premier

M5S, Beppe Grillo sfida Renzi (e lo frega): "Dimezziamo lo stipendio dei parlamentari"


M5S, Beppe Grillo sfida Renzi (e lo frega): "Dimezziamo lo stipendio dei parlamentari"

"Dimezziamo gli stipendi dei parlamentari". Recita così il tweet di Beppe Grillo che lancia la sfida al partito guidato da Matteo Renzi con l’hashtag #PdFaiComeNoi. Il cinguettio del cofondatore del M5S rimanda a un post pubblicato sul suo blog e accompagnato da un video della deputata Roberta Lombardi, prima firmataria della proposta di legge sul dimezzamento degli stipendi dei parlamentari, ora all'esame della commissione Affari costituzionali della Camera, che approderà in Aula lunedì prossimo, 24 ottobre. "Chiediamo - spiega la Lombardi - che venga applicato a tutti i parlamentari lo stesso trattamento che il M5S applica ai suoi".

Le previsioni Meteo da incubo, arrivano pioggia e neve Ecco in quali regioni non avrete scampo

Meteo da incubo, arrivano pioggia e neve. Ecco in quali regioni non avrete scampo



Correnti umide occidentali porteranno sull'Italia tempo a tratti piovoso da Nord a Sud e ulteriore calo termico, specie sulle Alpi dove sono attese spruzzate di neve fin sotto i 1700-1800 metri, avvertono gli esperti di 3bMeteo. Ma vediamo nel dettaglio le previsioni meteo.

Giovedì 20 ottobre - Piogge sparse al Nord, specie Valpadana e Nordest, ma anche al Sud e Sicilia, qui con temporali possibili; spruzzate di neve sulle Alpi orientali fin sotto i 1600-1700 metri. Variabile al Centro con locali rovesci sulle tirreniche e maggiori aperture sulle adriatiche; piogge entro fine giornata in arrivo sulla Sardegna.

Venerdì 21 ottobre - Perturbazione più corposa transita al Centrosud con piogge e temporali sparsi, meno coinvolta la Toscana. Poco o nulla al Nord con miglioramento, salvo occasionali rovesci sulle Alpi specie confinali, nevosi fino alle quote medie.

Weekend - Sabato prevalenza di sole salvo locali note instabili, domenica nuovo peggioramento con piogge sparse specie al Nord e centrali tirreniche.

Temperature - In calo fino a sabato, specie al Nord, lambito da aria più fredda in discesa dall'Europa centrale.

Dalla senatrice azzurra al direttore Processo Ruby Ter, chi rischia / Foto

Ruby Ter Ecco tutti i rinviati a giudizio: Karima, la Rossi, Rossella e le olgettine





Il gup di Milano Laura Marchiondelli ha rinviato a giudizio Karima al Marough, detta Ruby, e altri 22 imputati al termine dell’udienza preliminare nel procedimento Ruby ter. Il processo comincerà l'11 gennaio davanti ai giudici della X sezione penale. Tra i rinviati a giudizio, anche il giornalista Carlo Rossella, l'ex compagno di Ruby Luca Risso, l'ex massaggiatore del Milan Giorgio Puricelli, e le cosiddette "olgettine" Barbara Guerra, Barbara Faggioli, Alessandra Sorcinelli, Iris Berardi, Marysthelle Polanco, le gemelle Imma ed Eleonora De Vivo, Lisa Barizonte.

"Il rinvio a giudizio era atteso - è il commento del legale di Ruby, l'avvocato Paola Boccardi - con un procedimento di 45 faldoni di indagini era difficile pensare che non si arrivasse al processo". Quanto alla riunione di questo processo con quello a Silvio Berlusconi, se dovesse essere rinviato a giudizio nello stralcio, Boccardi è possibilista: "Non ha molto senso celebrare due processi sugli stessi fatti, ma bisognerà valutare lo stato di salute di Berlusconi".

Le accuse, a vario titolo, sono quelle di corruzione in atti giudiziari e falsa testimonianza. Tra gli imputati rinviati a giudizio figurano le 16 olgettine che furono ospiti di Berlusconi ad Arcore, la senatrice di Forza Italia Maria Rosaria Rossi, l'avvocato Luca Giuliante. La posizione dell'ex premier era stata stralciata nella scorsa udienza per motivi di salute. Secondo la Procura, Berlusconi avrebbe "comprato" i silenzi e la reticenza degli ospiti nel processo in cui era imputato per prostituzione minorile e concussione e da cui è uscito assolto con sentenza definitiva.

L'inchiesta "Ruby ter" era nata dalle motivazioni delle sentenze di due processi di primo grado: il "processo Ruby" a carico di Berlusconi (assolto con sentenza passata in giudicato) e il "Ruby bis" a carico di Lele Mora, Emilio Fede e Nicole Minetti (di cui deve essere ricelebrato l'appello dopo il rinvio della Cassazione). Nelle motivazioni dei due verdetti il Tribunale rinviò gli atti alla Procura perché procedesse per valutare un eventuale condizionamento dei testimoni. L'ipotesi del procuratore aggiunto Piero Forno e dei pm Tiziana Siciliano e Luca Gaglio era che fossero stati versati circa 10 milioni di euro per corrompere testimoni, di cui sette milioni alla sola Ruby, dal 2011 al 2015.