I duri e puri del M5s di Torino la chiamano "Chiappendino"
Doveva essere un'intervista, ma con la complicità dell'emergenza nell'inceneritore del Gerbido, si è trasformata in una giornata intera vissuta fianco a fianco con Chiara Appendino. Marco Imarisio, sul Corriere della Sera, racconta una giornata particolare, passata per intero con la sindaca grillina di Torino, che tra un impegno e l'altro, tra una corsa e la corsa successiva, si spiega e si racconta. "La fermo subito - afferma -: a me piace fare l'amministratore locale. Mi piace andare in giro, parlare con le persone. Un ruolo che sento mio. Mi occupo anche di questioni nazionali, quando Matteo Renzi è venuto a Torino gli ho proposto il piano per la mia città. Ma ognuno al suo posto, a fare quel che sa fare meglio".
La Appendino ci tiene a mostrarsi indipendente, e aggiunge: "Per me il movimento è una risorsa. Io mi rivolgo ai parlamentari sulla base dei temi che seguono. Con Beppe Grillo e Davide Casaleggio ci confrontiamo spesso, ma non sulle politiche locali. Sono due persone che stimo, con le quali parlo anche di Torino. Ma poi - rimarca - c'è una giunta che delibera, un Consiglio comunale che vota, un sindaco che fa le ordinanze. Come è giusto che sia".
Ma per Chiara, ora, non è tutto rosa e fiori. Già, perché la sindaca ha un rapporto cordiale e di rispetto col presidente della Regione, Sergio Chiamparino; e anche perché con Renzi, quando ha visitato Torino, ci sono stati sorrisi e cortesie. Troppo, per i duri e puri del M5s. Tanto che, si apprende leggendo l'articolo, alcuni di loro la chiamano "Chiappendino", un mix fra Chiamparino e Appendino. Un soprannome del quale Chiara è consapevole: "Beh, non è elegante - commenta -, evoca una parte del corpo ben precisa... Rivendico il diritto a collaborare con le altre istituzioni. Ho massimo rispetto per loro e altrettanto ne pretendo", taglia corto. Ma tant'è, il "Chiappendino" resta. Così come resta il sospetto: il M5s riuscirà a farsi la guerra anche a Torino?
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