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mercoledì 14 settembre 2016

Anche i piloti con il diabete possono ora guidare un aereo

Anche i piloti con il diabete possono ora guidare un aereo



Uno studio presentato all’EASD in corso a Monaco di Baviera fa cadere uno degli ultimi tabù sul lavoro: il diabete, anche quello trattato con insulina, non può e non deve rappresentare una preclusione assoluta all’attività lavorativa. Nemmeno quando il lavoro consiste nel pilotare un aereo. Lo dimostrano i risultati di uno studio presentato al congresso della European Association for the Study of Diabetes (EASD) a Monaco (Germania), che dimostra come i piloti delle linee aeree commerciali inglesi con diabete in trattamento con insulina abbiamo condotto negli ultimi tre anni un aereo su voli dal breve al lungo raggio, senza problemi, mantenendo i livelli di glicemia in buon compenso e monitorandoli con un glucometro in cabina di pilotaggio. Nel 2012 la Gran Bretagna è stata la seconda nazione al mondo (la prima è stata il Canada) a consentire ai soggetti con diabete in trattamento insulinico di ottenere un Certificato Medico di Classe 1 per la Licenza di Pilota Commerciale (CPL). Nel mese di aprile del 2015 l’Irlanda ha seguito l’esempio della Gran Bretagna ed ha adottato un Protocollo di Valutazione Medica nell’ambito del regolamento della European Aviation Safety Agency (EASA).

Una task force composta da esperti medici e dell’aviazione britannica ha sviluppato un protocollo ad hoc che regola la certificazione medica dei piloti in terapia con insulina. I piloti che ottengono questa certificazione sono soggetti a requisiti molto stringenti (controllo della glicemia prima e durante il volo), sotto la supervisione diretta dei dipartimenti medici di UK Civil Aviation Authority (CAA) and Irish Aviation Authority (IAA). Lo studio presentato all’EASD ha valutato i primi risultati e la sicurezza del programma inglese. Sono stati analizzati tutti i file medici dei 26 piloti insulino-trattati con certificato di Classe 1, prendendo in considerazione età, durata e tipo di diabete, trattamento, comorbilità, monitoraggio delle complicanze del diabete, valori di emoglobina glicata prima e dopo il conseguimento del certificato di Classe 1, tutti i voli effettuati con il relativo monitoraggio delle glicemie durante il volo.

L’identikit dei piloti considerati da questo studio era il seguente: maschi, di età media 41 anni, l’85% dei quali affetti da diabete di tipo 1 insorto in media 8 anni prima, con licenza conseguita in media 19,5 mesi prima. Le glicate pre e post-certificazione sono risultate sovrapponibili (53,1mmol/mol e 54,8mmol/mol). Nell’arco di 4.900 ore di volo sono state registrate 8.897 misurazioni della glicemia, classificate in 3 diverse categorie, secondo i colori del semaforo: verde (90-270 mg/dl), giallo (72-90 e 270-360 mg/dl) e rosso (< 72 or >360 mg/dl). Per i voli di breve-medio raggio (sotto 6 ore) il 96% delle 7.829 letture di glicemia è risultato nel range ‘verde’; per quelli di lungo raggio (più di 6 ore), il 97% dei 1.068 valori di glicemia rilevati in volo è risultato nella categoria ‘verde’. Complessivamente, sommando le letture ottenute nei voli di breve-medio e lungo raggio, solo 19 misurazioni (lo 0,2%) sono risultate nel range rosso, ma al momento non risultano casi di piloti inabilitati al volo per una glicemia troppo bassa o troppo alta. Il protocollo CAA sembra dunque funzionare molto bene, garantendo la sicurezza in volo, senza bisogno di discriminare i piloti con diabete. Il monitoraggio della glicemia nella cabina di pilotaggio con un semplice glucometro consente di rilevare prontamente delle alterazioni potenzialmente a rischio e di correggerle rapidamente. Alla luce di questi risultati ‘real life’ diverse nazioni europee hanno manifestato interesse in questo programma. Dall’altro lato dell’oceano, di grande equilibrio è anche la posizione dell’American Diabetes Association (ADA) che suggerisce come approccio più appropriato quello di valutare caso per caso i soggetti con diabete, per determinare se una persona sia idonea o meno a svolgere determinate attività. Seguendo questa linea, l’ADA sta sviluppando delle raccomandazioni da condividere con la US Federal Aviation Administration (FAA) allo scopo di consentire alla FAA di individuare i potenziali piloti con diabete senza rischi particolari di inabilitazione, rispetto a tutti gli altri. Al momento tuttavia anche negli USA, la diagnosi di diabete preclude la possibilità di condurre aerei commerciali.

“L’attuale normativa italiana - ricorda il professor Giorgio Sesti, presidente della Società Italiana di Diabetologia - non consente la concessione della licenza a piloti di linea con diabete in trattamento con insulina o farmaci orali che possano causare ipoglicemie. Se questa restrizione appare dettata da logiche motivazioni di buonsenso, i progressi del trattamento del diabete con nuovi farmaci che non causano ipoglicemie e con insuline sempre più intelligenti che riducono i rischi d’ipoglicemia aprono alla possibilità che questa patologia possa essere trattata in assoluta sicurezza anche con insulina. Lo studio sui piloti inglesi con diabete insulino-trattato dimostra chiaramente che è possibile pilotare aerei su rotte commerciali in piena sicurezza attraverso un attento monitoraggio della glicemia e un protocollo terapeutico rigoroso. La SID è disponibile a collaborare con le autorità regolatorie italiane per approfondire la tematica e sviluppare protocolli per il trattamento e il monitoraggio della terapia”. Dal canto suo l’Ente Nazionale Aviazione Civile ENAC, interpellato in proposito, fa sapere che “nel confermare la propria attenzione agli importanti sviluppi emersi dai recenti studi e che indicano la necessità di un'innovazione della normativa in materia, ha evidenziato che il tema deve comunque essere portato avanti nel contesto europeo che è regolamentato dall'EASA, l'Agenzia Europea per la Sicurezza Aerea". Al momento la Gran Bretagna dispone della più vasta ‘flotta’ al mondo di piloti diabetici trattati con insulina e rappresenta dunque un esempio per tutti nel campo della non discriminazione sul lavoro per le persone con diabete.

Armani, la mossa (a sorpresa) del Re: a chi andrà il suo impero miliardario

La mossa a sorpresa di Giorgio Armani. Ecco a chi andrà il suo impero miliardario



L'impero miliardario di Giorgio Armani rischiava di restare senza un erede, visto che Re Giorgio a 82 anni ha fatto capire che non ha intenzione di fare colpi di scena su questo fronte. Per questo poche settimane fa, riporta Radiocor e il Giornale, in un'assemblea straordinaria della Giorgio Armani spa sono state approvate due delibere che di fatto delineano la strada da seguire quando uno tra i più grandi stilisti viventi non ci sarà più.

Re Giorgio non ha nessuna intenzione di ritirarsi neanche stavolta, come aveva già ribadito qualche anno fa, quando in un'intervista aveva chiarito che il suo interesse principale è quello di far crescere il suo team. Intanto però continua a gestire tutta l'azienda in prima persona, come fa ormai dal 1975. E in prima persona durante l'assemblea ha prima eliminato il valore nominale delle azioni, annullato le proprie pari al 5%, arrivando a possedere il 100% della società.

Non proprio il primo passo di chi si vuol fare da parte quindi, considerando poi che gli affari vanno a gonfie vele, visto che solo nel 2015 il bilancio consolidato ha visto ricavi in crescita di 2,66 miliardi, con un utile netto di 240,8 milioni di euro e una disponibilità di 654,4 milioni. Il secondo passo lo ha fatto sempre Armani in persona, illustrando: "la proposta di adottare, con effetto dalla data di apertura della successione del signor Giorgio Armani, un nuovo testyo di statuto sociale che lascia immutata denominazione, sede e oggetto, fatta salva l'introduzione e precisazione dei principi fondanti ai quali l'attività sociale deve essere improntata, e prevede la proroga al 31 dicembre 2100".

Le linee che il gruppo dovrà seguire saranno le stesse della sua Fondazione, già anticipate a luglio scorso, cioè: "autonomia e indipendenza, un approccio etico alla gestione con integrità e correttezza, un'attenzione all'innovazione e all'eccellenza, priorità assoluto allo sviluppo continuo del marchio Armani, sostenuto da adeguati investimenti, una gestione finanziaria prudente ed equilibrata, un limitato ricorso all'indebitamento e un cauto approccio alle acquisizioni".

Si suicida dopo lo scandalo hot: Tiziana, la tragica fine a Napoli

Tiziana Cantone si suicida dopo lo scandalo hot: due anni fa il video del sesso orale con l'amante



Si è suicidata Tiziana Cantone, la 31enne napoletana diventata famosa suo malgrado due anni fa per un video a luci rosse. L'amante l'aveva ripresa con il telefonino mentre lei gli stava praticando sesso orale. Accortasi dello smartphone, aveva commentato divertita: "Stai facendo il video? Bravo". Quella frase si è però trasformata rapidamente in un tragico tormentone: il filmato è finito su Whatsapp e da lì in rete, condannando di fatto Tiziana al pettegolezzo e alla derisione prima virtuale e poi reale. 

Fine tragica - La giovane di Mugnano non si è mai ripresa dallo scandalo hot e dalle malelingue. Molti dicevano avesse voluto apparire in un video per lanciare una fantomatica carriera nel porno, altri parlavano di fuga al Nord per evitare commenti e occhiate dei compaesani. Balle: la realtà era molto più grande di lei, tragica. È stata trovata senza vita in uno scantinato a casa di alcuni parenti in via Rossetti a Mugnano, si sarebbe impiccata con un foulard.

Alla gogna - Era finita alla gogna, non poteva più condurre una vita normale, si sentiva depressa. Aveva anche intentato una causa a Facebook, e il social network era stato obbligato dal giudice a chiudere una pagina in cui gli utenti la irridevano. Lesione del diritto alla privacy, diritto all'oblio. Una vittoria in tribunale che non le ha però ridato la serenità e la voglia di vivere.

Champions, il Napoli non stecca: Milik alla Maradona, Dinamo Kiev ko 2-1

Champions, il Napoli non stecca: Milik alla Maradona, Dinamo Kiev ko 2-1



Missione Champions compiuta: il Napoli di Sarri debutta in Europa vincendo 2-1 sul non facile campo della Dinamo Kiev. In Ucraina l'eroe della serata è il polacco Milik: l'erede di chi ha preferito la prima rivale, la Juventus, segna una doppietta di testa da autentico animale d'area di rigore che ribalta il vantaggio dei padroni di casa di Garmash. Nella ripresa gli azzurri rischiano poco e sfiorano il tris con Mertens, fermato dal palo. Nell'altra gara del Gruppo B finisce 1-1 tra Benfica e Besiktas, il 28 settembre i portoghesi faranno visita al San Paolo.

Giannini umiliato da Floris: come l'ha ridotto in diretta a DiMartedì

Giannini umiliato da Floris: come l'ha ridotto in diretta tv


di Alessandra Menzani



Fa un po’ lo stesso effetto di quando avevamo assistito al naufragio di Simona Ventura all’Isola dei famosi, piena di fango e umiliata, lei che l’aveva condotta per tante e gloriose edizioni. Un po’ di tristezza pari a perplessità.

Ecco, Massimo Giannini come condottiero era stato molto meno glorioso, quando fino allo scorso anno era il padrone di casa di Ballarò, ma comunque era un timoniere, uno che dirigeva i giochi. Invece le leggi della televisione e della politica sono subdole. Si passa con disinvoltura da numeri uno a paggetti del tuo ex rivale, Giovanni Floris. Pensando forse di vendicarsi, così, con la Rai che ti ha mandato a casa e che ha chiamato, al tuo posto, Gianluca Semprini. Da conduttore su Raitre, Giannini è passato a opinionista fisso su La7 a DiMartedì, piuttosto che trascorrere del tempo nella redazione di Repubblica. E pur di non restare lontano dalla tv: sopravvivere senza lucina rossa non è facile, non è il primo né l’ultimo colpito dal sacro fuoco del video.

In ogni caso, fino alle 22, il verbo di Giannini non era pervenuto. Imperversavano solo Travaglio, Crozza e Bersani. In compenso, la sua presenza è venuta buona come materiale satirico per Crozza. «Ho visto che c’è Giannini, caro Floris», ha esordito il comico nella copertina, «Occhio: Giannini quando era venuto su Raitre ti aveva fregato lo studio». Certo, e Tina Cipollari si mette a condurre Uomini e donne al posto della De Filippi. Di conduttori che hanno accettato un ridimensionamento come opinionisti è piena la tv: dalla mitica Mara Venier a Veronica Maya. Giannini non la vive come una retrocessione. 

Giovanni Floris ha spiegato in conferenza stampa: «Massimo sarà nostro ospite nella prima puntata e lo sarà nei primi tempi. Sarà ospite il più possibile. È un giornalista che ha una competenza fuori dal comune, un modo di esporre che mi è sempre piaciuto, è stato coraggioso a condurre Ballarò. Il primo mese, di sicuro, ci sarà», ha messo le mani avanti il conduttore di DiMartedì, «Poi vedremo. Giannni non è catalogabile come anti-renziano». Ah no?

Comunque l’operazione ha un senso: visto che lo scorso anno si spartivano gli ascolti, che si dimezzavano per entrambi, adesso l’unione fa la forza. Bisogna vedere cosa resta a Politics su Raitre. «Siamo molto contenti della nostra crescita», ha detto Floris a proposito dei risultati d’ascolto, «cercheremo di interessare sempre più persone. La differenza la fa l'approccio. Tratteremo i temi con serietà, onestà e lealtà. Questo porta ad avere nel programma un po’ di originalità. Insisteremo su questo». A La7 sottolineano come DiMartedì abbia battuto «per 14 volte» Ballarò. Sarebbe il colmo se con Giannini in poppa, Floris risultasse penalizzato

SILURI IN DIRETTA TV Di Battista dalla Gruber scarica la Raggi (e di Maio)

Di Battista dalla Gruber, scarica la Raggi (e di Maio) in diretta



La Raggi scaricata in diretta tv, Di Maio quasi. Intervistato a Otto e mezzo da Lilli Gruber, il grillino Alessandro Di Battista non risparmia critiche a Virginia Raggi e alla gestione del caos romano: "Oggi la Raggi è del tutto autonoma, oneri e onori - spiega Dibba -. Per me amministrare Roma è più difficile di fare il presidente del Consiglio. Io ho dei dati sconvolgenti sullo stato della Capitale". "Abbiamo fatto degli errori, soprattutto all'inizio - ammette -. Quando c'è una grande voglia di interagire e di dare una mano si possono commettere errori. Comunque non mi sembra una cosa drammatica il fatto che possa cambiare un assessore". 

"Sulla Muraro abbiamo sbagliato" - Il problema vero, sottolinea, è stato "nel primo mese non spiegare la situazione grave di Roma". Sul caso dell'assessore all'Ambiente Paola Muraro, indagata per delle consulenze pregresse in Ama, "si è pensato di aspettare quantomeno settembre. Aspettavamo un avviso di garanzia. Se potevamo dirlo subito? Sì, è stato un errore che non dobbiamo più commettere". Un'autocritica che chiama in causa anche Luigi Di Maio, il primo ad ammettere di aver sottovalutato la questione Muraro. Di Maio è il candidato premier in pectore del Movimento 5 Stelle, anche se il pasticcio romano potrebbe affossarlo. Dopo il colpo di bastone, Di Battista estrae la carota: "Il candidato premier lo decidono gli iscritti. Io credo che Luigi abbia delle qualità come candidato premier che io personalmente non ho. Per esempio quella di gestione, in maniera anche corale, di una serie di dinamiche". Bisogna vedere se anche Beppe Grillo continuerà a pensarla così.

martedì 13 settembre 2016

Pippo Franco, il suo incubo terrificante Sotto schiaffo della sua colf: le minacce

Pippo Franco, l'incubo terrificante senza fine: pedinato con la moglie, minacciato da una fedelissima



Pippo Franco ha vissuto un terribile incubo per diversi mesi per colpa della sua ex colf. Come riporta Repubblica, l'attore e sua moglie sono stati presi di mira dalla donna e da alcuni suoi complici con appostamenti e minacce telefoniche. Non solo era stato tentato un furto intimidatorio alla vigilia di Natale a casa dell'attore, ma la banda voleva far credere a Franco di essere perseguitato da una gang di malviventi, cercando di convincerlo ad assumere un loro amico come giardiniere e guardiano. Solo una lunga indagine ha permesso di scoprire chi c'era dietro quelle minacce, portando quindi alla denuncia della ex colf e del suo compagno per tentata estorsione aggravata e minacce.